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Autore: AllyDreamer    10/08/2012    8 recensioni
"Come avrei potuto dimenticare quella pelle candida come la neve e quei boccoli così perfettamente neri?"
Ciao a tutti! Questa è la mia primissima ff, spero vi piaccia. Dateci un'occhiata!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Hullo! Spero che questo capitolo non vi deluderà!

Volevo ringraziare tutti i fantastici lettori che mi hanno lasciato delle recensioni meravigliose! E anche per tutte le visite che non mi aspettavo di ricevere! Sono quasi a mille! Grazie! 
Un'ultima cosa e vi lascio leggere: leggete tutti la sua fan fiction, è fantastica! ---> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1193218&i=1

Occhei, buona lettura! <3

Sotto le palpebre ancora chiuse riuscivo a percepire la luce del sole nella stanza. Di nuovo mi ero dimenticata di chiudere le imposte della finestra, ero troppo impegnata ad osservare le stelle.
Sospirai. Una nuova giornata senza nulla di attraente mi aspettava paziente, mentre io, ostinata a restarmene a letto, non davo segni di volermi muovere.
Poi... Due occhioni verdi mi sorridevano, con i ricci castani leggermente bagnati di sudore che cadevano sopra le ciglia. Un largo e dolce sorriso a pochi centimetri di distanza dal mio viso.
Senza sapere cosa fare mi avvicinai e gli cinsi il collo con le braccia assaporando il suo profumo. Mi specchiai nella sua pupilla, e continuai a fissarla a lungo mentre mi accarezzava i capelli. Si avvicinò maggiormente inclinando un poco la testa. Chiusi gli occhi, pronta e felice per ciò che stava per accadere e che ormai era inevitabile.
Qualcosa di soffice e leggero mi provocò prurito sul naso. Sbarrai gli occhi alle prese con un violento batticuore. Gli occhietti blu di Pino erano a meno di un palmo dal mio naso e continuava ad annusarmi. Dallo spavento caddi sul pavimento trascinando con me coperta e lenzuolo, e facendo miagolare sonoramente Pino.
Un poco stordita realizzai che era stato solamente un sogno e mi resi conto di essere nella mia camera. La notte passata ero arrivata entrando dalla finestra. I miei pensavano fossi a casa di Liz, dove non potevo stare a causa del ritorno dei suoi genitori.
Mi alzai con la schiena un po' dolorante e mi resi conto di essere ancora vestita come al concerto. Afferrai la borsa del finto pigiama party, spalancai la finestra e con un balzo mi ritrovai in giardino.
Barcollai fino al cancello sul retro e lo scavalcai agilmente. Considerando il mezzo metro d'altezza era una facile impresa anche per una appena sveglia.
Suonai il campanello e quando mia madre mi aprì percorsi pigramente il vialetto ed entrai in casa borbottando un saluto a lei e a mio padre che leggeva il giornale.
Ovviamente mia madre mi abbracciò riempiendomi di domande tipo se mi ero divertita e io risposi solamente annuendo.
"Un po' presto per venire via da un pigiama party, non ti sembra? Specie se sei andata a letto tardi!" commentò mio padre leggendo il giornale.
"Sono le nove, non è poi così tanto presto... " risposi ignorando il rivolo di sudore che mi stava scendendo sulla schiena. Mio padre alzò gli occhi dal giornale e incrociò il mio sguardo teso.
Distolsi lo sguardo in fretta "In effetti sono stanca, sono tornata a casa per poter riposare un po', non ho dormito molto stanotte." e senza aggiungere altro corsi nella mia camera.
Che strano che era stato papà. Sembrava quasi... Sospettoso. O forse erano solo paranoie dovute al mio senso di colpa.
Dopo poco sentii bussare alla porta ed entrò mio padre prima che potessi farlo entrare. Ovviamente.
Osservai i suoi capelli rossicci e le lentiggini che si era sempre portato dietro. Da lui avevo preso gli occhi e la pelle, mentre della mamma avevo i capelli corvini.
Si sedette accanto a me sul letto. Aveva un'aria stanca ma sembrava sforzarsi di essere allegro. Mi regalò un sorriso (che non meritavo, pensai).
"Come va?" mi domandò con il suo solito accento inglese che riusciva sempre a strapparmi un risolino.
Alzai le spalle "Se ti va, parla pure in inglese, così eviti di farmi ridere."
Lui fece una smorfia offesa "Cosa sarei, dunque? Un clown?" stavolta marcò ancora di più l'accento e io gli scoppiai a ridere in faccia.
"Ok." si arrese mentre riprendevo fiato. Mi cinse la spalla con un braccio.
"Jade Alice Johns, io ti voglio bene." affermò deciso in inglese.
"Ehh... lo sapevo già?" risposi ironica, nella sua stessa lingua.
Lui rise ma poi continuò "Forse non sono riuscito a darti proprio tutto ma penso di averti comunque dato tutto il necessario. Hai una bella famiglia, Jade. Che ti ama." fece una pausa e io attesi confusa cercando di indovinare il senso di quella conversazione.
"... Che si fida di te." terminò e si voltò a guardarmi mentre mi stringevo nelle spalle per nascondere il rossore.
Levai la sua spalla di dosso e mi misi in piedi "D'accordo, basta. Arriva il punto. Che vuoi sapere, che cosa sai?" sbottai, stufa di quello strano disagio che provavo.
"Abbastanza da pretendere la tua sincerità." disse abbandonando il sorriso e alzandosi anche lui, superandomi di gran lunga in altezza.
Abbassai il capo e incrociai le braccia al petto, incapace di dire nulla.
"Ieri notte ti ho visto che dormivi qui, e ora pretendo di sapere tutta la verità."
Così inspirai più aria possibile e gli raccontai tutto, ovviamente stringendo il più possibile ed evitando la parte del fosso e anche quella del ricatto.
"Sei tanto deluso da me?" chiesi infine, priva di entusiasmo.
"Non troppo. Almeno mi hai detto la verità, ora. Beh, dovrò comunque controllare, più tardi chiederò a Liz la sua versione dei fatti." ammiccò perciò non mi preoccupai troppo.
"Sono in punizione?" domandai stringendo i pugni, nervosa.
"Dipende." rispose calmo.
"Da cosa?"
"Da come ti comporterai d'ora in poi e da quello che intendi tu per 'punizione'." schioccò un bacio sulla mia fronte e mi lasciò sola nella camera. Strano, mio padre. Chi lo capisce è bravo, pensai. Ma gli voglio bene. Di scatto spalancai la porta rincorrendolo e lo fermai a metà delle scale.
"Lo dirai a mamma?" sussurrai spaventata. Con lei una bella punizione coi fiocchi, uguale prigione, era assicurata.
"Dipende anche questo da te." e mi fece nuovamente l'occhiolino. Un po' confusa mi ributtai sul letto, esausta.
 
Harry
Mi svegliai sul letto della mia camera dell'Hotel in cui alloggiavamo. Ma come ci ero finito lì? Provai a ricordare la notte appena passata. Ero stato alzato a lungo, fino alle quattro più o meno, ma avevo cercato di limitarmi col bere. Avevo ingurgitato solo un bicchiere o forse due quando il dolore nel sapere che non avrei mai più rivisto Jade era diventato insopportabile.
Non mi era mai capitato. Mai avevo pensato così tanto ad una ragazza. E poi, erano così tante le mie ammiratrici che non riuscivo ad impegnarmi e sceglierne una, alla fin fine erano tutte uguali. Lei, Jade era diversa. Diversa da tutte. Sembrava più vera, più... In realtà non lo sapevo nemmeno io, sapevo solo che non l'avrei più rivista per diverso tempo. Forse per sempre, nella peggiore delle ipotesi. Improvvisamente non avevo più voglia di tornare alla normalità della mia vita in Inghilterra. Avrei preferito rimanere in quel posto e rivedere Jade, almeno un'altra volta, e darle un addio decente.
Louis irruppe bruscamente nella stanza con una bottiglia di latte in mano. Quando vide che ero sveglio, seduto e lo fissavo, improvvisò una ridicola imitazione lirica cantando "Gioooooooorno!" e riuscì a strapparmi un sorriso.
"Hey, amico, a quanto pare siamo rimasti solo tu ed io." sospirò Louis sedendosi accanto a me. Che intendeva dire? E gli altri? Gli strappai la bottiglia di mano e trangugiai un po' di latte fresco.
"Ah no, giusto. Dimenticavo: tu, io ed Eleanor." aggiunse. A quel punto sputai quel poco che avevo provato a bere imbrattando le coperte profumate dell'albergo.
Louis scoppiò a ridere, mentre io ancora incredulo urlavo "Cosa? Eleanor? E la band? E Paul? E che ore...?" guardai l'orologio sul comodino e sobbalzai "Le undici! Ma cosa?! Avevamo l'aereo alle dieci e mezza... E ades... Ma sei pazzo? Che...?" mi resi conto che stavo gridando e Louis mi stava guardando serio cercando di trattenere il sorriso, perciò intuii che forse sembravo un po' matto e mi zittii.
Lou mi diede una pacca sulla spalla "Hey, Harry calmati, amico. Eleanor mi ha raggiunto stamattina invece che ieri perché c'è stato un disguido in areoporto... Dato che ci teneva a visitare l'Italia, o meglio, Milano con me, ho convinto gli altri a rimanere, visto che questa era l’ultima tappa. Poi tornerò a Londra con lei... E visto che tu mi sembravi piuttosto preso da quella Jade, ho pensato di non svegliarti, poi torneremo in Inghilterra con noi." mi rassicurò. Mi concentrai su quello che aveva detto e annuii. A questo punto tra di noi calò il silenzio, che venne interrotto da una voce femminile che chiamava Louis.
Lui subito scattò e uscì per andare ad abbracciare la sua fidanzata.
Io mi alzai dal letto. Ero in mutande. Non che fosse una novità. Mi infilai in bagno per vestirmi, improvvisamente allegro. Non vedevo l'ora di rivederla.
 
Jade
Sbattei le palpebre. Ero nella mia camera e mi ero addormentata, di nuovo. Mi trascinai in cucina dove mia madre era indaffarata ai fornelli mentre mio padre era già tavola e probabilmente aveva anche fame.
Presi posto accanto a lui e mi spettinò i capelli già ridotti a uno schifo. Non dovevo vedere nessuno, che senso aveva perdere tempo a sciogliere i nodi che si erano già formati? Ok, forse come ragionamento era un po' da depressi... O pigri.
I miei genitori erano piuttosto allegri. Mia madre era soddisfatta, aveva appena finito il penultimo capitolo del libro che stava scrivendo. Scriveva di problematiche reali che esponeva attraverso avvincenti trame adatte per tutte le età.
Ero affamata. Ingurgitai la pasta e la frittata con le zucchine come non facevo da tanto. Aiutai mia madre a sparecchiare. Mentre lo facevo lei s'infilò la giacca a vento.
"Tesoro, io e tuo padre usciamo a fare compere, dobbiamo andare a vedere quel divano nuovo di cui avevamo parlato, ricordi? Per favore lava tu i piatti." mi diede un bacio sulla fronte.
"Quando tornerete?" chiesi mentre mettevo il mio bicchiere nel lavandino della cucina.
"Il negozio di arredamento è un po' lontano, lo sai. Speriamo di tornare per le quattro. E' un problema, honey?" chiese mio padre mentre indossava il giubbotto senza maniche.
Scossi con veemenza la testa. Almeno avrei potuto deprimermi in santa pace.
Così salutarono e imboccarono la porta.
Sospirai, rassegnata all'idea che niente di più bello che incontrare gli One Direction sarebbe mai più potuto succedere nella mia vita.
Andai in soggiorno e osservai il nostro divano. Era piuttosto sciupato ma era comodissimo e profumava di casa. Non ne volevo uno nuovo. Mi ci sdraiai sopra e affondai il viso tra i morbidi cuscini.
Afferrai il telefono e composi in fretta il numero di Liz. Quando rispose e io la salutai, iniziò a parlare eccitata: "Mamma mia, Jade! Volevo ringraziarti ancora per ieri, è stato stupendo! Voglio dire, finalmente li ho incontrati! Però non riuscivo a emettere suono, secondo te sono sembrata una stupida?"
"Scusa Liz, ma non ho molta voglia di parlare di... Loro. Che fai?" ma non udii la risposta perché fu sovrastata dal suono squillante del campanello che rimbombò per tutta la casa.
"Ehm... Liz, hanno suonato... " iniziai la frase dirigendomi verso la porta. Non mi curai di controllare chi fosse, di sicuro era la mamma che aveva scordato qualcosa.
Lanciai uno sguardo veloce sulla mensola vicina alla porta ma non notai nessun potenziale oggetto che avrebbe potuto dimenticare.
Aprii la porta ma la tenni socchiusa, senza guardare chi era e mi diressi verso il divano, ma non feci in tempo a fare un passo che un 'Sciao' con un evidente accento inglese mi paralizzò.
Mi voltai tremante mentre la visione di Harry Styles sugli scalini dell'ingresso si faceva più nitida.
"Pronto?...Pronto, Jade? Jade?" la voce di Liz dall'altra parte del telefono non era destinata ad avere una risposta.
Con un'espressione sicuramente spaventata scattai verso la porta e la sbattei violentemente in faccia a Harry.
Restai davanti al bianco del portone chiuso, per poi fiondarmi nel bagno più vicino correndo come una furia e tentando di pettinare i miei capelli ingarbugliati. Cavolo, ero vestita come l'altra sera! Probabilmente me ne strappai parecchi ma riuscii in pochissimo tempo a fermi ricadere i boccoli morbidi sulle spalle.
Corsi di nuovo all'impazzata verso la porta e l'aprii velocemente. Di sicuro erano passati pochi secondi. Non correvo così veloce nemmeno a scuola.
Harry aveva un'aria un po' spaesata ma quando mi vide ancora col fiatone non riuscì a farsi scappare un sorriso.
"Tutto ok? T-ti ho disturbato?" mi chiese cauto, come se temesse che gli sbattessi nuovamente la porta in faccia.
Scoppiai in un risolino isterico "No, no, tranquillo...Scusa, non volevo sbatterti la porta così ma... Insomma... Non mi aspettavo che tu... Cioè io non ero molto..." mentre pronunciavo quelle frasi insensate sbattevo le palpebre, mi sentivo confusa, non sapevo che dire... Lui non doveva essere lì! Non poteva!
Lo osservai sorridermi apertamente e avvicinarsi per abbracciarmi ma io lo fermai, toccandogli il petto e ritraendo velocemente la mano. Che strana sensazione... piacevole.
"Che... Che ci fai qui?" chiesi. Da stupida a idiota, andavo bene.
"Beh, è una storia un po' lunga, magari te la racconto se mi fai entrare?" disse per poi sorridermi apertamente e aggiungere "Preferiresti che non ci fossi?" a questo punto improvvisò una faccia da cucciolo.
"Scherzi?" dissi, forse un po' troppo agitata e d'istinto gli buttai le braccia al collo. Forse lo feci per nascondere il rossore che stava diventando troppo evidente. Ero più bassa di lui, non eccessivamente ma abbastanza da permettergli di stringermi e sollevarmi da terra in un abbraccio apparentemente fraterno, ma che per me, di fraterno non aveva nulla; e le mie guance a fuoco e il cuore a mille forse concordavano.
Mentre mi staccavo fece scorrere la sua mano dalla mia schiena ai miei capelli, accarezzandoli disinvoltamente, e io provai a sorridergli sinceramente, ma mi risultò piuttosto complicato. Era incredibile la soggezione che mi provocava quel ragazzo.
Così feci accomodare Harry e bevemmo insieme un'aranciata mentre mi raccontava tutto, pure il fatto che non aveva pranzato perché era stato in macchina.
“Cosa? Beh.. Io, ehm…” balbettai mentre aprivo la dispensa e prendevo un pacchetto di chips e glielo porgevo. Lui guardò il pacchetto come rapito “Sicura?” chiese leccandosi la lingua.
“Certo!” dissi forse troppo disinvolta e lui afferrò il sacchetto e iniziò a mangiare. Era adorabile anche mentre mangiava… Sbattei le palpebre, che stavo pensando? Lo osservai mentre mangiava le patatine e mi fissava sorridente e mi resi conto di quanto ero incredibilmente felice di vederlo davanti a me.
“Allora.. Niente bodyguard in giro?” chiesi per spezzare il silenzio.
Lui scosse la testa “Gli ho fregato la macchina. Tanto qui in giro c’è poca gente, non è pericoloso come a Milano.”
“Cosa? Niente protezione? E che ne sai se sono pericolosa?” chiesi con un sorriso malizioso. Harry scoppiò in una fragorosa risata che scaldò l’atmosfera rimbombando nella mia familiare casa. Prese un sorso di succo d’arancia e poi rispose “Ma davvero? E cosa potresti farmi? Sentiamo.” Sfoderò un sorriso irresistibilmente provocatorio.
Pensai in fretta finché il mio sguardo non cadde sulle sue patatine.
“Potrebbero essere avvelenate.” Ipotizzai indicandole. Harry, che stava masticando si interruppe di colpo, e osservò con più attenzione ciò che stava mangiando. Quando il suo sguardo tornò su di me, restai folgorata. I suoi occhi erano spalancati e di un’acquamarina così splendente che avrei voluto immergermi.
“Tu non lo faresti mai.” Si rilassò. Io scrollai le spalle “Che ne sai?” ma ci scambiammo un sorriso.
“Quindi oggi sei libero?” chiesi conferma abbandonando il tono scherzoso.
“Tutto tuo.” Affermò pulendosi le labbra con un tovagliolo, e notai che aveva finito sia le patatine che il succo. Tutto mio. Harry Styles. Provai ad immaginarmi i due concetti vicini. Harry Styles tutto mio per un giorno? Non aveva senso, sembravano due calamite opposte quelle frasi, come il dolce e il salato. Non riuscivo a capacitarmene.
 
Harry
Jade socchiuse gli occhi in un’espressione confusa e boccheggiò “Come, scusa?” il lato più egoistico di me sperò avidamente che non avesse capito nella speranza di piacerle tanto quanto lei piaceva a me. Io sì che faticavo a concentrarmi con lei vicino, forse un giorno glielo avrei confessato. Ma forse le sembrava solo strana la frase che avevo detto. A volte dimenticavo di essere famoso. Decisi comunque di punzecchiarla “Hey, è tutto okay. Lo so che sono una fantastica visione e che ti faccio perdere il filo del discorso.” Una delle solite amiche che frequentavo sarebbe scoppiata in risolini isterici, invece lei mise il broncio.
“Che modesto il signorino qui accomodato, eh! Per sua informazione, Styles, mi suonava semplicemente… Strana la frase che aveva pronunciato perché… Insomma, sono davvero felice che sei qui, non me lo aspettavo.” Al terminare della frase il tono passò da stizzito a dolce, dolce come il sorriso che mi rivolse. Aveva gli stessi vestiti di ieri,  i capelli forse erano un poco spettinati, ma proprio in quella tenuta così naturale era bellissima. Come un piccolo fiore in mezzo alla neve, così delicato e fragile ma allo stesso tempo forte, abbastanza forte da resistere al ghiaccio.
Sì alzò di scatto e si diresse verso la porta dal quale ero entrato.
“Dunque allora… Allora cosa vuoi fare oggi?” chiese un po’ incerta. Come se mi importasse quel che facevamo. A me importava solo stare con lei. Davvero l’avevo pensato? Non l’avevo mai pensato prima. Scrollai le spalle in risposta.
“Ho trovato!” esclamò in un sorriso luminoso “Scommetto che a Londra non lo fai mai.” Ammiccò “Ti va un po’ di avventura?”

Allora? Che ne pensate? Ditemelo con una recensione, vi prego! Per me è molto importante sapere come vi è sembrato!
Riguardo al prossimo... Non vi svelo nulla, sarà una... Sorpresa!
Grazie ancora di tutto! 
Ally *3*

  
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