Bene,
come avevo detto già ieri nel blog, piccolo cambiamento di programma per questa
settimana, con questo capitolo oggi e la traduzione
venerdì.
Oggi facciamo un bel salto avanti con la storia, è passato
qualche mese dal giorno della loro riconciliazione e Remus vorrebbe chiedere a
Tonks qualcosa di molto particolare... ma le cose non vanno esattamente come
previsto.
I’ll be home for Christmas
(Missing Moments)
Non prendetevela,
questa settimana il capitolo lo dedico a me, con un
esame
giovedì, e senza la più pallida idea di come farò a passarlo.
7. Contrattempi.
“Lo
sai che mi sono innamorato di te praticamente subito. Abbiamo passato dei
momenti difficili, e non nego che la colpa sia stata principalmente mia, ma li
abbiamo superati ed ora siamo felici. La mia vita è cambiata completamente dal
giorno in cui ci siamo incontrati. Ho scoperto di essere ancora capace di
amare, di sperare, ed è tutto merito tuo. Ti amo Dora, più di quanto credevo
possibile, mi sei entrata nel sangue ed io non riesco più ad immaginare un solo
istante della mia vita senza di te, senza di voi.”
Si
piegò sul ginocchio aprendo una scatolina di velluto nero di fronte a lui.
“Ninfadora
Tonks, mi vuoi sposare?”
Alzò
lo sguardo carico di aspettativa verso la persona di fronte a lui.
“Che
ne dici?”
Ci
fu un attimo di silenzio, ma la risposta non tardò ad arrivare.
“...pappe
papà!”
Remus
sospirò e si rialzò in piedi, prendendo in braccio la figlia.
“Hai
ragione tesoro. Se tua madre torna e scopre che non hai ancora mangiato, non so
cosa mi farà! Andiamo!”
Infilò
la scatolina in una delle tasche della giacca che avrebbe dovuto indossare
quella sera,ordinatamente appesa allo schienale della
sedia.
Chiuse
la porta della camera e si spostò in cucina per
preparare il pranzo.
***
“Dora!
Sei pronta? Sbrigati o faremo tardi!”
La
ragazza irruppe in soggiorno tentando di infilarsi il maglione.
Purtroppo
sulla sua strada giaceva uno dei giocattoli di Selene, sfuggito all’attenzione
di Remus.
Ma
lui era lì, pronto a rimediare alla sua imperdonabile disattenzione,
prendendola al volo e rimettendola in piedi senza batter ciglio.
Del
resto in quella casa era una cosa assolutamente normale. Lei cadeva, lui la
afferrava prima che toccasse terra. Lei rompeva qualcosa, lui
subito la aggiustava con un colpo di bacchetta. Era praticamente
matematico.
“Grazie,” mormorò, sistemandosi la maglia. “Oh, ciao Mark! Sei già
qui. Sely ha già mangiato, ed ha dormito tutto il pomeriggio, vedi se ti riesce
di farla addormentare, altrimenti non ti preoccupare.
Grazie per esserti offerto di badare a lei, questa sera.”
“Non
dire sciocchezze. Lo sai che lo faccio volentieri. Ora filate, se non volete
far tardi.”
“Sì,
andiamo subito.” Disse Remus. “Vado a prendere la giacca. E Selene.”
Tornò
in camera.
“Ah,
sei qui tu!” disse alla figlia, che giocava ai piedi del letto con il suo
lupetto di peluche.
“Forza,
andiamo che lo zio Mark è già arrivato.”
Infilò
la giacca, prese in braccio Selene, un ultimo sguardo allo specchio ed uscì.
***
Tutto
procedeva come previsto, la cena era stata perfetta, nessun intoppo a rovinare
la serata.
Doveva
solo aspettare il momento giusto.
“Remus... Remus!”
“Cos...? Dimmi, Dora.”
“Hai
ascoltato una sola parola di quello che ti sto dicendo?”
“Si...
cioè, no. Scusami. Stavi dicendo?”
“Sicuro
di stare bene?”
“Sì,
sì... tutto a posto. Ti prego continua.”
“Dicevo che mia madre... Remus, cosa fai?”
Remus
era talmente nervoso da non riuscire a stare seduto, così era scattato in piedi
ed aveva fatto il giro del tavolo.
Se lo devo
fare, tanto vale farlo adesso…
Si inginocchiò
ai piedi della ragazza.
“Dora,
lo sai che ti amo tantissimo...”
“Sì,
certo, anche io ti amo, tesoro, ma... sicuro di
sentirti bene?”
Remus
stava iniziando a sudare.
Cavoli, cos’è che dovevo dire adesso? E dire che mi ero preparato un discorso!
“Ecco...
quello che volevo dire è...”
Che non ricordo
una sola parola del mio discorso! Oh, al diavolo! L’anello, subito!
Infilò
una mano nella tasca, per prendere la scatolina di velluto, ma la tasca era
vuota.
Cavoli! Dev’essere
nella sinistra...
“Dora...
Mi...”
Cercò
nella tasca sinistra, ma era nella stessa condizione della destra.
Oh, cavoli! Sono sicuro di averlo
infilato in tasca! Dove diavolo sarà finito?
“Sì,
Remus?”
“Mi...”
Non c’è! Allora l’ho davvero perso! Non
è possibile.. e ora che faccio?
Panico.
“Mi
aiuti a cercare la forchetta? Dev’essermi caduta...”
Tonks
lo fissò per un istante, assumendo un’espressione decisamente
preoccupata.
“Remus...
la tua forchetta è sul tavolo...”
Lui
si alzò e fissò inebetito la sua forchetta, riposta ordinatamente in bella
vista accanto al piatto.
Che idiota! Con tutte le scuse che potevi trovare...
“Ehm...
sì. Hai ragione. Eppure mi era sembrato di averla
sentita cadere.”
Si
sedette di nuovo al suo posto, cercando di evitare gli sguardi ansiosi che la
sua ragazza non faceva che lanciargli.
***
Quando sentì la serratura
della porta d’ingresso scattare, Selene abbandonò all’istante i suoi giochi e
corse incontro ai suoi genitori.
Remus le accarezzò i capelli
e le posò un bacio distratto sulla fronte, poi si diresse all’istante verso la
camera da letto.
Tonks lo seguì con lo
sguardo, ma fu distratta da Mark, che si era alzato dal divano.
“Allora? Passato una bella
serata?”
“Non saprei… Remus si
comportava in modo strano...”
“In che senso strano?”
“Non lo so...
c’era qualcosa di... diverso. Magari me lo sono solo immaginata. Va’ a
dormire. Grazie per aver badato a Sely.”
“E’ stato un piacere. Buona
notte.”
“Buona notte.”
Chiuse la porta
d’ingresso e rimase un attimo lì in piedi, persa nei propri pensieri.
Fu riportata alla realtà da
sua figlia che le tirava i pantaloni per richiamare la sua attenzione.
“Cosa
c’è, tesoro?”
La bambina guardò la madre
per qualche secondo, poi quando realizzò d’aver
raggiunto il suo scopo le tese l’oggetto che teneva fra le manine.
“Api mamma! Api!”
La ragazza la fissò
disorientata.
“Cosa vuoi
che faccia? Che la apra?”
“Ti, mamma, api!”
Tonks sollevò il coperchio
della scatolina e trattenne bruscamente il respiro e si mise una mano davanti
alla bocca.
“Dove l’hai presa, Selene?”
“Papi!” esclamò la piccola.
“Te l’ha data
il papà?” chiese dubbiosa.
Selene scosse la testolina.
“No... pesa io. Tu posi papi, vero?”
La ragazza sorrise.
“Che
malandrina che sei.”
***
Remus stava mettendo a
soqquadro la stanza alla ricerca di quella dannata scatolina
quando Tonks apparve sulla porta della camera.
La sua ricerca non aveva dato
risultati.
Dell’anello non c’era
traccia. Aveva guardato in tutti i posti in cui poteva
averlo appoggiato o poteva essergli caduto.
Niente.
Sembrava essersi
volatilizzato nel nulla.
Alzò lo sguardo e si accorse
che Tonks lo stava osservando dalla porta.
Lei gli
sorrise.
Non seppe come, ma in un
secondo aveva attraversato la stanza e gli era saltata in braccio, tenendolo
stretto a sé.
“Dora... cos..?”
“Si si si si
si si... mille volte si...”
gli sussurrò lei all’orecchio.
“Di cosa stai parlando?” chiese
Remus disorientato.
La ragazza allentò
leggermente la presa, tenendosi aggrappata a lui con un braccio, mentre con la
mano libera prendeva dalla tasca la scatolina di velluto nero, la stessa che
Remus aveva cercato come un matto per tutta la stanza.
Per qualche istante fu troppo
scioccato per pronunciare alcunché.
“Do... dove l’hai trovata?”
boccheggiò. “Credevo di averla persa!”
“Non l’avevi persa... l’aveva
presa Selene...”
Remus scoppiò a ridere.
“Che
malandrina.”
“Esattamente quello che le ho
detto io.” Commentò Tonks, unendosi alle sue risate.
“Dov’è
adesso, la monella?”
“Dorme.”
“Mmmh... quindi abbiamo all’incirca...”
Guardò l’orologio. “Sette ore di libertà?”
“Direi di sì.” Rispose la
ragazza con un sorriso malizioso.
“Bene.” Sussurrò Remus,
rispecchiando il sorriso di lei. “Ma
prima...”
Fece sedere la ragazza sul
letto e le si inginocchiò davanti.
Prese la scatolina dalle mani
di Tonks e la aprì, rivelando un bellissimo anello con una piccola pietra
sopra.
Lei aveva le lacrime agli
occhi ancora prima che Remus iniziasse a parlare.
Lui le sorrise e prese
l’anello.
“Ninfadora Tonks, mi vuoi
sposare?”
La ragazza si asciugò
velocemente le lacrime col dorso della mano.
“Mi pareva di averti già
risposto,” mormorò, “Comunque sì.”
Lo guardò
mentre le infilava l’anello al dito.
“Ti amo, Dora. Potevo essermi
preparato il più elaborato dei discorsi, ma non sarei mai riuscito ad esprimere
a parole quanto sei importante per me. Siete la cosa
più bella che mi sia mai capitata. Non so cosa ho fatto per meritare tanta felicità, ma qualsiasi cosa sia stato, sono felice che sia
capitato a me.”
“Non hai bisogno delle
parole. Lo capisco dal modo in cui mi guardi, e dalla scintilla che c’è nei
tuoi occhi quando giochi con Selene. E tu sei la cosa
più bella che sia capitata a me, anche se continui a chiamarmi Ninfadora.” Rise, dandogli un colpetto giocoso sul braccio. “Ti amo
anch’io, Remus.” Aggiunse, posando le labbra su quelle di lui.