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Autore: Oscar_    06/08/2012    1 recensioni
Un uomo risvegliatosi dal coma, con ricordi di persone probabilmente inventate dall'inconscio. Pochi individui su cui fare riferimento, una città al contempo estranea e familiare. E poi un incontro, che cambia tutto. Spesso la memoria gioca brutti scherzi; e le persone ancora di peggiori.
"Un ricordo fastidiosamente sfuggente, uno di quelli che, per quanto ti struggi a rammentare, si cela sempre dietro false spoglie, confondendosi nella miriade di immagini che popolano la mente al calar delle tenebre. Di quelli che non ti donano tregua finché non li riesumi dal dimenticatoio dell’anima, finché il rimorso non fa capolino da sotto il letto, finché dai muri non trasuda nuovamente quel senso opprimente di vergogna, o di abbandono, o magari di pentimento profondo; di quei sentimenti, in ogni caso, che nessuno gradirebbe mai sperimentare. E quando ti porterai le lenzuola al mento, quando strizzerai gli occhi, maledicendoti per aver ripensato a un simile squarcio di passato, così imperfetto, così rovinoso in mezzo ai tanti successi, nulla potrà salvarti dalle lacrime, che così crudeli attendevano il propiziarsi dell’occasione per scendere copiose a congiungersi col tessuto del pigiama."
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
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Avevo una vita bellissima. Avevo una casa enorme, dei figli che amavo, una moglie che vorrebbe chiunque. Ed ora li ho persi. In una frazione di secondo, mi è stato tutto strappato via.

 
 

« Non stai dimenticando qualcosa? » La sua voce squillante mi riportò al giorno del matrimonio, quando ero sul punto di non metterle la fede per la fretta di baciarla. Mi voltai, sorridendo paziente, specchiandomi nei suoi occhi dorati.
« Che cosa, piccola detective? » Adorava quel nomignolo. Accentuava il suo ego.
« Le chiavi. Stasera non ti avrei fatto entrare, eh! » Esclamò, porgendomi il portachiavi gigante a forma di limone contenente le chiavi; un bizzarro regalo d'anniversario. Estremamente gradito. Lo afferrai aggrottando la fronte ed annuendo lentamente, come a riconoscerle l'importanza di quel promemoria.
« Grazie, Claire. »

 
 

Prologo
 
Echi

 
 
 
 





Immagini sfocate mi sorgono allo sguardo. Voci attutite e parole indistinte si ripetono all'infinito. Apro gli occhi, che vengono accecati dalla violenza dell’illuminazione.
« Claude! » Qualcuno mi chiama. Conosco questa voce, ma al contempo mi pare di non udirla da secoli. Vorrei rispondere, ma avverto una fastidiosa sensazione di siccità in gola; non appena tento di proferire parola, fuoriesce un bizzarro sospiro roco dalle mie labbra, niente che rappresenti ciò che tentavo di dire. Qualcuno mi costringe a bere con impeto. L’acqua mi va per traverso e inizio a tossire; che gente incompetente.
« Claude! Claude! » Quella voce continua a chiamarmi. Avere gli occhi aperti e vedere tutto come si fosse sott’acqua è un’esperienza che non auguro a nessuno. Oggetti fisicamente presenti ma così lontani da non poter essere riconosciuti. Una presenza mobile ma della quale non capto altro che la voce, accesa e mossa da una gran preoccupazione; per me?
Finalmente metto a fuoco un viso: è una ragazza dai capelli arancione e gli occhi nocciola. Ha in testa un buffo cappello simile a un basco. Un’espressione mista fra il terrorizzato e il gioioso le attanaglia il viso. Sono certo di averla già vista prima, anche per un tempo prolungato. Ma proprio non ricordo chi sia. Scorgo l’ombra di un sorriso sulle sue labbra.
« Come ti senti? »
« Dov’è Claire? » È l’unica frase che riesco ad articolare. L’unico pensiero che mi tartassa la mente. Sono uscito di casa e… E poi? È come se mancasse una parte del ricordo, come se fosse stato spezzato a metà.
« Chi? »
« Mia moglie. » Una lunga pausa. La vedo torcersi le mani e mordersi il labbro inferiore; sembra una bambina che non vuole confessare l’errore commesso ai genitori.
« Claude, tu non sei sposato. » Sussulto. Ma chi è questa pazza? Certo che sono sposato! A pensarci, rammento perfettamente ogni singolo dettaglio del matrimonio: il profumo intenso di dolci, il riso, le grida di gioia; lo sguardo commosso di mia moglie.
« Che stai dicendo? Sì che lo sono! » Si sta tartassando un lembo del maglione con le mani. È preoccupatissima, ma non capisco perché. Un attimo prima il suo viso aveva un’aria così innocente e tranquilla.
« Ora rilassati, Claude. Sai chi sono io? » Scruto incerto il viso che mi si para davanti. Proprio non ricordo chi sia.
« Ti conosco, sì, ma non riesco a collocarti. » Mormoro, assottigliando lo sguardo, cercando un appiglio per recuperare qualche episodio. La giovane si prende il viso tra le mani, sconsolata. « Scusa… » Aggiungo, vedendo che non accenna a rialzare il capo.
« Tranquillo, è normale. » Mormora in un sospiro. Forse sono stato troppo rude. Ma vorrei sapere dove sono e con chi.
« Perché non… Mi rinfreschi tu la memoria? » Azzardo, sperando di scucirle qualche informazione utile. Finalmente incontro di nuovo i suoi occhi: sono umidi. Mi mordo il labbro inferiore; ho esagerato.
« Sono la tua miglior amica, Claude. » Dice, improvvisamente sorridente, per poi alzarsi scuotendo il capo. Sta acquistando familiarità, ma continua a essermi estranea. A pensarci bene, sono in ospedale.
« E… Tu sai perché sono qui? » La vedo sussultare con violenza ed immobilizzarsi. Sembra lo sappia. Si volta piano, fissandomi, forse valutando se dirmelo o no. Deve dirmelo.
« Sì. Hai avuto un incidente. E sei stato in coma per un paio di mesi. Cosa ricordi? » In coma?! Ma se stamani sono uscito per andare al lavoro! Sta cercando di prendermi in giro? Sono forse stato rapito per esperimenti dalla dubbia utilità? Come nei film da quattro soldi?
« Ricordo di essere uscito stamattina per andare al lavoro. E non ho avuto nessun incidente. Rammento alla perfezione i miei ultimi due mesi. Adesso potresti raccontarmi la verità, “miglior amica”? » Sbotto, piuttosto innervosito da quelle baggianate. La vedo fissarmi sbalordita. Lascia passare un paio di minuti prima di decidersi a rispondermi con tono cupo.
« Ti suona abbastanza veritiero, se ti dico di chiamarmi Laurie? »
Basta solo un nome. Un semplice, fottuto nome. E mi tornano in mente migliaia, no, milioni!, di ricordi. Cose che dubitavo d’aver vissuto, cose che non sapevo affatto d’aver vissuto. Tutta questa tempesta di memoria mi annebbia i sensi al punto di farmi male. Mi abbatte come una pallottola. Mi porto le mani alla testa, che duole come non mai. Che cosa sta succedendo? Perché in nessuno di questi ricordi c’è Claire? Perché avverto le mie certezze sgretolarsi? Sono sul punto d’impazzire?

 
 
-

 
 
Un prologo molto breve, ne sono cosciente. Ma il primo capitolo sarà più lungo, ve l’assicuro. In fondo è solo un’anteprima della storia. Spero d’aver catturato la vostra attenzione. I commenti e le critiche sono ben accetti. 
   
 
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