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Autore: ciomez__    09/08/2012    5 recensioni
"Chiedevo solo il tuo aiuto, ricordando la promessa che mi avevi fatto. Non mi avresti mai lasciata sola, ricordi? Invece te ne sei andato."
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Finalmente sei a casa Hope”
“Te l’avevo detto che a pranzo c’è anche Justin, no?
“Si, non ti preoccupare. Il figlio di Pattie è sempre benvenuto qui a casa”. Justin sorrise.
Io e lui ci sedemmo a tavola iniziando a mangiare. Mamma si unì a noi.
“Ah, a proposito di Pattie.. io e lei andiamo il fine settimana al mare. Stasera andrete tutti e due a casa tua Justin, visto che c’è tuo padre, ma poi lui parte per un viaggio di lavoro e non ci sarà nessuno.”
Non credevo alle sue parole. Io, Justin.. da soli. Non potevo desiderare niente di meglio.
“Justin, se non ti crea problemi potresti stare con Hope qui a casa? Ho paura a lasciarla sola”
“Certo, non ci sono problemi” disse Justin stringendomi la mano sotto il tavolo.
Finimmo di mangiare.
“Mamma, noi andiamo a sistemare la camera di sopra così poi quando domani dobbiamo tornare è tutto messo apposto” Non mi rispose, probabilmente non mi aveva nemmeno sentito. Fa niente.
Passammo il resto del pomeriggio a riordinare la camera, a fare il letto dove avrebbe dormito Justin e infine, non che la mia parte preferita, a farci le coccole.
Io preparai lo zaino per passare la notte a casa di Justin. Chiesi il suo aiuto per farlo.
“Allora, ci ho messo il pigiama le cose per lavarmi, un cambio. Cosa mi può servire in più?”
Questo penso” mi rispose maneggiando un paio di slip molto.. come dire, scoperti.
Li presi, e per stare al suo gioco li infilai nello zainetto.
Verso l’ora di cena mia madre ci chiamò.
“Justin, Hope! Venite dai, che io e Pattie partiamo”
Lui mi prese lo zaino mentre io lo aspettavo vicino la porta, poi scendemmo insieme al piano di sotto.
Vidi mamma e Pattie con le valigie tra le mani. Avevo avuto molte occasioni di stare con la madre di Justin, ed era davvero una donna fantastica.
Uscimmo tutti insieme di casa. Loro entrarono in macchina, mentre noi dal marciapiede scuotevamo le braccia per salutarle. Quando furono partite ci dirigemmo verso casa di Justin.
Entrammo in casa e il padre, Jeremy, era seduto a leggere un giornale. Avevo avuto occasione di conoscere anche lui, un’altra persone fantastica.
Casa sua era molto accogliente, mi piaceva un sacco.. ogni volta che ci entravo la ammiravo.
“Vi ho comprato qualcosa dal cinese, vi piace?”
“Si” dicemmo in coro io e Justin.
Lui prese la busta con il cibo e andammo in camera sua. Aveva una camera molto più grande della mia, piena di strumenti musicali e cose riguardanti l’Hockey e il Basket.
Sul suo comodino però posava una foto di noi due. Mi ha detto he prima di andare a letto porge lo sguardo sulla foto e prega Dio che io non lo lasci mai solo. Ok, lo amo follemente.
Per cenare ci mettemmo tantissimo tempo perché avevamo avuto la brillante idea di mangiare con le bacchette, cosa che non sapeva fare nessuno dei due.
Parlammo per un’oretta, ma poi iniziai ad avere sonno.
“Dove dormo io?”
“Qui con me” disse indicando il suo letto, che peraltro era anche matrimoniale.
Lo guardai. “Fai sul serio?”
“No, stupida. Vieni, ti faccio vedere.”
Mi mise una mano sulla schiena per portarmi fuori dalla stanza e aprì quella di fronte la sua.
“Ecco a lei signorina”
“Grazie signore”
Entrai e chiusi la porta lasciando fuori Justin.
“Scusi, la mancia” Aprii la porta e portai le braccia attorno al suo collo, mentre le sue mani si poggiarono sui miei fianchi.
Lo baciai e lui avanzava facendomi indietreggiare. Con una mano chiuse la porta e mi prese in braccio. Le mie gambe cinsero i suoi fianchi. Si sedette sul letto. Justin lasciò tregua alla mia lingua e cominciò a torturarmi il collo. Ogni tanto facevo qualche gemito di piacere.
Tutto continuò fin quando le mani di Justin iniziarono a cercare il mio corpo sotto la maglietta. Mi accarezzava i fianchi e la schiena mentre io gli scompigliavo i capelli. Poi me la tolse. Io feci lo stesso con lui e poi lo indussi a sdraiarsi. Il mio corpo era sul suo, ma di colpo la situazione si ribaltò. Gli accarezzavo gli addominali mentre sentivo il suo respiro affannato sulla pelle. Le sue mani continuavano a carezzarmi il busto, e più volte si posarono sul mio seno.
Sentimmo dei passi nel corridoio. Di corsa Justin si infilò la maglietta e io mi misi sotto le coperte.
“Buonanotte” mi disse sorridendo.
“A domani” risposi.
Cercai di dormire ma mi era impossibile. Ricordai il suo corpo sudato sul mio. Lo volevo davvero. La mia mente fu offuscata da questi pensieri, che mi tolsero la voglia di dormire.
Uscii dalla mia stanza e mi diressi verso quella di Justin. Poggiai la mano sopra la maniglia, tirai un sospiro ed entrai. Era sul letto a petto nudo con il lenzuolo che gli copriva dalla vita in giù.
Evidentemente non dormiva perché alzò la testa e mi vide.
“Justin.. non riesco a dormire”
Non disse niente, ma con la mano diede dei leggeri colpi sul letto per farmi capire di stendermi accanto a lui. Ero come mi aveva lasciata. In pantaloncini e reggiseno, ma non ci diedi molta importanza. Salii a gattoni sul letto e mi sdraiai accanto al suo corpo. Poggiai la testa sul suo petto e la mano sugli addominali. Lui mise la sua sulla mia testa, accarezzandola dolcemente.
Caddi in un sonno profondo. Quando mi risvegliai ero nella stessa posizione, tranne la mano di Justin che ora posava sulla mia pancia.
Sentivo qualcosa che non andava: le spalline del mio reggiseno erano calate e parte del seno era scoperto. Non mi arrabbiai affatto. Avevo fiducia in Justin, e sapevo benissimo che non si sarebbe mai approfittato. Alzai il busto tirando le coperte, per sbaglio, dal corpo di Justin. Tirai un urlo che lo svegliò.
“Hope, che c’è?” chiese mezzo addormentato.
“Copriti” urlai di nuovo tirandogli un cuscino.
Lui si mise a ridere.
“Cosa ti ridi? Hai il tuo non-so-come-chiamarlo al vento e non sai fare altro che ridere”
“Mi sono scordato di dirti che dormo nudo, vero?”
“Dormi nudo? Ah, bene” anche se fossi abbastanza ‘scioccata’, non riuscii a trattenere la risata.
Andai in camera mia, mi vesti e tornai da Justin che nel frattempo si era coperto indossando dei boxer.
“Quindi tuo padre è partito?”
“Si, stanotte.. prima di uscire mi ha detto di avermi lasciato una lettera, dopo la leggiamo insieme, ok?”
Annuii. Intanto lui si vestiva.
Andammo in cucina a fare colazione. Si allontanò un attimo e tornò subito dopo sventolando una busta.
Si sedette vicino a me e iniziammo a leggere.
Figliolo,
sai che parto, ma non ti ho detto per quanto. Starò via per tre mesi. Te lo dico solo ora perché so bene che se te l’avessi detto prima di partire non mi avresti mai lasciato andare, e questo non potevo permettertelo. Mi dispiace di essere andato vi a così, ma è stata l’unica maniera. Avrò modo di scusarmi per bene quando ritornerò a casa.
In realtà Justin ci sarebbe un’altra cosa che voglio dirti, anche se tua madre per questo si arrabbierà molto.
Noi ti amiamo più di ogni altro, siamo le persone più fortunate del mondo ad avere un figlio come te, sei la cosa più bella che sia capitata nella nostra vita. Ma a volte non tutto quello che si desidera si ha, no? Io e la mamma ci sposammo perché lei era incinta di un bambino. Tu hai sempre creduto essere quel bambino, ma non è così. La gravidanza andò male e purtroppo lui morì, lasciando un vuoto nei nostri cuori.. ma quello che ci fece più male fu la notizia che ci diede la dottoressa: tua madre non era più in grado di concepire altri bambini. Questa notizia ci devastò, ma noi volevamo dare un frutto al nostro amore, volevamo qualcosa che lo simboleggiasse. Ed ecco che arrivi tu. Una notte il campanello suonò, io aprii la porta e ti vidi. Qualcuno ti abbandonò di fronte la porta di casa. Iniziammo subito a cercare la tua famiglia, e scoprimmo che il tuo vero padre è un malvivente, una persona capace di uccidere la donna che ama. Pensammo che non era il caso di portarti da lui o in un orfanotrofio, così ti tenemmo con noi. Quella fu la miglior scelta della nostra vita. Il resto della storia la sai bene.
Non mi stupisco se tu ora voglia andare alla ricerca di tuo padre. Se vuoi fallo, io sosterrò questa tua scelta.”

Posò il foglio sul tavolo e non disse niente. Gli poggiai una mano sulla spalla.
“Sai Justin, i veri genitori non sono quelli che ti mettono al mondo, ma quelli che ti amano, che ti fanno crescere. Quelli che darebbero la loro vita per te.”
Justin non seguì il mio discorso.
“Già lo sapevo Hope, questa è stata solo la conferma.”
“Quindi non sei triste?”
“No per niente, vorrei solo conoscere mio padre”
“Lo conoscerai”
Non mi rispose e andò in camera sua. Non lo seguii. Avevo passato momenti simili, e so bene quale fosse il suo stato d’animo in quel momento.
L’unica cosa che feci fu sedermi sul divano, accendere la TV e aspettare Justin, che sarebbe arrivato due ore dopo.
  
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