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Autore: Averyn    09/08/2012    4 recensioni
COSA SAREBBE SUCCESSO SE HARRY POTTER AVESSE SCELTO DI MORIRE?
Harry avrebbe preso un treno, e si sarebbe ritrovato in una dimesione parallela, all'età di undici anni, con una vita e dei genitori, dei nuovi amici, delle altre abitudini.
E Neville Paciock sarebbe stato il Prescelto.
O forse no?
SECONDO EPISODIO DELLA SAGA 'CICATRICE'.
P.S lo so avevo promesso di pubblicarlo ad agosto, e di sicuro le pubblicazion saranno più lente, ma l'ho finito di scrivere in un mese e non ce l'ho fatta! buona lettura!
PS.PS. Grazie a Marty_Chick del suggerimento del titolo!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cicatrice'
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ECCOMI TORNATA....HO PUBBLICATO L'ALTRO CAPITOLO DOPO UN'ORA, MA ERA PRONTO COSì NON MI E' SEMBRATO GIUSTO FARVI ASPETTARE...AVRETE TUTTO IL TEMPO PER LEGGERLO, DEVO TRASCRIVERE IL DIECI CHE E' IL CAPITOLO PIU' DIFFICILE E POI LO PUBBLICHERO'....GRAZIE A LUNADISTRUGGI PER LA RECENSIONE DI PRIMA, E...BEH, GODETEVI QUESTO, VOI TUTTI :D UN BACIONE E SCRIVETEMI SE VI VA.


Capitolo 9
 
 
UNA MISSIONE PER ALLOCK
 
 
Ron aveva tutta l’aria di volersi ammazzare.
La McGrannitt l’aveva chiamato per sapere dov’era Ginny e mentre interrogava Ron, Harry e Neville guardavano Hermione, pietrificata e con un curioso specchio sul comodino, la posizione del braccio che faceva riconoscere che per proteggersi dal mostro si era riparata con quell’oggetto.
Intanto, Harry aggiornava Neville sulle novità.
“Quindi tu mi stai dicendo…”
“…che secondo me l’Erede di Serpeverde è stato Tom Riddle, che in qualche modo ha incantato il diario e ha passato le sue conoscenze a Ginny, sì” concluse per lui Harry, bisbigliando.
“E quindi i nostri sospetti erano giusti! Lei ha aperto la Camera! Chissà come ha fatto a controllare il mostro…”
Harry scosse la testa, sconsolato. “Non lo so” rispose.
“Bene” annunciò la McGrannitt, alzandosi e donando a tutti loro uno sguardo ansioso, “visto che il povero signor Weasley non sa dove possa essere sua sorella, né conosce chi potrebbe averle giocato un brutto tiro, andrò a parlare con i professori riguardo al futuro della scuola”
Prima che oltrepassasse la soglia dell’infermeria, si girò verso i suoi studenti e disse, con la voce che le tremava:
“Sapete, chi ha rapito Ginny Weasley è lo stesso che ha commesso gli attentati. Se non riusciamo a prenderlo, temo proprio che dovremmo chiudere la scuola”.
Sembrava così sconvolta da dimenticarsi di ordinare loro di andare a letto.
Ron, gli occhi gonfi di pianto, s’avvicinò a i due compagni e sfiorò le mani di Hermione.
“Chi sa chi ha fatto queste cose orribili…vorrei prenderlo e sbatterlo al muro” disse, mentre una lacrima gli andava giù per il naso lentigginoso.
Harry ebbe una sensazione strana: pensò all’improvviso che Ron e Hermione sarebbero potuti essere ottimi amici. Ma era assurdo, perché loro due non si conoscevano neanche!
Ron sembrò trovare qualcosa bel pugno serrato di Hermione e lo estrasse: era un pezzo di carta.
“Ehi,  che cosa…?”disse, srotolandolo. Poi, iniziò a leggere: “il basilisco…” ma non fece in tempo a finire la frase che Harry e Neville s’alzarono e fecero per toglierglielo di mano ma Ron, più alto di entrambi, si scansò.
“Cos’è questo?” chiese, nervoso. “Ha a che fare con mia sorella?”
Neville sospirò. “no” deviò “è una ricerca di Hermione, ora…”
“State mentendo!” esclamò Ron, agitato. “L’ho capito, sapete? Riguarda mia sorella, ne sono sicuro, e voi due c’entrate fino al collo!”
“Ti diremo  tutto quello che vuoi sapere, Ron” disse calmo Harry, “ma prima dacci quel pezzo di carta. Poi saprai tutto, promesso”.
Ron non sembrò così convinto all’inizio, ma poi si arrese e gli diede il foglio.
Harry si accorse che era una pagina strappata da un libro. Prese a leggere a voce alta:
 
Dei molti, spaventosi animali e mostri che popolano la nostra terra, nessuno è  più insolito del Basilisco, noto anche come il Re dei Serpenti. Questo serpente, che può raggiungere dimensioni gigantesche e che vive molte centinaia di anni, nasce da un uovo di gallina covato da un rospo. Esso uccide in modo portentoso: oltre alle zanne, che contengono un potente veleno, anche lo sguardo del basilisco provoca morte istantanea. I ragni fuggono davanti al Basilisco, perché è il loro nemico mortale e il Basilisco fugge solo quando ode il canto del gallo, che gli è fatale.
 
Harry lesse la scritta più e più volte, mentre nella sua testa cominciava a capire: I ragni fuggono davanti al Basilisco…
“Neville! Ecco perché i ragni fuggivano da lì!” esclamò, più rivolto a se stesso che all’amico.
Il compagno studiò la didascalia con interesse. “Lo sguardo del Basilisco provoca morte istantanea…” ripeté Neville con un filo di voce, preso com’era nei suoi ragionamenti.
“Guarda, c’è la grafia di Hermione alla fine!”
Harry guardò sotto la didascalia e vide che aveva ragione: la chiara scrittura della ragazza diceva Tubature.
“E’ nell’impianto idraulico!” tremò Ron, che si era sporto a leggere il piccolo pezzo di carta anche lui. 
Harry però non aveva potuto fare a meno di rimanere stupito.
“Ma, Neville” si espresse, “ma tutte quelle persone…come…come hanno fatto a rimanere pietrificate? Insomma, non l’hanno guardato negli occhi…”
Neville lo fissò e sembrò perso nei suoi pensieri finché non trovò una soluzione.
“Ma è ovvio, Harry! Nessuno ha visto il Basilisco direttamente! Allora” aggiunse, tentando di far capire i suoi pensieri all’amico, “la gatta ha visto il riflesso sull’acqua, Hannah lo ha visto attraverso Nick, Hermione aveva lo specchio…” e detto ciò guardò la loro povera amica stesa sul letto, inerme. Lo specchio che aveva usato come arma giaceva sul tavolino accanto a lei.
“E Ginny comandava quel coso?” chiese Harry, stupito.
“Come…come sarebbe a dire?” disse Ron, senza fiato.
Harry e Neville si guardarono, preoccupati, mentre il viso del loro compagno sbiancava sempre più.
“Mettiti comodo, Ron” disse Harry, serio. “Dobbiamo dirti molte cose, e non ti piacerà quello che sentirai”.
 
Quando Harry ebbe finito di raccontare tutte le loro impressioni, dapprima Ron s’innervosì, ma poi parve darsi un contegno. “Non può essere che si tratti di Ginny,” affermò con sicurezza, “è mia sorella, e non è cattiva. Certo, parla tanto, però…”
“Non importa, ad ogni modo; abbiamo la certezza che sia nella Camera dei Segreti…se solo sapessimo dove si trova…” disse Harry, sconsolato.
Neville sembrò illuminarsi. “Aspetta, Harry!” esclamò. “Tu…hai visto una ragazza che moriva, nelle tue visioni, no?”
“Sì” annuì l’altro, e solo dopo averlo guardato intensamente capì dove voleva arrivare.
“L’articolo che Hermione aveva letto sull’attentato di cinquant’anni fa….”
“Già,” rispose Neville, eccitato, “e siccome il diario è dello stesso periodo, sicuramente l’ha uccisa lui…”
“E questo a cosa ci porterebbe?” chiese Harry, che tentava di capirlo, anche se secondo lui non aveva senso. A intervenire fu, inaspettatamente, Ron:
“ Dov’è morta, esattamente, questa ragazza?”
Harry e Neville si scambiarono un’occhiata perplessa: che importanza aveva, dov’era morta?
“In un bagno” rispose comunque Harry.
Ron s’eccitò, gli occhi gli divennero enormi. Sembrava arrivato a una conclusione che sfuggiva ai suoi due amici.
“Allora so chi è! Vive in questo castello!” esclamò, vittorioso. “Ma non capite?” aggiunse, un po’ deluso che Harry e Neville non lo seguissero.
“Si tratta di Mirtilla Malcontenta! Vive nel bagno delle ragazze! Lo so perché ogni tanto viene nel nostro e l’ho scoperta a spiarci…”
Harry si sentì un po’ invaso nell’intimità; avrebbe dovuto fare più attenzione la prossima volta che entrava in un bagno maschile. Dall’altra parte però era contento che fossero un passo avanti con le ricerche.
“Bene allora” disse Harry, rivolto a Neville “allora andiamo nel bagno delle ragazze. Sicuramente lei saprà qual è l’entrata della Camera. Da lì ci faremo strada….”
“No” lo interruppe Ron, “mi dispiace, ma ora che so tutto voglio fare parte anche io di questa faccenda. Dopotutto, si tratta sempre di mia sorella!”
Harry lo guardò; se c’era una persona che non voleva coinvolgere, quella era proprio Ron.
Lo era troppo emotivamente, e avrebbe potuto fare degli errori.
Ma Ron sostenne lo sguardo; i suoi occhi azzurri erano irremovibili.
“Va bene,” si arrese Harry, “allora tutti e tre…”
“Aspetta” lo interruppe di nuovo Ron, “prima voglio andare a vedere cosa hanno intenzione di fare i professori. So che vogliono mandare qualcuno a cercare Ginny. Se veramente qualche professore lo farà, potrebbe darci una mano a scoprire la camera!”
Harry valutò per qualche attimo la proposta, poi capì che effettivamente il compagno aveva ragione.
“D’accordo. Ma devo portare il diario con me. Se troviamo Silente, potrebbe aiutarci soprattutto lui!”
Così Harry, Ron e Neville ritornarono nel loro dormitorio per prendere il diario.
Ma come entrarono nella sala comune, Harry si accorse che quello non c’era più.
“Deve averlo preso lei!” esclamò, furioso, “ne sono sicuro, è lei che me l’ha dato!”
Neville era agitato come lui, ma cercò comunque di calmarlo.
“D’accordo” disse, “ora dobbiamo assolutamente andare in sala professori e cercare aiuto.”
I tre si precipitarono per le scale, coperti dal mantello dell’invisibilità.
Con loro gioia, non incontrarono nessuno, almeno finché non sbucarono nel corridoio della sala professori, dove molti insegnanti stavano entrando di fretta.
Harry, Ron e Neville li seguirono trotterellando, e si acquattarono in un angolo accanto all’armadietto della stanza, cercando di fare il meno rumore possibile.
Si chiedeva Harry, però, dove fosse il professor Silente: non era fra gli insegnanti presenti in sala, e questo era piuttosto strano.
Qualcuno era già seduto al tavolo dei docenti, compresa la McGrannitt, che guardò sedere gli ultimi arrivati con aria grave.
“Come avete visto,” cominciò lei, “l’Erede di serpeverde ha colpito di nuovo, e ha portato stavolta una ragazzina con lui!”
Tutti annuirono e si guardarono, preoccupati e con l’aria grave.
Poi la professoressa Sprite si rivolse alla Vicepreside:
“Cosa facciamo, Minerva?”
La McGrannitt scosse la testa, sconsolata.
“Non lo so” rispose lei, affranta. “Non sono come Albus, e da quando Lucius Malfoy l’ha sospeso…”
Cooosa?, pensò Harry,  e ci mancò poco che quell’esclamazione non gli sfuggisse ad alta voce.
Il fatto che il preside fosse stato sospeso per lui era un colpo al cuore. Proprio a lui, infatti, avrebbe voluto consegnare il diario o, in mancanza di questo, informarlo su tutto.
Sentiva che sarebbe stato l’unico a cui poter dire tutta la verità senza essere giudicato.
Non era l’unico ad essere sconvolto dalla notizia; vide che anche gli altri insegnanti non avevano digerito bene la situazione, dati i loro balzi sulla sedia al nome di Silente.
Fu Vitious quello che si rianimò per primo.
“Ma Minerva, noi dobbiamo fare qualcosa!” reagì questo con violenza. “Il coprifuoco agli studenti non è stato sufficiente. Neanche accompagnarli nelle rispettive aule, a quanto vedo.
Che cosa pensi di fare, adesso?”
La McGrannitt era sull’orlo della disperazione.
“Chiudere Hogwarts” disse, secca. “Cercare quel mostro non è stato sufficiente. Gli studenti e noi stessi insegnanti non siamo più al sicuro nella scuola. Domani scriverò a tutti i genitori per la chiusura anticipata” concluse, e sfilò dalle mani di una distratta professoressa Sinistra il fazzoletto e se lo strinse al naso.
La situazione era terribile, tuttavia Harry notò che ancora una volta mancava qualcuno all’appello.
“Eccomi, cosa mi sono perso?” entrò Allock, seguito dalla sua sfavillante chioma bionda.
Tutto il corpo docenti sembrò riprendere vita: fissarono allungo il nuovo arrivato, gli occhi che scintillavano, e su di loro prendevano spazio espressioni di vittoria e speranza: Harry capì che avevano avuto tutti la stessa idea.
“Ma certo! Gilderoy! Come abbiamo fatto a non pensarci prima?” esclamò Vitious, sollevato e  di buon umore.
“Ma  è ovvio!” esclamò la professoressa Sprite, scambiandosi un’occhiata d’intesa con la McGrannitt e con Piton, “lui è l’eroe!”
Allock sembrava essere sorpreso di tutta quell’idolatria da parte dei colleghi, né si poteva negare che apparisse piuttosto compiaciuto. Tuttavia quel misto di emozioni ne creavano solo una: la paura. Paura, perché dai visi maliziosi degli insegnanti, che odiavano Allock quanto lui, Harry sapeva che non poteva uscirne nulla di buono.
La professoressa McGrannitt regalò al professore un largo, strano e quanto mai sinistro sorriso.
“Che succede?” chiese proprio a lei Allock, imbarazzato.
“Ginny Weasley è stata rapita dall’Erede di Serpeverde” rispose freddo Piton, che però come gli altri aveva l’espressione divertita.
“Sì, e tu sei stato appositamente scelto per andare a salvarla nella Camera dei Segreti” continuò la McGrannitt, che in risposta agli occhi sgranati di Allock non fece altro che allargare ancora di più il suo sorriso.
“E’ giusto, Gilderoy” intervenne la professoressa Sprite, “non sei tu che ieri sera dicevi di avere sempre saputo qual era l’ingresso della Camera dei Segreti?”
Allock incominciò a perdere sempre più colore sulle gote. “Io…forse ricordate male….”
“Non credo proprio” disse Piton, “ricordo attentamente che hai detto che ti dispiaceva di non aver dato una lezione al mostro prima che Hagrid fosse arrestato”.
“Ah, sì?” finse Allock, ormai ceruleo quasi come Nick-Quasi-senza-testa.
“Oh, sì” sottolineò Piton, “e hai aggiunto anche che si era fatta molta confusione e che avremmo dovuto darti carta bianca fin dall’inizio?”
Tutti guardarono Allock sbattendo le ciglia e con larghi sorrisi.
“Perché quella faccia, Gilderoy? Dopotutto, sei tu quello che ha fatto tutte quelle imprese”
commentò Vitious.
Harry non poté fare a meno di provare un brivido di soddisfazione quando vide che Allock non trovava nessun sostituto come volontario per prendere il suo posto, così arrangiò un’espressione rilassata, come se combattesse serpenti giganti da tutta la vita.
“Molto bene” si finse divertito anche lui, “allora vado a…prepararmi!” e uscì fischiettando, ma solo Harry, Ron e Neville potevano vedere che in realtà stava morendo di paura.
Harry si chiese proprio che intenzione avesse, adesso.
Come la porta della sala professori si accostò, tutti gli insegnanti tirarono un sospiro di sollievo.
“Bene” disse la professoressa McGrannitt, “e con questo ce lo siamo levati dai piedi. Ora, avrò bisogno del vostro aiuto per scrivere le lettere ai genitori per informarli che domani mattina i loro figli faranno ritorno a casa.”
“Le mandragole sono pronte, Minerva” disse la Sprite, “stanotte le useremo per risvegliare tutti gli studenti pietrificati.”
“Molto bene” disse la McGrannitt, tentando di mantenere un controllo. “Per favore, tutti gli altri mi seguano per andare ad accertarsi che nessun ragazzo sia fuori nei corridoi!”
Tutti i professori uscirono dall’aula piuttosto frettolosamente, e ben presto i tre ragazzi si sentirono sicuri abbastanza da poter iniziare di nuovo a parlare.
“Dobbiamo trovare Allock” disse loro Neville. “Non abbiamo nessun altra scelta, e non possiamo essere certi che Allock non provi nemmeno a entrare nella Camera”.
“Bene” disse Ron, agitatissimo, “so io dove trovare il suo ufficio. Lo so, perché una volta come punizione ho dovuto firmare tutte le lettere dei suoi ammiratori!” aggiunse, perché Harry e Neville gli avevano scoccato un’occhiataccia.
Così Harry e Neville seguirono Ron fino all’ufficio di Allock, dove presero coraggio e bussarono.
Sentendo un sobbalzare come risposta, i tre presero ed entrarono senza un vero e proprio permesso.
La scena che si presentò davanti agli occhi di Harry era più terribile di quanto si sarebbe potuto immaginasse: il professore aveva posto molti bauli aperti sulle sedie, sulla scrivania e sugli scaffali, e aveva l’aria piuttosto indaffarata. In quel preciso momento, aveva in mano una delle sue mille foto incorniciate e la faccia rossa come un peperone.
“Che sta facendo?” chiese Neville, sorpreso quanto Harry.
“Io…” esitò Allock, “chiamata urgente, devo andare…”
“Ma non può farlo!” sussultò Ron, rosso dietro le orecchie. “Mia sorella è intrappolata giù in quella Camera…”
“Povera creatura” disse il professore, e mise di fretta la foto che aveva in mano e chiuse con forza il baule, “una tragedia. Ma non posso fare nulla per lei. Devo proprio….”
Quando si voltò, Harry, Ron e Neville gli puntavano le bacchette alla gola.
Harry sentiva la rabbia e l’adrenalina scorrere insieme in tutto il corpo, come se avesse bevuto qualcosa di rivitalizzante.
“Senta, lo sappiamo tutti e tre che lei non ha mai compiuto una di quelle maledette imprese dei suoi libri, ma che le ha rubate da altri…ad ogni modo deve dimostrare di essere un uomo di parola, altrimenti quel poco di credibilità che i professori le danno svanirà in un lampo”.
  
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