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Autore: irene1    08/08/2012    3 recensioni
Mi girai e, quando la vidi, la pelle mi si accapponò.
-RAF!-era completamente nuda, distesa supina, piena di graffi e sangue e i suoi occhi, i suoi magnifici occhi color del mare, erano fissi sul muro di fronte a lei.
-Raf ti prego rispondimi!- le sussurrai abbracciandola e scuotendola ma era sotto shock e semi incosciente, cosa che veniva dimostrata dal forte tremore e dallo sguardo fisso sul muro.
Non riuscii a farne a meno, le lacrime mi uscirono da sole; eppure non avevo mai pianto in vita mia! Velocemente presi il cellulare dalla tasca e composi il numero dell’ambulanza; sarebbe arrivata entro 20 minuti.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti | Coppie: Raf/Sulfus
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Capitolo 3:

-Sarà anche carino quanto vuoi ma è antipatico!- Sbottò Miki verso la cugina, che non faceva altro che sospirare al ricordo del ragazzo che sen’era andato in moto
-Si ma è troppo figo!- le rispose Dolce, come se questo lo giustificasse; noi altre non potemmo fare a meno di scoppiare a ridere
Avrei potuto benissimo difenderlo, dir loro che non era affatto così, ma Sulfus mi aveva chiesto di non farlo… E poi c’era anche un'altra cosa che adesso mi preoccupava; nonostante quello che avevo detto a lui, non ero poi così sicura che lui mi avesse consolata senza doppi scopi.
-Ehi Raf mi hai sentito?- chiese Uriè facendomi ridestare dai miei pensieri, gli stessi che mi avevano portata lontana, fino alla scuola, a farmi preoccupare dei motivi che avevano spinto il ragazzo quel giorno a preoccuparsi per me
-No scusa puoi ripetere?- chiesi io
-Ho detto che è tardi e che quindi noi torniamo a casa bell’addormentata!- Mi rispose ridendo. Mi voltai verso l’orologio: le 18;30
Cavolo come era volato il tempo!
-Ok ragazze ci vediamo domani- dissi accompagnandole fino alla porta e salutandole con un bacio sulla guancia
Salii in camera mia e, dopo circa 10 minuti, Andreas venne a chiamarmi per la cena. Mangiai in silenzio e, una volta finito, dato che non ne potevo più di quel silenzio da deserto, decisi di andare a fare una passeggiata.
Quando uscii, il vento freddo mi rinfrescò il viso; decisi di andare in un posto abbastanza isolato, nel cuore della città, in modo da poter pensare.
Era ormai mezz’ora che camminavo e non vedeva anima viva, quando un mano mi prese per un braccio, mi trascinò di peso in un vicolo buio e, buttandomi contro il muro, iniziò a toccarmi il seno.
-Ciao bellezza… che ne dici di divertirci insieme? Sei così bella- mi sussurrò lo sconosciuto all’orecchio, facendomi venire i brividi dalla paura; la puzza di alcol e fumo mi riempiva le narici, e la mia gola, che già non riusciva ad emettere alcun suono a causa della paura, si chiuse ancora di più.
-No… ti prego lasciami!- tentai di urlare sperando che qualcuno mi sentisse.. Che corressero ad aiutarmi e a porre fine a quello che stava diventando il più grande incubo vivente della mia vita, ma era tutto inutile.. La mia voce non ne voleva sapere di uscire
-Se vuoi vivere ti conviene stare zitta!- soffiò l'uomo vicino al mio orecchio, premendo una mano sopra la mia bocca e prendendo un coltellino a serramanico con l'altra; poi avvicinò il coltellino alla mia gamba e lo premette.. Sbiancai vedendo il mio sangue colare sulla coscia.
Nonostante la paura mi attanagliasse lo stomaco come una morsa invisibile, però, mi ritornò in mente un programma che avevo visto in tv e, con uno scatto felino, gli tirai una ginocchiata nello stomaco con la gamba libera; evidentemente non si aspettava una mossa del genere perchè riuscii a prenderlo in pieno. Mi lasciò andare, facendo cadere il coltello, per premersi le braccia sullo stomaco e io corsi verso l'inizio della via.. Ero quasi in salvo, mancavano solo pochi passi.. Ma lui fu più veloce di me. Mi prese da un braccio e mi strattonò talmente forte che io persi l'equilibrio e caddi per terra, sbattendo la testa contro l'asfalto. L'essere mi diede uno schiaffo in faccia e con una mano mi tenne ferme le braccia, mentre con l'altra iniziò a toccarmi nei punti più privati, baciandomi nel mentre lungo il collo. Quei baci mi provocavano solo nausea e paura, non piacere. Tremavo e sentivo le lacrime fremere per uscire.. Ma non volevo dargli anche quella soddisfazione. Lui con una lentezza estenuante e un gigno che di umano aveva ben poco, mi toccava e accarezzava dove nessuno mai era arrivato, prendendo ciò che di più privato avevo.. Mi sentivo violata. Chiusi gli occhi cercando in tutti i modi di non pensare a ciò che quell'uomo mi stava facendo, ma era impossibile. Sentivo i suoi gemiti nel mio orecchio

Un’ora dopo, quel maledetto maniaco si riabbottonò i pantaloni e se ne andò, lasciandomi seminuda per terra, a perdere sangue; ormai l'atto era finito.. Io mi sentivo finita.. Non avevo le forze per alzarmi, ne per muovere un singolo muscolo. Nessuno sarebbe corso ad aiutarmi, così come non lo avevano fatto prima, non che me ne importasse qualcosa.. Ero in uno stato catatonico.
Calde goccie mi caddero sulla guancia; d’apprima pensai che stesse iniziando a piovere, però era strano; la pioggia non era calda, ma gelida come l’aria visto che eravamo a settembre. Poi mi accorsi che erano lacrime. Le mie lacrime.
Avevo iniziato a piangere senza nemmeno accorgermene e ora non riuscivo più a smettere. In più avevo freddo, tanto freddo.
In quel momento pensai alle mie amiche, che mi erano sempre state vicine senza aver mai chiesto nulla in cambio, perché è così che si fa in amicizia… Magari certe volte ci rinfacciavamo le cose, ma dentro sapevo che senza di loro non ce l’avrei mai fatta.
Ripensai anche a mio padre, che non mi rivolgeva più la parola da un anno a questa parte, senza nemmeno che io sapessi il motivo.
E ripensai a lui. I suoi occhi color ambra, i capelli blu che gli accarezzavano il viso.. Rimpiansi il fatto di non aver avuto più tempo per conoscerlo
Come uscito dai miei sogni, vidi il viso di Sulfus davanti ai miei occhi; lui mi chiamava, urlava il mio nome e, impossibile ma vero, aveva il viso rigato di lacrime.

Ora che avevo visto quell’immagine ne ero certa… stavo delirando, perché era impossibile che Sulfus potesse piangere in quel modo tanto disperato, soprattutto per me, che non ero niente per lui, se non una ragazza appena conosciuta.

*************************************************************************************

 
Uscito da casa di Raf, me ne andai a casa a cambiarmi, poi la limousine mi accompagnò a lavoro, dove rimasi fino a mezzanotte circa. Ero pieno di cose da fare e di appuntamenti dannazione!
Tutta colpa di quello stronzo di mio padre… Era solo colpa sua se dovevo lavorare!
Avevo voglia di farmi una passeggiata, quindi decisi di farmela a piedi. Ero più o meno a metà strada quando sentii dei piccoli gemiti, accompagnati da un singhiozzare abbastanza famigliare, provenienti dal vicolo accanto a me.
Mi girai e, quando la vidi, la pelle mi si accapponò.
-RAF!-era completamente nuda, distesa supina,  piena di graffi e sangue e i suoi occhi, i suoi magnifici occhi color del mare, erano fissi sul muro di fronte a lei.
-Raf ti prego rispondimi!- le sussurrai abbracciandola e scuotendola ma era sotto shock e semi incosciente, cosa che veniva dimostrata dal forte tremore e dallo sguardo fisso sul muro.
Non riuscii a farne a meno, le lacrime mi uscirono da sole; eppure non avevo mai pianto in vita mia! Velocemente presi il cellulare dalla tasca e composi il numero dell’ambulanza; sarebbe arrivata entro 20 minuti.
Mentre aspettavamo l’ambulanza, mi tolsi la giacca e gliela misi in modo da coprirle almeno il seno a la parte intima, poi mi sedetti meglio e l’appoggia sulle mie gambe, con la testa sulla spalla.
Feci passar le dita tra l’oro fuso che erano i suoi capelli, parlandole… non ero sicuro che mi sentisse, ma le parlavo lo stesso, dicendole che sarebbe andato tutto bene e che non si doveva preoccupare.
Abbassai lo sguardo sui miei pantaloni e vidi che erano pieni di sangue
“Dove si è andata a infilare sta cavolo di ambulanza!” pensai sempre più preoccupato; stava perdendo un sacco di sangue dannazione.
Finalmente in lontananza si sentì la sirena dell’ambulanza, che si faceva via via più forte. Mi alzai in piedi, asciugai le lacrime e la presi in braccio; Uscii dal vicolo proprio mentre l’ambulanza svoltava verso di noi.

-Dev’essere stata violentata!- Risposi quando uno degli infermieri mi chiese cosa fosse successo, poi salii in ambulanza e mi sedetti accanto lei.

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C’era luce… troppa luce! E anche tanto rumore; tante voci che si moltiplicavano nella mia testa, che sembrava dovesse esplodermi da un momento all’altro
-fuori pericolo- disse una di quelle voci. Con chi ce l’aveva?
-…la famiglia…- non riusciva a collegare le frasi ne a riconoscere le voci, era troppo doloroso. La luce sparì.
Dopo quella che parve un eternità riaprii gli occhi… La testa non mi faceva più così male come prima, ma in compenso sentivo un lieve pizzicore al polso sinistro; Mi girai e vidi la causa del mio fastido. Avevo una flebo attaccata al braccio. Cercai di ricordare cos'era successo ma era ancora intorpidita
-Ti sei svegliata finalmente- disse una voce facendola saltare… Era Sulfus; era seduto su una sedia e, a quanto pareva, doveva essersi appena svegliato visto che con una mano si grattava gli occhi ancora più assonnati della voce.L’altra mano, notò con felicità Raf, era chiusa attorno alla sua.
"Cos'è successo?" Stavo per chiedere,ma non feci in tempo ad aprire le labbra che ogni singolo istante di quella orribile nottata mi si riversò addosso. I miei occhi orripilanti e spaventati incontrarono quelli preoccupati di lui e si riempirono nuovamente di lacrime.
Quel giorno avevo versato ormai tante lacrime quante non sapevo di averne e, capii avrei continuato a versarne ancora.
-Ssh- mi disse lui sedendosi sul letto e abbracciandomi –ora è finita dai-
Non avrei mai detto che sarebbe potuto essere così gentile. Mentre mi consolava, sentii la porta aprirsi di scatto
-RAF!- erano le mie amiche. Com’era prevedibile, rimasero davvero sorprese a vedere Sulfus che mi abbracciava e mi consolava
-Raf che ti è successo… la professoressa ha detto che eri in ospedale e che non saresti venuta per un po a scuola!- disse Uriè sedendosi sul letto  guardandomi
-Io… i..o…- non riuscivo a parlare così lo fece Sulfus al posto mio
-L’ho trovata ieri sera in un vicolo… stando ai dottori c’e l’ha fatta per miracolo- disse continuando a fissarmi… Possibile che avesse gli occhi lucidi?!
-Oh mio dio!- sussurrò Miki, che nel frattempo si era spostata con Dolce ai piedi del letto
- E mio padre?- gli chiesi tra un singhiozzo e l’altro
Qualcosa parve irritarlo- è venuto solo Andreas, mi ha ringraziato e ha detto che sarebbe tornato domani a trovarti- poi si girò
-Io me ne vado fuori… ciao- disse con il suo solito tono glaciale
Una volta uscito, le mie amiche aspettarono che mi calmassi poi ripresero
-Dai adesso dimentichiamoci di tutta questa storia ok- mi dissero, riuscendo a farmi finalmente sorridere.
rimasero con me fino alle 18 ;30 e Sulfus non si fece più vedere; oramai doveva essersene già andato.
Ero felice che si fossero preoccupate per me, ma mi sarebbe anche piaciuto poter parlare da sola con lui.
Mentre riflettevo qualcuno bussò alla porta, poi, senza attendere la mia risposta, aprì
-Ehi angelo mio ti ho portato la cena- disse Sulfus con un sorriso sghembo; allora non se n’era andato.
-g..grazie- dissi io guardandolo stupita. Lui si avvicinò dopo aver richiuso la porta, e mi posò il vassoio sulle ginocchia
-I..io volevo ringraziarti- dissi guardandolo negli occhi
-Figurati… non era proprio il caso che tu assaggiassi il cibo da ospedale… fa veramente schifo- disse con una mezza risata
-Intendevo per avermi aiutata…- precisai io abbassando lo sguardo sulle mie mani
-Ah figurati.. solo promettimi una cosa- rispose lui facendosi serio all’improvviso e mettendo una mano sopra le mie
-C..cosa?-
-Non azzardarti mai più ad andare in giro da sola di notte! Ti rendi conto che potevi morire? E se fossi uscito più tardi dal lavoro? E se non ti avessi trovato? Cosa sarebbe successo?- wow era davvero preoccupato per me allora
Si stoppò quando vide i miei occhi inumidirsi; prese un bel respiro e mi sorrise
-Dai ora non pensiamoci più… l’importante è che ora stai bene- poi guardò l’ora –Ora sarà meglio che vada… devo tornare in ufficio a…- non continuò; si girò sorpreso verso di me, guardando le nostre mani e cercando di capire perché gliel’avevo presa e, soprattutto, perché non gliela lasciavo
-T…ti prego… non andare via- dissi imbarazzata al massimo, diventando tutta rossa -io…io ho.. p..paura- dissi guardando di sbieco nella direzione opposta
Sulfus, che era rimasto fermo nell’atto di alzarsi, mi guardò dapprima come se fossi impazzita, poi mi sorrise e si sedette; prese il cellulare dalla tasca e digitò un numero
-Sono il Signor Sulfus; oggi non verrò in ufficio- disse in tono gelido alla persona che aveva risposto, poi chiuse e mi guardò
-Hai intenzione di aspettare che il cibo arrivi da solo nel tuo stomaco?- mi chiese poi ridendo
Passammo tutta la serata a chiacchierare e, verso le 20;55, si presentò il medico
-Salve Raf, come andiamo?- mi chiese con tono amichevole
-Molto meglio dottore, la ringrazio- risposi con un sorriso; accanto a me Sulfus si girò dall’altra parte, infastidito da non so cosa
-Molto bene… sono venuto ad avvertirti che entro pochi giorni dovresti essere già in grado di poter tornare a casa- disse poi guardando la cartellina che teneva in manio
-Ma è fantastico! Non è vero Sulfus?- mi girai verso di lui sorridendogli e lui ricambiò.
-Già; così potrai andare a festeggiare con il tuo ragazzo- disse poi indicando Sulfus – beh ragazzi vi saluto devo andare a fare visita ad altri pazienti- aggiunse poi uscendo e richiudendosi la porta alle spalle.

Io e Sulfus ci guardammo, poi distogliemmo lo sguardo, rossi come due pomodori maturi.
Che imbarazzo… qual dottore da strapazzo lo vorrei strozzare!
Però una soddisfazione c’è stata almeno… anche Raf è arrossita come me; chissà perché.
-Ehi angelo si è fatto un po tardi non trovi?- dissi gurdando l’orologio… erano le 23 passate
-Già ma non ho molto sonno… il che è comprensibile dato che ho dormito per un giorno intero- disse lei con un sospiro; era davvero bellissima. Senza rendermene conto mi avvicinai a lei.
Raf si girò verso di me e, vedendo un lampo nei suoi occhi, capii che aveva capito ciò che volevo fare. Ma allora perché non mi fermava? Perché mi studiava le labbro nello stesso modo in cui io studiavo le sue? Possibile che io le piacessi? Intanto eravamo sempre più vicini… oramai era soltanto questione di millimetri.
Con una mano le accarezzai un ciuffo biondo che si era posato sulla sua guancia; ecco c’eravamo quasi…
-Scusate ragazzi ma è ora di spegnere le luci!- disse un infermiera entrando senza nemmeno bussare; non ci guardò nemmeno e, finita la frase se ne riuscì.
Raf mi guardò, ancora imbarazzata
-Sai hai ragione, forse è meglio dormire- poi mi guardò, studiò un attimo la stanza e, con un sospiro si sposto tutta su un lato
-Dai mettiti pure tu- disse, facendo crescere l’imbarazzo di tutti e due
-Non ci sono altri letti, o divani qui e, visto che ti ho chiesto io di restare, mi sembra il minimo almeno farti dormire disteso- aggiunse
Io rimasi a guardarla un attimo, poi mi distesi accanto a lei; nonostante tutto quello che le era successo, profumava di vaniglia.
CAPITOLO REVISIONATO IL 15 agosto 2016
  
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