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Autore: ShadowMoonLady    07/08/2012    3 recensioni
Se il generale quella notte non avesse dormito male, se Falck non si fosse messa a pensare, arrivando in ritardo, se quel sayan non l’avesse guardata con insistenza, scambiandola per una prostituta del luogo, se l’aliena avesse già utilizzato una volta il teletrasporto, se al guardiano non fosse caduta la pistola, se i due innamorati fossero andati a destra, trovando la strada sbarrata, se avessero detto a re Cold più tardi dell’accaduto, se non si fosse arrabbiato, se Loveno non fosse stato il custode dell’uovo, spingendolo per voglia di vivere a quell’atto pazzo. Se li avessero presi, se in quel preciso istante non fosse nato quel bambino, sarebbe nato Freezer, che in soli tre anni avrebbe distrutto Vegeta sei. Ma non andò così, per questa volta. E per altri vent'anni il pianeta era salvo.
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Freezer, Goku, Nuovo personaggio, Re Vegeta, Vegeta | Coppie: Goku/Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 39 
 

 
Colpo di testa, destro, destro, sinistro, destro, sinistro, sinistro, calcio destro. L’albero si spezzò e crollò inesorabilmente al suolo.
Vegeta guardò con disprezzo quell’arbusto, come se fosse colpa sua se non riesce a reggere i suoi allenamenti che vanno avanti da troppo tempo per la salute di un qualsiasi essere vivente.
Ma Vegeta non è un qualsiasi essere vivente, continua a ripetersi, lui è il Principe, no –si corregge sempre mentalmente, con un ché di estenuante e forse un po’ ossessivo, probabilmente anche di compiaciuto-, il Re dei Sayan.
Anzi, no –continua ancora il suo mantra- lui ancora non è ufficialmente il Re dei Sayan. Perché?
E qui, qui generalmente l’eventuale albero, montagna o sayan, soccombe alla sua ira, sovrastato dalla sua furia, travolgente e inesorabile.
Lui, lui non era ancora Re per colpa di Freezer.
Si ripeteva il nome sulle labbra, il volto contratto in una smorfia che dire terribile sarebbe stato davvero poco.
Per colpa di quella viscida, insulsa, lucertolona bianca, -la sequela d’insulti variava a secondo del momento- lui non aveva ciò che gli spettava di diritto. Aveva un qualcosa di suo. Il fatto in sé era sicuramente intollerabile. Suo. Meriterebbe la morte solo per questo, e di questo il principe ne era assolutamente e inequivocabilmente sicuro. Ma il fatto che una cosa sua così importante fosse in mano a quell’essere non poteva che accrescere la sua rabbia tanto che qualsiasi cosa alla sua portata avrebbe fatto meglio a scappare.
Ne sapeva qualcosa Fennel, trovatosi disgraziatamente in volo sopra la piccola raduna riservata agli allenamenti del principe per richiamarlo alla base, rimasto in sala rianimazioni per una giornata intera. Da quel momento in poi, tutti preferivano lasciarlo solo. Bè, tutti tranne una persona.
Al pensiero di quella determinata persona, la rabbia diminuiva appena, sovrastata da una sensazione che non voleva assolutamente identificare. Quel tanto che bastava per farlo smettere di accanirsi contro l’aria, per poi scoppiare di nuovo giusto un secondo dopo, dirigendo la propria frustrazione contro uno dei tanti alberi giganteschi.
Frustrazione, sì, perché anche con quella determinata persona, con quell’idiota di un sayan, non sapeva più che cosa diamine doveva fare. Lui e le sue stranezze, lui e le inappropriate sensazioni contrastanti che gli faceva provare, lui e quel suo segreto che non voleva rivelargli.
.
Vegeta camminava per la base, chiedendosi perché mai quando Kakaroth serviva –e il fatto che servisse a un qualcosa di concreto, era di per sé un miraggio- non si trovasse da nessuna parte.
Lo cercava da ben venti minuti, sprecando tempo prezioso che avrebbe utilizzato indiscutibilmente per allenarsi e diventare forte abbastanza da distruggere Freezer. La rabbia e la consapevolezza di essere inferiore e lui gli bruciavano sottopelle, e aveva una necessità fisica di sfogarsi. Cosa meglio di un allenamento con la terza classe?
Peccato che la suddetta terza classe non ci fosse da nessuna parte. E Vegeta, all’ennesima stanza trovata vuota, si domandava sul serio perché non fosse già andato ad allenarsi da solo invece di perdere del suo tempo. Ormai, però, aveva imparato ad accettare certe cose senza fare domande. Era inutile continuare a lacerare il suo orgoglio, che supplicava pietà agonizzante, smembrato dagli avvenimenti recenti. Aveva bisogno di trovare Kakaroth, e ne aveva bisogno il primo possibile. Quando, finalmente, se lo trovò davanti.
“Kakaroth! Dove diamine sei stato per tutto questo tempo? Mi hai fatto sprecare minuti inestimabili per l’allenamento…” e stava per continuare, esprimendo tutto il suo disappunto e insultandolo nella maniera più fantasiosa che proponeva il repertorio, quando lo guardò in faccia. O meglio, negli occhi.
Il cambiamento era in sostanza impercettibile. Ma Vegeta, la differenza l’avrebbe potuta anche notare a occhi chiusi. Forse dopo avrebbe potuto punirsi e negare fino all’ultimo di aver pensato una cosa del genere, chiudendosi nel suo solito silenzio ostinato. Ora, però, non si capacitava del suo sguardo. Gli occhi erano gli stessi: color pece, grandi, contornati da folte sopracciglia. Quello che però c’era dentro, era cambiato. La scintilla sempre giocosa e allegra, che non l’aveva mai abbandonato nel corso di tutta la sua vita ~e, il principe poteva dirlo, avendo passato la sua vita con lui- si era come offuscata, velata da una tristezza e una spossatezza che mai avrebbe potuto leggere nel suo sguardo. Queste, però, erano a loro volta nascoste da un fuoco che ardeva nei suoi occhi: la determinazione cieca di un pazzo che sta per buttarsi.
Goku gli sorrise, quando i loro sguardi s’incrociarono, e la scintilla di un tempo baluginò appena. Si grattò la nuca.
“Scusami, ero andato da Falck…” la scintilla si spense “…se vuoi allenarti, sono pronto”.
Vegeta si riscosse e annuì, borbottando qualcosa come “Andiamo” e chiudendosi nel silenzio ostinato che si era ripromesso. Lo precedette verso l’uscita senza degnarlo di un altro sguardo, deviandolo ostentatamente quando s’incrociavano.
 
Arrivarono nella radura del loro ultimo incontro, e stranamente senza parlare, cominciarono a combattere. Il principe non riuscì a godersi completamente i movimenti liberatori dei muscoli, il sudore che gli colava tra le scapole, o il dolore rassicurante che gli diceva che stava migliorando, che stava diventando più forte, come avrebbe fatto normalmente. In quella situazione gli sembrava che niente fosse normale. C’era qualcosa di assolutamente sbagliato e innaturale nel modo in cui l’altro si poneva. Sembrava che ci fosse e non ci fosse. E Vegeta, sì, poteva dirsi preoccupato.
Non certo per lui, sia chiaro, rettificava immediatamente la sua mente. Era preoccupato per l’andamento degli allenam… Ma non ci credeva neanche lui. Era preoccupato per Kakaroth, dannazione. Non andava per niente bene, ma non poteva farne a meno.
Non puoi farci niente, pensò. Devi solamente fartene una ragione e far finta di nulla. Aver ammesso una cosa così umiliante basta e avanza.
Perché non gli chiedi che cosa c’è che non va? So che ne muori dalla voglia…
Perfetto, pensò, e fu tentato di alzare gli occhi al cielo. Ora ci si deve mettere anche questa stupida voce interiore.
Perse la concentrazione per un attimo, e non notò il calcio che lo fece capitombolare a terra.
Come accortosi solo in quel momento di essere davvero lì, Goku sgranò gli occhi.
“Vegeta?” lo chiamò, atterrando accanto a lui. “Tutto apposto?”
 Lui si alzò, berciando parole apparentemente senza senso, tra cui Goku riuscì a distinguere un “Che fai fermo lì impalato” e “Continuiamo a combattere”.
Quando perciò fece per saltargli di nuovo addosso, Goku parò fermamente il colpo, accorgendosi di avere il fiatone solo in quel momento.
“Lasciami subito!” ringhiò Vegeta, staccando la mano da quella morsa apparentemente ferrea.
L’altro sorrise, un sorriso un po’ triste, un po’ stanco. Un sorriso per niente da Kakaroth, pensò senza volerlo Vegeta. 
“Che dici se per oggi ci fermiamo? Io sono distrutto” e come per dar ancora più valore alla sua affermazione, crollò disteso a terra.
Vegeta lo scrutò, valutando la sua proposta. Il sole ormai scomparso, considerando che avevano cominciato ad allenarsi quando era ancora in tutta la sua bellezza, e i muscoli che imploravano pietà, lo persuasero dal continuare la sessione di allenamenti e di prorogarla alla mattina dopo.
Si distese a sua volta, rendendosi conto solo in quel momento di quanto fosse stanco.
Il silenzio scese denso e vischioso tra loro due, e nessuno sembrava intenzionato ad aprire bocca.
Vegeta aveva sempre amato il silenzio. Anzi, ringraziava sempre qualsiasi cosa ci fosse lassù per quei brevi momenti pacifici che riusciva a regalarsi. Solo che, per la prima volta in vita sua, lo trovava scomodo e fastidioso. E la cosa, se possibile, lo irritava ancora di più.
Passarono i minuti, quando a un tratto quel cappio pesante si allentò.
“Ci ripensi mai, a tua madre?”
Per farlo scivolare in una trappola ancora più appiccicosa.
Il principe prese fiato, pronto per dirgli di tacere e troncare sul nascere quella discussione senza dubbio imbarazzante, quando incrociò di nuovo il suo sguardo. I loro volti erano a pochi centimetri di distanza, e Goku lo guardava fisso, gli occhi neri così diversi dal solito spalancati. Qualcosa, dentro quello sguardo, lo smosse. Forse il trovare la stessa ferita –una delle tante- che scorgeva nel proprio losco sguardo allo specchio, la ferita che si era aperta quando aveva perso sua madre.
“M’impongo di non farlo”
Era la verità, sussurrata appena, come se non la volesse sentire neanche lui. Goku gli fu così grato per essersi aperto che per un momento dimenticò tutte le sue preoccupazioni e fu tentato di baciarlo, e rimandare ancora un po’.
Ma erano degli attimi troppo preziosi per non essere colti al volo.
Nessuno dei due si mosse, per non distruggere quel sottile equilibrio che si era venuto a creare.
“Io, alla mia, ci penso sempre. Non posso fare a meno di pensarla. Come se pensarla sempre possa fermare che mi stia scivolando via”.
Silenzio.
Vegeta non sapeva cosa dire. Lui capiva. Lui capiva benissimo, e la cosa lo sconvolgeva. C’erano dei momenti, quando era bambino, che passava così tanto tempo senza vederla che quasi si dimenticava il suo volto. E allora la pensava, ci rimuginava sopra, stava ore intere solo per ricreare il guizzo che avevano i suoi occhi onice quando lo vedeva. Si era sempre dato dello stupido per questa sua debolezza. Come si era dato dello stupido quando l’aveva vista morire, inesorabilmente, e aveva creduto che il solo pensare che ce l’avrebbe fatta l’avrebbe riportata sana e salva.
Si alzò, nervoso e arrabbiato della fitta al petto che gli era crudelmente giunta.
“Non dire stronzate Kakaroth. Il pensiero non riporterà indietro dalla pazzia quell’aliena” sbraitò, forse più duro di quanto volesse.
  Si avviò a passi pesanti verso un punto dove potesse spiccare facilmente il volo.
Goku si alzò a sua volta, le braccia abbandonate a peso morto lungo i fianchi. Non aveva intenzione di tirare l’argomento fuori, non ora perlomeno. Non ne aveva la forza, e per un attimo si chiese se mai l’avesse avuta. Gli balenò in mente l’idea di non dovergliene per forza parlare, e gli sembrò al momento meravigliosa. Poi tornò con i piedi per terra. Doveva farlo, doveva farlo anche se avrebbe reagito male. Doveva farlo, anche se in quel momento avrebbe voluto solamente poterlo stringere al petto e dimenticare il mondo.
“Infatti io non ho intenzione di pensare e basta. Ho intenzione di agire” arrivò a Vegeta la voce dell’altro, calma e in qualche modo definitiva.
Si girò quel tanto che bastava per spiare il suo volto, trovando il fuoco nei suoi occhi più vivo che mai.
“E sentiamo, come vorresti fare?” chiese, ironico.
“Sconfiggendo Freezer e vendicando quello che è mio padre, così che lei possa avere pace”.
Vegeta si congelò. Poi si girò, repentino, fino a prendergli la divisa, con forza, e avvicinando i due volti.
“Continui a dire stronzate. Freezer è mio, Kakaroth. Mettitelo bene in testa. Lo ucciderò con le mie mani, e non esiterò a uccidere chi si metterà fra me e lui” ringhiò, pentendosi subito di essersi scoperto talmente tanto solo pochi minuti prima.
Goku represse una smorfia di dolore, anche se gli sembrava di essere stato pugnalato. Tranquillo, si disse, non ci crede neanche lui.
  Lo guardò fisso negli occhi mentre rispondeva.
“Io non ho intenzione di ostacolarti. Sai benissimo qual è il piano, quali sono le condizioni di Veryin.”.
“Infatti” sibilò Vegeta “e non ho intenzione di cedere a te il posto del combattente. Sarò io a gustarmi la sua faccia mentre si renderà conto che è finito”.
Goku rimase in silenzio, guardandolo fisso, una determinazione bruciante nelle iridi.
Lo vedeva più vividamente che mai. Il cipiglio infossato, gli occhi brillanti di vita e di mille emozioni, i muscoli tesi, le mani ad artigliargli la divisa, e tutto il corpo proteso verso di lui.
No. Non poteva sprecare quei momenti in cui potevano stare insieme. Considerando che lui, a quanto pareva, non sapeva tutto.
Prendendolo completamente e inesorabilmente alla sprovvista, Vegeta sentì le labbra dell’altro cozzare contro le sue.
Poteva essere uno dei suoi soliti tentavi assolutamente senza buon fine di portarselo a letto –o a terra, nel caso- ma il principe sapeva con dolorosa certezza che c’era di più.
Contro ogni previsione, prima di approfondire quel contatto, Goku si spostò, sorridendogli sbieco.
“Ci vediamo domani per l’allenamento”
Prima che Vegeta potesse commentare, aveva già spiccato il volo.  
 
Inutile negare, quella sera era andato a cercarlo. Non l’aveva trovato. Ma da quello che aveva potuto capire, era stato in camera dell’aliena. Come tutte le sere.
Il giorno dopo si erano allenati. E anche quello dopo e quello dopo ancora. Erano ormai due settimane che si allenavano, e il principe era più che orgoglioso di costatare che i miglioramenti c’erano. Solo che… dannazione, c’era qualcosa che non andava.
Dopo gli allenamenti, si stendevano semplicemente a terra, ed era lì che Vegeta cominciava a non capirci più niente. Il fatto strano era già per sé che Goku non diceva una parola. Rimaneva semplicemente lì, sdraiato accanto a lui, a guardare il cielo.
Cosa ancora più strana, che il principe considerava sull’orlo della follia? Goku, ogni sera, allungava un braccio, in un goffo tentativo di abbraccio. Lo guardava per un solo momento, prima di tornare a rivolgere lo sguardo al cielo.
Ma non era questo lo strano. Lo strano era che Vegeta, contro tutte le previsioni possibili, contro ogni logica, contro anche se stesso, vi si appoggiava appena. E questo il principe non riusciva proprio a capirlo. Cosa c’era nel suo sguardo che lo convinceva a tanto?
Mentre si allenava da solo, adesso dopo due settimane, Vegeta si tormentava. Si odiava, per essere diventato così. Era una vergogna per il popolo Sayan. Ma…Quello sguardo non gli quadrava. Era un qualcosa in sottofondo, che non riusciva a captare. Forse, forse era quel qualcosa a fargli commettere atti così vergognosi, come poggiarsi al suo braccio.
Nel momento in cui anche l’ennesimo albero crollava sotto la sua furia, sentì un’aura molto famigliare alle sue spalle.
“Sei in ritardo oggi” sbottò, girandosi.
Goku gli sorrise come suo solito, ma con un qualcosa di velato che gli diede i brividi. Non gli diede quel bacio strano –un’altra delle cose che Vegeta non si capacitava ancora del perché gliele lasciasse fare.
“Ho incontrato mio padre mentre venivo” disse, con una strana inflessione nel pronunciare ‘mio padre’, “QW10 è pronta”.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
IL MIO ANGOLINO

Oh mio Dende. Sono così in ritardo che metà dell’universo credo si sia dimenticato della mia storia. Anzi, suppongo che abbiate pensato che diventasse un’Incompiuta. E INVECE NO. Sono ancora qui, ladies and gentleman, ad asfissiarmi con questo nuovo capitolo, più confuso del previsto. Perdonatemi per il ritardo, ma il mare, la spiaggia, gli amici e la vita sociale (QUELLA MALEDETTA [cit. Reby-chan]) mi hanno reclamato a gran voce. E nei momenti liberi, lo ammetto. Passavo il mio tempo su FeisBucchen *fugge via* (A proposito… saluto tutte le bimbe del GDR che ci sono in lettura (?) ) Perché vi racconto tutto questo? Non ne ho idea, ma ormai mi conoscete. Racconto i cazzi fatti miei a metà mondo.
Ora, passando al capitolo. Suppongo che vi state chiedendo alcune cosette. Tipo: Chi diamine è questa Veryin? O Quanto tempo in là rispetto all’altro capitolo si deve collocare questo? Che cosa nasconde Goku?
Oppure non ve lo stavate chiedendo, e vi ho messo io la pulce nell’orecchio in questo momento u.u
In tutti i casi, dovrete aspettare i prossimi capitoli!
Bacioni :*

  
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