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Autore: irene1    08/08/2012    2 recensioni
Mi girai e, quando la vidi, la pelle mi si accapponò.
-RAF!-era completamente nuda, distesa supina, piena di graffi e sangue e i suoi occhi, i suoi magnifici occhi color del mare, erano fissi sul muro di fronte a lei.
-Raf ti prego rispondimi!- le sussurrai abbracciandola e scuotendola ma era sotto shock e semi incosciente, cosa che veniva dimostrata dal forte tremore e dallo sguardo fisso sul muro.
Non riuscii a farne a meno, le lacrime mi uscirono da sole; eppure non avevo mai pianto in vita mia! Velocemente presi il cellulare dalla tasca e composi il numero dell’ambulanza; sarebbe arrivata entro 20 minuti.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti | Coppie: Raf/Sulfus
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Nessun posto è lontano. Se desiderate essere accanto a qualcuno che amate forse non ci siete già?


Prologo:

-Driiiiiiiin!- Erano quasi 10 minuti che la sveglia suonava, quando mi svegliai ; ancora mezza addormentata scostai il lenzuolo e pigiai il bottone della sveglia, facendo sprofondare la mia stanza nell’assoluto silenzio della mattina, sempre se non si considerano gli uccellini che cinguettavano e i rumori dei maggiordomi e delle cameriere che trafficavano per preparare il tavolo della colazione.
Mi voltai verso la sveglia e guardai l’ora: le 7;30
Alle 7;40 avevo appuntamento con le mie amiche! Miseriaccia non ce l’avrei mai fatta! Non potevo certo arrivare in ritardo il primo giorno di scuola!
Quasi caddi quando scesi dal letto e corsi in bagno a lavarmi; feci il più in fretta possibile, poi tornai in camera a vestirmi e truccarmi.
-Buongiorno Signorina Raf- mi salutò Andreas il mio maggiordomo quando mi vide scendere l’enorme scalinata per andare a fare colazione
-Buongiorno Andreas; mio padre è in casa?- chiesi poco convinta; oramai sapevo già qual’era la risposta
-No signorina; il signor Serafini è partito questa mattina presto e sarà di ritorno tra due giorni. Ha lasciato questo per lei- disse porgendomi un piccolo biglietto color avorio.
“Mia piccola Raf, sono dovuto partire per impegni inprorogabili, mi spiace. Un bacio papà”
-tanto ormai ci sono abituata- sospirai al maggiordomo restituendogli il biglietto.
Prima di uscire mi avvicinai ad una cassettiera messa accanto alla parete sinistra vicina alla porta d’ingresso per prendere le chiavi e mi fermai a rimirarmi allo specchio
Durante l’estate ero cambiata molto; i capelli dorati erano cresciuti fino ad arrivare al fondoschiena mentre la mia ciocca rossa mi incorniciava la parte destra del viso fino alla spalla.
Persino il colore dei miei occhi era cambiato; da azzurro cielo era diventato di un verde acqua che faceva invidia al colore dell’acqua della barriera corallina, dove avevo passato le vacanze quell’anno.

Ero dimagrita anche, ma non avevo perso le mie curve, ed ero cresciuta di almeno 3 centrimeti… Come minimo ero alta 1 e 78.
Le persone che m’incontravano per strada non facevano altro che guardarmi.

Con un sospiro chiusi la porta di casa; chissene importava se anche ero la più bella di tutte… a cosa serviva se poi il proprio padre nemmeno ti degnava di uno sguardo… certo gli volevo bene e anche lui me ne voleva; mi trattava come una principessa, anche se a volte esagerava; il problema stava nel fatto che era sempre impegnato con il lavoro… Non era mai partito per più di due giorni ma se non era fuor per lavoro, era rinchiuso nel suo ufficio e io? Era come se non esistessi.

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-Driiiiiiiiin!- Con un pugno feci finire la sveglia contro la parete, poi mi voltai dall’altra parte e mi rimisi a dormire.
-Buongiorno signorino Sulfus; dormito bene?- chiese il mio maggiordomo mentre entrava nella mia stanza con il vassoio della colazione
-Benissimo Lucas, almeno finche quella fottutissima sveglia del cavolo non mi ha svegliato!- risposi stiracchiandomi e mettendomi a sedere; accesi la televisione e guardai l’orario che davano sul telegiornale: 7;50
-mpf… come sempre arriverò in ritardo- dissi sghignazzando a Lucas
Con tutta la calma del mondo feci colazione, mi lavai e mi vestii; dovevo farmi pur riconoscere il primo giorno di scuola… o no?!
Una volta fatta la doccia rimasi con un asciugamano allacciato alla vita a specchiarmi nel mio specchio gigante
“Mio dio ma quanto cavolo sono figo!” pensai tra me e me sogghignando
I capelli blu-neri erano arrivati fino alle spalle ma a me piacevano molto di più così che corti come tutti gli altri figli di papà; facevano colpo sulle ragazze… soprattutto abbinati ai miei occhi color ambra/miele. Poi il tocco finale lo dava il fatto che non ero grosso ma avevo degli addominali ben scolpiti… Insomma ero il più figo del quartiere. E tra meno di mezz’ora lo sarei stato anche della nuova scuola… Il liceo Golden School era tra i migliori licei della città e la retta era talmente costosa che solo le famiglie più ricche potevano permetterselo.
“E io” mi dissi con un ghigno “sono il più potente di tutti… e anche il più figo!”
  
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