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Autore: ourevel    09/08/2012    0 recensioni
Cosa sarebbe successo se alla fine del festival Chao non se ne fosse andata? Anzi, diciamo che ad andarsene ci prova pure, ma se il Cassiopea comincia a fare le bizze? Sono guai per tutti quelli attorno...
per riferimenti parte dal volume 18 di Negima, magister negi magi
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 2 – Nuovi Incontri
 
Buio. Buio e silenzio.
Un nero impenetrabile avvolgeva Lin Shen Chao.
Per la prima volta in vita sua si sentiva veramente confusa, spaesata. Anzi, ora lo capiva: spaventata.
Dopo quella che parve un'eternità di quel buio silente ci fu un lampo.
Colori, suoni e sensazioni la strapparono da quel limbo come un torrente in piena.
Stava cadendo. Poteva sentire il vento sulla pelle e qualcosa di bagnato, oltre che freddo, sferzarle il viso: probabilmente pioggia.
Sorrise all'ironia del destino. Nel giro di poche ore stava vivendo per la seconda volta la stessa situazione.
Poco distante da lei vide i suoi compagni di sventura: Negi stava balbettando un incantesimo, Chachamaru stava attivando i retrorazzi afferrando Chisame mentre Setsuna e Kotaro a rallentare la caduta con ali e magia.
La ragazza si sentì afferrare per le braccia. Negi l'aveva raggiunta grazie al bastone e senza il minimo sforzo gliela issò sopra, quasi non pesasse nulla.
“Uff...per un pelo!” commentò il professore coprendo i pochi metri che li separavano dal suolo.
“Ma... ma dove siamo?” continuò guardandosi attorno “Ti abbiamo forse seguito nel tuo tempo? Eppure questo non mi pare il Mahora...”.
“No. Non lo è... credo. Io... non ricordo di un posto come questo.” rispose Lin Shen.
Erano in una piccola radura, circondati da una fitte e intricata, quanto oscura, selva di alberi.
Una pioggia insistente e gelata batteva su tutti loro, mentre i primi raggi di un pallido sole illuminavano senza scaldare la fredda aria.
Chao guardò Cassiopea, ancora stretto nel suo pugno. Era immobile, una grossa crepa lo attraversava da una parte all'altra, sicuramente era ormai inutilizzabile.
“Allora dove siamo finiti? E dove sono il resto delle nostre compagne?” intervenne Setsuna ritraendo le candide ali, prima che qualcosa attirasse la sua attenzione.
Un cervo era disteso immobile al limite della radura, con qualcosa conficcato in un fianco.
Subito si mise in posizione di guardia con una mano alla katana,guardandosi circospetta in giro. Anche Kotaro sembrava teso.
Alla sua reazione pure Negi parve concentrarsi, sussurrando qualche parola.
“Setsuna! Alla tua destra, a circa venti metri, dietro quel grosso cespuglio!” esclamò dopo qualche attimo il professore.
Come un fulmine la shinmei scattò nella direzione indicatale e, dopo essersi tuffata dietro l'arbusto si sentirono i rumori attutiti di una zuffa per una decina di secondi.
“Tutto a posto professore!” sentirono chiamare Setsuna, alla fine.
Chisame si stupì della rapidità di reazione delle sue compagne: come si era accennato un pericolo Chachamaru si era parata innanzi a lei trascinando una stupita Chao dietro di sé mentre, come un fulmine, Kotaro si era posizionato affianco a Negi, guardingo.
La spadaccina riemerse dalla boscaglia: stava trascinando con sé, tenendola immobilizzata, una figura che come giunse in prossimità dei suoi amici, liberò.
Questa, trovatasi senza impedimenti, cercò di fuggire il più rapidamente possibile in direzione opposta a Setsuna, ma nella corsa urtò violentemente contro Negi, finendo a terra insieme a quest'ultimo.
Ora che era ferma e abbastanza visibile, la figura si rivelò essere un ragazzo, forse sedicenne, con un'arruffata zazzera biondiccia e con indosso alcuni semplici abiti di grossolana fattura, mentre dalla tracolla gli pendevano un grosso tascapane, un pugnale e una faretra.
“Wha! Vi prego! Non mangiatemi! Non mangiatemi!! Non sono saporito, sapete...?” cominciò a farfugliare il ragazzo vedendosi circondato, e raggomitolandosi su sé stesso e iniziando a ondeggiare lentamente.
I sei ragazzi del Mahora si scambiarono un'occhiata interrogativa: il ragazzo parlava in un inglese piuttosto masticato. Solo Negi e Chao sembravano aver capito senza problemi le sue parole.
“Ecco... Mi sa che c'è stato un malinteso!” azzardò Negi dopo qualche secondo, rialzandosi “Qui nessuno ha la benché minima intenzione di mangiarti, né tanto meno di farti del male! Ehm...” si schiarì la voce “ io sono Negi, sono un professore sai? loro sono alcune delle mie allieve e questo è un mio amico.”
Il ragazzo s'immobilizzò, guardandoli sospettoso “Voi... non volete mangiarmi?”
“No! Le persone non rientrano tra i nostri alimenti preferiti, specialmente” disse ironicamente Negi “ quelle che conosciamo, quindi... che ne dici di dirci come ti chiami?” terminò sorridendo il professore seguito da segni d'assenso delle compagne.
Il ragazzo li guardò ancora con occhi diffidenti, ma sembrò rilassarsi un poco “William. Il mio nome è William August Springfield. Quindi... voi non siete demoni? Non state cercando di trarmi in inganno con diabolici trucchi per poi rendermi vostro schiavo?”.
“Assolutamente no!” inorridì Negi “Che coincidenza! Pure io faccio di cognome Springfield! Dunque queste sono Chao Lin Shen, Chisame Hasegawa, Setsuna Sakurazaki, non nasconderti... non ti farà più nulla, puoi star tranquillo, Chachamaru Karakuri e Kotaro Inugami.” presentò negi una ad una le personi presenti.
“Ora, William August Springfield, potresti gentilmente dirci dove ci troviamo?”
Lui li guardò con un cipiglio a metà tra il sorpreso e l'imbarazzato “William. Chiamatemi solo William... e, bhe... ci troviamo nella contea di Westford, nelle grandi terre del Galles!” spiegò con orgoglio “Ma voi come ci siete arrivati qui? Che cos'era quell'enorme disegno nel cielo...?”
Una nota squillante riecheggiò nell'aria.
“Oh no! Presto! Dobbiamo andarcene! Non possiamo farci trovare con quello!” esclamò William indicando il cervo, con una nuova nota d'ansia nella voce e il terrore nello sguardo.
“Ma che...?” iniziò a chiedere Chao, ma non ebbe la possibilità di terminare, dato che il ragazzo si era già allontanato di corsa.
Senza farselo ripetere, i ragazzi si misero a corrergli dietro.
Ben presto, come prevedibile, Chisame e Chao vennero rapidamente distanziate e prima che potessero richiamare i loro compagni indietro, questi erano già scomparsi alla vista.
Pur essendo un asso negli sport infatti, la ragazza cinese non poteva competere con gli utilizzatori del ki o della magia sul piano fisico, tanto meno se ancora stanca dall'evento finale del campus.
Dopo alcuni minuti di corsa a rotta di collo, le due ragazze si fermarono ansanti.
La pioggia si sentiva meno nel fitto della foresta, ma l'aria era comunque gelata soprattutto per Chao, con ancora addosso i vestiti distrutti, oltre che fradici ora, del combattimento di poche ore prima.
Le ragazze si guardarono attorno. La luce scarseggiava, nonostante il sole si stesse alzando: dei loro compagni nessuna traccia.
“Maledizione! Ma come facciamo ad essere finite in Galles?!” sbraitò Chisame, provando ad asciugarsi gli occhiali “Quel tuo maledetto aggeggio non era una macchina del tempo?”
“Si,ne! Non lo so neanch'io perché non ha funzionato... etchiù!” commento seccata Chao “ Ecco! Ci mancava solo il raffreddore!”.
Il suono risuonò nuovamente, stavolta più vicino.
Insieme ad essa udirono pure un gran abbaiare, questa volta.
“E adesso che succede?” si domando Chisame, stizzita “Hei, che facciamo ora?” chiese allora rivolta alla compagna.
“Adesso vi nascondete e fate silenzio!” disse qualcuno alle sue spalle, afferrandola e trascinandola a terra.
Altre mani la afferrarono per le gambe e iniziarono a tirarla dietro un cespuglio, dove ritrovò Chao nelle stesse condizioni.
Appena furono nascoste una grossa muta di cani passò latrando dove fino ad un attimo prima stavano camminando loro, all'inseguimento di una volpe e con dietro un fornito numero di cavalieri, che le sorpassò senza degnare di uno sguardo il cespuglio.
Passarono alcuni secondi di silenzio, interrotti solo dallo scrosciare della pioggia che si abbatteva sulla vegetazione, poi le mani le liberarono.
Le ragazze si voltarono indietreggiando. Davanti a loro vi era un gruppo di tre uomini, completamente coperti da lunghi mantelli verde scuro, i volti in ombra sotto i cappucci.
“Fortuna che vi stavamo seguendo, signorine! Altrimenti ora sareste nelle segrete di Castel Grigio con l'accusa di bracconaggio!” la voce, di un giovane uomo, proveniva dalla più vicina delle tre figure.
“Mhm... sembra che voi non siate abituate a queste 'bellissime' giornate...” disse osservando i tremiti delle due ragazze, quindi si tolse il mantello e lo posò sulle spalle delle due ragazze. Una volta scoperto il volto, le ragazze scoprirono che apparteneva ad un, tutto sommato, bell'uomo sulla ventina, con fluenti capelli corvini, lunghi fin sotto le spalle, espressione gentile e una sottile cicatrice che gli attraversava la guancia destra verticalmente, fin sotto l'occhio.
Chao si strinse imbarazzata ad una Chiasame rosso pomodoro, lasciandosi pervadere dal calore del nuovo indumento.
“Ora...” disse sempre l'uomo con un sorriso “Io sono Marcus Holyway, e questi sono i miei compagni Erik Strongspeak e Arthur Whitehand. Voi invece siete...?”.
“Lin Shen Chao e Hasegawa Chisame.” risposero borbottando le due.
Decisamente non si aspettavano tanta gentilezza da degli sconosciuti.
“Suvvia, non siate timide! Direi che prima di farvi le domande per cui siamo qui, avete decisamente necessità di un pasto caldo e di ricongiungervi con i vostri amici!”.
Le due ragazze si lanciarono immediatamente un'occhiata allarmata a quelle parole.
“Non preoccupatevi! Sappiamo già quanti siete, e che tra voi ci sono sicuramente utilizzatori della magia, oltre che un membro del clan degli uccelli!” finì Marcus sempre con un sorriso tranquillo stampato sul volto, ma il ghiaccio negli occhi, color del miele.
“M-ma come...” provò a domandare Chisame.
“Come ho già detto, le domande a dopo! Ora vi porto al villaggio.” interruppe con fare naturale Marcus “Ah! Erik... ricordati di punire quel disgraziato di William! Quante volte gli avremo detto di non cacciare i cervi del barone?” disse volgendosi poi verso quello che aveva detto chiamarsi Strongspeak.
“Orsù, dunque: in marcia!”.
 
  
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