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Autore: Kastania    21/02/2007    0 recensioni
L'aveva sognata di nuovo. Bellissima, triste e pallida, mentre si allontanava sempre di più da lui, le labbra aperte ma mute, in una silenziosa e accorata implorazione d'aiuto.
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1: il sogno premonitore

Capitolo 1: il sogno premonitore


Il gran desiderio d'un cuore inquieto è di possedere interminabilmente la creatura che ama o di poterla immergere, quando sia venuto il tempo dell'assenza, in un sonno senza sogni che non possa aver termine che col giorno del ricongiungimento. (Albert Camus)


Un grido inumano squarciò le tenebre di quella notte.

Ancora una volta.
Era successo ancora.

L'aveva sognata di nuovo.
Bellissima, triste e pallida, mentre si allontanava sempre di più da lui, le labbra aperte ma mute, in una silenziosa e accorata implorazione d'aiuto.

Nonostante ogni sforzo, ogni tentativo di raggiungerla, era stata di nuovo inghiottita dal buio.
Un buio liquido e profondo, avvolgente e freddo come le acque di un fiume..perchè pensava sempre a questo, a un fiume in piena che sembrava volerlo trascinare con sè?

Vlad si passò istintivamente una mano sulla fronte.
Come al solito, si trovò a detergere il proprio sudore, gelato e appiccicoso.
Non sarebbe più riuscito a riprendere sonno, quella notte, lo sapeva bene.

Quante altre notti aveva vissuto in questo modo?

Quel sogno lo tormentava fin da quando era bambino, ma nelle ultime settimane era diventato un incubo ricorrente e pressochè quotidiano, qualcosa che lo minacciava anche al risveglio, nonostante non riuscisse a spiegarsene la ragione.

Quando era molto piccolo, aveva confuso quell'immagine di donna bellissima con quella di sua madre.

Non ricordava nulla di lei.
Gli era stato detto che i suoi genitori lo avevano abbandonato quando era molto piccolo, praticamente ancora in fasce.

Ma nessuno era stato in grado di dirgli il perchè. O forse, semplicemente non avevano voluto.

Certo, non per povertà.
Le fasce con cui era stato abbandonato erano ricche,intessute di trine e ricami preziosi.
Il suo nome era ricamato sull'angolo della coperta che lo avvolgeva.

Il suo nome.
L'unica eredità che avesse, l'unica prova delle sue radici.
L'unico legame con un passato che non sarebbe stato mai in grado di scoprire.

Chiuse gli occhi, cercando di controllare il suo respiro affannoso.
Doveva calmarsi e cercare di riposare.

L'indomani sarebbe stata una giornata lunga, molto lunga.
Lo aspettava un colloquio con Mrs Roberts, la sua anziana madre adottiva.

Indovinava già l'argomento sul quale la conversazione sarebbe stata incentrata.
Aveva più di trent'anni, aveva studiato nelle migliori Università, era un brillante avvocato.
Cosa mancava nella sua vita, se non una sposa?

La sola idea gli fece passare definitivamente il sonno.
Detestava quelle discussioni con Mrs Roberts, negli ultimi tempi così frequenti.
Sapeva che lei pensava di agire esclusivamente per il suo bene, ma non aveva alcuna intenzione di sposarsi.

Una donna..

Quante donne aveva osservato, nel corso degli anni?
E per molte di loro aveva provato un interesse, un brivido, un palpito strano dentro di sè.
Ma è normale, riflettè.Sono pur sempre un uomo.

A parte qualche fugace e frettolosa avventura di poco conto, non aveva mai intrattenuto una vera relazione con alcuna di loro.

Non lo interessavano,non lo incuriosivano.
Non lo avrebbero mai capito..

In quegli occhi femminili che di volta in volta si erano fissati nei suoi, Vlad cercava qualcosa. Qualcosa che non aveva mai trovato. Nemmeno lui sapeva di cosa si trattasse: semplicemente si era specchiato in quegli sguardi senza intravedere il suo riflesso.

Vlad strinse forte fra le mani il crocefisso che portava appeso al collo.
Un crocefisso di foggia orientale, incastonato di piccole pietre e con una strana incisione, sul retro, che non era mai stato in grado di decifrare.

Anche quello era stato trovato nella culla con cui lo avevano abbandonato.
E per qualche strana ragione, Mrs Roberts lo aveva sempre obbligato ad indossarlo.
All'inizio a lui non piaceva assolutamente: quando era bambino tutti i suoi compagni lo prendevano in giro per quella strana croce. Ma col tempo ci si era abituato, se non proprio affezionato: e anche ora che era ormai un uomo fatto, lo indossava sempre.

Forse aveva imparato ad ossequiare, attraverso quell'oggetto, quel passato che non avrebbe mai potuto conoscere.

Ma una strana inquietudine lo colse, quella notte, mentre giocherellava con la catenella del ciondolo.

Attraverso quel crocifisso, avrebbe presto scoperto chi era.


Gran parte dei nostri sogni li viviamo con assai maggiore intensità della nostra esistenza da svegli. (Hermann Hesse)

  
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