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Autore: blonde and clear_    10/08/2012    9 recensioni
Si appoggiò al muro e sorridendo riprese a parlare. –“Beh.. il mio lavoro qui è concluso. E’ stato fantastico ieri notte, e devo ammettere che nessuno riesce a riempirmi di piacere come fai tu. Peccato che.. sei solo la 69° nella mia lista, cara.”- spalancai gli occhi con il cuore che cominciò a battermi a mille. Finalmente, dopo una decina di secondi ebbi il coraggio di parlare. –“Non puoi essere così stronzo, Harry.”- Styles si avvicinò sfiorandomi il naso. –“Sorridi invece dolcezza, perché dovrai abituartici!”- lo allontanai bruscamente spingendolo per il petto. –“Mi fai schifo, e io ti odio!”- “Uuuuh, non così tanti complimenti in una volta sola!”- diventai coscienziosa e ripensai alle parole di Liam: ‘Lui, ecco.. ti sta illudendo, ma credimi si tratta tutto di una stupida.. ascoltami. Zayn, Louis, Niall e Harry hanno fatto una sc..’. Una sc.. cosa? Ma era ovvio, una scommessa! Come avevo fatto a non pensarci? Cazzo, quant’ero stata poco intelligente. –“Perché mi fai questo?”- Harry si scompigliò i capelli. –“Perché ti ho odiato a morte sin dal primo giorno in cui sei arrivata! Non hai esitato a sfidarmi! Sbaglio o ti avevo avvisato di non metterti contro di me? Harry Styles non dimentica le cose, tesoro! E questo è ancora poco. Ti meriti di più, e l’avrai una volta che torneremo a scuola!”- la dolcezza della notte precedente si tramutò in rabbia. –“Che sciocca che sono stata a fidarmi di te.”- Styles si avvicinò ancora una volta, prendendomi per i fianchi. –“Una sciocca molto carina.”- mi baciò impulsivamente, ma senza neanche riflettere posai uno schiaffo sulla sua guancia destra.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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La mia storia è una delle tante, ma diversa... iniziata circa tre mesi fa. Forse si, avrà un lieto fine.. o forse no. Cos’è l’amore? Alla fine l’ho chiesto a molte persone.. già, tutte quelle che hanno dovuto consolarmi durante i miei periodi di malinconia. Mi è stato detto che l'amore è il sentimento più forte del mondo, il sentimento che lo fa muovere, che lo fa girare... Mi è stato detto che l'amore è un qualcosa di appiccicoso, qualcosa che attacca due persone, e può essere un bene nel senso che quei due resteranno sempre insieme, così come può essere un male perché nello stare sempre attaccati uno dei due, prima o poi, potrà anche scocciarsi e cercare un solvente per scappare via lontano... Mi sono state dette un sacco di altre cose. Così tante che ora non le posso ricordare tutte. A chi credere? Io credo che ognuno debba farsi una propria idea dell'amore. Credo che ognuno debba provarlo sulla sua pelle per poter dire cos'è. Credo che ognuno debba soffrire per amore. Credo che ognuno, dopo aver sofferto, debba guardare le proprie ferite ed insegnarle a qualcun altro. Amore è: quando ti svegli la mattina con pensiero fisso, quando guardi quella sveglia e ti torna in mente quella persona, quando apri l'armadio e vedi quel peluche ancora sorridente che ti guarda contento. Quando indossi quel braccialetto e quella collana che ti ricordano sempre la stessa persona. Quando ti metti l'orologio e vedi che non rispecchia la tua immagine ma quella di una certa persona. Quando ti metti le scarpe e pensi a quella persona. Quando esci di casa e conti i minuti che mancano per incontrare quella persona. Quando ogni canzone che ascolti è in qualche modo collegata a quella persona. Quando mangi, giochi, viaggi, corri, siedi, parli, litighi, dormi, sogni, hai sempre la stessa persona davanti agli occhi. Quando non fai altro che pensare a quella persona. Quando le parole "quella persona" ti rimbombano talmente tanto nella testa da non riuscire a pensare ad altro. Ma non è tutto qui. Amore è: quando ti svegli la mattina lacrimante con un pensiero fisso. Quando guardi triste quella maledetta sveglia in cui i minuti scorrono sempre più lenti, come se volesse fartelo apposta. Quando apri l'armadio e vedi che il peluche è caduto o si è persino girato di spalle per non guardarti in faccia da quanto fai schifo. Quando lanci quel braccialetto e quella collana che ti ricordano sempre la stessa persona sul peluche girato. Quando ti metti l'orologio e vedi che rispecchia la tua stessa faccia che ti deride sghignazzando e prendendoti in giro. Quando ti metti le scarpe e ti stanno sempre più strette. Quando esci di casa e conti i minuti che mancano per tornare a letto e non pensare più a quella persona. Quando ogni canzone che ascolti è in qualche modo collegata a quella persona e l'unica cosa che vorresti fare è piangere fino a finire ogni goccia d'acqua e sale che hai in corpo. Quando non mangi, non giochi, non viaggi, non corri, non siedi, non parli, non litighi, non dormi, non sogni, perché hai sempre la stessa persona davanti agli occhi e ti passa la voglia di far tutto. Quando non fai altro che pensare a quella persona piangendoti addosso. Quando le parole "quella persona" ti rimbombano talmente tanto nella testa da iniziare ad odiarle e allo stesso tempo a temere che smettano di rimbombare per timore di perderle per sempre.
 
Altre due settimane erano volate via, lasciando finalmente spazio alle vacanze di Natale. Ed in quel momento ero al college, nella mia camera assieme a Madyson, che preparavo le valigie, mentalmente pronta per partire a Parigi. Chissà come sarebbe stato bello passare il Natale tra la Tour Eiffel, i bei francesi, le mille luci che decoravano la città.. insomma un sogno. –“Ne hai ancora per molto?”- domandò Madyson indicando la mia valigia ormai stracolma di vestiti. –“Sai, dovrei rimanerci circa due settimane.. non vorrei dimenticare qualcosa”- replicai abbozzando un sorriso. –“Hai tutta la ragione del mondo”- ribadì la mora alzando le braccia in segno di resa. Infine chiusi il mio ultimo bagaglio con un gesto secco della mano e mi diressi a passo svelto verso la porta. –“Dove vai ora?”- chiese Mad sospirando. Tornai indietro ponendomi dinanzi allo specchio e dando un’aggiustatina ai capelli. –“Beh, alla fine del corridoio c’è un bel biondino che mi aspetta.. ti saluto!”- proferii uscendo poi dalla stanza con un sorriso stampato sulle labbra.
Va bene, adesso vi spiegherò tutto. Innanzitutto chi era il bel biondino che mi aspettava? Non era altro che Calvin. Si esatto, proprio lui. Avevo cominciato a frequentarlo quasi due settimane fa e mi piaceva starci assieme.
                                                                                                                              Ormai ogni ragazza sogna un ragazzo 'serio'.
                                                                                                                                                            Che non pensa solo a farlo.
                                                                                                                                                            Magari trovarne uno così, ma ormai in
                                                                                                                                                           questo mondo ci sono solo dei bastardi che
                                                                                                                                                           pensano a fare solo sesso.
 
Non avevo idea se Calvin fosse un bravo ragazzo o meno. Per ora lo stavo solamente mettendo alla prova.
Eccolo lì, mi aspettava con quel suo solito sorriso che mi metteva di buon’umore anche quando a momenti stava per venire giù un acquazzone. Portava una mano alla tasca, come sempre. Era bellissimo. Mi fiondai su di lui stringendolo forte. –“Mi sei mancato”- “Anche tu ”- rispose semplicemente sciogliendo l’abbraccio e cingendomi i fianchi. –“Allora i tuoi tra quanto saranno qui?”- domandò fissandomi negli occhi. –“A momenti.  Alle nove e mezza di stasera abbiamo il volo per Parigi”- ribattei sorridendo. –“Ci sentiremmo tutti i giorni vero?”- “Ci puoi contare”- risposi fermamente. Uno sguardo sincero e poi le sue labbra posate sulle mie. Era il primo momento d’intimità per noi, per una coppia che, a poco a poco, aveva avuto modi di rompere le barriere di due settimane. Non ne ero sicura, ma credo fossero stati l’istinto e la dolcezza che si fusero in qualche minuto di spensieratezza ed emozione. Quando le nostre labbra si avvicinarono il mio cervello si spense e si lasciò trasportare da passione, soprattutto emozione. Fu un gesto che sarebbe rimasto. Un bacio. Nulla di più.
Un’oretta e via, Calvin se ne andò lasciandomi sola a girovagare tra i corridoi del college. Una figura familiare mi apparve improvvisamente davanti, assieme ad un’altra che non avevo idea di chi appartenesse. Liam. Liam assieme ad una ragazza. Anche lei era del college, ma non ne conoscevo il nome. Loro giocavano, eccome se giocavano. Vi capita mai di rimanerci male quando vedete una coppia che ride spensierata? Non per forza persone che conoscete. Ma comunque una di quelle coppie che anche al solo vederle sembrano felici, unite, che si amano.. persone che sembrano darti un senso di stabilità. Dici: “sono felici, non si lasceranno. In fondo per persone come te che hanno sofferto le pene d’amore suona quasi normale provare un senso d’invidia. Sorrisi, accorgendomi poi che una lacrima aveva rigato la mia guancia. Quella era nostalgia. Nostalgia di noi. Noi chi? Non ci vuole molto per immaginarlo. Io ed Harry. C’erano stati giorni in cui l’avevo pensato, un irrefrenabile voglia di lui mi aveva assalito. Allora avevo cercato di non stringerlo troppo forte per non farlo svanire. Accompagnava delicatamente il mio corpo dentro al suo, sfiorandolo... ed io ero lì. Esattamente lì, di fianco a lui.  
Cambiai direzione e girai l’angolo appoggiando la schiena al muro e sedendomi in terra. I pensieri non ci misero molto a sgorgare nella mia mente. Un mucchio indefinito di riflessioni ammassate le une alle altre. Se non altro le vacanze mi attendevano e a Parigi avrei avuto il modo di distrarmi. Una voce conosciuta mi riportò alla concretezza.-“Ti cercavo..”  –“Oh Liam.. poco fa ti ho visto, ma eri occupato.. non volevo disturbarti”- dissi pacatamente asciugando una lacrima con un dito. Non parlò nemmeno, tutto ad un tratto mi strinse in un abbraccio talmente forte da farmi rimanere senza fiato. Durò per un paio di minuti. –“Lo so, è tutto un casino. Ma solo tu puoi sapere come risolverlo”- mi confortò portando una mano alla guancia e accarezzandola dolcemente. Sussultai per un momento. –“Aspetta, come fai a sapere che..”- “Shh!”- sussurrò serrandomi le labbra con un tocco delicato del dito. –“Tu lo ami. Ma non riesci ad ammetterlo a te stessa. Devi chiarire questa cosa al più presto. Anche se non ci sarà un momento preciso per farlo. Verrà tutto da solo, fidati. Conta su di me, sempre. Se hai bisogno d’aiuto non esitare a chiamarmi”- dopo quelle parole Liam si alzò dal pavimento, sussurrandomi un ‘ti voglio bene’ e lasciandomi ancora una volta sola.
Mi sollevai d’impeto senza una meta definita. Chi cercavo? Potete immaginarlo. Payne aveva ragione, dovevo risolvere questo problema. Cominciai a correre per guadagnare del tempo, quando urtai contro qualcosa. Ops, qualcuno. Sollevai lo sguardo. –“Papà?”- “Clare! Eccoti finalmente. Muoviti sono le 7, prendi le valigie che abbiamo un’ora di tempo per arrivare all’aeroporto! Spero che tu abbia salutato tutti, perché ora dobbiamo proprio andare.. non c’è tempo!”- replicò mio padre frettolosamente. –“Ma io non..”- “Niente ‘ma’, deciditi”- ribatté. No, non avevo salutato tutti. Cazzo, no. Perché ogni volta che mi imponevo di fare qualcosa c’era sempre qualcuno che me lo impediva? Con Harry era ininterrottamente la stessa storia: le sue solite frecciatine, i miei continui sbalzi di umore, dei baci rubati.. ma non avevo mai ceduto. E avevo fatto male. Avevo esagerato. La situazione era peggiorata e più i giorni passavano più mi accorgevo che non potevo fare a meno di lui.
Dopo cinque minuti ero al piano di sotto, insieme ad una decina di valigie che mi facevano compagnia. –“Eccomi papà”- dissi sbuffando per il troppo peso dei bagagli che avevo dovuto portare da sola. –“Su muoviamoci”- ripeté mio padre gesticolando e afferrando alcune valigie per aiutarmi (grazie per esserti finalmente accorto che le mie valigie pesano cento chili papà). La Mercedes dei miei era fuori ad aspettarci. Mia madre uscì elegantemente dall’auto venendomi incontro e scoccandomi un bacio sulla guancia. –“Pronta per Parigi tesoro?”- “Non vedo l’ora!”- affermai ridendo.
                                                                                                                                          Anche se in quel momento ridevo,
                                                                                                                                                                         giuro… mi veniva da piangere.
 
Il viaggio non durò nemmeno un’ora. Eccoci all’Heathrow Airport di Londra. Scaricammo tutte le valigie e ci dirigemmo velocemente a fare il check-in. Mia madre diede un’occhiata all’orologio. Le 21.10; era tardi. Dovevamo muoverci.
Fortunatamente facemmo abbastanza in fretta e dopo dieci minuti stavamo entrando in aereo. Giusto, dimenticavo i posti a sedere. Io avevo il 26 A, mio padre il 12 B e mia madre il 12 C. Questo perché i miei avevano fatto il biglietto molto prima di me, per il semplice fatto che alcune persone si erano prese la briga di superarmi. Non era mica colpa mia se nessuno mi aiutava con le valigie. Per buona sorte mi ero portata solamente due bagagli a mano. I miei si sedettero subito, mentre io mi trascinavo senza voglia ancora più avanti. Purtroppo l’aereo era già affollato, ed era quasi impossibile farsi strada. Cominciai a sentire un’immaginaria musichetta di sottofondo non appena raggiunsi infine il mio posto. Dio mio, alleluia! Mi fermai di scatto per sollevare il primo bagaglio, il più piccolo e leggero. Poom! Con un lieve sforzo riuscii a riporlo nel ripiano di sopra. Perfetto, il primo era fatto. Toccava al secondo, molto più grande e dannatamente pesante. Provai a sollevarlo, ma senza risultati. Cazzo, no. Riprovai ancora, ma niente. Porca merda, dovevo fare un po’ di palestra. Okay, cominciavano a saltarmi i nervi. –“Serve una mano?”- mi voltai sorridendo. –“Oh si, grazie mille Har.. ma che cazzo ci fai tu qui?”- sbraitai con gli occhi quasi fuori dalle orbite. –“Ciao anche a te Clare.. oh, sempre molto simpatica!”- rispose con un sorriso sghembo sulle labbra. –“Non hai ancora risposto alla mia domanda”- replicai portandomi due braccia ai fianchi in segno di sfida. –“C’è gente che aspetta per passare, la vuoi si o no una mano per sollevare la tua valigia?”- ripeté il riccio gesticolando e prendendo il bagaglio per il manico. Lo fermai con una mano. –“No. Posso farlo benissimo da sola. Non ho bisogno dell’aiuto di un fastidioso figlio di papà”- sotto lo sguardo divertito di Harry afferrai con tutte le mie forze la valigia e la sollevai per poi riporla molto faticosamente nello stesso ripiano di dove avevo posizionato l’altra. Mi voltai verso Styles, scuotendo i capelli con aria di provocazione. Sicuramente dovette trattenersi dal ridermi in faccia. Beh, chi poteva dargli torto. Chissà la mia espressione nel mentre che cercavo di sollevare quella stupidissima valigia. –“Ora scusa ma dovrei sedermi”- dissi indicando il mio posto piuttosto nervosa. –“Comincia a calmarti baby, perché  credo proprio che dovrai affrontare tutto il viaggio assieme al sottoscritto”- ribadì Harry stuzzicandomi una guancia. Strabuzzai gli occhi. –“Che cazzo dici?”- “Che se il 26 A è il tuo posto, saremmo alquanto vicini perché io ho il 26 B.”- Il mondo mi cadde addosso. Perché dovevo trovarmelo anche in vacanza? Era possibile avere un secondo di tranquillità? A quanto pare no.
L’aereo era decollato da circa quindici minuti, ed in questo piccolo arco di tempo quell’arrogante di Harry Styles non aveva fatto altro che stuzzicarmi dandomi pizzicotti sulle gambe, che erano ricambiati con delle pestate di piedi. Era troppo chiedere di guardare in assoluta serenità il panorama dal mio finestrino? –“Non mi hai ancora detto che cosa ci fai qui!”- schiamazzai riportando in vita l’argomento d’inizio sera. Harry sorrise scuotendo il capo. –“Perché vuoi saperlo?”- domandò infine con un ghigno malizioso stampato in volto. Avvampai dall’imbarazzo, il tanto per farmi girare dall’altra parte. –“Così.. ci dev’essere per forza un motivo preciso?”- ribattei alzando le spalle. Il riccio mi prese il mento, facendomi girare e portando il suo viso a un solo millimetro di distanza dal mio. –“Oh si che c’è un motivo preciso, anche se tu non vuoi ammetterlo”- proferì ridacchiando. Anche se mi dispiaceva farlo, strattonai la sua mano dal mio viso in men che non si dica. –“Piantala!”- strillai, svegliando il signore che stava accanto a noi e che mormorò qualcosa di incomprensibile tipo ‘dov’è il rispetto?’, o forse ‘dov’è il mio letto?’. Vabbè qualunque cosa fosse non esclude il fatto che lo stessimo disturbando. –“Ok ok!”- disse infine il riccio alzando le braccia in segno di resa. Agitai la mano per fargli segno di continuare a darmi delle possibili spiegazioni. –“Passerò il Natale a Parigi, con degli amici di papà..”- “Stai scherzando?”- lo interruppi furiosa. –“Ho l’aria di uno che scherza?”- domandò Styles mettendosi in posa. Scoppiai a ridere isterica. –“Più che altro hai l’aria di un ragazzino egocentrico, orgoglioso, saccente, petulante, vanit..”- “Si ok, ormai conosco la lista di aggettivi che secondo te mi riguardano”- “Ecco!”- strepitai incrociando le braccia. –“Vuoi sapere la tua?”- reclamò Harry a un palmo dal mio naso. –“Uhm! Sentiamo!”- dissi superba. –“Tu sei la bambina più fastidiosa, indisponente, insopportabile e irritante che io abbia mai visto!”- dichiarò giocando con una ciocca dei miei capelli. –“E tu sei l’essere più..”- “Qualcosa da bere?”- ci interruppe una giovanissima hostess con un sorriso sulle labbra. –“Per me della Coca Cola”- disse Harry facendole l’occhiolino. Playboy del cazzo. Eh no, questo era troppo. –“Anche per me, grazie”- affermai. Afferrai il mio bicchiere e non appena quella giovane ragazza andò avanti non mi trattenni dal fare una delle mie solite sfuriate a quel tracotante. –“C’era bisogno di farle l’occhiolino?”- chiesi alzando le braccia al cielo. –“Gelosa?”- reiterò Styles. Arrossii aggressivamente. –“Io? Figurati se potrei mai essere gelosa di un’hostess con..”- “Dovresti vedere la tua faccia in questo momento, direi che del fumo starebbe per uscire dalle tue orecchie”- ribattè il riccio ridendo. –“Uhm, ma per favore!”- sostenni girandomi ancora una volta dall’altra parte. Non ne ero sicura, ma mi parve di vedere Harry sogghignare. Stronzo, era consapevole della sua bellezza e questo mi dava fastidio a tal punto da odiarlo.
 
 
 
-“Invece tu cosa ci fai qui?”- interpellò il riccio a dieci minuti dall’atterraggio. –“Anche io passerò il Natale  a Parigi”- risposi cercando di rimanere indifferente, seppur con pochi risultati. –“Oh, e dove alloggerai?”- domandò ancora, sorridendo. –“In uno degli alberghi più lussuosi di Parigi.”- “Anch’io!”- contestò Styles vantandosene. –“Al Plaza Tour Eiffel”- dichiarammo entrambi all’unisono. –“C-co-cosa?”- richiesi ormai sul punto di strapparmi i capelli. –“Oh oh, bene bene bene. A quanto pare il nostro Natale sarà piuttosto movimentato..”- affermò Harry maliziosamente. –“Mio caro, è meglio che tu non ti faccia strane illusioni.. perché anch’io sarò con degli amici di papà e mamma!”- controbattei sorridendo presuntuosamente. –“Oh e sentiamo dove sarebbero i tuoi genitori?”- replicò Styles incrociando le braccia. –“Oh stai calmo. Magari dopo avrai l’onore di conoscerli”- contestai guardandolo un’altra volta di sfuggita. –“Bene, mi fa piacere. Perché anche tu dopo avrai l’onore di conoscere i miei.”-. bissò Harry Styles ridendo in malafede.
Qui c’era qualcosa sotto. Perché in ogni posto in cui mettevo piede dovevo sempre trovare lui? Una cosa era certa. O era amore con la A maiuscola, o semplicemente si trattava di sventura.


TO BE CONTINUED...
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Sono tornaaaata! Ok, ok! Innanzitutto scusate per il ritardo.. ma ho avuto modo di rimanere di più in Inghilterra, precisamente all’aeroporto di Manchester, per il semplice fatto che mi hanno cancellato il volo di ritorno. Direi che per mia fortuna ho alloggiato in un hotel a cinque stelle vicino all’aeroporto e che e’ stato bellissimo! Stupendissimo il college, bellissimi i ragazzi, magnificentissima esperienza! Cazzo, vorrei essere ancora lì! Comunque mi mancava scrivere i miei capitoli… non perdo occasione di dire che mi e’ piaciuto tanto scrivere questo. Spero che non vi abbia deluso e che vi abbia soddisfatto. Aaaaaallora: ho incontrato un campione di snowboard, non so se lo conoscete.. Shaun White. Non ha importanza! Importa che la sottoscritta ha una foto con lui.Non ve ne fotte un cazzo. P.s: il cibo inglese non e’ affatto consigliato. Ho preso due chili! Chissene pero’, sono magra comunque. Ok basta, sto impazzendo.
Alla prossima splendori! Grazie per le meravigliose recensioni e a coloro che hanno messo la storia tra le preferite! Siete 162, cazzo! Un bacione! Oh emh, non dimenticate di RECENSIRE!!! 
  
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