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Autore: Lisbeth17    06/08/2012    1 recensioni
Una preparazione fuori dall’ordinario, e un cognome scomodo, una ragazza entra nella squadra.
“Zio, vorrei davvero provare ad entrare al FBI, sai quanto mi interessi e quanto fin da piccola volessi farlo..”
“E’ pericoloso però, e poi hai una brillante carriera accademica davanti, perché privartene, per fare un lavoro sottopagato e raramente apprezzato?"
“Dici così solo perché sei preoccupato, comunque io non sono venuta qui per chiederti il permesso.”
"La metti su questo piano, signorina? Sai, se volessi potrei farti entrare oppure non farti entrare mai, neanche in accademia.”
“Io vorrei che tu non interferissi in alcun modo.”
“Sei testarda. Allora che cosa dovrei fare io?”
“Dimmi in bocca al lupo e non interferire in alcun modo con me, facciamo finta che io non sia tua nipote.”
“Potrei aprirti un sacco di porte però.. Un lavoro al FBI, magari amministrativo di livello..”
“Ed io mi sarei laureata in Neurochirurgia, con una specializzazione in Neuropsichiatria e con un master in Neuroscienze per una vita da ufficio dietro una scrivania?”
Scandì il suo nome per intero con pronuncia italiana: “Caterina Elettra Rossi Parker dove vorresti arrivare?”
“Se ci riesco da sola, all’Unità di Analisi Comportamentale.” Disse tutto di un fiato.
“Ed io che cosa dovrei fare?”
“Fare finta che io non esista, fai come se non mi conoscessi.
Voglio riuscirci da sola, non perché sono la nipote di David Rossi.”
Alla fine acconsentì e disse “Va bene.” E l’abbracciò forte, fiero di lei.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi scuso per il capitolo corto e per l'attesa.






Copertina



David si sentiva a pezzi, quella ragazzina cocciuta e coraggiosa, non era solo una nipote per lui, era la figlia che non aveva mai avuto, c’era sempre stato per lei, anche solamente guardandola riusciva a sopportare meglio quella vita solitaria che si era scelto, tante moglii, tante donne amate, ma mai con nessuna il coraggio o la volontà di costruire una famiglia. Cate si era sempre preso cura di lui, ogni Natale cercava di farglielo passare in famiglia, per il suo compleanno gli organizzava sempre una sorpresa. Ora si sentiva solo e tremendamente spaventato, l’idea di perderla lo terrorizzava.
La possibilità che lei se ne andasse prima di lui, non era mai stata una possibilità.
 
Spencer non riusciva a pensare a niente, non c’era nulla nella sua mente che riuscisse a scuoterlo da quello squarcio che si stava aprendo nel suo cuore, le sue adorate statistiche in questo momento, non gli erano d’aiuto, le statistiche dicevano che le possibilità di sopravvivenza di Katherine, dopo aver perso tutto quel sangue, erano poche, erano nulle; certo molte trasfusioni avrebbero potuto aiutare, ma la situazione era critica. Si rese conto di sapere poco di lei, di averla allontanata troppo presto, non sapeva se preferiva il mare o la montagna, non conosceva il suo colore preferito, non sapeva neanche il suo gruppo sanguigno.
Si portò le mani alla testa, e pregò un Dio che non conosceva e nel quale non credeva di dargli il tempo di scoprire questo e altro.
 
Erano in quella sala d’aspetto già da un paio d’ore, Emily e JJ stavano cercando di tranquillizzare David e Spencer, che sembravano sfiniti, Aaron e Sam si fissavano senza dirsi niente, il Profeta, Beth e Gina avevano convinto Mick a cambiarsi, Derek parlava con Garcia al telefono, cercando di farla smettere di piangere, quando il medico uscì, il silenzio si fece tombale. Nessuno chiese niente, tutto erano in attesa.
E il medico cominciò a parlare, notando l’ansia delle persone che aveva di fronte. “Siamo riusciti a stabilizzare la situazione, ma non è fuori pericolo, ha perso troppo sangue, le stiamo facendo molto trasfusioni, ma le nostre riserve cominciano a scarseggiare, la vostra collega è zero Negativo.”
In quel momento Mick e il Profeta si fecero avanti, fu il Profeta a parlare: “Lo siamo anche noi, possiamo esservi utili, giusto? Dove dobbiamo andare?”
Il medico sorrise per la prima volta, quella ragazza era tremendamente forte, l’aveva notato in sala operatoria, quando per due volte era andata in arresto cardiaco e per due volte erano riusciti a riprenderla per i capelli, ed anche tremendamente fortunata, visti gli amici che aveva.
“Seguitemi, questo è molto importante.” Disse rivolto ai due uomini in piedi di fronte a lui.
Mick disse solo “Abbiamo fatto una promessa.”
Quando questi uscirono dalla stanza, Beth si alzò e rivolta verso la porta chiusa disse: “Kat ha insistito molto, perché sapessimo tutti il nostro gruppo sanguigno, diceva che con tre persone zero Negativo avevamo una banca del sangue a portata di mano.” sospirò e poi aggiunse “Quei tre si sono promessi di coprirsi le spalle a vicenda.” Emily si avvicinò a lei e mise una mano sulla spalla, cercando di farle coraggio, consapevole che il legame che si era creato tra Kathrine e i membri della squadra di Sam, era davvero molto forte.
 
Quando uscirono dalla sala prelievi erano pallidi e fiacchi, sembravano svuotati, un’infermiera si raccomandò con gli altri di farli mangiare e bere molti zuccheri, erano andati ben oltre la prassi, per aiutare la loro amica.
Il telefono di Mick squillò, lui rispose senza neanche guardare chi era “Pronto, Rawson” disse con voce triste.
Spalancò gli occhi e disse piano: “Adam perché mi hai chiamato?”
Tutti si voltarono verso di lui, David gli si avvicinò, prese il telefono e si allontanò.
Sam si voltò verso Mick con sguardo interrogativo “Perché suo fratello ha il tuo numero?” chiese burbero.
Mick atono: “E’ stata una sua idea, diceva che Adam e David non andavano d’accordo, quindi gli ha dato il mio numero per le emergenze, lei gli scrive sempre, deve aver visto che non scriveva e deve essersi preoccupato.”
David tornò con il telefono in mano e lo porse a Mick “Vuole parlare con te.”
Mick prese il telefono e restò ad ascoltare “... curala e proteggila come se fosse tua sorella, so che siete molto legati, io non so quando riuscirò a venire.”
“Sarà fatto, ti faccio sapere presto.” Disse Mick attaccando.
David cominciò a parlare “Se Adam si fida di te, Cate deve avergli parlato molto bene di te...”
“Siamo amici, molto amici.” disse Mick abbassando la testa.
 
Spencer si sentiva vuoto quel ragazzo era nella sua vita molto più di lui, si sentiva colpevole. Tremendamente colpevole.
 
David aggiunse serio “... oh lo so, se Adam solo sospettasse che tu fai il filo alla sorella avresti un altro buon motivo per girare armato.”
Mick sorrise per la prima volta: “Già, Kat mi ha raccontato della gelosia del fratello, per questo non le parla mai dei suoi ragazzi.”
Spencer deglutì preoccupato.
 
Quando il medico varcò nuovamente le soglie della sala d'aspetto, disse che la situazione era stabile, e che sarebbero potuti andare a riposare in albergo, prima di ventiquattro ore non potevano sciogliere la prognosi, chiese loro se c’erano dei parenti da avvisare, David allora si fece avanti e il medico gli disse che sarebbe potuto entrare per rimanere con lei.
In ospedale rimasero anche Mick e Spencer per dare il cambio a David.
 
David dopo aver ricevuto il permesso dal medico era entrato nella stanza, mentre Mick e Spencer erano seduti su delle sedie scomodissime nella sala d’aspetto, c’era molto silenzio tra di loro, quando Mick cominciò a parlare:
“Non mi ha mai detto che cosa è successo tra di voi, non voleva toccare l’argomento, bastava che facessi il tuo nome e lei diventava subito triste, non m’interessa sapere che cosa è successo, voglio solo che tu adesso mi dica che non succederà più.”
Spencer era rimasto spiazzato, lo fissava serio mentre cercava di elaborare una frase, cosa che Mick non gli diede il tempo di fare e riprese a parlare, sembrava arrabbiato “Sai che meditava di lasciare la BAU e di conseguenza il bureau? Tutto quanto è successo dopo Miami, ha scelto di lavorare solo con noi, per lavoro doveva andare da Hotch e lo vedeva negli orari più assurdi. Io credo che lei ci tenga a te, abbiamo condiviso molto, pur essendo poco tempo che ci frequentiamo, e credo di conoscerla, penso che ti voglia molto bene e mentre stava perdendo conoscenza, mi ha chiesto di scusarsi con te. Ora, puoi assicurarmi che non la vedrò più come l’ho vista nell’ultimo mese?”
Spencer fu salvato dal telefonino di Mick che cominciò a squillare, era Adam che voleva informazioni, e Mick si allontanò per parlare con lui.
Spencer sfruttò quella telefonata per riflettere su tutto quello che era successo, su tutto quello che Mick gli aveva detto, per Kat lui era importante, come lei lo era per lui, conosceva già la risposta da dare.
Pregò ancora in silenzio, che lei potesse svegliarsi presto, il desiderio era di stringerla nuovamente tra le braccia.
Mick tornò e si sedette accanto a lui, “Allora?”
“Ti prometto che se lei me lo permetterà, non la farò più stare male... il mio errore l’ho pagato caro anch’io, l’ho persa e non sapevo come ritrovarla.” Disse Spencer sicuro.
Mick annuì, in quel momento uscì David che disse: “Volete entrare?”
Spencer guardò Mick, come se con quello sguardo potesse chiedergli il permesso, Mick gli indicò la porta con un gesto della mano.
 
Era tutto così strano, non si sentiva così stanca da tanto tempo, eppure non sentiva dolore. La cosa più bella era che quello strano torpore che le lasciava l’assenza di dolore, l’assenza di qualsiasi percezione esterna... la faceva sentire così ... così ... pensava che potesse essere morta oppure che se avesse esagerato e magari provato almeno una volta una qualche droga, ogni tanto uno spinello, adesso avrebbe potuto capire se era drogato o meno.
Le era parso di sentire la voce di David che le chiedeva scusa, e che diceva che sarebbe tornato tutto a posto. ‘Andrà tutto bene piccola mia, vedrai’, si diceva proprio così, al suono di quelle rassicurazioni si era persa di nuovo nell’oblio.
Tornò cosciente quando sentì una mano calda sulla sua e una voce che conosceva bene, che si scusava per la sua stupidità, diceva ‘... avere un Q.I. alto non fa di me una persona davvero intelligente... sono stato uno sciocco, perché non mi sono fidato di te... perché mi sono fatto trascinare e ho pensato di te cose orribili, cose che con il cuore non ho mai creduto davvero... sono stato sciocco perché non ti ho implorato prima di perdonarmi, spero solo che adesso non sia troppo tardi... ti prego non lasciarmi solo’. Kat sentì il bisogno di capire se era vero tutto quello che stava sentendo e se era vero, voleva trovare la forza per dirgli che lei era lì per lui.
Quando decise di provare a muovere una mano, quella mano che sentiva protetta e al caldo, cominciò a sentire tutti i sensi che si destavano.
Sentiva la voce di Spencer più forte e reale,
un forte odore di disinfettante,
il sapore aspro in bocca,
una luce chiara filtrare attraverso le palpebre chiuse,
la carezza della mano di Spencer sulla sua.
Aprì gli occhi lentamente voltandosi verso quella voce che sentiva vicina, mentre provava ancora a muovere la mano, non poteva parlare perché era stata intubata, ma ci si mise d’impegno finche non sentì che il suo pollice era tornato a darle retta, stava accarezzando la mano di Spencer mentre lui la chiamava ancora, si voltò per guardarlo, quella luce stava diventando fastidiosa.
 
Spencer era perso nelle sue scuse, e nelle sue preghiere profonde, quando sentì che la mano che le stava tenendo, non era più un corpo immobile ma lo stava accarezzando leggermente.
“Kat mi senti?” glielo chiese troppe volte, prima di vederla voltarsi verso di lui, gli occhi aperti, infastiditi dalla luce che cercavano il suo sguardo. Una lacrima gli cadde sul viso.
“Ti prego scusami.” stava ripetendo di nuovo, quando la vide scuotere la testa e stringergli la mano in una debole stretta. Lo stava perdonando.
“Grazie, io ... mi sei mancata da morire, sono un idiota.” La vide annuire piano e aprirsi in un sorriso.
“Devo chiamare il medico, e dire agli altri che ti sei svegliata.” Lei strinse di nuovo debolmente la mano, non voleva interrompere quel contatto.
“Ti prometto che non me ne vado.” Le disse dolcemente mentre lei chiuse gli occhi in segno di assenso.
 
   
 
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