Capitolo
22
Scommetti?
Sabato
pomeriggio.
Una tragedia
annunciata.
Cheppalle.
Un fischio
decretò la fine di tutto.
-WOOAAAAA!!!!!
-Non è
possibile!!!
-Ci è mancato
tanto così!
-Non è
giusto!
-Evvai!!
-Ha barato!!
L’ha fatto apposta!!
-Bugiardo!!
-Bastardi!
-Puzzoni!
Nel clamore
generale, una voce annunciò:
-INCREDIBILE MA
VERO, SIGNORE E SIGNORI! INSEGNANTI E STUDENTI! GIOVANI - E MENO GIOVANI - MAGHI
E STREGHE DI HOGWARTS!!!! DOPO QUESTA ESTENUANTE PARTITA, RICCA DI COLPI DI
SCENA, DI FALLI E DI ESPULSIONI, PER UN SOFFIO, E DICO, PER UN SOFFIO, CORVONERO BATTE
SERPEVERDE!!!
Boato dagli
spalti nero-blu.
Silenzio di
tomba dalle zone verde-argento. Gli striscioni erano spariti in men che non si
dica. In quella zona le facce da funerale si sprecavano.
Bella si lasciò
cadere pesantemente a sedere.
Tutta la
tribuna Grifondoro – tranne lei - stava festeggiando alla grande, manco avessero vinto loro.
Non andava bene
per niente.
Draco non
l’avrebbe sicuramente digerita presto, tutta quella faccenda. Erano giorni che
le faceva una testa così – certo, quando si accorgeva della sua esistenza, tra
un allenamento di Quidditch e l’altro – sulla partita Corvonero-Serpeverde: ‘la
resa dei conti’ l’aveva chiamata, ‘la punizione con
Certo, non era
colpa sua se si trovava in una squadra di brocchi: nessuno che avesse ancora
capito da che parte si impugnava una scopa.
E sì che s’era
impegnato per farli migliorare. Aveva speso ogni prezioso secondo del suo tempo
libero – cosa che a Bella non era andata giù per niente – in campo con quei
mammalucchi.
Per
perdere.
Contro
Roberts.
I Serpeverde
avevano comunque fatto la loro bella figura, alla fine.
Draco era cento
volte meglio del cercatore dei Corvonero. Era quella la sua certezza, il suo
asso nella manica.
Si sapeva, dopo
Potter – e lui non l’avrebbe mai ammesso – era lui il più
bravo.
Non fosse stato
per quel bolide…
Era davvero
spuntato fuori dal nulla, a momenti gli arrivava dritto in
testa.
Bella si lasciò
sfuggire un gemito.
Non ci voleva
assolutamente.
Era certa –
certissima! – che l’avrebbe purgata lei adesso.
Di sicuro, ma
non al cento per cento…di più.
Dannazione,
dannazione e ultra dannazione.
Cheppalle.
La scuola era
ricominciata da neanche un mese e tutto stava andando a rotoli.
Quando l’avebbe
mai recuperato quel votaccio in Aritmanzia? Quando??
E quando
avrebbe perso il chilo che aveva messo su durante le feste?
Ma soprattutto,
quando – QUANDO – avrebbe potuto sfiorare in pubblico il suo
non-si-sapeva-bene-cosa Draco, senza che questo la scacciasse come una mosca
fastidiosa?
Sciò sciò, le
faceva con la mano.
Cheppalle.
Probabile che
Che
angoscia.
Con il broncio,
si mise a sgranocchiare un paio di noccioline.
Le era anche
spuntato un brufolo sul mento.
Fantastico.
Meraviglioso.
Ma che bella
giornata, ma che bel periodo.
Si sentiva
depressa e non sapeva nemmeno lei il perché.
L’euforia che
aveva caratterizzato la prima parte di quell’anno scolastico era calata un po’
dopo Natale.
In primis Draco
aveva i suoi esami a cui pensare. E ciò significava pochissimo tempo per
sgambettargli attorno in cerca di attenzioni.
In ‘secondis’
le cose tra loro due non è che fossero poi ‘fiorite’.
Tutto stabile.
Tutto indefinito. Tutto un macello.
‘Ma siete
insieme o no?’ le chiedevano le altre ragazze la sera, in dormitorio, quando non
si aveva voglia di dormire.
Ovvero,
sempre.
Mmm…vediamo.
Guarda, parliamone. Cosa intendi tu per ‘state insieme’?
‘Non vi vedo
mai in giro a fare la coppietta felice. Si è dichiarato? Ti ha già detto che ti
ama? Ohhh, Malfoy che dice ‘ti amo’ non riesco proprio a
immaginarmelo’.
Ecco, brava,
neanche io.
Così Bella
glissava le domande rintanandosi in bagno o girandosi dall’altra parte fingendo
un sonno da paura, fuorchè restarsene poi sveglia per ore, con gli occhi
spalancati a fissare il buio.
Draco che
l’amava. Grasse e grosse risate.
A dirla tutta
nemmeno lei sapeva se Amore fosse ciò che provava - e aveva avuto un sacco di
tempo per pensarci - quindi figuriamoci.
Ossessione, poi
affetto, certo. Attrazione fisica, bisogno di vederlo, necessità impellente di
sentire la sua voce. Sogni, sogni, sogni. Tristezza – molta, molta tristezza, e
profonda, profonda - per un suo ‘no’, per un suo voltarsi dall’altra parte, per
un suo decidere di ignorarla. Euforia per un suo sguardo – uno solo- durante la
colazione, per un’occhiolino fatto per caso, un ammiccamento, un mezzo sorriso,
una parola in più, uno sfioramento di gomito non casuale in
biblioteca.
Così finiva per
trascinare se stessa e il suo piumone verso la finestra.
Si appollaiava
lì a fissare il cielo e il lago Nero mescolarsi con
Una mattina
l’avevano trovata mezza ibernata, con la testa appoggiata al vetro e i capelli
neri tutti scarmigliati.
A Ginny era
venuto un mezzo infarto.
Cheppalle.
Una folata di
vento gelido le fece venir voglia di infilare tutta la testa sotto al mantello o
di rintanarsi sotto alle coperte, per uscirne solo a primavera
inoltrata.
Ron Weasley,
dietro di lei, stava intonando un improvvisato inno, tutto dedicato alla squadra
di Corvonero.
Una roba del
tipo ‘Edward Roberts ti adoriam, Roberts
Roberts noi ti amiam’.
Un nuovo
successo. Certo, avrebbe potuto proporgli di diventare il nuovo paroliere degli
Sweet Nightmares.
Ginny, forse
spinta da un moto di pietà verso la sua compagna, lo riprese malamente – tra le
risate, comunque:
-Ma non eri tu
che settimana scorsa andavi in giro sbandierando il tuo odio per McBlady e i
suoi compari?
-Ma che
c’entra? E poi Mc Blady neanche fa parte della squadra! È Roberts quello che ha
infilato undici volte – e dico undici! – la pluffa nella porta di quegli
schifosi Serpeverde. Lui sì che è forte! Ehi, Bella! Perché non cambmmph...
-Stai
zitto!!
Sentendosi
chiamata in causa, Bella si voltò svogliatamente, giusto in tempo per vedere
Ginny nel tentativo di soffocare suo fratello con la
sciarpa.
Ma non ci badò,
presa com’era nel seguire con lo sguardo un Draco a dir poco furioso.
Ora stava nel
bel mezzo del campo, a insultare Roberts, trattenuto dai suoi compagni, mentre
quell’altro gli ghignava in faccia.
Bella non provò
nulla di particolare nel vedere quella scena, perlatro non nuova.
Niente
indignazione, niente rabbia, niente di niente.
Cheppalle.
Quando le
squadre si furono ritirate negli spogliatoi, il pubblico cominciò ad abbandonare
gli spalti, ancora parlottando chi della parata di quello, chi della virata
dell’altro e quasi tutti su ‘Malfoy avrebbe afferrato il boccino, non fosse
stato per quel bolide pazzesco!’.
Già.
Non fosse stato
per quel bolide.
Che la sfiga
sia con noi.
Bella rimase a
gironzolare attorno al campo per un po’, poi, dato che nessun biondo Serpeverde
si decideva a uscire dagli spogliatoi, si diresse sconsolata verso il castello,
controllando a intervalli regolari dietro di sé.
Cheppalle.
Si fermò
accanto alle scale nell’atrio, contando i quadri appesi alle pareti per
ingannare il tempo, attorcigliandosi una ciocca di capelli attorno alle dita
della mano.
Alla fine,
schiacciata da un peso ancora non ben definibile e con un presentimento poco
felice, si tirò stancamente su per le scale, verso il dormitorio, ansiosa di
infilarsi sotto alle coperte, in attesa di scendere a
cena.
-Uff.
Cheppalle.
Ciò che Bella
non sapeva – e che non poteva sapere – era che Draco era l’unico a trovarsi
ancora negli spogliatoi.
Seduto su una
panca, a fissarsi i piedi.
Ancora
semi-interdetto.
Prima della
partita era accaduto un fatto, per così dire, curioso.
Una scommessa,
a dirla tutta.
Una scommessa
tra Draco Malfoy e Edward Roberts.
Una scommessa
come tante.
‘Ma sì’ si era
detto. ‘Non mi batterà mai’.
Si sa, troppa
sicurezza e troppo orgoglio, spingono a commettere errori non facilmente
rimediabili.
Una parola tira
l’altra.
E due mani si
erano strette.
Un patto
sancito.
Un patto
idiota.
Poi i Corvonero
li avevano battuti.
Roberts aveva
vinto.
E adesso, per
tre interi giorni, tre interi e
lunghissimi giorni, quello schifoso avrebbe avuto campo libero con
B.B.
Senza che lui
potesse intervenire in nessun modo.
Non era tanto
il timore che Bella potesse cedere alle avances del Corvonero, a
preoccuparlo.
O meglio. Gli
dava un sacco fastidio, ma…
Bè, se l’era
cercata.
E adesso doveva
starsene zitto e guardare quell’altro deficiente che ci provava con la sua ragazza.
Che ultimamente
si comportava in modo strano, tra l’altro.
Comunque.
Ciò che
veramente lo preoccupava era…meglio non pensarci.
…
Si.era.giocato.B.B.
…
Se Bella fosse
venuta a conoscenza della scommessa, sarebbero stati guai, grossi
guai.
-Oohh. Sono
morto – gemette.