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Autore: nevertrustaduck    10/08/2012    6 recensioni
"...Guardando i suoi occhi per una volta mi sentii a casa. Per una volta credetti veramente di essere importante per qualcuno, sentii di essere nel posto giusto. Pensai che non sarei mai più stata sola..."
Jessica vive in un orfanotrofio da quando ha cinque anni. E' cresciuta sotto l'occhio severo e premuroso di Tess, la sua migliore amica, con la quale ha intenzione di scappare non appena compiuti i diciotto anni. Nessuno si è mai curato di lei, a scuola è una continua derisione per quello che non ha, ma un incontro sul lavoro le cambierà radicalmente la vita. Tutto è innescato da delle coincidenze.
E' proprio vero: la vita è quell'entità che si pone tre te e i tuoi piani per il futuro.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Here's my number, so call me maybe!
 


Ero sdraiata sul letto, intenta a contemplare una ragnatela che scendeva dal soffitto.
Tess portava avanti il suo discorso non so da quanto, camminando freneticamente su e giù per la stanza. Ad un certo punto le mie orecchie avevano iniziato a rifiutare qualsiasi parola che suonasse come una ramanzina.
«Cinque turni in cucina! Cinque! Non ci posso credere Jess»
«Beh, ti conviene iniziare a farlo dato che li dovrò coprire entro venerdì» dissi in tono piatto.
«Per violenza fisica, poi! Sei diventata matta?» mi chiese arrestando per un attimo la sua corsa frenetica.
«Detto così sembra che ho picchiato a sangue qualcuno! È stato solo uno schiaffo» minimizzai.
«Solo uno schiaffo, certo. Sai che questo impatterà sulla tua condotta scolastica? Al prossimo richiamo potresti ricevere un drastico provvedimento disciplinare, e allora sì che potresti dire addio ai crediti per il college» disse Tess riprendendo a camminare.
«Smettila di preoccuparti delle conseguenze! Perché a nessuno interessa cosa mi ha fatto compiere quel gesto? Perché nessuno si è soffermato sul fatto che quel ragazzo avrebbe potuto dire qualcosa che mi ha ferita? Non ho bisogno di sentire un’altra volta che quello che ho fatto è sbagliato, lo so da sola e ci hanno già pensato il preside e la direttrice a farmelo notare. Ho bisogno che tu sia solo mia amica in questo momento. Ho bisogno di un tuo abbraccio e di una parola di conforto, non voglio comportamenti materni da parte tua, non adesso» dissi d’un fiato mettendomi seduta di scatto.
Tess si fermò per un attimo a guardarmi con la bocca leggermente aperta, come se non trovasse le parole per ribattere, poi però la richiuse con un sospiro.
«Scusami, hai ragione» disse venendosi a sedere al mio fianco.
«Scusami, scusami tanto» ripeté abbracciandomi.
Sorrisi sprofondando nei suoi capelli. Le passai una mano sulla schiena, come a voler dire che non importava.
«Allora chi è questo deficiente che è riuscito a farti arrabbiare?» mi chiese poi sciogliendo l’abbraccio e prendendomi le mani tra le sue.
«Non lo so, so solo che non lo sopporto. Un tipo che sosteneva che dovessi cambiare posto alla mensa perché stavo occupando il suo. Poi quando mi sono alzata e ha visto che venivo da qui ha pensato bene di dirmi che potevo tenere il posto perché gli facevo pena. Ti rendi conto di che razza di gente circola al giorno d’oggi?» dissi infastidita dal pensiero di quel ragazzo.
«E tu hai pensato che uno schiaffo potesse risolvere la questione per il meglio» osservò ironicamente Tess.
«Veramente non ho pensato. È scattato in automatico» ammisi.
Tess mi lanciò un’ennesima occhiata di rimprovero.
«Dovevi vederlo: lui doveva avere il posto, lui non era il prepotente di turno, lui poteva permettersi di giudicare gli altri ma nessuno doveva muovere un dito contro di lui… ma per favore!» dissi elencando i punti con una smorfia schifata.
«Jess»
«Che c’è?»
«Rimane il fatto che non si risolvono così le questioni, la prossima volta…» iniziò a dire Tess.
«La prossima volta ci penserà su prima di dirmi qualcosa di cattivo e poi starà zitto se non si vuole ritrovare steso a terra da una mossa micidiale di tai-chi» la interruppi mimando il gesto con le braccia.
Fece per dire qualcosa, ma poi cambiò idea. «Tu non sai fare tai-chi» mi disse.
«Posso sempre imparare» risposi illuminandomi con un sorriso.
Scosse la testa, alzando gli occhi al cielo.
«La prossima volta rincarerà la dose, visto che è riuscito a farla franca facendo dare a te la punizione. Conosco i tipi come lui, portano solo guai. E tu dai guai devi stare lontana, se ci riesci» disse Tess riprendendo da dove l’avevo interrotta.
«Ma io non mi metto nei guai, sono loro che coinvolgono me» dissi come se la cosa non risultasse abbastanza ovvia.
Tess mi scompigliò affettuosamente i capelli.
«Non devi rispondere in questo modo alle provocazioni, simpaticona. Limitati ad usare la tua arma più potente» mi disse assumendo un’aria tremendamente saggia.
«Così dici che con un’onda energetica me lo tolgo definitivamente di torno?» chiesi passandomi una mano sul mento, pensierosa.
Rise divertita. «Scema! Con l’intelligenza e la parola risolverai tutti i tuoi problemi» disse mantenendo l’aria di prima.
«Signore e signori attenzione, in diretta per voi la massima di Tess Somerset delle 21.42!» annunciai solennemente guardando l’orologio.
Rise di nuovo e mi lanciò una cuscinata.
«Smettila di prendermi in giro!» protestò fingendosi offesa.
«Non se tu continuerai ad offrirmi l’occasione su un piatto d’argento» dissi rispedendole il cuscino, ridendo a mia volta.
Continuammo a prenderci a cuscinate per un po’, finché la voce del sorvegliante non ci giunse dall’altro lato della porta per avvertirci che dovevamo smetterla e andare a letto.
Portammo entrambe un dito alla bocca per indicare all’altra di fare silenzio, ma poi scoppiammo di nuovo a ridere.
Cercavamo di bisbigliare e di parlare piano, ma non appena una delle due richiamava il silenzio, erano di nuovo risate assicurate.
Alla fine andai a letto con i muscoli della pancia che mi facevano male per quanto avevo riso.
In fondo era bello concludere così quella che era stata una giornata di merda.
***

Letteratura era una materia che mi era sempre piaciuta. Intendiamoci, quando si parlava di bei romanzi con storie coinvolgenti. Nel primo semestre avremmo trattato quella inglese. Un ritorno alle origini.
Sorrisi tra me. L’Inghilterra in fondo non l’avevo mai conosciuta.
Mi aveva ospitata quando ero venuta al mondo, ma prima che avessi il tempo di valutare in che razza di mondo mi trovassi e di tornare al calduccio nel pancione di mia madre Los Angeles mi aveva dato il benvenuto.
Alla fine non conoscevo neanche L.A. In orfanotrofio avevano organizzato decisamente troppe gite turistiche per la città e mio padre nei cinque anni precedenti non mi aveva di certo fatto da guida.
Accantonai il pensiero, non volendo rovinarmi una delle ore di studio che reputavo piacevoli.
Sentii il professore parlare di Shakespeare e questo contribuì ad associare quel giudizio alle sue lezioni.
Avevo trovato posto in uno degli ultimi banchi e mi ero assicurata che nessuno di indesiderato venisse ad occupare quello accanto al mio posando la borsa sulla sedia vicina.
Perché ancora mi illudevo di riuscire a passare una giornata in santa pace?
Ero impegnata a tirar fuori i libri dalla borsa, così quasi non mi accorsi che il professore si era rivolto ad un ritardatario dicendo: «Per questa volta ci passerò sopra. Vada pure a sedersi accanto alla signorina Switcherson.»
Sbuffai liberando la sedia dalla borsa. Non che non mi piacesse avere rapporti con il genere umano, ma preferivo stare da sola a volte. Ok, spesso. Soprattutto durante le lezioni. Metti che ti capita il tipo al quale non importa un emerito fico secco di tutto quello che si sta dicendo e ti attacca a chiacchierare. Che fai?
Se lo zittisci o non rispondi vieni bollata come secchiona fino alla maturità, se lo fai inizi a chiacchierare e ti perdi parte di qualcosa che magari ti interessava. Ecco perché prendo sempre appunti, dopo un paio di tentativi stroncano il presunto “chiacchierone”: ti lascia scrivere in pace e tanti saluti.
Lo sentii letteralmente buttarsi sulla sedia accanto alla mia, senza accennare a prendere alcun libro. Wow, avevo inquadrato subito il tipo senza neanche guardarlo.
Continuai ad ignorarlo, dedicando la mia attenzione agli appunti dato che il professore aveva già raggiunto la lavagna e aveva iniziato a spiegare.
Reputavo quella lezione interessante, ma il meglio doveva ancora venire.
Verso la fine dell’ora sentii dire al mio vicino: «Sei rimasta in silenzio per tutta la lezione»
Però, che udito sopraffino.
«Sbaglio o è quello che hai fatto anche tu? Ah, per la cronaca ti sarei grata se continuassi a farlo. Il prof. non ha ancora finito» dissi senza distogliere lo sguardo dal mio blocco.
«Gentile come l’altro giorno, eh?» disse sarcasticamente.
Mi voltai a guardarlo: lo stesso per il quale mi ero beccata i turni in cucina. Io l’avevo detto che sono i guai che coinvolgono me e non il contrario.
«Beh, hai perso la lingua ora?» mi chiese, sottolineando il mio silenzio.
No, non voglio parlare con te”. Decisamente troppo sgarbata anche per me una risposta del genere.
«Ti chiederei se hai perso il cervello, ma sfortunatamente mi accorgo che manca la materia prima» risposi con una smorfia di disappunto.
«Perché ce l’hai tanto con me?» mi chiese.
«Mah, non so. Chiedilo a te stesso» risposi tornando ai miei appunti.
«Possiamo mettere un attimo da parte queste angherie?» mi chiese usando il tono più gentile che aveva.
«Angherie? Non mi sembri il tipo che è solito usare termini così raffinati. L’hai sentito adesso oppure l’hai trovato ieri sul vocabolario mentre preparavi il tuo bel discorso?» chiesi con un sorriso più falso di una Gioconda dipinta da un futurista.
Lo vidi contrarre leggermente la mascella prima di fare un respiro profondo.
«Senti, non mi interrompere. Sono qui con le intenzioni più nobili» disse leggermente seccato.
«Veramente sei qui per il corso di letteratura» sottolineai.
Sentivo la sua seccatura crescere ad ogni parola che dicevo. Io ero calmissima, lo stavo smontando con le parole, proprio come aveva detto Tess.
«D’accordo, ricominciamo: ciao, io sono Nick» disse con un sorriso smagliante dopo aver respirato profondamente un’altra volta.
Io lo guardai perplessa scuotendo leggermente la testa.
«Dovrebbe essere il tuo turno ora» continuò senza abbandonare il sorriso.
«Perché dovrei presentarmi a qualcuno che non ho minimamente voglia di conoscere?» gli chiesi.
«Mammamia come siamo acide! Hai bisogno di divertirti un po’ tesoro»
«Ti torco le budella e le do in pasto ad un T-Rex se mi chiami ancora così» lo minacciai.
«Appunto, sei acida» disse prendendo fulmineo una penna e il mio blocco. Ci scribacchiò qualcosa su e poi me lo restituì.
«Questo è il mio numero. Se nei tempi morti o quando senti tornare a galla questo acidume vuoi divertirti» si interruppe con una risata «non esitare a chiamarmi» mi disse mentre suonava la campanella. Rimasi a guardare quelle cifre per qualche secondo, tra lo stupito e lo schifato.
«Scusa» lo richiamai quando ormai stava uscendo dall’aula. «Punto primo: come ti permetti di scarabocchiare i miei appunti? Punto secondo: non ti chiamerei neanche se fossi in punto di morte e tu fossi l’unico medico in grado di salvarmi» gli dissi recuperando le mie cose.
«Certo, come no. Tu mi chiamerai invece, perché non vedi l’ora di uscire con me» disse malizioso.
«Questa si che è buona» sbuffai fingendo una risata. «Io non uscirei con te neanche se fossi un cane con l’impellente urgenza di fare i bisogni e tu l’unica persona in grado di portarmi a fare una passeggiata» gli dissi avvicinandomi guardandolo dritto negli occhi. In qualche modo potevano sembrarmi familiari?
«Muori dalla voglia» mi disse avvicinandosi a sua volta, scandendo le parole.
«Ti piacerebbe» risposi dandogli una piccola spinta e uscendo dalla classe.
Non feci in tempo ad allontanarmi formulando mentalmente ogni tipo di insulti per quello lì che mi arrivò nuovamente la sua voce alle orecchie.
«Switcherson?»
Mi voltai assumendo un’espressione esasperata.
«Fai dei bei paragoni» disse prima di sparire nei corridoi.
Non dissi nulla, lasciandogli segnare qual punto a suo favore.
Ricorda ragazzo: il vincere una battaglia non significa vincere la guerra.





Sciao belishime ❤
Grazie di seguire numerose questa storia, non sapete quanto mi fate felice!
Per le ragazze che recensiscono: ditemi voi se volete che continuo ad avvisarvi o meno, ho sempre paura di disturbarvi!
Io non parto, non migro da nessuna parte fino a settembre soooo preparatevi per un nuovo capitolo al più presto!
xx
Miki
   
 
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