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Autore: Anansy90    22/02/2007    4 recensioni
Un breve ritratto psicologico di uno dei miei personaggi preferiti di FMA.
'...Perché prima di essere un Homunculus, Lust era una donna umana che aveva dei sogni quasi sempre irrealizzabili'
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Elric, Lust
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Never been loved
Forbidden

La mia prima fanfic su FMA, che sta pian piano diventando uno dei miei anime/manga preferiti. Immagino il pairing sia un po' strano, ma ho voluto comunque provarci... ho un debole per i rapporti senza sfondo ^^
Fate pure qualunque commento, sia una critica oppure no. Ogni consiglio su come migliorare è ben accetto!

...

Era successo la prima volta che lo aveva incontrato.
Non era stato per il suo aspetto esteriore, ma per quello che aveva potuto leggergli nell'anima. I suoi occhi dorati come i suoi capelli le avevano raccontato ogni particolare della sua triste esistenza, segnata da più tragedie di quante ne poteva avere subite un adulto.
In quello sguardo aveva scorto anche un po' di se stessa, come se, in fondo, tra di loro non ci fossero poi così tante differenze.
Entrambi avevano vissuto una vita ricca più di dolore che di gioia ed erano afflitti ogni santo giorno dal peso del loro passato.
Spesso pensava a come erano stati i pochi attimi felici che aveva vissuto e si domandava per quale motivo le fossero stati portati via da una morte prematura e imprevista. Aveva lasciato l'uomo di cui si era innamorata e con cui avrebbe potuto avere la vita tranquilla che aveva sempre sognato. Nel suo futuro, da viva, vedeva matrimonio, amore e magari tanti bambini ad allietare le sue giornate.
E invece cosa aveva ottenuto?
Morte. Disincanto. Perdita. E una rinascita come Homunculus.
Le avevano portato via ogni brandello di quel che era stata contro la sua stessa volontà e le avevano affibbiato una vita irrisoria che nemmeno sentiva come sua.
A volte si trovava ad implorare la morte di portarla via come aveva fatto tanti anni prima e di mettere fine alla sofferenza che stare al mondo le provocava. Ma era tutto inutile.
Lei non poteva morire. Lei aveva dei poteri, era pressoché onnipotente. Il suo corpo era l'incarnazione del peccato più piacevole su questa Terra.
Lei era Lust, la lussuria.
In ogni suo combattimento era stata consapevole degli sguardi lascivi che le sue prede le lanciavano, quasi inconsapevoli che sarebbe stata la loro carnefice. Persino nel giovane Acciaio, in quello sguardo che per lei era come un libro aperto, aveva scorto un'ombra di cedimento la prima volta che si erano incontrati. Ricordava ancora tutto alla perfezione: il suo respiro che si faceva di colpo più frammentato e ansante, la volontà che sembrava svanire rimpiazzata da quel dolce torpore che Lust conosceva bene.
Non appena aveva scorto in lui un cambiamento, aveva capito che in quel momento avrebbe potuto fargli tutto ciò che voleva e lui non avrebbe reagito, che il suo intento fosse stato di ucciderlo o di irretirlo.
Ma non gli aveva fatto nulla, troppo colpita dalle rassomiglianze che aveva compreso esistere tra di loro. Si era limitata ad intimorirlo un po' con le parole e se ne era andata velocemente, ripromettendosi però di cercare di scoprire qualcosa su quel ragazzo chiamato Edward Elric.
Ovviamente, si erano reincontrati. E Lust si era sorpresa nello scoprire che l'Alchimista d'Acciaio iniziava ad avere su di lei lo stesso effetto che, la prima volta, lei stessa aveva avuto su di lui.
Lentamente, incontro dopo incontro, aveva osservato Edward Elric, un ragazzo costretto a gettarsi in un colpo alle spalle la sua spensierata esistenza, crescere e maturare ulteriormente, fino a diventare pressoché un adulto. Anche fisicamente era cambiato: si era irrobustito e, cosa ancora più importante, era diventato parecchio più alto. L'Alchimista d'Acciaio non si poteva più chiamare 'bambino', decisamente no; a parte l'aspetto, non si poteva definire tale quando si osservava attentamente il suo atteggiamento e la sicurezza che animava ogni suo gesto.
Eppure, Lust era convinta che tutto questo fosse solo una copertura, che il vero Edward si nascondesse sotto la maschera di freddezza che si era creato. Aveva più volte desiderato di poterlo spiare nel privato, quando si ritirava nella sua stanza per dormire o magari quando si recava a Resembool a farsi risitemare gli automail. Era sicura che avrebbe mostrato un'altra faccia di sé, magari più libera e infantile. In fin dei conti, aveva solo sedici anni: sarebbe stato normale che gli piacesse andare dietro alle ragazze e giocare coi videogame.
Ma la figura 'umanizzata' di Edward Elric che si era costruita svaniva non appena pensava a quello che aveva passato nella sua breve vita. La morte di sua madre, l'abbandono del padre, il dover affrontare una convivenza solitaria con suo fratello minore.
Improvvisamente provava ammirazione sconfinata per quel giovane alchimista che era riuscito con le proprie forze a guadagnarsi un titolo che anche i più esperti faticavano ad ottenere, e pensava che sarebbe stato davvero un grande onore farsi ammazzare da lui.
Già... ammazzare. Perché non poteva sperare in niente di meglio.
Nonostante sapesse da tempo che quel che provava per Edward Elric era ben più di rispetto per l'avversario e ammirazione, aveva riposto l'idea di riuscire a diventare un punto saliente nella sua vita come lui lo era divenuto nella propria. Come poteva soltanto pensare che un giorno avrebbe visto con occhi diversi lei, un Homunculus? Non era ancora così pazza da illudersi.
Eppure, in un oscuro recesso del suo cuore, avrebbe sperato fino all'ultimo che ciò accadesse. Perché prima di essere un Homunculus, Lust era una donna umana che aveva dei sogni quasi sempre irrealizzabili.
Forse, se Edward avesse perso anche soltanto un briciolo del suo autocontrollo come la prima volta, avrebbe saputo cogliere l'occasione per rivelargli chi era veramente per lei.
E in caso contrario, avrebbe cercato di comunicarglielo tramite lo sguardo prima di ricevere il colpo di grazia.

*Owari*
  
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