Cap.11

Una fitta pioggia impediva di avere una buona visuale. I pesanti nuvoloni grigi che si ammassavano nel cielo lasciavano a intendere che il sole non si sarebbe visto ancora per un bel pezzo. Nami era sollevata di essere a casa, anche se le mancava un poco il sole di Konoha, i suoi colori. Il grigiore di quel paesaggio le metteva malinconia. Si strinse nel mantello, era stanca. Ormai erano passati due mesi da quando la sua “avventura” a Konoha s’era conclusa, ma la convalescenza si stava rivelando più lunga del previsto.

-Cosa stai facendo?-

Nami sobbalzò girandosi di scatto. Orochimaru la affiancò, scrutandola.

-Volevo prendere un po’ d’aria, maestro.- si affrettò a dire la ragazza. Non sarebbe dovuta uscire dal rifugio, ma non stava mai volentieri chiusa tra quelle pareti. Le facevano venire un senso di claustrofobia. Orochimaru annuì senza aggiungere altro. Passarono minuti silenziosi.

-Pare che ha Konoha le acque si stiano calmando.- buttò li. Lei sorrise.

-Maestro, per quanto riguarda Itachi Uchiha? Come intende…-

-Non “intendo” niente, Nami.-

Già, Itachi Uchiha. Dopo averla liberata dalla prigionia sarebbe diventato davvero lui stesso un aguzzino per carpirle informazioni? Era una domanda destinata a rimanere senza risposta. Il membro di Alba aveva preferito dileguarsi anziché affrontare uno scontro con Orochimaru, così quest’ultimo e Nami tornarono nel Villaggio delle Onde, non prima, però, che la ragazza spiegasse per filo e per segno com’erano andate le cose. Magari omettendo alcuni particolari e modificandone altri. Comunque il Maestro sembrava più che soddisfatto della sua versione dei fatti, quindi poteva mettere definitivamente una pietra su tutta quella storia. Per un attimo il viso del padre e della sorella le si affacciarono nella mente nitidi come in un dipindo…chissà cosa stavano facendo. Chissà se in un angolo remoto della sua coscienza il padre si sentiva in colpa per il destino che, in un certo senso, la figlia aveva scelto a causa sua. Chissà se Hinata l’avrebbe ricordata nel suo cuore, se sarebbe mai andata a cercare quella sorella perduta che era piombata così prepotentemente nella sua vita. Sorrise pensando alla faccia che doveva aver avuto il quinto Hokage quando lei era evasa dalla prigione di Konoha. Che Tsunade fosse riuscita a ricostruire com’erano andate le cose in una storia dove il caso l’aveva fatta da padrone?

-Nami.- la voce del maestro la riportò alla realtà.

-Si?-

-Torniamo dentro.-

Fine