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Autore: Lys    22/02/2007    2 recensioni
"..La notte mi è congeniale. Il buio intorno a me a coprire ogni cosa. Nessuna luce. Solo l’oscurità. Non importa dove mi trovi: Praga, Londra, Pechino. Solo parole. Col buio ciò che mi circonda perde di consistenza.."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La notte mi è congeniale.

Il buio intorno a me a coprire ogni cosa. Nessuna luce. Solo l’oscurità.

Non importa dove mi trovi: Praga, Londra, Pechino.

Solo parole.

Col buio ciò che mi circonda perde di consistenza. Potrei essere ovunque. E prepotenti si affacciano nella mente luoghi sepolti nella memoria. Immagini che alla luce del giorno restano nascoste, ma appena le tenebre calano si impongono alla mia vista.

Tende gialle, la luce del sole che filtra in una cucina disordinata e caotica.

Vissuta.

Quante volte l’avevo definita in quel modo per ribattere all’aggettivo disordinata?

Le lacrime iniziano a scendere. Non tento di fermarle. Non più. All’inizio pensavo davvero che mi sarei svuotata, sarei andata avanti.

Che stupida.

Ho scoperto invece che più il tempo passa più non riesco a fare a meno di ricordare e piangere. Quanto tempo è trascorso? Settimane, mesi, anni? Non lo so, non ricordo. Ormai i giorni passano uguali uno dopo l’altro. A volte mi dico che dovrei farla finita, ma non ho la forza, il coraggio di mettere in pratica questo proposito.

È tardi, devo correre. Non posso permettermi di arrivare tardi anche stasera. L’apatia mi sta distruggendo. Lui me lo ripete sempre. Dice che mi sto buttando via. È strano come il fatto che ci sia qualcuno che si preoccupa ancora per me non mi tocchi minimamente.

La prima volta che l’ ho incontrato gli ho fatto pena.

Stordita, il sangue che colava da un taglio alla fronte, spaurita, uno sguardo da bambina bisognosa di aiuto.

Lui aveva da poco perso la sua famiglia. Penso sia per questo che mi ha scelto. Dovrei essergli grata, ma non provo gratitudine. Non provo nulla per lui.

Tempo fa avrei trovato impossibile un’affermazione del genere. Come si può non provare niente per una persona che ti salva la vita? Eppure è così e lui lo sa. È per questo che nonostante le sue preoccupazioni non si fa troppi scrupoli ad usarmi. Non sono l’unica certo, ma la più giovane, la meno esperta.

A volte mi chiedo perché lo faccio. Un’assassina, ecco quello che sono. Da piccola pensavo che uccidere qualcuno fosse l’azione più sbagliata che un individuo potesse compiere. Ora, semplicemente, non penso più. Se all’inizio era la vendetta a spingermi adesso è solo l’abitudine.

Cosa sono diventata?

Il mio obiettivo è davanti a me. Il coprifuoco è scattato da ore, ma lui è ancora per strada. Un’abitudine che rende il mio lavoro più semplice.

Mi apposto e lo osservo. Sta fissando la porta del palazzo davanti a sé.

Prendo la mira.

La porta si spalanca ed esce una donna che lo abbraccia con trasporto. Lui sorpreso ricambia e nel voltarsi mi scorge.

Che stupida.

Perché ho esitato?

Inutile chiederselo. Il perché lo so. Non l’avevo mai visto in faccia prima.

Lo fisso.

Ricordo quegli occhi di ghiaccio. L’ordine dato ai sottoposti. Ricordo di averlo fissato mentre quelli eseguivano e ricordo che a sua volta mi fissava.

Mi aveva risparmiato. Dopo avermi strappato tutto ciò che amavo mi aveva risparmiato.

Lo sto fissando ancora. La pistola stretta in mano. È questione di un attimo. Lei grida. Una guardia di passaggio accorre, mi vede ed agisce d’istinto.

Spara.

Io continuo a fissare Lui. Un improvviso lampo di riconoscimento passa nel suo sguardo. Sento dolore al petto. Appoggio la mano e la ritraggo sporca di sangue. Mi sento debole. Le gambe iniziano a cedere e la vista si annebbia, ma non smetto di guardarlo negli occhi e mentre tutto diventa buio le mie labbra formulano una sola parola: perché?

E poi l’oscurità.

E nel buio tende gialle e la luce del sole che filtra in una cucina disordinata e caotica…

  
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