Quando mi risveglio, mi sfugge un
gemito. Mi sento uno schifo. Mi sembra di avere le ossa triturate, ho un saporaccio
nauseante in bocca e la testa pesante.
Aprendo gli occhi, metto a fuoco le chiome degli alberi che
si stagliano contro la luce del sole nascente. Mi rendo conto di essere stesa
supina sull’erba, accanto alla mia borsetta e alle scarpe.
Che caspita è successo?
Ricordo vagamente di essermi tolta le scarpe e di aver
fatto una passeggiata nel parco. Poi tutto è confuso. Ho come dei flash:
lucciole, topi… una cella… fate.
Mi rimetto in piedi barcollante, cercando di schiarirmi le
idee. Ricordo che avevo sbevazzato un po’ e poi… che ho mangiato un frutto. Ma tutto quello che mi viene in mente dopo è irreale,
allucinato, una visione distorta e fantastica.
È stato tutto un trip mentale?
All’improvviso un grosso insetto nero mi sfreccia davanti
al viso, e io faccio un balzo indietro. Ma quello è già scomparso nel folto degli alberi.
Resto immobile per un attimo; poi, con un sospiro, raccolgo
scarpe e borsa e m’incammino verso casa, nel chiarore dell’alba.
*
* *
Forse è meglio che lo modifichi,
il consiglio. Se vi trovate in una situazione rischiosa, sì, ma piena di
promesse, infischiatevene dei pericoli. Si vive una volta sola. Perciò fatelo,
vivete, afferrate l’essenza di ogni momento senza essere continuamente
trattenuti dal timore delle conseguenze. Perché potrebbero essere tanto
inaspettate quanto meravigliose.
Ok, ho finito di annoiarvi.
Fine