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Autore: fedamon88    10/08/2012    12 recensioni
[Dal testo: Pov Nina "Improvvisamente mi scontro con due occhi color ghiaccio spettacolari.
Il mio cuore prende a battere veloce e la schiena viene attraversata da milioni di brividi.
Rimango stupita da quello sguardo magnetico, che ancora non ha abbandonato il contatto con il mio. Le pupille dello sconosciuto sono impalpabilmente dilatate e un luccichio le attraversa.
Dischiudo le labbra in cerca d’aria e uno strano formicolio mi attraversa il corpo. Le gambe si fanno improvvisamente molli, tanto che quasi non riescono più a sorreggere il mio peso.
Così mi appoggio al distributore dell’acqua per evitare di cadere rovinosamente a terra.
Il suo tono è caldo e terribilmente sensuale e per un attimo mi perdo nella profondità dei suoi occhi, che sembrano vogliano cercare nei miei, uno spiraglio che li conduca alla mia anima." ]
E' una storia sul cast di Vampire Diaries, più precisamente è incentrata su un amore che nascerà.
Parte dalla creazione della serie, e arriva fino ad oggi.
Ripercorrerò dal punto di vista di Nina e, qualche volta, di Ian la loro storia in questa loro seconda, grande famiglia: TVD.
Spero vi piacerà!.
STORIA IN FASE DI REVISIONE.REVISIONATA FINO AL QUINTO CAPITOLO
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian Somerhalder, Nina Dobrev
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                                                                                      Nina’s pov



Sgrano gli occhi stupefatta della sua ammissione e il mio cuore si ferma per alcuni secondi mentre schiudo la bocca incredula.
Mille pensieri iniziano a vorticare prepotentemente nella mia testa e, come il ronzio delle api, mi riempiono le orecchie.
Il respiro si blocca con un groppo in gola e si fa trafelato.
Il petto è stretto in una morsa, quasi dolorosa, di confusione e stupore e le miei iridi sono incatenate alle sue.
Per alcuni istanti ci scrutiamo. Io sbalordita di quella frase, lui in attesa e intimorito.
Finalmente riprendo l’uso della parola, dopo il momentaneo shock, e mormoro balbettante.
<< C-che significa che hai bisogno di me? >> la mia voce è appena un sussuro, tanto le emozioni mi stanno riempiendo e soffocando il corpo.
Vedo Ian abbassare per un secondo lo sguardo, accigliato e perplesso. Lascia delicatamente la presa sul mio braccio e si allontana di mezzo passo dal mio corpo, lasciandomi finalmente l’aria per respirare.
Lo fisso confusa e incerta, con il cuore che batte all’impazzata.
La tensione che fino a pochi istanti prima ci univa e ci spingeva l’uno tra le braccia dell’altro, sembra essersi improvvisamente dissolta nel nulla, lasciando al suo posto la freddezza e la glacialità della lontananza.
Dove prima le sue dita mi stringevano leggermente la pelle del gomito e sentivo calore, ora percepisco solo gelo e distacco.
Ian rialza gli occhi mortificato e leggo nel suo sguardo un incredibile senso di colpa e turbamento.
<< Scusami io…non so perché ho detto così. Perdonami. >> sussurra abbassando lo sguardo a terra e schiudendo le labbra.
Osservo il suo profilo marcato. La mascella contratta, le guance rosse per le emozioni provate fino a pochi secondi prima, le pupille dilatate e perse nel vuoto e i capelli scarmigliati, con alcune ciocche corvine a ricadergli disordinatamente sulla fronte lievemente corrucciata.
Avverto ondate d’inquietudine provenire dal suo corpo.
Non riesco a parlare, tanto sono confusa e lui non mi da neanche tempo di aprire bocca che, augurandomi velocemente la “buonanotte”, senza degnarmi più di uno sguardo, mi volta le spalle e s’incammina nel corridoio.
Continuo a fissarlo sbalordita e completamente impietrita.
Lo seguo con gli occhi fin quando non lo vedo armeggiare nervosamente con le chiavi della porta, che dista esattamente quattro stanze dalla mia, ed entrare nella camera, richiudendo, poi, con uno sonoro schiocco, il legno.
Lo sbattere della porta mi fa sussultare, ed è come se a quel suono fosse stato collegato un pugno nel mio stomaco.
Rimango smarrita, con uno tsunami di confusione e sbigottimento a travolgermi il  corpo.
Cosa significa la frase che ha pronunciato? Che vuol dire che ha bisogno di me? Come amica? Devo aiutarlo a fare qualcosa?.
Non riesco a capire.
Una miriade di domande inizia a volteggiare freneticamente nella mia mente, costringendomi a portare una mano alla tempia, come a volere fermare quel brusio, divenuto ormai insopportabile.
Il freddo della situazione e dell’accaduto mi colpiscono in pieno come una secchiata d’acqua e un brivido mi percorre la schiena.
Dò un’altra occhiata in direzione della camera di Ian, poi senza più esitazioni, varco la soglia della mia stanza richiudendo la porta alle mie spalle e appoggiandomici con la schiena.
La quiete della notte sembra quasi anormale, tanto è perfetta e priva di qualsiasi suono, solo i miei continui sproloqui interiori, che mi salgono alle orecchie, rovinano l’atmosfera del momento.
Rilascio un flebile sospiro e cerco di calmare i battiti esagitati del mio cuore.
Accendo le luci della stanza e lascio la borsa sul tavolino rotondo di legno, posto accanto all’entrata, mi dirigo a passo lento e strascicato verso il bordo del letto e mi ci siedo.
Mentre mi slaccio gli stivali e mi sgranchisco le gambe e i piedi, cerco di fare ordine nella mia mente, impilando in una sezione le varie domande che si agitano senza sosta.
Finalmente ammutolisco l’istinto e la ragione che non mi hanno dato tregua un attimo, continuando a dichiararsi guerra, a sfoderare le armi e a combattere una lotta sanguinosa per la supremazia.
Ora nella mia testa c’è il silenzio totale, le emozioni e le sensazioni contrastanti si sono, invece, trasferite al centro del mio petto, scavandosi una nicchia e istallandosi all’interno di essa.
Non riesco a capire il comportamento di Ian.
Un momento leggevo nei suoi occhi bramosia e desiderio, quello dopo solo senso di colpa.
Che cosa sta succedendo?.
Le emozioni che ho provato durante la sua vicinanza sono state di un’intensità tale da stordirmi, ma terribilmente spaventose.
Non avevo il controllo di me stessa. Ho rischiato seriamente di rovinare la nostra amicizia solo per seguire l’impulso del desiderio.
Questa è la cosa che mi intimorisce di più. Essere arrivata al punto tale da non avere più la forza di dominare le emozioni.
Ian mi confonde, mi irretisce con il suo sguardo penetrante, mi legge dentro, scava per trovare la mia anima e quando la scopre, questa si sciogle tra le sue mani come burro. Il suo profumo mi inebria e la vicinanza con il suo corpo mi manda in tilt il cervello, mi fa battere il cuore all’impazzata e mi fa stringere lo stomaco in una morsa piacevolmente dolorosa.
Mi rendo conto che in questo momento non sono nelle condizioni di poter ragionare obiettivamente. Ho passato una giornata intensa, carica di emozioni, ma soprattutto molto stancante. Spendere ulteriori e poche energie, che mi sono rimaste, per analizzare il nostro rapporto d’amicizia, che si sta trasformando in qualcosa di strano e complicato, sarebbe lavoro sprecato.
Perciò mi infilo velocemente il pigiama, mi lavo i denti, mi strucco, mi spazzolo accuratamente i capelli e per un attimo mi soffermo a guardare il mio riflesso allo specchio.
Cosa mi sta succedendo?
Dov’è finita quella ragazza forte e decisa di un tempo?
Questi quesiti mi sorgono spontanei mentre analizzo i dettagli stanchi del mio viso.
Spengo la luce della stanza, rimanendo con solo il fioco bagliore dell’abat-jur posta sul comodino accanto al letto.
Scosto il piumone e le coperte, avvertendo, finalmente il dolce richiamo del letto.
Il torpore e l’intontimento tornano a pervadermi e riescono, con mia sorpresa, ad assopire il groviglio di sensazioni pulsanti, che si trova nel mio petto.
Mi lascio andare ad uno sbadiglio, percependo il corpo farsi pesante e indolenzito.
Il contatto con il materasso morbido e accogliente è come un balsamo a sciogliere i nodi di risentimenti e paure, che si sono fissati nelle mie membra.
Socchiudo le palpebre pregustando il dolce contatto con il sonno, che sembra chiamarmi nel suo mondo illusorio.
Improvvisamente dei colpetti secchi però mi riportano alla realtà e mi rendo conto che qualcuno sta bussando alla porta.
Dischiudo le palpebre ormai pesanti e, a fatica, mi trascino fuori dal letto, rilasciando uno sbuffo spazientito. Non ho neanche la forza di immaginare chi sia l’usurpatore della mia quiete e del mio sonno attiguo.
Portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, abbasso la maniglia e apro la porta.
Mi concedo un secondo prima di guardare quel qualcuno che mi sta di fronte, poi, dopo aver trovato il minimo di energie che mi sono rimaste, alzo lo sguardo e un brivido mi percorre la schiena.
Ian.
Mi osserva con occhi cupi, il suo viso è una maschera grigia.
Apro la bocca sorpresa.
<< Che succede? >> mormoro perplessa, scrutandolo dalla testa ai piedi.
Solo in questo momento mi accorgo che anche lui indossa un pigiama, o meglio, un paio di pataloni neri di una vecchia tuta, una canottiera grigia e ai piedi le pantofole dell’albergo.
Mi chiedo come faccia a non avere freddo così scoperto.
<< Ho litigato con Megan. >> sussurra attirando nuovamente la mia attenzione sul suo viso.
Sgrano gli occhi stupita e lo guardo mentre lo vedo farsi torvo.
<< Mi dispiace >> sospiro con rammarico, soprattutto perché sembra essere veramente deluso e terribilmente inquieto.
Ci guardiamo un secondo negli occhi, le sue iridi di ghiaccio trasmettono uno sguardo ferito e indifeso, quasi in cerca di conforto, e io avverto nuovamente il sonno fare le valigie e andarsene dal mio corpo, lasciando il posto ad un cuore frenetico e alla confusione.
<< Posso entrare? >> quella domanda mi spiazza per pochi istanti, rimango inebetita a fissarlo ma, vedendolo così smarrito, non posso fare altro che accettare, anche se un po’ incerta.
<< C-certo, vieni. >> mormoro abbassando lo sguardo e, spalancando la porta, mi faccio da parte per farlo entrare.
<< Grazie mille, Nina. >> mormora abbozzando un sorriso. Il mio nome pronunciato così lentamente e sensualmente dalle sue labbra, mi fa correre un brivido di piacere lungo la schiena e mi fa perdere un battito.
Mentre richiudo, le vocine interiori della ragione e dell’istinto ghignano soddisfatte e si preparano nuovamente sulle linee di guerra.
Quando mi volto, mi stupisco di vedere Ian seduto sul bordo del mio letto, con le spalle curve, come a sostenere il peso gravoso della stanchezza e del litigio e lo sguardo inespressivo, perso nel vuoto.
A passo lento mi avvicino a lui, fino a distare pochi centimetri dal suo corpo.
Rimango in piedi e lo guardo dolcemente, sentendo il cuore stringersi in una morsa di compassione.
Sembra un cucciolo smarrito.
Il mio ventre è all’altezza del suo viso, che è ancora basso, intento a scrutare distrattamente i dettagli della moquette beige, immerso nel mare dei suoi pensieri.
Un impeto di curiosità mi travolge. Vorrei tanto scoprire le sue idee in questo momento.
Sapere cosa sta rimuginando la sua mente.
<< Che cosa è successo? >> chiedo in un sussurro, incrociando le braccia petto e prendendo un grosso respiro.
Ian, riscosso dalla mia domanda, alza il volto verso di me e mi fissa.
L’intensità del suo sguardo mi fa contrarre lo stomaco in uno spasmo piacevolmente doloroso e dischiudere le labbra estasiata.
I suoi occhi sono color oceano, incredibilmente blu, da mozzare il fiato.
Aggrotta lievemente la fronte e, rilasciando un flebile sospiro, inizia a raccontare.
<< Mi ha chiamato poco fa. Mi ha chiesto come era andata, come stavo. E fin qui tutto normale. Fin quando non le ho detto che, sicuramente, domani non sarei riuscito ad andare al pranzo dei suoi genitori. A quel punto ha iniziato a dare in escandescenze. Mi ha detto che le avevo promesso che l’avrei fatto, accusandomi di non essere un uomo di parola, ma a quel punto sono scattato io e abbiamo finito per litigare. >> finisce il racconto continuando a reggere il mio sguardo, ora sbigottito e lievemente indignato nei confronti di Megan.
Come si fa ad accusare Ian di non essere un uomo di parola? Dopo tutto quello che fa per far stare bene tutti.
Lascio ricadere le braccia lungo i fianchi e stringo le labbra, alzando il mento e, scostando lo sguardo, soffio tra i denti.
Non riesco a capire il bisogno di alcune persone di litigare, istigare e stuzzicare gli altri fino all’esasperazione.
Lo vedo, ora, nelle pupille torve di Ian.
<< Non so più cosa devo fare, Nina. Aiutami tu. >> sussurra flebilmente.
Queste parole pronunciate in tono quasi supplichevole, mi fanno perdere un battito.
Abbasso nuovamente lo sguardo sul suo viso e ne rimango colpita.
Mi fissa speranzoso, come in cerca di una risposta, un consiglio o forse semplicemente della mia vicinanza.
Il nervosismo che iniziava a nascere in me, ora si è completamente estinto. Eclissato davanti all’espressione contrita di Ian.
In questo momento vorrei tanto accarezzare il suo viso.
Magari scostando le ciocche che gli ricadono sulla fronte, sfiorando con i polpastrelli le sue palpebre, scendendo giù lungo la linea del naso, giungendo fino alla bocca. A quelle labbra carnose e rosee terribilmente invitanti, accarezzandole con il pollice e saggiandone la cosistenza morbida, già assaporata per pochi istanti sul set.
Improvvisamente mi rendo conto dei pensieri che sto facendo e  reprimo l’impulso, alzando il viso al cielo e facendo chiarezza nella mente, che ora sembra ottenebrata da una fitta nebbia di desiderio.
Percepisco un gran calore avvolgermi e la tensione e l’elettricità di prima incombere minacciose sulle nostre teste.
<< Secondo me, dovresti lasciarla sbollire questa notte. Sono sicura che si renderà conto da sola di aver esagerato e domani ti richiamerà, chiedendoti scusa. Fidati di me. >> pronuncio queste parole, schiarendomi la voce.
Cerco di non incrociare i suoi occhi, anche se li sento scrutarmi intensamente e penetrarmi dentro, fino a toccare le ossa.
D’un tratto avverto le dita calde di Ian circondarmi i fianchi e marchiare a fuoco la mia pelle.
A quel contatto trasalgo stupita e il mio cuore intreprende una corsa impetuosa.
Il mio sguardo scende su di lui.
Dischiudo le labbra in cerca d’aria e percepisco piccole scosse e brividi piacevoli iradiarsi dai suoi polpastrelli, oltrepassare la leggera stoffa della maglietta grigia e infrangersi sulla mia pelle.
Lo vedo con lo sguardo fisso sul mio ventre piatto, immerso nei suoi pensieri.
Dall’alto e, alla luce fioca dell’abat-jur, i suoi capelli neri si rivelano con riflessi arcobaleno, quasi fossero le piume di un corvo.
Un formicolio m’invade le membra e giunge in ogni terminazione nervosa.
Improvvisamente Ian, con lentezza disarmante, appoggia dolcemente la guancia sulla mia pancia.
A quel contatto contraggo irrimediabilmente i muscoli e m’irrigidisco, rimanendo a bocca aperta e senza fiato.
Sicuramente riuscirà a sentire il battito frenetico del mio cuore.
Quando questo pensiero mi attraversa la mente, automaticamente avverto il sangue ribollirmi sulle gote.
Non so cosa fare.
Ian rimane fermo, con le dita serrate sui miei fianchi e il viso premuto sul mio ventre.
Riesco a sentire il calore del suo respiro infrangersi sulla mia maglietta e passare fino alla mia pelle, provocandomi altri brividi.
Lo vedo chiudere gli occhi e lasciarsi andare.
<< Sono così confuso. >> mormora strusciando lievemente la guancia su di me, come un micio abbandonato alle fusa.
La dolcezza e la purezza dei suoi modi e dei suoi gesti, mi fanno un’incredibile tenerezza, in questo momento.
Mi sembra un bambino in cerca di coccole da parte della mamma.
Un sorriso si dipinge sulle mie labbra, quando il pensiero mi tocca.
Le mie mani, come animate di vita propria, si alzano e si posano dolcemente sui suoi capelli.
Mossa da un’impeto di compassione e amore, inizio ad accarezzare lentamente le morbide e setose ciocche e lascio che la magia del momento ci circondi.
Dentro di me, ora, tutto si è immobilizzato. La guerra tra la ragione e l’instinto è rimasta inconclusa, il groviglio di emozioni pulsanti e quasi dolorose si è districato e sciolto e, infine, i dubbi e la confusione, si sono dissolti nel nulla.
Rimaniamo così, fermi in questa posizione per minuti interi, che a me sembrano ore.
Pian piano entrambi ci rilassiamo e percepiamo la stanchezza avvolgerci nella sua coperta calda.
Poco dopo Ian, si scosta leggermente da me e alza il volto, puntando i suoi meavigliosi zaffiri sul mio viso.
<< Posso rimanere a dormire qui, con te? >> sussurra esitante e con un luccichio di speranza negli occhi.
Ho un tuffo al cuore quando la domanda mi arriva alla testa.
L’immagine di noi abbracciati sotto le coperte, mi attraversa la mente e non posso fare a meno di chiedermi “ Lo voglio davvero? “.
Rimango alcuni secondi in silenzio, mentre dentro di me le sensazioni e le emozioni pietrificate, tornano a riprendere le loro azioni quotidiane di tormento.
Ancora incatenata alle sue pupille brillanti e sedotta dalle sue iridi blu, non posso fare altro che annuire, mordendomi il labbro.
Vedo il suo sguardo mutare e divenire gioia pura.
Con uno scatto si alza e mi avvolge le braccia intorno alla schiena traendomi a sé.
Sgrano gli occhi sorpresa, quando mi ritrovo con il viso premuto sul suo petto muscoloso, dal quale proveniene il suo inebriante profumo.
<< Grazie, piccola Dobrev. >> mormora sorridente.
Mi lascio contagiare dalla sua felicità e finisco per chiudere gli occhi e sospirare estasiata.
<<  Basta che ti metti un cuscino sulla faccia. Voglio dormire stanotte, non sentire il tuo fastidioso e pesante russare. >> dico, avvertendo nuovamente l’ilarità contagiare entrambi.
Da quant’è che non ci stuzzicavamo con battutine ironiche?.
Scioglie l’abbraccio e mi scosta da lui, rivelando un finto stupore, che poi in pochi attimi si trasforma in un’espressione maliziosa.
<< Mai quanto te, Dobrev. >> soffia, rivelando il suo sorriso sghembo.
Apro la bocca, fintamente offesa, poi non resisto più e scoppio in una risata divertita, che contagia, irremidiabilmente anche lui.
Poco dopo ci ritroviamo sotto le coperte, ancora intenti a stuzzicarci e a prenderci in giro.
 
<< Sì ma te la ricordi quella volta che abbiamo svuotato il camerino di Paul? Ti ricordi la faccia che ha fatto? >> mi chiede Ian sorridente, guardadomi con espressione divertita.
Il ricordo del viso sbigottito di Paul e della sua arrabbiatura mi tornano in mente in un soffio e non posso fare altro che ridere, girandomi a guardare il viso del mio amico.
<< E’ vero è stata incomparabile. Quando urlava e andava in giro chiedendo a tutti che fine avesse fatto tutta la sua roba. E’ stato uno scherzo architettato piuttosto bene, Smolder. >> commento stringendo la coperta al petto.
<< Tutto merito mio. >> si elogia alzando il mento con aria saccente.
<< Ah, ah. Sono stata io la mente, tu hai solo eseguito gli ordini. >> lo rimprovero schioccando la lingua sul palato, con fare altezzoso.
Alza gli occhi al cielo, scuotendo la testa.
<< Per questa volta te la do vinta, Nina. Comunque dovremo organizzare un altro scherzo. Mi piace mettere zizzania sul set. >> sussurra , ghignando e assottigliando lo sguardo con fare cospiratorio.
<< Prima o poi si vendicheranno di noi, aspettati qualcosa di veramente forte. >> lo rimbecco alzando le sopracciglia sicura di me.
D’un tratto uno sbadiglio mi coglie alla sprovvista e io chiudo gli occhi assorbendo la sonnolenza.
<< E’ meglio se dormiamo, si è fatta l’una e mezza. >> mormora guardandomi dolcemente, dopo aver lancianto un’occhiata alla radio sveglia, posta sul comodino.
Annuisco socchiudendo le palpebre e pregustando l’attimo in cui il sonno mi prenderà, poi mi allungo leggermente verso l’abat-jur e la spengo.
Il silenzio e il buio calano su di noi in un istante.
Le tenebre ci circondano ma l’aria si impregna di elettricità.
Rimango immobile, supina, con le braccia strette al petto, le dita serrate sulle morbide lenzuola, come a proteggermi dalla consapevolezza di avere Ian a pochi centimetri di distanza da me.
Percepisco i suoi occhi puntati sul mio viso.
Dopo istanti di totale oscurità i miei iniziano ad abituarsi alla notte e, spinta dalla curiosità, mi volto lentamente verso il mio amico e riesco a scorgere i contorni e alcuni dettagli del suo viso.
Sento il calore del suo corpo infrangersi sul mio pigiama ed entrarmi sotto pelle, provocandomi mille brividi.
Lo avverto muoversi impercettibilmente, tanto che il suo piede finisce per cozzare contro il mio.
E a quel contatto sussultiamo entrambi.
<< Hai i piedi ghiacciati Nina. >> sussurra nel buio, ma percepisco nel suo influsso di voce, una nota compassionevole.
<< Vieni qui. >> aggiunge dolcemente avvicinandosi ancora di più e, con mio stupore,  mi avvolge le braccia intorno alle spalle e mi trae a sé.
Così finisco con il viso premuto sul suo petto muscoloso, il ventre schiacciato contro il suo fianco sinistro e le nostre gambe intrecciate in un groviglio particolarmente intimo.
Arrosisco per quella vicinanza e cerco di scostarmi un po’, per evitare di stare troppo appiccicata a lui, ma la stretta sulle mie spalle si rafforza e mi impedisce qualsiasi movimento.
Con il cuore a mille, sollevo lievemente il viso e cerco il suo sguardo.
Anche lui è fisso ad osservarmi e quando i nostri occhi si incatenano, un brivido ci scuote dalla testa ai piedi.
Al buio riesco comunque a scorgere il luccichio delle sue pupille e noto il brillio dei suoi denti risplendere nelle tenebre.
Sorrido anch’io poi, socchiudendo le palpebre, porto una mano stretta a pugno sul suo petto, e rilasciando un sospiro estasiato, mi stringo a lui e aspetto che il sonno mi trascini nel suo mondo.
<< Buona notte >> biascico con le ultime energie.
Dopo attimi di silenzio, un sussurro dolcissimo mi arriva alle orecchie come un ninna nanna meravigliosa.
<< Buona notte, mia piccola Nina >> mormora sui miei capelli, percependo il suo respiro caldo infrangersi sulla mia cute e rilasciarmi intensi brividi.
Il mio cuore perde un battito a quelle parole così dolci, ma soprattutto all’aggettivo che ha usato per descrivermi.
“ MIA”.
Prima che possa fare o dire qualcosa, Morfeo mi rapisce e oscura la mia mente.
 


Un senso opprimente di calore e pesantezza mi avvolge e grava su di me.
Non riesco a respirare. L’aria mi arriva densa e carica di anidride carbonica e io boccheggio in cerca di fresco.
Quando avverto nuovamente la sensibilità ai miei arti, mi muovo leggermente e capisco, finalmente, che la causa di tutto quel calore e peso, non è altro che il corpo di Ian, per metà schiacciato contro il mio.
Io sono girata su un fianco, un braccio di Ian è poggiato mollemente sul mio fianco e il mio ventre, e il suo petto ampio e muscoloso cozza contro la mia schiena.
Apro gli occhi ormai sveglia e scosto le coperte per il troppo caldo, scoprendo metà dei nostri corpi e prendo una boccata d’aria ristoratrice.
Il corpo di Ian pesa su di me, ma, anche se non respiro bene, il sudore ha imperlato i nostri corpi e l’aria è poca, non riesco ad alzarmi dal letto.
Non abbiamo mai avuto un contatto così intimo e ravvicinato e la cosa mi crea uno scombussolamento di sentimenti ed emozioni dentro.
Il respiro leggero di Ian mi accarezza l’orecchio, tanto il suo viso è vicino alla mia nuca.
Riesco ad avvertire il battere regolare e lento del suo cuore sulla mia schiena e questo mi fa crescere una bolla d’amore nel petto.
Muovo leggermente le gambe e le districo dal groviglio intricato creato con quelle di Ian.
Sempre lentamente e stando attenta a non svegliarlo, alzo il suo braccio, che mi blocca la vita, mi giro dal suo lato e riappoggio la sua mano sul mio fianco.
Sorrido quando sento le sue dita calde restare immobili sulla mia pelle nuda, lasciata scoperta dalla maglietta, durante il movimento.
Finalmente lo vedo.
Ancora immerso nel sonno il suo viso si rivela più angelico e bello che mai.
Schiudo le labbra incantata da quella visione e analizzo ogni singolo dettaglio, imprimendolo a fuoco nella mia mente.
I capelli scompigliati e le seriche ciocche corvine che gli ricadono disordinatamente sulla fronte liscia e rilassata, gli occhi incorniciati da lunghe ciglia nere, sono chiusi e abbandonati al torpore, studio la linea del naso, le guance appena rosee, forse a causa del calore dei nostri corpi, e infine giungo alle labbra socchiuse e meravigliosamente carnose.
Le fisso stupita e sento dentro di me la voglia e il desiderio di assaporarle, crescere a dismisura.
Un movimento quasi impercettibile cattura la mia attenzione e rialzo, di poco, lo sguardo incontrando due iridi di ghiaccio che mi fissano ancora un po’ assonnate ma anche brillanti di curiosità.
<< Buon giorno. >> mormoro accennando un sorriso e cercando di spezzare la tensione che si sta ricreando nella stanza.
<< Mmhh… ‘giorno. >> biascica con la voce ancora impastata dal sonno richiudendo le palpebre, abbozzando un sorriso e affodando, con un mugolio, la testa nel cuscino.
Mi fa una tenerezza incredibile. Sembra un bimbo ancora intontito dalla stanchezza, con i capelli arruffati e un’espressione sonnolenta estremamente dolce.
La tentazione è troppo forte così alzo la mano e affondo le dita tra i suoi setosi e profumati capelli e li tiro lievemente cercando di riscuoterlo dal torpore.
<< Mmhh >> un altro mugolio, questa volta, infastidito e contrariato arriva ovattato alle mie orecchie.
<< Su brontolone, svegliati. Sono le sette, tra due ore dobbiamo essere in aereoporto. >> mi avvicino al suo volto ancora sepolto nel cuscino e, inavvertitamente premo il mio seno contro la sua spalla e un brivido mi percorre.
Le sento irrigidirsi a quel contatto e subito il sorriso scompare dal mio volto e i miei muscoli si tendono.
L’intimità del momento, la dolcezza e l’amore presente nei nostri gesti mi colpiscono in pieno viso come uno schiaffo doloroso.
Invasa dall’imbarazzo e  dal timore di quello che potrebbe succedere, mi ritraggo e scosto definitivamente le coperte dalle mie gambe e il fresco della stanza mi invade.
Mi volto e gli dò le spalle, consapevole ora, del suo sguardo ardente sulla mia schiena.
Non riuscendo a reggere l’intensità del momento mi alzo dal letto e, portandomi una ciocca dietro l’orecchio, muovo qualche passo verso il bagno di fronte a me poi confusa aggrotto la fronte.
I pensieri tornano a vorticare incessantemente nella mia mente e, scuotendo leggermente la testa, mi volto nuovamente verso di lui, che ora è seduto sul materasso.
Una gamba stesa, il ginocchio dell’altra ripiegata, su cui poggia il suo braccio sinistro e la mano destra puntellata sul cuscino a sorreggersi, gli occhi fissi nel vuoto con sguardo confuso.
<< Ehm, io dovrei lavarmi e vestirmi… >> inizio incerta, amareggiata per doverlo cacciare, ma ho paura di me stessa e, in minima parte anche dei suoi comportamenti così particolari.
 << Oh, certo. >> mormora sconsolato rialzando lo sguardo sul mio viso.
Rimango inebetita a guardarlo, mentre velocemente si infila le ciabatte e si avvia verso la porta.
Quando abbassa la maniglia mi rivolge un altro sguardo penetrante, che mi fa rabbrividire, poi la richiude con uno schiocco secco, che mi fa sobbalzare.
Schiudo le labbra confusa e colpevole.
E se avessi sbagliato a mandarlo via?.
La mia ragione mi rimprovera dicendomi che, invece, ho fatto bene a farlo mentre il mio istinto mi urla contro i peggio epiteti.
Strizzo gli occhi e scuoto la testa scacciando i pensieri negativi e inizio a prepararmi.
 
 
<< Buon giorno Nina. Dormito bene? >> mi chiede sorridente Paul, passandomi accanto con il piatto ricolmo di prelibatezze.
Ricambio il sorriso e mi giro a guardarlo.
<< Sì, abbastanza. Tu? >> rispondo cortesemente, mentre aspetto l’omelette che il cuoco mi sta preparando di fronte.
<< Anch’io bene. >> dice con occhi brillanti.
Lo vedo sveglio, riposato e carico per un’altra giornata.
Ci aspetta il volo del ritorno e alcune scene da girare questo pomeriggio.
Prevedo che sarà una giornata molto intensa.
Il cuoco sorridente mi porge l’omelette e io allungo il piatto ringraziandolo educatamente.
<< E’ andata bene ieri, che ne dici? Essendo stata la nostra prima convention direi che ce la siamo cavata alla grande >> mormora Paul, camminando al mio fianco mentre raggiungiamo un tavolo rettangolare, posto sul lato destro della grande sala, accanto ad un separè di carta.
<< Sì, direi di sì. Tutto sommato ci siamo divertiti ed è stata una bella esperienza. Presto ce ne attenderanno delle altre. >> commento appoggiando il vassoio sul legno e prendendo posto sulla sedia accanto al muro.
Paul si accomoda di fronte a me.
<< Già, è vero. >> dice alzando le sopracciglia in modo eloquente, poi per un attimo il silenzio ci avvolge. Lui sorseggia il suo succo d’arancia e io inizio a tagliare la mia omelette.
<< Hai visto Ian? Dovrebbe essere già sceso da dieci minuti. >> la domanda improvvisa di Paul mi fa perdere un battito e per un secondo mi irrigidisco, poi scacciando i mille pensieri che avviluppano la mia mente, alzo lo sguardo sul mio amico e rispondo.
<< No, sinceramente no. Infatti, mi sto chiedendo anch’io perché ci stia mettendo così tanto. >> mormoro stringendo le labbra e le spalle.
Vedo Paul voltarsi e puntare lo sguardo verso l’entrata della sala.
<< Ah, eccolo. >> dice sorridente osservando l’amico e agitando una mano a mezz’aria per farsi notare.
Un brivido corre lungo la mia spina dorsale e mi costringo a non voltarmi.
Dopo tutto quello che è successo questa notte e stamattina non riesco a impedirmi di pensare ai nostri gesti così intimi, ogni volta che lo guardo.
D’un tratto avverto la sua presenza accanto al tavolo, ma continuo a guardare il piatto di fronte a me come se niente fosse.
<< Ehi amico, ci stavamo giusto chiedendo che fine avessi fatto. Come mai ci hai messo così tanto? >> chiede Paul tra l’incuriosito e il divertito.
Percepisco i suoi occhi indugiare per pochi istanti su di me.
La voglia di rivedere il suo viso si impossessa del mio corpo, così alzo lo sguardo.
Quello che vedo, però, mi colpisce in pieno come una secchiata d’acqua gelida.
I suoi occhi mi fissano freddi, inespressivi e imperscrutabili, la mascella è contratta e le labbra tirate in una smorfia sprezzante.
Il mio cuore di stringe in una morsa e schiudo le labbra sorpresa e, al contempo, ferita.
<< Stavo parlando al telefono >> risponde secco voltandosi verso Paul e addolcendo leggermente lo sguardo.
Poi senza più degnarmi di uno sguardo gira le spalle e si avvia verso il buffet.
Il mio amico si volta verso di me lievemente  perplesso e mi guarda in una muta domanda.
Io continuo a fissare, ferita, il punto dove fino a pochi secondi prima si trovava Ian e mi chiudo nel mio mondo. Non riesco a chiarire i dubbi di Paul. Non in questo momento, perché non ne sono in grado neanche io.
Le orecchie mi fischiano e i suoni mi giungono ovattati e lontani, intorno a me tutto è sfocato.
Dentro di me, invece, si agitano convulsamente milioni di sensazioni e domande.Il mio cuore ha rallentato il suo battito ed è stato racchiuso in una morsa di confusione.
Durante tutta la colazione Ian non fa altro che ignorarmi completamente, chiacchierando animatamente con Paul.
Talvolta il mio amico cerca di coinvolgermi nel discorso, ma Ian glielo impedisce, catturando più volte la sua attenzione con argomenti futili.
Alla fine mi chiudo nel mio silenzio, finisco velocemente la colazione e mi alzo dalla sedia, non riuscendo più a sopportare la situazione estremamente fredda.
<< Vado a finire di chiudere la valigia. Ci vediamo tra dieci minuti giù nella hall. >> dico, ricevendo da Paul un sorriso dolce e da Ian un'altra occhiata sprezzante.
Con un colpo al cuore e la confusione a stordirmi, mi avvio in camera.
Non capisco che cosa sia successo.
Come mai così di punto in bianco l’umore e il comportamento di Ian siano cambiati drasticamente. Ripenso a quanto accaduto questa mattina, ripercorro ogni minimo istante e gesto, cercando qualcosa che lo abbia infastidito, ma non trovo nulla.
Forse quando è tornato in stanza ha ripensato a qualcosa.
Forse la telefonata avuta con quel qualcuno l’ha messo di cattivo umore ed è solo una cosa passeggera.
Faccio un intenso respiro, chiudo per un secondo gli occhi e, quando li riapro, decido che lo tratterò come sempre e lo tirerò su di morale.
Sono sicura che la causa del suo nervosismo non sia io, bensì qualcos’altro o qualcun altro.
Questo perché non riesco a trovare nulla che io abbia sbagliato.
O almeno spero che sia così.
 

Quando saliamo sul nostro pullmino privato, che ci porterà all’aeroporto,vedo Paul sedersi accanto alla nostra seconda truccatrice Marilyn e scuoto la testa sorridendo del suo modo buffo di corteggiare, poi cerco Ian con lo sguardo, finchè non lo trovo, seduto al penultimo posto.
Vedo che il posto accanto al suo è vuoto, così facendomi coraggio, prima che il pullman parta, prendo la mia borsa e mi avvio nella sua direzione.
Mi faccio coraggio e sorridente mi fermo di fronte a lui, aspettando che alzi lo sguardo.
E’ assorto a guardare il traffico londinese, che ci circonda.
Poco dopo, avvertendo una presenza, finalmente alza gli occhi.
Le sue iridi blu mi fulminano e mi guardano freddamente.
Ignoro il glaciale dolore che si sta insinuando sotto la mia pelle e gli sorrido dolcemente.
<< Posso sedermi accanto a te? >> mormoro gentilmente. Nella mia voce avverto una nota quasi intimorita, per la risposta che potrebbe arrivarmi.
Ian sbatte le palpebre, e per un secondo mi sembra di scorgere nelle sue pupille un luccichio di sorpresa e compassione, poi il gelo invade nuovamente il suo sguardo e lo rende duro e affilato, come la lama di un coltello, pronto a colpirmi.
<< No. >> pronuncia secco.
Senza aggiungere altro si volta di nuovo verso il finestrino e continua ad osservare le auto che camminano.
Il mio cuore sprofonda e un nodo mi si forma in gola, impedendomi quasi di respirare.
Reprimo a stento un singhiozzo e velocemente mi volto e prendo posto due sedili davanti a lui, però nella fila opposta alla sua.
Sento gli occhi pizzicare e le lacrime salire dal profondo del mio petto.
Non voglio piangere, non devo. Sono una donna forte che non si fa abbattere da questi comportamenti.
Dalla borsa afferro il mio i-pod e infilo le cuffiette, immergendomi le mio mondo fatto di musica e pensieri.
Subito la canzone “ Little House” di Amanda Seyfried parte e cerco di comprendere, nuovamente, il motivo di questo suo comportamento improvvisamente glaciale nei miei confronti.
Le note e la melodia avvolgono il mio corpo e mi ritrovo ad osservare distrattamente le case, le macchine che scorrono veloci di fronte a me.
Per fortuna sono seduta, accanto al finestrino. In momenti come questi ho solo bisogno di rimanere da sola.
Ringrazio che Paul non sia venuto a farmi compagnia e sia invece rimasto a chiacchierare con Marilyn.
Non avrei avuto la forza di spiegargli tutto, perché non conosco nemmeno io la causa del comportamento così strano di Ian.
Sento ancora il dolore e la confusione premere, come un macigno, sul mio petto, bloccandomi quasi il respiro, per questo non riesco a fermare una lacrima solitaria, che sfugge al mio controllo.
Subito la scaccio con le dita e, sentendomi osservata, mi controllo intorno, sperando che nessuno mi abbia vista.
Il mio sguardo inevitabilmente cade su Ian, ancora fisso a guardare fuori dal pullman il paesaggio.
Così voltandomi nuovamente torno a curare la mia anima e il mio cuore ferito.
 

<< Signore e signori vi invitiamo ad allacciare le cinture di sicurezza, a controllare la chiusura del tavolino di fronte a voi ed a mantenere lo schienale della vostra poltrona in posizione verticale fino a decollo avvenuto. L’arrivo a destinazione è previsto dopo otto ore dal decollo. Vi ringraziamo per la vostra attenzione… >> la voce dell’hostess mi arriva lontana e l’ascolto distrattamente.
Purtroppo questa volta con i posti, non siamo stati così fortunati.
Mentre all’andata sedevamo tutti e tre vicini, adesso Paul si trova tra due ragazze giapponesi al primo posto della fila centrale e io siedo sulla fila laterale, in mezzo ad un signore di mezza età, alla mia sinistra e, il fato a voluto che alla mia destra sedesse, proprio lui. Ian.
Anche questa volta, osserva attentamente fuori dal finestrino, come a voler imprimere nella sua mente tutti i dettagli della pista.
Non mi ha più rivolto la parola dal pullman, neanche degnata di uno sguardo.
Ho incassato il colpo e ho cercato di ignorarlo.
Ma ora, averlo a pochi centimetri di distanza da me, non è facile, resistere all’impulso di gettargli le braccia al collo e supplicarlo di spiegarmi che cosa gli ho fatto, o quale sia la causa di questo suo mutismo e questa sua freddezza.
Non mi accorgo neanche che l’aereo si stacca da terra e inizia il suo volo, tanto sono presa dai miei pensieri.
Una rabbia e una curiosità cieca e morbosa crescono in me a dismisura,
Sento come se stessero per esplodere da un momento all’altro.
Pochi istanti dopo la mia bocca e la mia voce superano la mia mente e si animano di vita propria.
<< Ian perché fai così? Che cosa è successo? Dimmelo, ti prego. >> lo supplico, con tono quasi disperato.
Poi sgrano gli occhi sconcertata di quello che ho appena detto e mi porto una mano alle labbra come a voler cancellare ciò che ho appena pronunciato.
Ian si volta e mi guarda tra il sorpreso e il disgustato.
<< Non sono affari tuoi >> dice glaciale, osservandomi con disprezzo.
In questo momento la lama del coltello mi trafigge il cuore mozzandomi il respiro.
 
Angolo Autrice
 
Buonsalve ragazzuole!
Avete visto che ho già esaudito il vostro desiderio di leggere questo nuovo capitolo? Oggi è San lorenzo! La notte delle stelle cadenti e dei desideri ( che puntualmente non si realizzano mai…. Ahahahah )
Passando a noi, scusate se ci ho messo così tanto ma volevo renderlo almeno decente, e spero che ci sia riuscita.
Sono accadute un paio di cosette.
C’è stato una specie di tira e molla d’attrazione tra Ian e Nina, questo perché sono ancora parecchio confusi per i loro sentimenti.
Qui entra in scena anche Megan che con la sua litigata non fa altro che innervosire Ian, ma lo spinge anche tra le braccia di Nina….
I loro gesti sono così incredibilmente dolci e intimi che già sembrano una coppietta, per questo Nina si ritrae intimorita, perché si accorge di questa cosa e sa che sarà difficile resistere, ma l’unico modo per evitarla è scappare o mettere le distanze.
Abbiamo riassaporato le battutine sarcastiche tra Ian e Nina, momenti di spensieratezza, attrazione e dolcezza.
Fino a quando l’umore e il comportamento di Ian nei confronti della piccola dobrev sono cambiati radicalmente.
Secondo voi perché è successo questo?
Quale sarà la causa di questa freddezza?
Negli scorsi capitoli ho ricevuto moltissime recensioni, addirittura nel punultimo ben 19!
Volevo ringraziarvi immensamente dei vostri splendidi commenti!.
Però volevo chiedere a tutte voi, so che è estate, la voglia di mare, la pigrizia e le vacanze spesso diminuiscono l’interesse a recensire ma volevo chiarirvi che noi scrittrici, per quanto mi riguarda, lavoriamo in continuazione, per scrivere e produrre un capitolo, quantomeno decente.
Mi impegno sempre moltissimo, cercando di scrivere al meglio e sperando di regalarvi qualcosa di bello, per questo vorrei che lasciaste una recensione.
Anche come gratificazione per il lavoro svolto, anche poche e semplici parole possono rendere felici noi scrittrici che cerchiamo sempre di impressionarvi.
Perciò , in poche parole, vorrei sentirvi in molte. Scrivete le vostre domande, perplessità, curiosità, sensazioni che avete provato, supposizioni…
Soprattutto qualche personcina nuova! Non siate timide, non vi mangiamo mica ;)
Grazie di cuore a tutte coloro che hanno inserito la storia fra le preferite/seguite/ricordate, ai lettori silenziosi, ma soprattutto a chi recensisce.
Un bacione.
A presto.
Fede Xoxo
 
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Britt4ever “ L’amore guarda non con gli occhi ma con l’anima” ( lettrice stupenda!! )
 Iansom “Cause you'll always be my only destiny “ ( storia magnifica, molto intrigante e intense. Waho !!=))
Elen91 ( che stimo molto sia come scrittrice che come commentatrice, sei bravissima =)) “ Can you immagine that love?” e ( scoperta da poco ma veramente magnifica! ) “Breathe me”
Fergyyy “ day by day” ( chi è appassionato di storie Robsten, questa fa proprio per voi, magnifica! =))
Meiousetsuna “His Beauty and the Moonlight overthrew You “ (meravigliosa One-shot Delena ambientata dopo la 3x19 leggetela è stupenda!! )
Giuls_somerhalder “San Valentino A New York” ( sul cast di TVD, veramente molto carina, allegra e scritta molto bene. Ve la consiglio assolutamente! )
Emily petrova “La fidanzata dell'ibrido” ( Intrigante e davvero originale. Magnifica. Non ci sono altre parole per descriverla. )
BloodyMary94 “Tutto Cambia Per Un Bacio” ( questa storia è una delle mie preferite, la seguo assiduamente e con passione. E’ sulla coppia Delena veramente Stratosferica!! Hihihi Leggetela! )
Gaspard “The biginning of a new story”, scrittrice molto brava e storia molto intrigante e romantica =)
  
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