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Autore: Nonna Minerva    19/02/2007    7 recensioni
Dove si ripercorrono alcuni istanti degli ultimi due anni di Remus e Dora, e più avanti daremo anche una sbirciatina alla loro vita dopo queste vacanze di Natale che loro non dimenticheranno mai.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I’ll be home for Christmas

 

 

Bene, come avevo detto già ieri nel blog, piccolo cambiamento di programma per questa settimana, con questo capitolo oggi e la traduzione venerdì.

 

Oggi facciamo un bel salto avanti con la storia, è passato qualche mese dal giorno della loro riconciliazione e Remus vorrebbe chiedere a Tonks qualcosa di molto particolare... ma le cose non vanno esattamente come previsto.

 

 

I’ll be home for Christmas

(Missing Moments)

 

Non prendetevela, questa settimana il capitolo lo dedico a me, con un

esame giovedì, e senza la più pallida idea di come farò a passarlo.

 

7. Contrattempi.

 

 

“Lo sai che mi sono innamorato di te praticamente subito. Abbiamo passato dei momenti difficili, e non nego che la colpa sia stata principalmente mia, ma li abbiamo superati ed ora siamo felici. La mia vita è cambiata completamente dal giorno in cui ci siamo incontrati. Ho scoperto di essere ancora capace di amare, di sperare, ed è tutto merito tuo. Ti amo Dora, più di quanto credevo possibile, mi sei entrata nel sangue ed io non riesco più ad immaginare un solo istante della mia vita senza di te, senza di voi.

Si piegò sul ginocchio aprendo una scatolina di velluto nero di fronte a lui.

“Ninfadora Tonks, mi vuoi sposare?”

Alzò lo sguardo carico di aspettativa verso la persona di fronte a lui.

“Che ne dici?”

Ci fu un attimo di silenzio, ma la risposta non tardò ad arrivare.

“...pappe papà!”

 

Remus sospirò e si rialzò in piedi, prendendo in braccio la figlia.

“Hai ragione tesoro. Se tua madre torna e scopre che non hai ancora mangiato, non so cosa mi farà! Andiamo!”

Infilò la scatolina in una delle tasche della giacca che avrebbe dovuto indossare quella sera,ordinatamente appesa allo schienale della sedia.

Chiuse la porta della camera e si spostò in cucina per preparare il pranzo.

 

***

 

“Dora! Sei pronta? Sbrigati o faremo tardi!”

La ragazza irruppe in soggiorno tentando di infilarsi il maglione.

Purtroppo sulla sua strada giaceva uno dei giocattoli di Selene, sfuggito all’attenzione di Remus.

Ma lui era lì, pronto a rimediare alla sua imperdonabile disattenzione, prendendola al volo e rimettendola in piedi senza batter ciglio.

Del resto in quella casa era una cosa assolutamente normale. Lei cadeva, lui la afferrava prima che toccasse terra. Lei rompeva qualcosa, lui subito la aggiustava con un colpo di bacchetta. Era praticamente matematico.

“Grazie,” mormorò, sistemandosi la maglia. “Oh, ciao Mark! Sei già qui. Sely ha già mangiato, ed ha dormito tutto il pomeriggio, vedi se ti riesce di farla addormentare, altrimenti non ti preoccupare. Grazie per esserti offerto di badare a lei, questa sera.

“Non dire sciocchezze. Lo sai che lo faccio volentieri. Ora filate, se non volete far tardi.”

“Sì, andiamo subito.” Disse Remus. “Vado a prendere la giacca. E Selene.”

 

Tornò in camera.

“Ah, sei qui tu!” disse alla figlia, che giocava ai piedi del letto con il suo lupetto di peluche.

“Forza, andiamo che lo zio Mark è già arrivato.

Infilò la giacca, prese in braccio Selene, un ultimo sguardo allo specchio ed uscì.

 

***

 

Tutto procedeva come previsto, la cena era stata perfetta, nessun intoppo a rovinare la serata.

Doveva solo aspettare il momento giusto.

 

“Remus... Remus!”

“Cos...? Dimmi, Dora.”

“Hai ascoltato una sola parola di quello che ti sto dicendo?”

“Si... cioè, no. Scusami. Stavi dicendo?”

“Sicuro di stare bene?”

“Sì, sì... tutto a posto. Ti prego continua.”

Dicevo che mia madre... Remus, cosa fai?”

Remus era talmente nervoso da non riuscire a stare seduto, così era scattato in piedi ed aveva fatto il giro del tavolo.

Se lo devo fare, tanto vale farlo adesso…

Si inginocchiò ai piedi della ragazza.

“Dora, lo sai che ti amo tantissimo...”

“Sì, certo, anche io ti amo, tesoro, ma... sicuro di sentirti bene?”

Remus stava iniziando a sudare.

Cavoli, cos’è che dovevo dire adesso? E dire che mi ero preparato un discorso!

“Ecco... quello che volevo dire è...”

Che non ricordo una sola parola del mio discorso! Oh, al diavolo! L’anello, subito!

Infilò una mano nella tasca, per prendere la scatolina di velluto, ma la tasca era vuota.

Cavoli! Dev’essere nella sinistra...

“Dora... Mi...”

Cercò nella tasca sinistra, ma era nella stessa condizione della destra.

Oh, cavoli! Sono sicuro di averlo infilato in tasca! Dove diavolo sarà finito?

“Sì, Remus?”

“Mi...”

Non c’è! Allora l’ho davvero perso! Non è possibile.. e ora che faccio?

Panico.

“Mi aiuti a cercare la forchetta? Dev’essermi caduta...”

Tonks lo fissò per un istante, assumendo un’espressione decisamente preoccupata.

“Remus... la tua forchetta è sul tavolo...

Lui si alzò e fissò inebetito la sua forchetta, riposta ordinatamente in bella vista accanto al piatto.

Che idiota! Con tutte le scuse che potevi trovare...

“Ehm... sì. Hai ragione. Eppure mi era sembrato di averla sentita cadere.”

Si sedette di nuovo al suo posto, cercando di evitare gli sguardi ansiosi che la sua ragazza non faceva che lanciargli.

 

***

 

Quando sentì la serratura della porta d’ingresso scattare, Selene abbandonò all’istante i suoi giochi e corse incontro ai suoi genitori.

Remus le accarezzò i capelli e le posò un bacio distratto sulla fronte, poi si diresse all’istante verso la camera da letto.

Tonks lo seguì con lo sguardo, ma fu distratta da Mark, che si era alzato dal divano.

“Allora? Passato una bella serata?”

“Non saprei… Remus si comportava in modo strano...

“In che senso strano?”

“Non lo so... c’era qualcosa di... diverso. Magari me lo sono solo immaginata. Va’ a dormire. Grazie per aver badato a Sely.”

“E’ stato un piacere. Buona notte.”

“Buona notte.”

 

Chiuse la porta d’ingresso e rimase un attimo lì in piedi, persa nei propri pensieri.

Fu riportata alla realtà da sua figlia che le tirava i pantaloni per richiamare la sua attenzione.

Cosa c’è, tesoro?”

La bambina guardò la madre per qualche secondo, poi quando realizzò d’aver raggiunto il suo scopo le tese l’oggetto che teneva fra le manine.

“Api mamma! Api!”

La ragazza la fissò disorientata.

Cosa vuoi che faccia? Che la apra?”

“Ti, mamma, api!”

Tonks sollevò il coperchio della scatolina e trattenne bruscamente il respiro e si mise una mano davanti alla bocca.

“Dove l’hai presa, Selene?”

“Papi!” esclamò la piccola.

“Te l’ha data il papà?” chiese dubbiosa.

Selene scosse la testolina.

“No... pesa io. Tu posi papi, vero?”

La ragazza sorrise.

Che malandrina che sei.”

 

***

 

Remus stava mettendo a soqquadro la stanza alla ricerca di quella dannata scatolina quando Tonks apparve sulla porta della camera.

La sua ricerca non aveva dato risultati.

Dell’anello non c’era traccia. Aveva guardato in tutti i posti in cui poteva averlo appoggiato o poteva essergli caduto.

Niente.

Sembrava essersi volatilizzato nel nulla.

Alzò lo sguardo e si accorse che Tonks lo stava osservando dalla porta.

 

Lei gli sorrise.

Non seppe come, ma in un secondo aveva attraversato la stanza e gli era saltata in braccio, tenendolo stretto a sé.

“Dora... cos..?”

Si si si si si si... mille volte si...” gli sussurrò lei all’orecchio.

“Di cosa stai parlando?” chiese Remus disorientato.

La ragazza allentò leggermente la presa, tenendosi aggrappata a lui con un braccio, mentre con la mano libera prendeva dalla tasca la scatolina di velluto nero, la stessa che Remus aveva cercato come un matto per tutta la stanza.

Per qualche istante fu troppo scioccato per pronunciare alcunché.

“Do... dove l’hai trovata?” boccheggiò. “Credevo di averla persa!”

“Non l’avevi persa... l’aveva presa Selene...”

Remus scoppiò a ridere.

Che malandrina.”

“Esattamente quello che le ho detto io.” Commentò Tonks, unendosi alle sue risate.

Dov’è adesso, la monella?”

“Dorme.”

“Mmmh... quindi abbiamo all’incirca...” Guardò l’orologio. “Sette ore di libertà?”

“Direi di sì.” Rispose la ragazza con un sorriso malizioso.

“Bene.” Sussurrò Remus, rispecchiando il sorriso di lei. “Ma prima...”

 

Fece sedere la ragazza sul letto e le si inginocchiò davanti.

Prese la scatolina dalle mani di Tonks e la aprì, rivelando un bellissimo anello con una piccola pietra sopra.

Lei aveva le lacrime agli occhi ancora prima che Remus iniziasse a parlare.

Lui le sorrise e prese l’anello.

“Ninfadora Tonks, mi vuoi sposare?”

La ragazza si asciugò velocemente le lacrime col dorso della mano.

“Mi pareva di averti già risposto,” mormorò, “Comunque sì.”

Lo guardò mentre le infilava l’anello al dito.

“Ti amo, Dora. Potevo essermi preparato il più elaborato dei discorsi, ma non sarei mai riuscito ad esprimere a parole quanto sei importante per me. Siete la cosa più bella che mi sia mai capitata. Non so cosa ho fatto per meritare tanta felicità, ma qualsiasi cosa sia stato, sono felice che sia capitato a me.”

“Non hai bisogno delle parole. Lo capisco dal modo in cui mi guardi, e dalla scintilla che c’è nei tuoi occhi quando giochi con Selene. E tu sei la cosa più bella che sia capitata a me, anche se continui a chiamarmi Ninfadora. Rise, dandogli un colpetto giocoso sul braccio. “Ti amo anch’io, Remus.” Aggiunse, posando le labbra su quelle di lui.

  
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