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Autore: Abirthofbrokendreams    07/08/2012    1 recensioni
Evelyn, una giornalista Echelon a Los Angeles. Jared e Shannon, finalmente a casa, si godono le vacanze. Cosa succederà quando le vite dei tre si incroceranno?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui! Scusate come al solito il ritardo, ma Word mi sta dando non pochi problemi. Comunque sono riuscita a scrivere questo PENULTIMO e sottolineo PENULTIMO capitolo di questa storia infinita xD Il prossimo non so ancora se farlo come epilogo o come vero e proprio capitolo, ma vedremo. Intanto spero vi piaccia questo qui. Il titolo e la parte in corsivo sono tratte dalla canzone "Something happened on the way to heaven" del mio amato Phil Collins. Vi obbligo di ascoltarla quando avrete finito il capitolo, oppure mentre lo leggete, quando arrivate quasi alla fine. Credetemi, è perfetta. Ora vi lascio, buona lettura e grazie a chiunque recensisce :*


 


Capitolo 14 – I’m not leaving unless you come with me.

Avevamo una vita, avevamo un amore. Ma non ti rendi conto di quello che hai finché non lo perdi. Ma quello era allora. Questo è adesso. E io ti rivoglio indietro. Quante volte dovrò chiedere scusa? Come può qualcosa di bello diventare così brutto? Come può qualcosa di giusto diventare così sbagliato? Volevo solo qualcuno da amare, ma qualcosa è accaduto sulla via del paradiso.
 

***

 
Due giorni passarono in fretta a Chicago. Erano trascorsi in serenità, lasciando ad Evelyn poco tempo per pensare agli eventi poco spiacevoli che la turbavano. Lei e suo fratello avevano legato ancora di più e con sua madre non c’erano più discussioni. Tre giorni erano riusciti ad unire quella famiglia più che mai. Sebbene Henry fosse l’unico che non poteva apprezzare a pieno questa novità, sulle sue labbra sembrava ogni tanto spuntare un sorriso sincero. Evelyn aveva in quei giorni visitato, assieme a Duncan, tutti i posti in cui era solita andare da piccola e un mare di ricordi aveva affondato per un po’ quelli riguardanti Shannon. Ormai era quasi rassegnata al fatto che la sua vita sarebbe andata avanti senza il batterista, perché così aveva deciso lui. Così l’unico pensiero che la consolava alla prospettiva di una vita che non comprendesse la sua presenza era che la sua famiglia le sarebbe stata accanto in ogni caso.
Prima di salire in camera sua per vestirsi e preparare le valigie, Evelyn ricevette una telefonata. Il cuore cominciò a batterle a ritmo della melodia del cellulare e ogni pensiero razionale sembrò svanire. Cercò di ricomporsi e rispose modulando la voce in modo da non sembrare agitata.
“Pronto?” Il tentativo riuscì a metà, la voce infatti venne fuori tremante.
“Ev, sono Jared.” Rispose una voce più o meno preoccupata.
“Jared! Mi mancava sentirti! Come stai?” Chiese, più calma. Per un momento aveva creduto che fosse Shannon.
“Io bene, stiamo andando avanti con le canzoni per il prossimo album.” Il cantante abbassò di poco la voce. “Tu, Ev, come stai?” Chiese serio. Evelyn sospirò, temeva quella domanda.
“Io.. potrei stare meglio se solo.. insomma, lo sai. Però con la mia famiglia va tutto a meraviglia, almeno.” Disse, giocherellando con la cerniera della valigia riposta sul letto.
“Sono contento per te. Quando torni?”
“Oh, parto tra un’ora.”
“Fantastico, allora quando torni ci vediamo.”
“Sì, ci conto!” Disse lei, sorridendo. Le faceva piacere sentirlo, il loro rapporto di amicizia non era cambiato dopo la litigata con Shannon.
“Ev, devo scappare.” Disse, parlando in fretta. Ad Evelyn sembrò di sentire delle voci maschili che lo chiamavano. Probabilmente suo fratello e Tomo. “Allora ci vediamo stasera!” La salutò.
“Sì, a stasera!” Evelyn stava per chiudere, ma si fermò. “Jay.. lui come sta?”
Ma nessuno poté risponderle, perché Jared aveva già chiuso la chiamata. Rimase con il telefono vicino all’orecchio, lo sguardo perso nel vuoto. Mise giù l’apparecchio e si alzò dal letto, passandosi le mani tra i capelli. Stupida. Come dovrebbe stare? Sicuramente bene senza di te.
Scosse la testa per scacciare via quei pensieri e cominciò a riporre le sue cose nei bagagli. Lo fece con grande dispiacere: avrebbe voluto che i giorni di permanenza fossero di più, per rafforzare ancora quello splendido rapporto che aveva acquistato con i suoi parenti.  Poi però, mentre faceva spazio nella valigia, trovò la maglietta che aveva preso da casa di Shannon. Una fitta la colpì al cuore quando, portandola verso il volto, il profumo di lui penetrò nelle sue narici. Rimase così a lungo, ricordando che quella era la maglietta che Shannon indossava il primo giorno che si erano incontrati. Ripensò al suo sguardo intenso mentre passeggiavano sulla spiaggia e le sue labbra che si avvicinavano a lei quando erano a casa sua. Una grande nostalgia la pervase.
Questo fece sì che la partenza fosse meno dolorosa, perché il dispiacere nel lasciare la sua famiglia fu sostituito dalla voglia di rivedere lui. Promise a se stessa che non avrebbe aspettato un giorno di più, e appena arrivata a Los Angeles sarebbe corsa da lui. Aveva bisogno di parlargli, di chiarire. Di dirgli che lo amava più di chiunque altro, ma non sapeva se sarebbe bastato.
Quando arrivò il momento di partire salutò sua madre promettendole che si sarebbero riviste presto, poi salì in macchina di suo fratello e arrivarono in aeroporto in mezz’ora. Duncan la aiutò a prendere le valigie e insieme fecero il check-in, poi si sedettero e attesero il volo.
Evelyn era sovrappensiero e non aveva spiccicato parola da quando erano saliti in macchina. Lui non l’aveva disturbata perché la conosceva e sapeva che era meglio non parlarle quando era così silenziosa, altrimenti avrebbe risposto a monosillabi. Quando il silenzio divenne imbarazzante, però, cambiò idea.
“Ev, a cosa stai pensando?” Le chiese, scrutandola.
“A tante cose.” Disse lei, facendo una pausa. “è che mi dispiace lasciare Chicago, ma allo stesso tempo non vedo l’ora di ritornare a Los Angeles.”
“Per lui?” Chiese ancora Duncan, cauto.
“Non solo per lui. Ma devo ammettere che Shannon è la ragione principale.” Fece un piccolo sorriso, e Duncan la imitò.
“Sono sicuro che andrà tutto bene, Ev. Non può farsi scappare una come te.”  Cercò di rassicurarla.
“Lo spero, Dun. Ma mi sembra molto improbabile. Insomma, Shannon non è il tipo che perdona facilmente.” Abbassò lo sguardo, tormentandosi le dita, come faceva sempre.
“Beh ma se ami una persona non puoi negarle una seconda possibilità. Se sei innamorato non vorresti perderla per niente al mondo.”
“Vorrei tanto crederci, ma a volte l’amore non basta. Forse il mio sbaglio è stato troppo grande.” Rimasero in silenzio, lei ad osservare il decollo degli aerei attraverso la grande vetrata e lui a guardare sua sorella così fragile, ma allo stesso tempo così forte. Capì che se Shannon non l’avesse perdonata, lei ne avrebbe sofferto moltissimo. Quando parlava di lui le si illuminavano gli occhi, se possibile diventava ancora più bella e lui non poteva lasciarla così, senza darle la possibilità di rimediare, di aggiustare le cose. Era una storia troppo bella per finire in quel modo.
Partirono dopo una ventina di minuti. Duncan andò con lei perché doveva sistemare alcune faccende di lavoro, ma la accompagnò anche perché non voleva lasciarla sola, voleva esserle vicino, perché finora non lo era mai stato e lei ne aveva bisogno più che mai in quel momento.
Le tre ore in aereo trascorsero abbastanza in fretta, Evelyn dormì la maggior parte del tempo, mentre suo fratello cercava di capire qualcosa in più, pensando alla stanchezza che tutta quella situazione le stava creando. L’ha resa talmente felice che senza di lui non potrà mai esserlo. Una terribile verità, che avrebbe condizionato per sempre la vita di quella ragazza, se le cose fossero andate come tutti temevano.
Duncan smise di pensare a questo quando la hostess lo fece riemergere dai suoi pensieri chiedendogli se desiderava qualcosa, ma lui scosse la testa con un sorriso e lei si allontanò. Cominciò a leggere una rivista che aveva comprato in aeroporto e si concentrò sugli articoli. Una leggera turbolenza sull'aereo fece destare Evelyn, che si stropicciò gli occhi e si stiracchiò per bene, rendendosi poi conto che erano ancora in aereo. Chiese a suo fratello quanto mancava all'arrivo e lui le rispose che in un quarto d'ora l'aereo sarebbe atterrato.
“Non dormivo da quando sono arrivata a Chicago.” Disse lei.
“Davvero?” Duncan distolse l’attenzione dalla rivista.
“Già… proprio non ci riesco. Se dormo sogno quella sera e mi sveglio con il cuore che sembra scoppiare.” Spiegò lei. “A volte vorrei che fosse davvero solo un sogno. Vorrei che non fosse mai accaduto. E invece mi sveglio ed è tutto vero, la sua assenza è reale. È la parte più terribile.”
Duncan la guardò apprensivo, circondando la sua spalla con un braccio e avvicinandola a sé.
“Finirà. Tutto questo sarà solo un brutto ricordo.” Le sussurrò all’orecchio. “E se non dovesse essere così, imparerai a cancellarlo. Sarà difficile, ma puoi farcela.” Le fece l’occhiolino e lei sorrise, affondando il viso nella sua camicia.
Esattamente un quarto d’ora dopo, come Duncan aveva detto, l’areo atterrò e i due scesero lentamente. Camminarono in silenzio verso le porte scorrevoli che li avrebbero introdotti nell’aeroporto ed entrambi avevano troppi pensieri in testa per poterli esprimere ad alta voce. Duncan chiese a sua sorella di aspettarlo, dicendole che andava in bagno e lei annuì. Rimase in piedi accanto alle valigie ad aspettare e intanto pensava che avrebbe dovuto chiamare Jared per avvisarlo che quella sera era disponibile. Fece per prendere il cellulare, ma una voce distolse la sua attenzione e smise di frugare nella borsa.
“Non c’è bisogno di chiamarmi.” Alzò lo sguardo e si trovò davanti Jared, sorridente come non mai. Evelyn gli buttò le braccia al collo.
“Jared! Mi sei mancato.” Disse.
“Anche tu mi sei mancata, Ev.” Si staccarono l’uno dall’altra, sorridendo come due bambini.
“Non ci posso credere, come mai sei venuto in aeroporto?”
“Beh, volevo farti una sorpresa.” Rispose lui. Nel frattempo, Duncan li stava raggiungendo. Si paralizzò non appena ebbe messo a fuoco la figura che parlava con sua sorella e rimase a fissarlo. “Oh mio Dio” Riuscì a dire.
“Nah, preferisco Jared.” Scherzò il cantante. “Piacere di conoscerti.” Disse porgendogli la mano.
“Duncan.” Rispose porgendo la sua. Riuscì a sbloccarsi e a comportarsi in maniera razionale, sebbene gli risultasse difficile abituarsi all’idea che sua sorella facesse parte della vita di delle rockstar. Tuttavia chiacchierò un po’ con Jared mentre uscivano dall’aeroporto e perse così l’imbarazzo iniziale. Prima di attraversare le porte scorrevoli, Jared bloccò Evelyn.
“Ev, venire qui non è l’unica sorpresa che ho voluto farti.” La guardò serio. “Ora io e tuo fratello usciamo da questa parte. Fuori c’è un taxi, saltaci su, il tassista sa dove portarti. Lascia qui le valigie, ci pensiamo noi.” Le posò le mani sulle spalle, scrutando le sue iridi verdi. “Comunque andrà, io ci sarò sempre. Non ti abbandono.” E dicendo così, si allontanò seguito da Duncan che aveva ascoltato la conversazione.
Evelyn ancora non riusciva a comprendere le parole di Jared, non aveva alcuna idea di che cosa avesse voluto dire. Guardò attraverso le porte trasparenti e si accorse che aveva iniziato a piovere. Nonostante fosse frastornata e ancora confusa, seguì le sue indicazioni e salì in macchina cercando di bagnarsi il meno possibile. Mentre il tassista la conduceva nel luogo a lei sconosciuto, continuò a scervellarsi sulle parole di Jared, soprattutto sulle ultime, ma non ne uscì niente di ragionevole. Decise allora di limitarsi ad osservare fuori dal finestrino e capire in quale luogo stava andando. Riconobbe strade familiari, ma fu solo quando l’auto si fermò che capì dove si trovava. Scese lentamente, ormai non aveva più paura di bagnarsi.
Il parco dove venivo sempre dopo il lavoro. Fu il suo primo pensiero.
No, il parco dove ho conosciuto Shannon. Si corresse poi.
I ricordi, gli stessi che le erano tornati in mente quella stessa mattina, riaffiorarono più vivi che mai. Ricordò ogni momento di quel giorno. Quasi le sembrò di sentire la voce di lui che si schiariva, come quella volta. Sussultò rendendosi conto di quanto sembrasse reale. Fin troppo reale.
“Mi scusi se l’ho spaventata.” Non potette crederci. Quando si voltò le sembrò un’allucinazione, uno stupido scherzo della sua memoria. Ma quel volto che la guardava sorridendo appena, quello stesso volto che le aveva fatto compagnia nei sogni delle passate notti infernali, era vero. Se avesse avuto il coraggio di allungare le mani verso il suo viso avrebbe potuto rendersene conto. Ma rimase immobile, sconvolta. Le stesse parole di quel giorno. Come poteva, lui, ricordarle? Eppure anche lei non le aveva dimenticate.
Shannon le si avvicinò lentamente. Misurò ogni passo, mantenendo lo sguardo fisso nei suoi occhi. Due sguardi verdi che si osservavano, si studiavano, parlavano. Poi anche le sue labbra pronunciarono qualcosa, dopo aver sospirato. La pioggia continuava a scendere copiosa, ma a nessuno dei due sembrava importare.
“Non ce la faccio a starti lontano.” Scosse la testa. “Credimi, ci ho provato. Ma non ce la faccio.” La voce era quasi un sussurro. “Persino quando ti ho detto di andartene da casa mia non volevo che lo facessi. Ho solo pensato che fosse giusto, che era una cosa che andava fatta. Ma questi giorni senza di te sono stati un inferno; io credevo di essere più forte, credevo che ce l’avrei fatta, ma non è così. Io… ti amo troppo, e non posso lasciarti andare.” Gli occhi lucidi, la voce tremante. “Non posso. E non me ne andrò di qui a meno che tu non venga con me.”
Evelyn, il cuore in tumulto e gli occhi che brillavano di gioia, non poté fare altro che coprire la poca distanza che era rimasta tra di loro. Le loro labbra si unirono come se non avessero aspettato altro fino ad allora. Un bacio che sapeva di pioggia e di riconciliazione. Sapeva di loro due uniti in una sola cosa. Sapeva di amore, quello vero, quello che arriva quando ormai hai smesso di crederci.
Evelyn accarezzò il volto di Shannon, passando le dita sulle lacrime che scendevano silenziose e che quasi si confondevano con la pioggia. Lacrime che erano sgorgate durante il bacio, lacrime di gioia.
Evelyn non se lo sarebbe mai aspettato, ma era così. Aveva pianto. Così come aveva fatto lei.
“Ho creduto davvero che fosse finita. Mi sono sentita morire in questi giorni.” Disse trattenendo i singhiozzi. “Non sarei mai riuscita ad andare avanti senza di te. Potrai mai perdonarmi per quello che ti ho fatto?”
“Ti ho già perdonato.” Rise. “Tu sei tutto ciò di cui ho bisogno. Non ti lascerò andare mai più.” La strinse a sé come aveva sempre fatto e finalmente tutto per Evelyn fu al posto giusto. La sua famiglia, Jared, Shannon… aveva trovato l’equilibrio che non c’era mai stato prima di allora. Per la prima volta niente andava male, non c’erano questioni irrisolte, non c’erano bugie, non c’erano litigi. Era tutto meravigliosamente perfetto.
  
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