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Autore: xbrokenarrow    10/08/2012    3 recensioni
Una storia fatta di stranezze, romanticismo, un pizzico di fantasia e avventura.
Matthew è sempre in ritardo e, come al solito, lo è anche il suo primo giorno di scuola! Non sarà segno del destino? Forse, per una volta, essere in ritardo potrebbe portare dei frutti o forse no?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Introduzione.

Matthew uscì di casa con un biscotto al cioccolato, 
che era intento a mangiucchiare, tra le sue sottili labbra. Delle goccioline di sudore gli rigarono il viso per un istante, e di certo ciò non era causato dal caldo e l'afa di quel giorno di settembre, almeno non del tutto. Era il primo giorno di scuola del terzo anno e, come al solito, era in ritardo. 
Quella mattina si era alzato alle otto meno dieci, quando sarebbe dovuto essere a scuola alle otto. Non ebbe il tempo nè di fare colazione, nè di salutare i suoi genitori, nè di litigare con sua sorella. Si era preparato in modo fugace nonostante fosse alquanto inutile, dato che sarebbe arrivato in ritardo ugualmente. Ma noi questo non facciamoglielo presente, lasciamolo vivere nella sua convinzione.
Non solo quel giorno avrebbe fatto infuriare i suoi insegnanti, ma più di tutti le alunne di quella scuola che ogni mattina lo aspettavano inutilmente davanti l'entrata per portargli lettere amorose, o dolcetti fatti in casa da loro. C'è da dire che Matthew era un ragazzo molto popolare a scuola, ma allo stesso tempo era bravo nello studio ( e questo nessuno dei suoi insegnanti poteva negarlo) e sapeva essere simpatico e dolce contemporaneamente. Non vi immaginate un ragazzo perfetto, senza difetti. A voi basta sapere che era come un idol per le ragazze della "Betsany School". 
Corse di fretta per raggiungere la bici parcheggiata nel vialetto, ingoiando l'ultima briciola del biscotto e quasi standosi per affogare. Ci montò su e iniziò a pedalare rapidamente. Il calore del sole lo stava uccidendo. Non solo si dovette sedere su un sedile alquanto bollente, ma dovette anche avere a che fare con il suo accecamento completo.
Dopo circa dieci minuti, arrivò finalmente a destinazione. Parcheggiò la bici sotto un albero grande abbastanza da fornire ombra e fresco per cinque ore, e iniziò a correre quando si fermò di scatto, era quasi paralizzato, alla vista di una ragazza. Si avvicinò lentamente e riuscì a scorgere, dietro ad una colonna di cemento, il suo professore di fisica intento a sgridarla. La ragazza aveva un'espressione indecifrabile, per non dire che addirittura sembrava non avere alcuna espressione in quel momento, ma una cosa era certa: era particolarmente bella e sicuramente straniera. Indossava una gonna jeans lunga fin sotto il ginocchio, e una semplicissima maglia bianca in cotone. Aveva dei bellissimi lunghi capelli rossi e ondulati, talmente lucidi e setosi da sembrare inreali. I suoi occhi erano molto particolari, il loro colore era simile ad un verde acqua ma molto scuro, praticamente un verde petrolio. Insomma potevi semplicemente sprofondore in essi senza rendertene conto minimamente. 
Matthew si avvicinò ancora di più, cercando di origliare qualcosa.
« ... Lei non solo è pazza, signorina, ma è anche arrivata in ritardo di tredici minuti e sta inventando la scusa più assurda che io abbia mai sentito! », il professore era a dir poco infuriato. La ragazza si fece avanti con un voce fievole ed un temperamento calmo, dicendo 
  « Gliel'ho detto, l'albero aveva bisogno del mio aiuto, me lo ha chiesto direttamente, non potevo certo ignorarlo! », ma il professore non ammise scuse « Signorina Howard, stia attenta, non mi faccia innervosire, la prego. Potrei arrivare addirittura ad andare dalla preside, e non le converebbe essendo il suo primo giorno di scuola qui, al Betsany. », disse in un sorriso che nascondeva la sua profonda irritazione. 
Matthew sospirò, alzando gli occhi al cielo, e si avvicinò con passo deciso e tranquillo spuntando alle spalle del professore, il quale saltò in aria stringendo i pugni per poi morderseli strabuzzando gli occhi. Ops!

« Signor Lamberton! Lei è nuovamente in ritardo, uhhh, che novità! Questa volta non la passerai liscia, ti avverto. » poi si girò verso la ragazza puntandole il dito indice di fronte, a pochissimi centimetri dal suo naso. « Anzi, entrambi non la passerete liscia. Tsè, alberi parlanti...» disse, borbottando l'ultima parte. Matt sorrise, divertito. Dimenticavo a dire quanto possa arrivare ad essere fin troppo simpatico, per certi versi. « Signor Zumiku, la ragazza ha ragione! Questo albero parla, glielo posso assicurare. Ho assistito personalmente all'intera scena! », il professore sentendo quelle parole, strabuzzò gli occhi e senza osar ribattere, si diresse verso la porta principale delle struttura, bisbigliando tra sé e sé: « E io che pensavo che alcune droghe non fossero permesse in questa scuola! Dovrò parlarne meglio con la preside...», di sicuro non stava scherzando. Era più che serio. Matt rise guardandolo andare via, poi si voltò verso la ragazza, ma quella non disse una parola. 
Lui stava per porgerle la mano per presentarsi, ma lei alzò la testa che poco prima era rivolta al pavimento e fece una smorfia. 
« Ti sei preso gioco di me. Tieniti pronto ai rischi. », e con ciò, accelerò il passo ed entrò a scuola, senza degnarlo di un minimo sguardo. Matt era semplicemente confuso, e la guardò andarsene, travolto da uno sguardo distrutto. 
 
Ok, fa schifo, era un'idea che avevo buttato su due piedi un anno fa circa, e rovistando tra le mie storie incomplete, ho trovato questa e ho deciso di pubblicarla. Naturalmente ho apportato alcune modifiche e aggiunto qualche cosina. Spero di avere l'ispirazione necessaria per poterla continuare, e spero possiate scrivere qualche recensione. Non aspettatevi una storia banale.
  
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