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Autore: Lilith82    08/08/2012    6 recensioni
“Ero in quella posizione già da un po’, quando sei arrivata in spiaggia” riprese senza staccarsi da me “lasciavo che l’acqua calda lambisse il mio corpo e cercavo di concentrarmi sulla superficie delle onde, sotto i palmi, pregando che mi donasse quell’equilibrio e quella misura che sentivo così necessari e così lontani... mentre contavo i tuoi passi nell’acqua... i passi che ti separavano da me!”
“Stavo per... ti ho chiesto di avvertirmi se ti avessi fatto del male... ho tentato di... ma poi...”
“Poi...?”

“Poi l’hai detto...” mi guardò, intenso più che mai, si portò la mia mano sul suo petto e pronunciò solenne “noi ci apparteniamo... ed è vero! E’ così vero!”
Biascicò riallungandosi sulle mie labbra.
Genere: Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Breaking Dawn
- Questa storia fa parte della serie 'Intact world'
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non so voi, ma quando lessi per "la prima volta": "Ed Edward mi trascinò dolcemente verso acque più profonde" pensai fosse uno scherzo e per quattro o cinque volte feci scorrere lo sguardo avanti e indietro di qualche pagina senza riuscire a capacitarmi del fatto che l'adorata zia Steph avesse saltato a piè pari il momento che aspettavo di leggere da tre libri e un po'... O___O
Così, come molti altri lettori, ho a lungo immaginato QUEL momento... e poi l'ho scritto ed eccolo qua! ;-)
la storia è a metà tra un Missing Moment di Breaking Dawn e un Missing Moment di Invincible Mind, il seguito del MIO seguito di Breaking Dawn che si chiama Imprinting e che potete trovare qua:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=725030


Invincible Mind verrà pubblicato a partire da Domenica 16 Settembre e chi ha letto Imprinting non ha bisogno di sapere altro oltre al fatto che la storia s'inserisce temporalmente nella notte precedente il matrimonio di Renesmee e che lei e Edward hanno litigato... che strano! XP Chi non ha letto Imprinting e voglia sapere chi sposerà la mezzavampira, sarà "costretto" a leggerlo! =P

i ringraziamenti:
all'IMpagabile Krissy86 per la copertina <3
a Pablo Neruda per ogni singola parola  <3
a zia Steph perché completi Midnight Sun <3
e al mio Personal Vampire per essere l'uomo più pieno di difetti che conosca e quindi il più perfetto per me <3
a chi passerà di qua, leggerà, scriverà e avrà un pensiero per me <3
questo è il mio pensiero per voi ^___^
Lilla <3

 
dimenticavo: a Edward perché nella classifica di cui sopra arriva solo secondo, porino... <3


 

FIRST TIME 

 

http://www.youtube.com/watch?v=Vo_0UXRY_rY

 

Lo trovai poco lontano da casa Swan con la schiena appoggiata al tronco di un grande pino, gli occhi chiusi e le braccia rilassate lungo i fianchi.

Mi aveva sentito arrivare, naturalmente, e aveva respirato più volte il mio odore mentre mi approssimavo a lui.

“Renesmee” pronunciò appena.

“Lei e Leah si sono appena addormentate, ma...” 

Lasciai la frase in sospeso, certa che avrebbe colto il senso della mia insinuazione.

Sospirò sollevando le palpebre e lasciando che il suo sguardo si posasse sul verde che ci circondava.

“Non ho ascoltato” disse.

“Sto provando ad essere un buon padre” aggiunse a mo’ di giustificazione.

Col mio sguardo agganciai il suo, ambra nell’ambra...

“Edward Cullen, tu SEI un buon padre!” decretai.

Gli angoli delle labbra accennarono un sorriso, quindi, mi strinse a sé accogliendo la mia testa nel suo petto.

Sospirai.

“Solo, delle volte, un tantinello melodrammatico”

Questa volta rise davvero.

Portò gli occhi dorati sul mio viso passando due dita tra le ciocche castane e strofinando il pollice sulla mia guancia.

“Cosa c’è?” chiese, dopo quel breve esame della mia espressione.

Sorrisi, deviando il discorso: “Facciamo una corsa, ti va?”

“Mmm... ok” acconsentì dubbioso.

“Dove andiamo?” domandò.

La luce che si aprì sul suo volto era lo specchio della mia.

Entrambi avevamo pensato allo stesso posto.

Entrambi non avremmo potuto che pensare a QUEL posto.

Entrambi, dopo pochi minuti, ci ritrovammo nel... NOSTRO posto!

La piccola radura aveva mantenuto immutato, negli anni, il suo fascino.

Era solo un piccolo spiazzo, circondato dalla vegetazione tipica del luogo e della stagione, ma per entrambi era un luogo magico.

Alla luce della luna i colori, seppure ancora vividi alla nostra vista, apparivano più omogenei ed, allo stesso tempo, più contrastanti, come virassero verso i toni del bianco e nero.

Quella considerazione produsse nella mia mente un flash, seppure brevissimo, di un’altra scena in bianco e nero.

“Bella...” Edward mi sfiorò il polso e raccolse delicatamente le mie dita fra le sue.

E mi condusse al centro del nostro mondo fatato.

“Tutte le volte che vengo qui...” cominciai rannicchiandomi sul prato.

“Non mi sembra vero... come se non fosse successo veramente... come... un sogno...” proseguii incantata.

Sorrise mentre, a gambe incrociate davanti a me, si sporgeva per carezzarmi il dorso di una mano.

“Cosa c’è?” chiese di nuovo volgendo in alto il mio palmo e cominciando a percorrerlo coi polpastrelli.

Puntai lo sguardo sulla foresta alle sue spalle.

“Solo un po’ di nostalgia da madre, credo...”

“E...” m’imbeccò.

“E...” sospirai “vorrei chiederti una cosa”

“Tutto quello che vuoi, amore mio” promise portandosi il palmo alle labbra e lasciandovi un bacio.

Risi “Tutte le volte che lo hai detto, poi ti sei tirato indietro” commentai.

“Non è vero!” si offese subito.

“Tu sai che non è vero” ribadì concentrando il suo sguardo più convincente su di me.

“Certo che lo so” lo rassicurai.

“Siamo anche permalosi, stasera?” 

“Oh... Bella! E’ che litigare con Renesmee...”

“Non ti piace affatto” lo consolai passando le dita fra le ciocche color del bronzo. 

Respirai il suo aroma di miele e sole ed avvicinai il mio viso al suo.

“Tu SAI che farete pace, vero?”

“Lo so?” chiese inarcando un sopracciglio, in un’espressione di tenera sofferenza.

“Lo sai” confermai in un espiro e lasciai che la mia testa si adagiasse sul suo petto scolpito.

Proprio come avevo fatto quella volta -la nostra prima volta- in quella radura.

Proprio come la prima volta... l’unico rumore che avvertii fu il regolare fluire del suo respiro.

Proprio come la prima volta... restammo così per un momento infinito.

Proprio come la prima volta... mi risultò un tempo troppo breve.

Proprio come la prima volta... ci allontanammo a fatica dal corpo, dal respiro, dall’odore dell’altro.

L’unica differenza -rispetto alla prima volta- era che nemmeno il mio petto produceva più altro suono che quello causato dal sollevarsi e dall’abbassarsi dei miei polmoni.

Nemmeno il mio cuore batteva più!

Si era spento tra le fiamme della trasformazione... e nel fuoco dell’amore...

 

Mi sollevai, presi fiato e cominciai.

“Quando Esme ci ha raggiunte, stasera, Leah l’ha provocata... e così lei ha raccontato... della sua prima volta con Carlisle”

Edward sobbalzò istintivamente.

Evidentemente il pensiero “genitorichefannosesso” riusciva a turbare persino gli immortali... e persino gli immortali telepatici!

“Cioé... lei è stata molto molto discreta, come al solito, ma...” continuavo a parlare fissando il suo avambraccio scoperto, su cui disegnavo arabeschi immaginari in punta di dita.

“Ma...” m’incitò.

“Ma mi ha fatto pensare...”

S’imbronciò incurvandosi nelle spalle.

“A Nessie e...”

“A noi” lo corressi subito.

Rialzò di scatto lo sguardo su di me.

Incredibile come... nonostante tutto, nonostante gli anni e tutto quello che avevamo vissuto insieme, se avessi potuto, sarei avvampata.

Incredibile come... nonostante tutto, i suoi occhi su di me producessero ancora, ed in maniera completa, il loro destabilizzante effetto.

“Bella...”
Deglutii. 

“I miei ricordi cominciano a sbiadire...” provai.

Sollevò una mano per carezzarmi una spalla. 

“E’ normale, eri umana...” 

“Non voglio!” protestai “Io voglio ricordare tutto!”

“Bella...”

“Io non voglio perdere nemmeno un istante, un frammento, un solo infinitesimo particolare...”

“Bella...”
“Proprio come potrei fare adesso, proprio come puoi fare tu!”

“B...”

“Aiutami” pregai.

La sua espressione rimase in bilico per quasi mezzo secondo tra una vasta gamma di emozioni.

Perplessità, stupore, esitazione, rimprovero, comprensione, tenerezza, passione...

Molto probabilmente le stava provando tutte... e tutte insieme!

“Bella, io...” cominciò.

Ma sapevo bene a cosa avrebbe condotto la modalità “miapiccolaefragileexumana” che aveva automaticamente avviato.

“Edward Cullen...” lo ripresi a tono.

“Isabella...”

“Non è giusto!” sbottai “Non è giusto che tu possa essere sempre nella mente di tutti...”

“Non nell’unica in cui vorrei essere sempre” disse fermo.

“Anche nella mia!” 

Quante volte gliel’avevo mostrata, quella notte, nei miei opachi e fumosi ricordi?!

Gli si mozzarono le parole in gola.

“Ora fammi entrare nella tua testa, Edward, nei tuoi ricordi” insistei con l’espressione alla quale, di solito, non riusciva a resistere.

“Come faccio...?” mormorò sconsolato.

Sorrisi abbassando lo sguardo e portando le mani nelle sue.

“Potresti... raccontare...” proposi.

“Ti aiuterebbe?” domandò.

“Credo di sì. Sai, i ricordi non sono semplicemente una questione... mentale... coinvolgono odori, sapori, sensazioni che possono essere rievocate...”

“Psicologia clinica?” fece inarcando un sopracciglio.

“No, neurologia” confessai sorridendo.

“Non dovevo farti studiare medicina!” si rimproverò alzando gli occhi al cielo.

“Dicevo... lo faresti per me?”

Avvicinò il volto al mio, con la punta del naso circondò il mio, poi il mento, la mascella, la guancia, infine virò sulle labbra e vi posò le sue.

leggero e mortale

Come era sempre stato!

“Ruffiana...” fece staccandosi “vampira ruffiana” ripeté dolcemente con un altro bacio.

“Ho imparato dal maestro” replicai mentre le sue dita correvano alla mia nuca e gli permettevano di avvicinarmi di più a sé.

Schiacciò le sue labbra sulle mie, le carezzò, le vezzeggiò, sarebbe riuscito persino ad arrossarle se fossero state ancora umane, poi le dischiuse e fece scivolare piano la sua lingua lungo il mio labbro inferiore, incontrò la punta della mia, l’avvolse con la sua, esplorò il mio palato, più e più volte, infine, si ritrasse lasciando qualche leggero colpetto all’interno del mio labbro superiore, mentre le nostre labbra si scollavano lente.

Un maestro... un vero autentico... letale maestro!

“Non provare a distrarmi...” balbettai quasi.

“Oh, non lo farei mai!” rise alzando le mani.

“Ma...” mi precedette “se vuoi i miei ricordi...” esitò, con studiata sospensione “io voglio i tuoi!”

“Ma...” tentai di obiettare.

“Di nuovo” precisò con due dita sulle mie labbra.

“E non provare a distrarmi!” aggiunse lasciando scivolare i polpastrelli sulla superficie liscia del mio collo.

Lo guardai con disappunto e malizia.

“Comincia tu” lo incitai.

Prese un respiro profondo drizzando la colonna e posando le mani sulle ginocchia.

 

 

“Il nostro viaggio... verso l’isola Esme... hai dormito quasi sempre...”
“Oh... sì! Ricordo... avrai avuto un sacco di tempo per pensare” ipotizzai.
“Per la verità, non è che mi sia riuscito molto bene...” scosse piano la testa “voglio dire io... non riuscivo, per la prima volta nella mia vita da vampiro, forse, per la prima volta in assoluto, io non riuscivo a concentrarmi, a programmare, pianificare, io non riuscivo nemmeno ad immaginare! E sapevo che le nostre... prove in camera tua... erano state poca cosa rispetto a quello che... ci attendeva... E sapevo che, comunque ed in ogni caso, ci sarebbero state delle libertà che non mi sarei mai potuto concedere con te, finché fossi stata umana. E sapevo che era l’unica materia in cui non avevo alcuna esperienza né alcun manuale a cui appellarmi. E sapevo che non sapevo più niente! E mi sentivo così... insicuro e... spaventato e...”

“E...”

Le sue iridi dorate fiammeggiarono nelle mie.

“Ero consapevole di non poter più tornare indietro... che non sarei stato capace di tornare indietro!”

Lasciò che il silenzio calasse sulla radura.

“Non capisco” sussurrai.

“Ti volevo, Bella! Beh... io ti ho sempre desiderata, naturalmente, fin dal primo momento, anche in quel senso ma... A differenza della sete di te, che è esplosa subito e in maniera dirompente, quest’altro... desiderio... è sbocciato piano, dentro di me, come se dovesse essere ridestato da anni, beh... da un secolo di sonno... ma mentre prendevo confidenza con la tua vicinanza e con la tentazione del tuo sangue, le altre... tentazioni... diventavano sempre più forti e travolgenti. Bella, tu non hai mai saputo quanto sia stato difficile per me, resisterti, anche in questo senso!”

Sorrisi.

“Dopo... quando mi hai trasformata... me ne sono fatta un’idea. Era tutto amplificato, era tutto mille volte più forte e potente e variegato e... irresistibile!”

“Esatto: irresistibile! E tu eri -e sei- la mia irresistibile perfetta tentazione, sotto ogni punto di vista!”

“Ma tu hai... resistito?”

“Resistito?!” domandò scandalizzato “Direi piuttosto che ho preso tempo finché ho potuto!”

“Ma quando siamo sbarcati sull’isola, quando ti ho mostrato la casa e...”
“La stanza bianca” mormorai mentre la mia mente si apriva su quell’immagine.

Mi concentrai per abbassare lo scudo ed Edward sorrise.

“Già... era bellissima... e calda!” si strinse nelle spalle “Lo so che sembra impossibile ma IO avvertivo il caldo!”

“No, non impossibile! A me succede, a volte, con te...” sussurrai carezzando il collo della sua camicia.

Fece per sporgersi verso di me, ma lo bloccai.

“Non ci provare” intimai.

“Hai cominciato tu” mi schernì... da perfetto impunito!

“Ti volevo... io ti volevo troppo, ormai! E non potevo tornare indietro! Perché ti volevo come un uomo, ma con la determinazione di un vampiro! Qualcosa, dal centro del mio stomaco, mi consumava... chiedendo... reclamando te... le tue dita su di me, la tua pelle sulla mia, la tua carne fra le mie mani...” 

Pronunciò le ultime frasi col tono glaciale del predatore, provocando in me un brivido ed un calore così simili a quelli provati quella notte che considerai che le teorie con cui avevo tentato di raggirarlo dovevano avere, dopotutto, un fondamento.

I ricordi si stavano risvegliando!

“E quando sono andato a recuperare le valigie, ho visto l’Oceano, e ho pensato che, forse, ci avrebbe aiutati, entrambi...”

“E poi...”
“E poi sono uscito, mi sono spogliato... lasciando i miei abiti su quell’albero, ricordi?”

Annuii.

“Volevo che tu li vedessi...” rivelò “come un segnale...”
“Un avvertimento?”

“No, un’esca!” soffiò avvicinando il mio viso al suo e puntandomi negli occhi i suoi.

Ma non erano i topazi che aspettavo, non ora...

Erano neri, come la pece, come la passione più scura..

Come in quella nostra notte, la nostra prima volta...

 

Si sollevò appena e ripresi a respirare.

Mi stava facendo sentire... così umana!
“Mi comportavo proprio come un cacciatore... volevo proteggerti, ogni parte della mia anima lo desiderava, ma l’istinto, quello che io sono, ti pretendeva ormai!”

Riprese fiato. 

“Mi è sembrato che ci stessi impiegando un secolo, mi sono immerso e sono riuscito a circumnavigare completamente l’isola per tre volte prima che tu uscissi di casa. Stavi esitando, lo sapevo -lo so- ed io avrei dovuto... avrei voluto approfittarne per farti cambiare idea... ma...” fece un’altra pausa “la ragione domina gli istinti... finché può... ma l’amore, la passione, il possesso... chi può mai dominarli?!” domandò carezzandomi una guancia.

Sorrisi appena mentre i nostri sguardi si fondevano e le fronti aderivano e il silenzio, nuovamente, dettava i tempi della nostra storia.

“Ero in quella posizione già da un po’, quando sei arrivata in spiaggia” riprese senza staccarsi da me “lasciavo che l’acqua calda lambisse il mio corpo e cercavo di concentrarmi sulla superficie delle onde, sotto i palmi, pregando che mi donasse quell’equilibrio e quella misura che sentivo così necessari e così lontani... mentre contavo i tuoi passi nell’acqua... i passi che ti separavano da me!” “Stavo per... ti ho chiesto di avvertirmi se ti avessi fatto del male... ho tentato di... ma poi...”

“Poi...?”
“Poi l’hai detto...” mi guardò, intenso più che mai, si portò la mia mano sul suo petto e pronunciò solenne “noi ci apparteniamo... ed è vero! E’ così vero!” 

Biascicò riallungandosi sulle mie labbra.

La passione, come un predatore silenzioso e guardingo, ci sbalzò in avanti, l’uno verso l’altra, portandoci ad aderire in millesimi di secondo, portandoci sull’orlo della follia... in millesimi di secondo!

“Dicevi?” provai, affannata, riemergendo dalle sue carezze.

“Ho perso il punto...” sussurrò roco sul mio collo sul quale stava esercitando con perizia le sue lusinghe.

Dovevo concentrami -dovevo- o sarei riuscita a staccarmi solo quando sarebbe stata ormai mattina.

Focalizzai la scena, la spiaggia, la luna argentea, la superficie dell’acqua liscia, la temperatura estremamente piacevole dell’Oceano, il contatto, elettrico e denso, con la sua mano, col suo petto, le sue dita che s’intrecciarono alle mie e che mi condussero piano, verso il mare aperto.

Gliele mostrai e s’interruppe.

“Continua” pregò posando il capo sulla mia spalla e mettendosi a saltare con le dita sui bottoni della mia camicetta.

“Così mi distrai” l’appuntai.

“Così va bene?!” chiese stringendo le mie dita tra le sue.

“Sì”

E ripartii da lì, dalle nostre mani intrecciate, dal suo immergersi completamente tra le onde, dalla sua schiena che s’incurvava, bianca e liscia come quella di un delfino, dal suo guidarmi paziente, per poche bracciate, dal suo riemergere, dovuto, forse, alla mia titubanza.

“Pensavo non volessi allontanarti troppo, così mi sono fermato e ti ho guardata...”

Con gli occhi completamente neri, a pelo d’acqua, come un grande predatore marino.

“Uno squalo...” sussurrai.

“Ma non ti ho...?”

“No” non mi aveva spaventata, l’esatto opposto!
Si era immerso di nuovo ed aveva cominciato a girarmi intorno sott’acqua.

“Volevo vederti, volevo vederti davvero! E l’immagine di te... bianca, esile, nuda...” soffiò “mi colpì come una fiammata nel petto...”
“Fu allora che ti allontanasti”

Annuì. 

“Misi tra noi un po’ di distanza, per essere sicuro di riuscire a calmarmi, prima di tornare da te”

“Non ti vidi più e mi spaventai...”

“Ti avevo fatto paura, alla fine?” 

“Sciocco! Temevo solo fossi andato via”

“Naturalmente...” fece ironico, poi ritornò serio “ma quando ho visto il tuo sguardo smarrito... dentro di me si è maturata la risoluzione: non ti avrei fatto del male, non me lo sarei mai permesso, ne ero certo!”

“Ed è stato così” 

“Non esattamente...” precisò subito con un filo di rimprovero.

“Non intendo tornare su quel discorso, perciò...”
“Perciò vale solo la tua versione dei fatti, giusto?”

“Giusto!”

“Oh... io pensavo volessi sentire la mia!” obiettò con la migliore faccia da poker di tutta la sua carriera.

“Oh... tu!” feci spingendolo sul prato.

Mi tirò con sé e mi portò su di lui.

“Continua” minacciai con l’indice puntato.

Lui lo avvicinò e lo strinse fra le labbra.

“Edward...” mugolai.

Vittorioso fece in modo d’invertire, in un lampo, le nostre posizioni.

“Edward, ti prego...” gli avevo bloccato le mani e l’avevo supplicato con lo sguardo.

“Oh... e va bene! Ma non sperare che riprenderemo questo discorso, dopo” minacciò.

Sapevo perché lo faceva, perché era così reticente riguardo a quella conversazione.

Primo: era Edward, la reticenza faceva parte di lui e ci avrei dovuto fare i conti in eterno.

Grazie al cielo, andavo accumulando un piccolo gruzzolo di espedienti.

Secondo: era Edward ed io ero Bella e quello era solo il nostro ottavo anno insieme, da vampiri, e la scintilla... carnale... non andava affievolendosi... per nulla!

Terzo: quella prima notte rievocava inevitabilmente in lui la questione dei lividi e dei segni che quel nostro incontro mi aveva procurato e, nonostante tutto, nonostante gli altri meravigliosi effetti prodotti proprio da quell’inizio, lui si sentiva in colpa.

E lui si sentiva ancora in colpa, perché era Edward, naturalmente!

Sorrisi tra me ripensando a come, ogni suo tratto, qualunque sua caratteristica su cui mi soffermassi, mi faceva sentire di amarlo, sempre di più!
“Bella...”

“Grazie” dissi solo carezzandogli la mascella.

“Ma... cosa...?” 

“Ora puoi andare avanti”

“E’ sempre più frustante...” si lamentò.

“Lo so” dissi sorridendo sorniona.

Mi avvicinai e lo baciai appena, a fior di labbra.

“Ruffiana” ribadì sistemandosi disteso sulle erba, di fianco a me.

“Sì, maestro” ribattei.

“Dicevo... mi avvicinai e lasciai che il calore del tuo corpo arrivasse a me attraverso i fluidi. Non mi eri mai sembrata così calda.. e ancor di più, io mi sentivo... caldo... Tu mi avevi sempre fatto sentire così, avevi riscaldato il freddo del mio mondo dall’interno, ed ora mi rimaneva solo una apparente gelida corazza, perché, ormai, ero lava bollente... Ma... che ne sarebbe stato di me se anche quella, infine, fosse andata in pezzi?!”

“E per questo che...?”
“Quasi tremavo mentre accostavo le labbra alle tue... e quando i nostri corpi si sono sfiorati...”
Un verso basso era partito dal suo ventre e avevo avvertito una mano afferrarmi e portare il mio corpo a scontrarsi col suo.

Avevo boccheggiato, travolta dall’impeto di quel momento, ma lui aveva rallentato subito e la presa era diventata una carezza lieve e rovente.

Aveva lambito le mie labbra con dolcezza e a lungo, passeggiando con le dita e il dorso della mano sulla mia colonna vertebrale, dalla nuca fino al fondo, sussultando impercettibilmente nell’ultima parte del suo percorso.

“Quando ti ho sfiorato la gamba, ti sei spinta verso di me ed ho sentito...”
il mio petto sul suo

Chiuse gli occhi e si accucciò sulle erba, col viso nascosto tra il mio orecchio e la nuca.

“Le tue punte ardenti sul mio petto...”

Il freddo del suo corpo su di me aveva prodotto milioni di scintille e mi aveva fatto vibrare.

Edward aveva sfiorato la pelle del mio collo, costeggiato il fianco, fatto sollevare le costole...

“Alla fine, avevo osato toccare il mio personale santuario: il tuo rotondo, candido, morbido seno perfetto... mmm... era stato come dolore... un meraviglioso dolore... E, come sempre, un passo verso di te, aveva scatenato l’irrefrenabile impulso di altri mille passi...”
Aveva sfiorato, delicato come una piuma, le mie coppe ricettive, si era attardato lì, aumentando la pressione poco alla volta, fino a trasformare il massaggio in una vera e propria presa che mi aveva fatto rovesciare il capo all’indietro, inarcare la colonna e rilasciare completamente i muscoli delle gambe.

“Ti ho presa prima che scivolassi sott’acqua e ti ho chiesto se volessi ritornare sulla terra ferma ma tu hai detto...”
“Tanto mi sentirei comunque galleggiare, con te!”

“Allora sono sceso con le labbra su di te... è stato incredibile! Il tuo seno... rispondeva alle mie sollecitazioni... tanto che sembrava gonfiarsi sotto le mie labbra... mentre i capezzoli... si scurivano e si facevano sempre più ritti...”

Quella intimità aveva generato moti opposti ma armoniosi: mi ero sentita estremamente vulnerabile ed, al tempo stesso, estremamente “offerta”..

“Non mi ero mai sentita così tua!”

“Non ti avevo mai sentita così mia...”

 

Corpo di donna...

Corpo di donna, bianche colline, cosce bianche,
tu appari al mondo nell’atto dell’offerta.
Il mio corpo di contadino selvaggio ti scava
e fa scaturire il figlio dal fondo della terra.

Fui deserto come un tunnel. Da me fuggirono gli uccelli
e in me la notte forzava la sua invasione poderosa.
Per sopravvivere ti forgiai come un'arma,
come freccia al mio arco, come pietra per la mia fionda.

Ma viene l'ora della vendetta, e ti amo.
Corpo di pelle, di muschio, di latte avido e fermo.
Ah le coppe del seno! Ah gli occhi d'assenza!
Ah le rose del pube! Ah la tua voce lenta e triste!

Corpo della mia donna, resterò nella tua grazia.
Mia sete, mia ansia senza limite, mio cammino incerto!
Rivoli oscuri dove la sete eterna rimane,
e la fatica nasce, e il dolore infinito.

 

Chiusi gli occhi anch’io, mentre il vento notturno sferzava l’erba del prato e attorno si udiva solo quel lieve fruscio e i nostri, quasi impercettibili, sussurri.

 

Edward aveva perseguito nella sua opera di adorazione su di me fino a farmi gemere.

“Fino a quando non hai gridato... solo allora mi sono accorto di quello che stavo facendo... io... ti ho quasi morso un capezzolo!”

“E’ stato incredibilmente...”
“Pericoloso...”
“Eccitante!”

“Pericoloso!”

“Mmm... sei proprio noioso! Ancora...”

“Sì, lo hai detto anche allora: “ancora”! Con la voce più sensuale ed invitante che io avessi mai udito in vita mia...” continuò soffiandomi nell’orecchio.

“E tu mi hai accontentata” sospirai.

“Non lo faccio sempre?” domandò retorico.

“Quasi” obiettai.

Brontolò appena ma io proseguii sulla scia dei miei ricordi.

Gli mostrai le sue labbra sulla mia pancia, quando aveva lambito con la lingua il mio ombelico, gustandosi la mia pelle senza fretta, senza necessità di riemergere per respirare, o per riprendere le forze.

Ma io le avevo sentite -le mie forze abbandonarmi- quando aveva tracciato col naso il profilo della mia anca, quando l’aveva strofinato appena sul mio pube, per odorare e per testare la sua resistenza e per essere certo di potersi concedere anche quella confidenza.

“Stavo impazzendo, la tua... fragranza... in quel punto era- insopportabile! Stavo impazzendo e non sapevo se andare oltre mi avrebbe placato o reso folle del tutto!”

Ma l’aveva fatto... aveva insinuato il suo viso su di me, allontanando leggermente le mie gambe e sorreggendomi, insieme, dalle cosce, e poi... mi aveva assaggiata!

Timidamente... una, due, tre volte, accostandosi e ritraendosi, poi, aveva lasciato che i suoi petali si attardassero sui miei, fino a che quelli non gli si erano dischiusi.

“E’ stato allora che ho sentito il tuo sapore -il sapore di te- è stato come uno scoppio di cannone in gola, come assumere la droga più stordente, l’afrodisiaco più efficace... ho rischiato di nuovo di morderti, di mollare la presa su di te, ma ti volevo... io ti voglio sempre troppo...” concluse con un tono quasi lamentoso.

“E ti ho ripresa, assaporata, esplorata, scoperta...”

In una parola: amata!

Mi aveva amata come nessun altro avrebbe saputo o potuto fare... perché nessun altro era, è e potrà mai essere mio come solo lui lo è!

Perciò aveva insistito in colpi sempre più forti e ravvicinati, aveva strofinato il suo mento su di me, il naso, aveva estratto nettare e ne aveva bevuto, aveva ascoltato i cambiamenti, le reazioni, il lento e costante accrescersi dell’eccitazione, ed aveva saputo prendere l’onda, l’aveva cavalcata e fatta sua, fino al culmine...

Fino a che la testa, che aveva girato per tutto il tempo, non aveva perso completamente ogni riferimento, fino a che la vista non si era appannata, fino a che quell’ultimo filo di forza che teneva sù la mia colonna vertebrale non aveva ceduto, fino a che non ero scivolata all’indietro nell’acqua, lasciandomi andare.

I Francesi la chiamano “la petit morte”... e hanno ragione!

E’ come se qualcosa dentro di te cedesse, come se spalancasse le porte ad uno stato fisico, emotivo, spirituale che va oltre il piacere, che va oltre tutto ciò che conosci o che hai conosciuto o che conoscerai mai.

Era stato come morire, dunque, sulle labbra di Edward...

Mi ero ritrovata sdraiata sulla sabbia, con la vista ancora appannata e con un discreta quantità di acqua nei polmoni.

Ma il resto del mio corpo permaneva in quel godere indescrivibile, sentivo ancora brividi e tremori irradiarsi dal mio centro verso il basso, verso l’alto... dovunque, dentro e fuori di me!

“Ho detto: “ti porto in casa” ma non devi avermi nemmeno sentito...”

Sorrisi: “Infatti”

 

Mi ero riavuta solo quando il getto della doccia si era riversato sulle mie spalle.

Solo allora mi ero accorta delle premurose sollecitazioni di Edward.

“Volevo solo lavar via tutta quella sabbia”

E l’aveva fatto sfiorandomi appena, delicato e trepidante...

E dopo un po’ mi ero accorta di quanto fossimo vicini, e dopo un po’ avevo messo bene a fuoco la situazione...  dopo un po’ avevo messo bene a fuoco.. .lui!

nudo e stupendo 

Nudo, come non l’avevo mai visto... stupendo... come non l’avevo mai visto!

“I tuoi occhi su di me... mi facevano sentire sotto il mirino di un lanciafiamme... ho creduto di potermi sbriciolare..” esalò mentre io trattenevo il respiro... proprio come quella notte!

“E hai iniziato a carezzarmi...”

Sì, l’avevo fatto... senza che fosse entrato nella mia volontà cosciente... come sotto l’effetto di un incantesimo!

“Sento ancora le tue dita sulla mia pelle...” disse tremando “mi sembrava di venire marchiato a fuoco ad ogni tocco, ad ogni passaggio, come se mi stessi ridando vita, sangue, battito... e non riuscivo a fermarti... e non ti sei fermata!”

No, non mi ero fermata... 

Avevo voluto conoscere ogni parte di lui, anche quelle che non avrei mai creduto di avere il coraggio di sfiorare... eppure...

“E sei stata...”

“Una frana?”

“Bella... tu non capisci! Era la beatitudine suprema!”

“Ma... mi hai spinto via?”

“Ti ho spinta via perché... le tue dita... i loro movimenti...” si accucciò di più nella mia spalla prima di aggiungere: “Isabella Cullen... stavo per... capitolare tra le tue mani!”

“Ops...”
“Ops è troppo poco!”

“E ti ho allontanato in maniera così violenta...” si rimproverò.

“No, io...”

“Non mentire! Per un attimo, solo per un istante, avevo usato con te la stessa forza che userei ora... quella che adesso parrebbe una leggera pressione, allora, ti ha scaraventato contro le piastrelle della doccia”

“Non ho sentito male...”

“Mmm...”

“Io sentivo solo te”

“Anch’io! E’ per questo che sei riuscita a condurmi su quel letto.. E’ per questo che ti ho seguita quando ti ci sei adagiata... nuda, bagnata... semplicemente splendida!

Mi aveva guardata a lungo, con negli occhi tutta la sua anima, tutti i suoi sentimenti..

Vi avevo scorto il desiderio e la paura... l’apprensione ed il bisogno... l’amore e la fiducia...

“Amore per te, fiducia in te... in noi!”

Era calato su di me, le sue dita avevano disegnato gelide e roventi scie sulle mie membra, fino ad insinuarsi nel fondo... delle mie membra!

“Ho pensato che sarei esploso... che l’eccitazione mi avrebbe polverizzato... tu... tu... dio Isabella! Tu eri così... fragile e... pronta! Così umana ed invitante! Tu eri -sei- tutto ciò che io avessi mai desiderato! Tu sei il mio compimento, amore mio!”

Riaprimmo gli occhi per poterci specchiare l’uno nell’altra... in noi!

Come era accaduto quella notte... nel riflesso dei nostri sguardi, senza parole, ci eravamo uniti!

“E mi sono bloccato, digrignando i denti e sibilando come...”
“Come un vampiro... come un vampiro che aveva appena avvertito sgorgare il sangue della sua cantante”

“Il tuo sangue... per me! Non ho mai meritato tanto!”

“Hai sempre meritato molto di più”

“Deve essere stato allora che ho morso il primo cuscino...”

“Non te lo..?”

“Ehi... non eri l’unica ad essere totalmente impreparata a quello che stava accadendo!”

Rifletté tra sé per un secondo.

“E’ che, in acqua, seppure senza nessuna fatica, aveva avuto più cose da gestire: te, i miei muscoli...

In acqua era stato tutto... come attutito... ma su quel letto... ogni sensazione, ogni contatto, ogni fiato, ogni singola percezione... si era amplificata all’inverosimile... ed io non ero più... io non controllavo più i movimenti, i gesti, i pensieri... ti eri impadronita di me! Ti sei totalmente impadronita di me!”

Ed aveva cominciato a muoversi piano, dentro e fuori, osservando le mie espressioni, senza pesarmi addosso, mentre io gli riempivo di baci il collo e le spalle.

Ed ansimavo, rilasciando versi convulsi ad ogni variazione, ad ogni inflessione del suo bacino sul mio mi ero fatta più aperta, più accogliente, più soddisfatta, ad ogni sua stretta avevo ribadito il mio  incondizionato assenso, l’unica richiesta era stata sempre e soltanto:

“Ancora, ancora, ancora.., continuavi a ripetere senza sosta.., ed io non smettevo di assecondarti -di assecondarmi- mentre sentivo montare dentro di me l’eccitazione, la brama, la libido.. e ne venivo travolto... davvero, io, Bella, non so con quale parte della mia coscienza io sia riuscito, anche se malamente, a controllare la mia forza, come abbia fatto ad evitare di affondare nella tua carne... anche i miei canini!

“Io non mi sarei lamentata, comunque...”

“Naturalmente” mi puntò con sguardo cupo.

“Ed il punto è che... non mi ero mai sentito così umano... mai! Nemmeno quando lo ero stato davvero! E, invece tu, il tuo viso stravolto dal piacere, le tue labbra su di me, tu... sotto, attorno, dentro di me... tu mi hai reso umano, quella notte... la nostra prima notte...”

“Il mio cuore.. il mio cuore si è aperto... il mio cuore... freddo, morto... il mio cuore è stato vivo, per la prima volta, davvero! E con lui anch’io! E poi... c’è stata solo l’onda... l’onda immensa che ci ha attraversato... come uno tsunami... su di noi... ed io non so nemmeno dopo quanto mi sono riavuto, dopo quanto tempo ho realizzato di nuovo dove fossi, cosa fosse appena accaduto... mi sembrava quasi d’aver sognato... e tu... tu dormivi già... tra le mie braccia... tu... mia... per la prima volta!”

“Io... tua... per sempre!”

“Io... tuo... da sempre!”

 

 

Ormai sei mia. Riposa col tuo sonno nel mio sonno.
Amore, dolore, affanni, ora devono dormire.
Gira la notte sulle sue ruote invisibili
presso me sei pura come l'ambra addormentata.

Nessuna più, amore, dormirà con i miei sogni.
Andrai, andremo insieme per le acque del tempo.
Nessuna viaggerà per l'ombra con me,
solo tu, sempre viva, sempre sole, sempre luna.

Ormai le tue mani aprirono i pugni delicati
e lasciarono cadere dolci segni senza rotta,
i tuoi occhi si chiusero come due ali grigie,

mentr'io seguo l'acqua che porti e che mi porta:
la notte, il mondo, il vento dipanano il loro destino,
e senza te ormai non sono che il tuo sogno solo. 

Pablo Neruda

 

 

Fa che non ci scoprano, fa che non ci scoprano, fa che non ci scoprano...

Pregavo... mentre avanzavamo invisibili verso casa Cullen.

Quella casa che ci aveva accolti e aspettati ad ogni nostro ritorno a Forks.

Il piano di Edward era semplice e perfetto: in tre balzi ci saremmo ritrovati in quella che, una volta, era stata la sua stanza e che, ora, ospitava le nostre valigie.

Contai i movimenti mentalmente, con febbrile impazienza.

Uno

Due 

E...

“Oh... oh... ma bravi!” l’applauso di Emmett partì una infinitesima frazione di secondo prima che noi atterrassimo sul pavimento liscio e lucido.

“E che ne avreste fatto dei vestiti?!”

“Emmett” Edward si era posto, minaccioso, tra me e suo fratello.

Tra il mio corpo completamente nudo... e suo fratello!

“Oh... andiamo Ed! Lo sai che non m’interessa scoprire così tanto della mia cognatina!” ammiccò quello.

“Volevo solo essere sicuro di aver vinto la scommessa... e godermi le vostre facce!” continuò subito dopo.

“Ma che...?” provai.

“Pare che le vecchie abitudini non muoiano mai, in casa Cullen” sibilò Edward.

“Eh... già!” fece spallucce l’altro. 

“Ma voi... complimenti! Ormai consumate più abiti di Rose ed Alice messe insieme!”

“Emmett...” ringhiò Edward.

“Bene, vado via... in attesa che tu scopra il senso dell’umorismo, fratellino, prima o poi... Alice vi ha lasciato i vestiti e ha detto di dire a Bella, testuali, che se non fosse stato per quegli orrendi pantaloni che ha deciso d’indossare per il matrimonio di Renesmee, forse, vi avrebbe risparmiato la figuraccia...”

Già: forse...

  
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