Ci fu un vai e vieni di medici e infermieri dalla sala rianimazione. La mamma lesse il nervosismo e la tensione sui loro volti. Si avvicinò poco dopo un medico alla mamma di Maryl ancora scioccata.

"Allora? Come sta?" chiese impaziente al medico.

"Ha bisogno di un trapianto al fegato,urgentemente. Il suo è troppo malandato,non mi spiego come abbia fatto a reggere tutti quei veleni."

"Cosa aspettate allora?"

"C'è un grosso problema. Non siamo provvisti dell'organo per sostituire quello della ragazza. L'abbiamo appena richiesto e l'associazione della Donazione Organi è in viaggio verso qui,sanno che è un'urgenza. Ma non so fra quanto tempo potranno arrivare nè per quanto tempo ancora potrebbe resistere la ragazza,è in gravi condizioni e quando l'associazione arriverà potrebbe già essere troppo tardi"

La povera mamma restò di pietra. Quelle parole furono come coltelli nelle sue budella. Furono come proiettili nella sua testa. E se l'associazione sarebbe davvero arrivata troppo tardi? Non poteva lasciare che sua figlia perisse sotto le luci bianche di un ospedale. Doveva vivere. Doveva imparare la lezione e farne tesoro. Pensava che se in quel momento lei e sua figlia si trovavano in quella struttura era anche colpa sua,non aveva avuto tempo sufficiente per starla ad ascoltare come fa una brava madre. Non aveva capito il brutto periodo che stava attraversando sua figlia. Non aveva compreso il grave disagio interno che attanagliava Maryl. Pensava solo ad andare a lavorare,accudire sua figlia e assicurarsi che avesse buoni voti a scuola. Ma non le diede la cosa più importante di tutte:l'amore di una madre. Era ciò di cui Maryl nell'ultimo periodo aveva più bisogno. Un sorriso consolatorio,un abbraccio materno,una rassicurazione,un punto d'appoggio. Ciò le era stato inconsapevolmente negato. Già,inconsapevolmente. E in quel momento lei si sentì terribilmente in colpa per non averle dato tutto questo. L'aveva capito solo ora. Solo ora che sua figlia stava lottando contro il tempo,contro la morte. I sensi di colpa la stavano rapidamente logorando.

"Voglio donare il mio fegato."disse con apparente calma.

La gente nella sala d'attesa la guardò con tanto d'occhi e bocca spalancati. Scese il silenzio. Se mi chiedete,io rispondo si,è questo l'amore di una madre. Non c'è amore più grande del dare la vita per la persona amata.

"Morirà!" riuscì a malapena a controbattere il dottore.

"Non importa...Siamo nati per questo. Vuol dire che invece di morire di vecchiaia nel mio letto,per nessuno morirò con orgoglio per una valida ragione. Morirò per mia figlia."

Cercarono di farla ragionare,ma non ci fu verso. Ormai lei aveva preso la sua decisione. L'associazione non arrivava. Sua figlia stava morendo,non c'era più tempo da perdere.