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Autore: Alexiel_Slicer    10/08/2012    2 recensioni
Marlene ha 37 anni ed è una bellissima donna sposata e con due figli, non soddisfatta della sua vita sente che le manca qualcosa...qualcosa o qualcuno che durante la routine di una delle sue giornate troverà...
"Il sole, per Marlene, era dentro quella caffetteria e il cielo piangeva per riaverlo indietro."
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 16
Marlene si sentì morire due volte: prima la figlia ed adesso Tom. Era riuscita a farsi detestare da due delle persone più importanti della sua vita in una sola ora.
Andò nella sua camera da letto dove senza forze si lasciò cadere sul letto abbracciando forte a sè il piccolo panda di peluche che le aveva regalato il ragazzo, e che lei aveva sempre tenuto sul suo cuscino per sentirlo sempre accanto e sentirsi protetta da lui.
Era impotente. Cosa poteva fare? Come poteva scegliere? Sua figlia o l'uomo che amava? Non poteva.  
Perchè la vita doveva essere così difficile? Perchè per lei la felicità non poteva esistere?
Aveva ancora davanti agli occhi la figlia scappare da lei, aveva ancora davanti agli occhi il viso teso ed arrabbiato di Tom che la fissava. Sentiva ancora ronzare nelle orecchie le parole di disprezzo di Ashley, sentiva ancora le parole aspre del ragazzo e quell' "addio" pronunciato così duro e freddo che sentirlo per lei fu un colpo allo stomaco.
Nascose il viso dietro la testa del panda e a causa di un movimento impercettibile il campanellino che portava al collo emise un tintinnio che percorse l'aria della stanza, mentre le lacrime cominciarono a scendere repentine fino ad infrangersi contro le lenzuola.
Non riusciva a concepire l'idea che l'avesse lasciata, non riusciva a credere che non l'avrebbe più visto lungo il viale, che non avrebbe più sentito la sua calda voce dirle che l'amava, non sarebbe più stata tra le sue braccia, non avrebbe mai più baciato le sue labbra. Oh quanto le sarebbero mancate le sue carezze, i suoi abbracci! Ogni volta che la stringeva a sè lei si sentiva così bene, così in pace con il mondo, così al sicuro. Quanto le sarebbero mancati i suoi baci e quel suo modo di fare sfacciato! Ed ora che non era più al suo fianco, ora che non c'era più ad aspettarla davanti al cafè, ora che l'aveva abbandonata lei si sentiva sola, nuda, infelice e soprattutto sentiva un gran freddo.
La maniglia della porta  si mosse e Marlene ebbe un sussulto: in cuor suo sperava che fosse Tom, che fosse ritornato da lei, ma quella fioca speranza in un attimo come venne sparì quando vide il volto di Alan fare capolino da dietro di essa.
La donna si irrigidì, mentre l'uomo con molta tranquillità posò dei fogli sul comò dicendo "Qui ci sono le pratiche del divorzio, quando vuoi compilarle..."
Marlene a quelle parole si nascose ancora di più dietro il peluche e con un mormorio strozzato disse "Puoi anche stracciarle"
Alan la guardò accigliato e sospirando disse "Ho capito...come vuoi" e portò via con sè quei fogli.
Il divorzio. Ormai non c'era più bisogno del divorzio. Lei aveva scelto la figlia e questo significava perdere Tom. A quel pensiero le lacrime, di nuovo, vennero a farle un'amara compagnia.
 
I giorni passarono malinconici e grigi come un tempo. Il pensiero di Marlene era rivolto sempre a lui. 
Come già immaginava non lo trovò più in quel viale che, adesso, senza di lui le sembrava così vuoto e anonimo.
Alan mantenne il suo cambiamento: tornava a casa dal lavoro presto e passava del tempo con i figli portandoli al parco, alla pista di skateboard o semplicemente stando in giardino a giocare con il cane.
Marlene, nonostante il marito glielo chiedesse, non partecipava mai a quelle uscite, ma si limitava a vedere i figli con il sorriso sulle labbra uscire di casa. Quando, invece, stavano in casa si metteva seduta sul gradino della porta finestra e li osservava giocare con quel cucciolo, che cresceva ogni giorno di più, e che portava lo stesso suo nome. In quel momento pensava a quando Tom glielo regalò prima di portare i figli al cinema ed ogni volta un sorriso agrodolce le sfiorava le labbra.
Ashley ancora non le parlava e non la degnava di uno sguardo, ma Marlene sperava che il tempo le avrebbe fatto sbollire l'arrabbiatura nei suoi confronti. Peter, invece, era molto più sereno da quando il padre gli dedicava attenzioni.
Marlene era contenta per quello, era contenta che i figli, almeno, fossero felici finalmente, quindi cercò anche se malamente di reprimere la sua infelicità per non turbare l'equilibrio della famiglia, ormai, ritrovata.
 
3 settimane. 3 lunghissime settimane erano passate da quel giorno.
Aveva mantenuto fede alle sue parole: "Per te sarà come se non fossi mai esistito".
E Marlene soffriva dentro di sè nonostante all'esterno cercava di essere sempre sorridente e serena.
Non l'aveva più cercata, ma come poteva pretendere che lo facesse dopo tutto? Lei ne era consapevole ed era consapevole anche del fatto che doveva essere lei a cercarlo, ma rivederlo avrebbe riaperto la ferita e poi cosa avrebbe fatto una volta davanti a lui? Non sarebbe stato più disposto a stare con lei ed era anche giusto, non meritava di essere l'altro, l'amante.
"I ragazzi mi hanno distrutto oggi" disse divertito Alan sdraiandosi sul letto accanto alla moglie "Dovresti venire anche tu qualche volta, ti divertiresti" continuò rivolgendosi a lei
"Magari qualche volta, ma non adesso" mormorò Marlene che fingeva di leggere un libro, ma in relatà il suo pensiero era da tutt'altra parte
"Senti Mar..." fece l'uomo togliendo il libro dalle mani della donna "...è passato quasi un mese da quell'assurda situazione in cui ci siamo trovati. Mi sembra che le cose stiano andando bene, mi sono reso conto dei miei sbagli, sono cambiato e sto rimediando...quando mi perdonerai e mi permetterai di rimediare anche agli errori che ho fatto con te? Voglio dedicarti più attenzioni, sei importante per me e l'ho capito solo quando stavo per perderti..." finì la frase rauco.
Marlene guardò il marito negli occhi azzurri come i suoi. Aveva ragione stava rimediando ai suoi errori e quella alla fine era la famiglia che avevano creato insieme. Quello era l'uomo che aveva sposato, con cui aveva due figli e con cui aveva passato pur sempre 18 anni della sua vita.
Cercò di guardare l'uomo con occhi diversi, con occhi nuovi. Non poteva serbargli rancore in eterno. Proprio lei che aveva sbagliato e ambiva al perdono di Tom non poteva fare un cosa così al marito che, come lei, ambiva al perdono. Sarebbe stato da ipocriti.
Doveva ammetterlo Alan era un bell'uomo con quegli occhi azzurri, un fisico statuario conservato perfettamente negli anni e i folti capelli brizzolati. Aveva un certo fascino e non passava inosservato. Si ricordò di quanto da ragazza era stata gelosa di lui, ma con il passare degli anni quel sentimento si evolse nell'indifferenza più assoluta.
Sospirò e gli buttò le braccia al collo. Voleva dimenticare, sostituire Tom. Magari riscoprendo il marito ci sarebbe riuscita.
Lo baciò ed Alan l'abbracciò e la fece stendere sul letto.
Nonostante le carezze, i baci e le parole sussurrate dell'uomo, Marlene si rese conto che il ragazzo era insostiuibile. Quelle che la toccavano non erano le mani di Tom, la bocca che la baciava non era la sua, quella voce non era di Tom, quel corpo contro il suo non era quello di lui. Non la faceva sentire come la faceva sentire Tom.
Una lacrima le scese dagli occhi che asciugò subito per non darla a vedere al marito. Non poteva mentire a se stessa, non poteva prendersi in giro così: lei non l'avrebbe mai dimenticato.
  
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