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Autore: Hemmy    11/08/2012    2 recensioni
Emma Harper. Diciassettenne. E’ la tipica figlia di papà, non gli manca niente. E’ orfana di madre, e la sua assenza la porta a diventare una ragazza ribelle e testarda. L’unica che la capisce è suo fratello Sam, essendo un po’ più grande di lei la aiuta e le da consigli. La sua vita cambia, quando la nuova fidanzata del padre si trasferisce a casa sua. Emma non essendone per niente felice le fa uno scherzo, il più terribile che avesse mai fatto. Il padre furioso, la manda ad affrontare l’ultimo anno in un college a Londra. Lì Emma, conoscerà nuovi amici, amici veri, non come quelli che aveva a casa sua a Malibu in California, troverà la sua migliore amica e un ragazzo che le stravolgerà il cuore e sarà, anche grazie a lui, che imparerà a conoscere un lato di se stessa che neanche lei conosceva.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I corridoi erano molto meno affollati rispetto a quelli che ero abituata a vedere. Prendevano un colore grigio-verde, grazie alle nostre divise scolastiche. Jess mi aveva costretto ad indossarla, rammentandomi che se non la mettevo andavo contro le regole; però ero riuscita a fare almeno una cosa a modo mio. Invece di indossare le scarpe da ginnastica, mi ero messo un paio di tacco 12 neri. Mentre attraversavo i corridoi si sentiva il leggero tic-tic dei tacchi e tutti gli occhi degli studenti puntati su di me. Perfetto, come al solito. Diedi un ultimo sguardo all’orologio appeso al muro, segnava le otto. Bene almeno per la prima volta, per il primo giorno, e per la prima ora, per giunta di matematica, ero in perfetto orario. La maggior parte dei banchi erano vuoti, i primi, occupati dai soliti secchioni, e gli altri tutti liberi. Mi catapultai nell’ultima fila, così non sarei stata la metà preferita delle interrogazioni. Scelsi il banco accanto alla finestra, come ero solita fare, così anche nei momenti di noia totale avrei potuto guardare al di fuori, e cercare un po’ di divertimento. In America succedeva tante di quelle cose, che una volta sorpresi il professore di chimica tradire la moglie con la professoressa di scienze. Riuscii a farmi strappare una b+ minacciandolo di raccontare tutto a tutti.
Pian piano, la classe si stava riempiendo, anche perché mancavano solo cinque minuti all’inizio della lezione. Notai qualche ragazzo carino, ci avrei potuto fare un pensierino di sicuro, ma nessuno mi aveva colpito come aveva fatto Lui. Ad un tratto una figura che avrei riconosciuto fra mille entrò in classe. Indossava la divisa, ma a differenza di altri ragazzi gli stava d’incanto. Aveva i capelli proprio come li ricordavo, perfettamente scompigliati. Si soffermò sulla porta, scrutando l’aula, in cerca di un banco libero, e bastarono cinque secondi che lo trovò. L’unico libero, era accanto al mio. Dopo due secondi me lo ritrovai accanto.
“Ciao ragazza della segreteria” disse sfoderando quelle adorabili fossette che gli si creavano ai lati della bocca.
“Ciao” risposi.
Non fece a tempo a sedersi, che entrò il professore.
“A culo, sennò avrei già preso una nota il primo giorno di scuola” mi sussurò. Gli sorrisi, non sapendo come rispondergli.
“Buongiorno ragazzi. Ormai tutti mi conoscete, sono il professor Burk. Questo per voi è l’ultimo anno, so come siete felici, ma fino all’ultima lezione, qui si lavora” la solita presentazione stupida che facevano i professori all’inizio dell’anno.
“Allora, so che ci sono alcuni ragazzi nuovi, posso vedere il vostro volto?” Ma da dove veniva questo, dal Medioevo?! Alzai la mano, e mi accorsi che in quell’aula ero l’unica nuova.
“O tu, vuoi presentarti?” fece, indicandomi di andare alla cattedra.
Mi alzai, facendo sentire i miei tacchi e andai dal professore.
“Allora” iniziai.. “Mi chiamo Emma Harper. Ho diciassette anni. Vengo da Malibu, in California. Sono finita qui per una punizione di mio padre e.. Ah odio la matematica” provocai la risata di tutti meno che del professor Burk.
“Bene, vedremo cosa potrò fare” rispose alla mia provocazione “va a sederti”. Tornai al mio posto, con una mano di Lui che mi aspettava per battere il cinque. Mi avvicinai per far scontrare la mia mano con la sua, e subito dopo il contatto, sentii un altro brivido partire dal braccio e diffondersi in tutto il corpo. Non era possibile, non potevo avere questa reazione ad ogni suo tocco, io sono quella dura, quella che con un semplice tocco non si innamora. Ma cosa mi stava facendo? Mi sedetti al mio posto, dovevo concentrarmi per non fargli vedere cosa mi provocava. Intuii che il professore stava iniziando a fare l’appello. Il giardino della scuola era molto grande, una cosa in più della vecchia scuola l’aveva. In fondo vicino alla palestra c’era un campo da basket all’aperto. Il professore pronunciò il mio cognome, e automaticamente alzai la mano per fargli vedere che ero presente, anche se lo sapeva già. Posai il mio sguardo, attenta  a non farmi vedere, su di Lui. A prima vista, sembrava uno che alla palestra ci tenesse, bicipiti ben formati, e gli addominali che si potevano intravedere dalla maglia aderente che indossava. Notai sul pulso sinistro, una frase: I can’t change. Caspita, avevamo lo stesso tatuaggio, magari fatto anche per motivi identici.
“Styles?” pronunciò il professore. Jess?? Perché era in classe mia e non l’avevo vista? Vidi Lui alzare la mano e dire un ‘presente’. Eccoci, ci mancava anche che mi fossi innamorata di suo fratello. No, io non mi innamoro. Come avevo fatto a non rendermene conto, e ieri mi aveva anche vista ritornare dalla segreteria con quel sorriso stampato sulle labbra a causa del nostro incontro. No, non poteva essere, era una terribile coincidenza.
La lezione continuò senza interruzione, come al solito non riuscivo a stare attenta, ma stavolta non perché non capivo niente, anzi, ma perché nei miei pensieri ci stava solo Lui, e la figura che avrei fatto con Jess quando capirà che la persona che ho incontrato in segreteria era suo fratello. Finalmente la campanella suonò, la mia salvezza. Presi i libri e mi avviai al mio armadietto.
“Com’è andata la tua prima lezione?” disse la voce di Jess alle mie spalle.
“Oh ehm, si è andata bene” non era il momento di dirgli di suo fratello.
“Sorellina!” di nuovo Lui. “Ah voi vi conoscete” disse appena mi vide.
“Siamo in classe insieme” risposi.
“Come avrai capito Emma, lui è mio fratello” purtroppo pensai.
“Si, l’avevo capito ovviamente”
“Io ora devo andare alla lezione successiva, ci vediamo oggi pomeriggio” disse rivolgendosi a me.
“Ci vediamo dopo”. Anche io dovevo prepararmi per la lezione successiva, ma appena voltai le spalle, una mano mi fermò di colpo, la sua mano. Mi ritrovai faccia a faccia con Lui un’altra volta; il suo sguardo riusciva a ipnotizzarmi.
“Ti va una forca insieme? Conosco un posto fantastico” non so se ero pronta per una follia del genere il primo giorno di scuola.
“Non credo, è il primo giorno e..” avvicinò un dito alle mie labbra, per chiuderle in un sussurro.
“So che ne sei capace, e credimi l’ho fatto tante volte, e non mi è mai capitato niente. Andiamo sono il figlio della Preside!” è vero, da una parte aveva ragione, e sarebbe stato anche a mia vantaggio se mi avessero beccato con un ragazzo, perché tutto questo era contro le regole, e quindi un punto a favore per me.
“Okay, mi hai convinta” in America non ero mai una che si tirava indietro su queste cose.
“Ehi, in due giorni ci siamo visti e rivisti, tu sai che mi chiamo Emma e io..”
“Harry” non mi aveva dato il tempo di finire la frase che mi aveva risposto automaticamente.
“Finalmente” mi guardò con sguardo perplesso “sei sempre stato una specie di sconosciuto, l’unica cosa che so è il tuo cognome, e che abbiamo un tatuaggio uguale”
“Davvero?” fece uno di quei sorrisi, che mai nessun ragazzo aveva fatto con me, la maggior parte lo facevano per secondi fini, cioè venire a letto con me. Annuii alla sua domanda.
“Momento, ma come ci andiamo in questo  posto?” se avrei dovuto farmela a piedi, ciao Harry, io torno a lezione.
“Tranquilla, io non dormo qui come mia sorella, ho una casa tutta per me, e di conseguenza, ho una macchina” perfetto.
Seguii Harry, anche perché non sapevo che macchina avesse. Si fermò davanti a un’Audi r8, è con un semplice click della chiave la aprì.
“E’ tua?” chiesi.
“Si, regalo per i diciotto anni” non c’era da immaginarselo. Salimmo in macchina, e subito dopo mise in moto. Il tragitto fu breve, perché dopo cinque minuti parcheggiò la macchina davanti a un edificio nel centro di Londra.
“Ci sei mai salita sul tetto di un palazzo?”
“Sinceramente, non l’ho mai fatto” mi sorrise compiaciuto.
“Bene, ora non potrai più dirlo” gli sorrisi anche io. Prendemmo l’ascensore che ci portò all’ultimo piano. Harry, chiaramente più esperto di me, aprì una porticina davanti ai nostri occhi e ci ritrovammo sul tetto di questo palazzo. Il panorama era fantastico, si poteva vedere tutta Londra. Mi misi a sedere su un muretto vicino alla ringhiera, e iniziai a scrutare tutto nei minimi particolari.
“Wow, è tutto perfetto” sembravo una bambina il giorno di Natale.
“Lo so, qui è magnifico. Ci vengo spesso. E’ l’unico posto di Londra in cui i cellulari non prendono” rispose. “Siamo separati da tutto il mondo”
“In America non sarei mai stata capace di fare una cosa del genere, o forse non avrei saputo con chi farla” era la pura verità.
“Il tuo ragazzo?”
“No, ce l’avevo, ma sono  tutti uguali.. Mi ha mollata quando sono venuta qui, dopo avermi portata a letto naturalmente” dissi. “Te invece hai la ragazza?”
“No, tutte storielle, niente di serio” come mi immaginavo. “Posso vedere il tuo tatuaggio, visto che tu hai visto il mio?” ok, poteva starci. Alzai la maglietta quanto bastava per mostrare il tatuaggio. Mise la sua mano sinistra accanto alla parte tatuata per confrontare la scritta, erano davvero identici.
“Incredibile.. Perché l’hai fatto?” mi chiese.
“Lunga storia” gli risposi ambigua.
“Sono qui per ascoltarla” ecco le fossette, di nuovo.
“E va bene.. Dopo una litigata con mio padre, continuava a ripetermi del mio comportamento e di come dovessi cambiare ed ecco il significato. Naturalmente, dato che ancora sono minorenne, mio fratello è complice. E tu invece?”
“Per il tuo stesso motivo” rimasi a bocca aperta, incredula di quello che aveva detto.
“Bhe, si è fatto tardi, sarà meglio tornare, altrimenti ci scoprono” feci cenno con la testa annuendo.
“Harry” lo richiamai alla mia attenzione.
“Si?” quelle due iridi verdi mi fissavano.
“Sono stata bene oggi con te” sorrisi.
“Anche io Emma”

 

Hemmy's Corner

Terzo capitolo, il primo ha avuto 4 recensioni, il secondo solo 2, e ora staremo a vedere questo.. Finalmente, è saltato fuori il nome, anche se non era difficile da immaginarselo xD <3 Già ora, è una Emma più dolce, rispetto all'altra, ma rimane sempre ribelle. Ah, cosa molto importante: lunedì parto, e non potrò aggiornare fino al 30. Se quando torno vedrò un po' più di recensioni, anche solo per sapere se vi piace, un parere solla storia.. Vi prometto un capitolo lungo lungo, e pieno di sorprese. Sbaciucs! <3 <3
                                                                  Hemmy <3
  
  
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