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Autore: Black Star    21/02/2007    1 recensioni
Cedric, così freddo e triste proprio come la pioggia, verrà rischiarato da un raggio di sole caldo e luminoso che sarà in grado di cambiare per sempre la sua vita... Questa storia è dedicata alla coppia Orube x Cedric, sono ancora alle prime armi, spero vi piaccia lo stesso!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cedric, Orube
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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***** Black Star *****

 

Salve a tutti, chiedo immensamente scusa per la lunga attesa, ma avevo perso  l’ispirazione e stavo quasi pensando di sospendere questa storia, però ci tenevo tanto a pubblicare almeno il terzo capitolo e così eccolo qui!  Non so se questa storia la continuerò, si vedrà… nel frattempo accontentatevi di questo capitolo e fatemi sapere se è di vostro gradimento! Sono ben accette anche le critiche negative. Vi auguro buona lettura! ^_^

 

 

                 

                                RAGGIO DI SOLE

 

Cap. 3  POCHI MILLIMETRI…

 

 

 Camminava, camminava lentamente in direzione della cucina percorrendo il corridoio semi avvolto dall’oscurità a causa dell’assenza di finestre o di una qualsiasi fonte luminosa. Il suono dei suoi passi risuonava nel silenzio circostante, ma a lei non importava, in quel momento era sola, libera di pensare e riflettere su quello che era successo poco prima. Non riusciva ancora a crederci, ma come era potuto accadere? Come aveva fatto lei, la guerriera di Basiliade, ad essere così imbranata da rovesciare il caffè addosso a Cedric, come, come? In quel momento era morta di vergogna e avrebbe dato qualunque cosa per poter sparire all’istante, ciò che però non sapeva spiegarsi era il perché fosse arrossita mentre, con molta delicatezza, passava quel panno candido sul volto di lui, eppure sino a quel momento era sempre stata fredda e diffidente, non aveva mai provato una sensazione simile, un’emozione così strana. Non aveva senso, non doveva avere senso… non riusciva proprio a capire.

 In quel momento i suoi pensieri vennero interrotti da una fitta acuta alla testa seguita da un forte bruciore agli occhi.

 

- Accidenti ho la testa che mi scoppia, tutta colpa della stanchezza, ma devo resistere, non posso cedere proprio adesso… -

 

Dopo pochi passi era giunta in cucina, aveva bisogno solo di una tazza di caffè fumante, l’unica cosa in grado di tenerla sveglia in quel momento.

Decise di non dare importanza a quelle strane emozioni provate poco prima, dopotutto non portavano a nulla, che senso aveva continuare a pensarci e crearsi problemi inutili, meglio continuare la sua convivenza con lui nel solito modo e aspettare che il libro degli elementi si pronunci.

 

Cedric era arrivato in cucina poco dopo convinto di trovare Orube, ma la ragazza non c’era, probabilmente la sua pausa doveva essere finita. Andò nel retro della libreria e la trovò lì, seduta sul pavimento, appoggiata al muro. Il suo sguardo luminoso appariva stanco e nello stesso tempo orgoglioso e fiero, nulla a che vedere con lo sguardo dolce di poco prima. Forse era stata solo una sciocca illusione sperare di poter riuscire in parte a riconquistare la sua fiducia.

 

- Pensavo di trovarti in cucina, la tua pausa dunque è già finita? -

 

- Si, direi che è durata sin troppo ed è il momento di ricominciare a tenere d’occhio il libro, non credi?! - il tono della sua voce era freddo e distaccato.

 

- Forse hai ragione… sai una cosa, mi piace la tua compagnia! -

 

- Fai poco lo spiritoso e comincia ad abituarti alla mia presenza Cedric! -

 

- Oh, se è per questo ci ho già fatto il callo! -

 

Si, non c’erano dubbi, sarebbe stato molto difficile riconquistare la sua fiducia, ma doveva assolutamente riuscirci in un modo o nell’altro.

Si vedeva lontano un miglio che da molto non si concedeva un po’ di riposo, la sua resistenza era davvero notevole, ma Cedric sapeva che non sarebbe durata in eterno, in un certo senso era quasi preoccupato per lei.

Dopo qualche secondo Orube decise di alzarsi e andarsi a sedere sulla poltrona che era decisamente più comoda del pavimento e l’argomento di conversazione cambiò.

Ma come poteva dire che lui si stava integrando perfettamente in questo mondo, cosa glielo faceva credere? Cedric odiava quell’argomento perché gli ricordava costantemente il suo essere costretto a vivere come un terrestre in quel mondo alieno, proprio come se fosse in una prigione. Possibile che lei non capisse come si sentiva? Lui era sempre stato solo, stava bene da solo, non gli era mai passato per la mente il pensiero di integrarsi a quei terrestri insignificanti.

La conversazione venne interrotta dal suono del campanello.

Lui andò a vedere chi fosse e lasciò Orube da sola.

 Quella poltrona era davvero comoda – forse se chiudessi solo per un attimo gli occhi mi sentirei meglio… tanto Cedric non c’è e non può vedermi, poi appena arriva li riapro… li chiudo solo qualche secondo… -

Ma il sonno arretrato ebbe il sopravvento e in poco tempo si ritrovò tra le braccia di Morfeo.

 

 

- Ecco, scusa l’interruzione… -

 

Cedric si era bloccato a metà frase non appena, aprendo la porta, aveva trovato Orube addormentata sulla sua poltrona. Era così dolce… così bella, faceva tenerezza vederla così.

Senza rendersene conto si era avvicinato lentamente a lei, al suo viso così beato e rilassato. Una ciocca di capelli scuri copriva in parte la sua guancia delicata e lui la scostò da essa. Il cuore aveva ricominciato a martellargli il petto, stava sudando freddo, era talmente vicino al suo volto, alle sue labbra rosate che sarebbe bastato davvero poco per baciarla. Era un pensiero assurdo, eppure la sua mente si stava annebbiando ed era come se il corpo avesse una volontà propria. Lentamente avvicinò le sue labbra a quelle di lei, pochi centimetri e le avrebbe sfiorate, POCHI MILLIMETRI…

 

 

 

  
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