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Autore: Caffelatte    11/08/2012    4 recensioni
[Fanfiction sospesa.]
“Ucciderò Nagumo con le mie stesse mani.” il commento veniva da dietro di loro, e dalla voce le due ragazze dedussero che si trattava di Gazel.
“Suvvia Onii-chan, si stanno solo diverten—“ iniziò la sorella, ma si bloccò prima di terminare la frase.
Nagumo e Keiko erano inseguiti per la piazza del Palazzo da una guardia che appariva –sotto il colbacco di pelo d’orso- molto, molto arrabbiata.
Così Suzuno prese la macchina fotografica della sorella e puntò l’obbiettivo verso i tre punti che correvano all’impazzata tra i turisti sorpresi. Usò lo zoom e … cliccò per scattare una serie di foto.
Il tutto, con estrema, proverbiale ed elegante nonchalance.
Genere: Comico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Sorpresa
Note: Nonsense, OOC | Avvertimenti: nessuno
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A Miam ed Alicchan.
Grazie.

 

Gli inglesi sarebbero di gran lunga il primo popolo della terra,
se non mancassero loro due virtù elementari e indispensabili per un popolo di cultura:
 il gusto per la buona cucina e quello per la musica.

[Hermann Hesse]
 

 

***
 



Time never waits.
It’s Big Ben, not Big Bang.




“Io non lo farei, Mister Fiammella.”
La voce fredda di Suzuno tagliò come un coltello l’aria circostante.
Nagumo era accanto al letto della Takishima, mentre questa dormiva tranquillamente.
Ryuuji si era alzato giusto dieci minuti prima. Ora osservava il rosso a distanza di sicurezza. Si ricordava fin troppo bene le intimazioni di Misaki, la sera prima.
“Nagumo-kun, Nagumo-kun, io la lascerei stare …” mormorò il pistacchietto.
Il ragazzo osservò la mora con aria di superiorità “Tsk. Cosa vuoi che mi faccia? Che mi appenda per i pollici alle lancette del Big Bang?”
E’ Big Ben, idiota.
Quel brontolio sommesso proveniva dal letto dove la ragazza era ancora distesa.
Nagumo deglutì. Una, due, tre volte.
Poi Misaki lo fece svenire.
Ops.” disse, piatta, e se ne andò in bagno.
Fuusuke sbuffò, iniziando subito dopo a borbottare frasi sconnesse sulla stupidità della fiamma mancata.

“Mitsuki” mormorò Kahori, toccando la spalla della ragazza “Mitsuki!” ripeté, questa volta più forte.
Nessuna risposta. L’albina rinunciò presto, seccata, e scese per la colazione.
“Dov’è Mituski-chan?” le chiese Hiroto, appena la vide scendere le scale.
“Buon giorno anche a te, eh, Kiyama.” Sibilò, guardandolo torvo. Il rosso non badò alla sua reazione, si limitò a fare spallucce e andare verso la camera della ‘sorella’.
“Io … non me la prenderei così tanto.” Osservò Terumi, vedendo l’espressione della ragazza, a metà tra il triste e lo sconcertato. “Hiroto, quando si tratta mi Mitsuki, fa sempre così. Esiste solo lei, a volte.” Spiegò.
“Non me la sono presa.” Puntualizzò Kahori, poi andò verso Hana, che era accanto a Kidou –o meglio, arpionata a Kidou-, ma al regista sembrava non dare fastidio.
Dopo poco tutti erano nella sala d’ingresso dell’hotel, indecisi su dove andare.
“Potremmo andare a vedere il Big Bang” propose Nagumo.
La Takishima lo guardò “Per la seconda volta, è Big Ben. E poi non è importante. Ognuno dovrebbe essere libero di andare dove gli pare.”
“Quindi non stiamo tutti insieme?” domandò Mitsuki.
“Non ne vedo la necessità. Nessuno vive in simbiosi con qualcuno, qui, no?”
“Kiyama ” soffiò la minore dei Suzuno, incrociando le braccia al petto.
Calò un silenzio teso tra l’albina e Hiroto, che fu rotto dalla voce della Shion “Allora buona giornata a tutti!” esclamò sorridendo e prese a braccetto Haruya, scomparendo oltre la porta.
“Vado con loro” disse Suzuno, piatto. “L’idea di lasciare Keiko sola con il tulipano è agghiacciante.” E se ne andò, prima di poter sentire Ichigo mormorare ‘Agghiacciante, ma mai quanto te’ da dietro la spalla di un Kazemaru ancora troppo assonnato.

“Misaki-san”
Nessuna risposta.
“Misaki-san”
Silenzio.
L’albina aveva trascinato l’amica su un taxi, verso i confini della città solo per essere sicura di poter parlare con lei in privato, ma questa sembrava interessata solo a scattare foto e fissare il cielo.
“Misaki!!” gridò Kahori, con tutto il fiato che aveva in gola, così forte da far voltare un gruppo di turisti.
La mora si voltò “Mh?” fece, fissando l’amica.
Quest’ultima arrossì, sentendo lo sguardo di decisamente troppe persone su di sé. Afferrò la Takishima per un braccio e la trascinò in una vietta.
“Mi chiedevo … non trovi che sia strano, quello che è successo alla Taiyoo all’aeroporto?”
Misaki non rispose, così Kahori iniziò a scuoterla con forza.
“Ehi, smettila, guarda che ti ho sentita.”
“E allora rispondi.”
“Sì”
La Suzuno la fissò “Perché non me lo hai detto prima?”
La mora non badò all’ultima domanda e si guardò intorno. Poi parlò con una calma glaciale, paragonabile a quella di Suzuno “Whitechapel.
L’altra rimase immobile “Puoi ripetere?” e a quella richiesta il nome del quartiere fu ripronunciato, sempre con calma glaciale.
Kahori Suzuno ci mise alcuni attimi per collegare le informazioni che le vorticavano in testa. Poi schizzò verso un taxi tenendo fermamente la mano di Misaki.
Il quartiere di Jack lo squartatore! Il quartiere di Jack lo squartatore!” la piccola Suzuno non riusciva a dire altro, mentre spostava i suoi pozzi neri dal finestrino, all’amica, al taxista –che la osservava shockato con la coda nell’occhio- e poi di nuovo al finestrino.
Arrivate nel centro città passarono la giornata a vagare senza meta incontrando prima Aphrodi e Ryuuji, con cui pranzarono insieme, per poi avvistare Kidou e Hana mentre entravano nel palazzo di Westminster.
Quando ormai era quasi ora di cena, si fermarono qualche metro prima rispetto a Bunkingham Palace.
“Cosa facciamo ora?”
“Visitiamo il palazzo, Misa-san, che domande.”
“Non so … ho … una brutta sensazione.”
“Meglio ancora!” esclamò l’albina “Vuol dire che sarà divertente!” e iniziò a camminare spedita verso l’edificio mentre scattava fotografie ai passanti.

“Okay, appena questi hanno fatto la foto, ci avviciniamo e gli facciamo la linguaccia”
La linguaccia? Che cosa infantile Nagumo-kun!" la ragazza fece una pausa "... Io gli pesterei il piede.”
“E se gli facciamo male?”
“Vedremo una reazione.”
Haruya sorrise “Ora sì che si ragiona, Keiko-chan! Allora stiamo pronti a …”
“… A fare cosa?
La Shion e la fiamma mancata si voltarono, ritrovandosi a pochi centimetri Fuusuke, con le braccia incrociate e lo sguardo inquisitore.
Il rosso deglutì: qualsiasi cosa avesse tentato di dire, Suzuno non gli avrebbe minimamente creduto.
Così a farsi avanti fu Keiko “Nulla di importante, Fuusuke.” E lo disse con un tono di voce talmente dolce che Nagumo rischiò di vomitare zucchero (?). L’albino d’altro canto sembrò –stranamente agli occhi dell’amico- cedere.
Così Keiko Shion e Nagumo Haruya si avvicinarono alle guardie di Buckingham Palace con l’aria di dolci adolescenti innocenti.
Sì, certo.

Misaki Takishima ne aveva viste tante, quando era con i suoi amici. Gli unici veri che avesse mai avuto. Amava Fuusuke come si può amare un fratello, e lo stesso valeva per Kahori.
Keiko era simpatica e le piaceva, mentre con Nagumo aveva qualche incomprensione, ogni tanto, ma erano cose che potevano accadere, tra amici.
L’unica cosa che Misaki non riusciva a concepire era l’inclinazione degli ultimi due per gli scherzi -come li chiamavano loro-, anche se in realtà spesso e volentieri combinavano veri e pripri disastri.
Una volta si erano addirittura appostati sul terrazzo di casa Shion con mazza e palline da golf. A ogni lancio, gridavano a squarcia gola come matti “Come va??” nella direzione in cui la pallina era caduta.
Poi la Takishima e i fratelli Suzuno vennero a sapere che Mister Fiammella e Keiko si erano beccati una multa per disturbo della quiete pubblica.
Ma ora quello che rischiavano era molto peggio. Insomma, quelle a cui stavano facendo la linguaccia erano niente meno che le guardie del corpo della regina …
“Ucciderò Nagumo con le mie stesse mani.” il commento veniva da dietro di loro, e dalla voce le due ragazze dedussero che si trattava di Gazel.
“Suvvia Onii-chan, si stanno solo diverten—“ iniziò la sorella, ma si bloccò prima di terminare la frase.
Nagumo e Keiko erano inseguiti per la piazza del Palazzo da una guardia che appariva –sotto il colbacco di pelo d’orso- molto, molto arrabbiata.
Così Suzuno prese la macchina fotografica della sorella e puntò l’obbiettivo verso i tre punti che correvano all’impazzata tra i turisti sorpresi. Usò lo zoom e … cliccò per scattare una serie di foto.
Il tutto, con estrema, proverbiale ed elegante nonchalance.
Quando finalmente i due riuscirono a scusarsi con la guardia, andarono dagli altri.
“Che avete fatto, per farli arrabbiare così tanto, Nagumo-nii-kun?” chiese Kahori.
“Nagumo … gli ha accidentalmente rovesciato addosso della Coca Cola.” Spiegò Keiko ancora con il fiatone appoggiandosi a Fuusuke, mentre Haruya vuotava la lattina.
“Eravate proprio voi, allora.” Fece una voce femminile tra la folla, e comparvero Ichigo, seguita da Kazemaru, Endou, Mitsuki e Hiroto.
Ichigo Fubuki fissava divertita la Shion e Burn, aspettandosi di avere una conferma, che arrivò da Misaki, la quale annuì visibilmente sconsolata.
“Dove sono gli altri?” domandò la minore dei Suzuno ai ragazzi, sforzandosi di non guardare la Tayoo attaccata al braccio di Kiyama.
‘Che te ne può importare se il rosso ha occhi solo per lei, Kahori? L’hai detto anche tu, che lo odi!’ si ripeté mentalmente l’albina mentre Kazemaru rispondeva alla sua domanda, cercando di staccarsi di dosso Ichigo che, appena notato Fuusuke, era schizzata tra le sue braccia.
“Sono andati verso un ristorante a pochi passi dalla ruota panoramica. Li stavamo raggiungendo.”

“Mi chiedo come gli inglesi possano definire i loro piatti … cibo commestibile.” Brontolò Atsuya, che più o meno come gli altri aveva toccato a malapena le patatine fritte, tanto per mettere qualcosa sotto i denti.
In Inghilterra c’era principalmente una cosa: alimenti fritti. Fritto, fritto, fritto e ancora fritto. E poi –magari- qualcosa che non veniva cotto nell’olio.
Hana barcollò fuori dal ‘ristorante’ e si aggrappò al braccio di Kidou. Ringraziò il cielo quando venne a sapere da tutti che sarebbero rimasti a Londra solo altri tre giorni.
Un essere umano può sopravvivere senza cibo per un mese. Si disse la Yutaka mentre prendeva dalla borsa una scatola di palloncini che aveva comprato in giro.
Tre giorni erano perfetti, quindi.
“La giornata è volata.” Mormorò Midorikawa, fissando il cielo che era già diventato scuro “E abbiamo visto soltanto un quarto della città.”
“Suvvia Ryuuji-chan” cinguettò Mitsuki abbracciandolo da dietro “non puoi mica pretendere che tutto si fermi per noi.” Sorrise in un modo che la Suzuno trovò inquietante “Il tempo non aspetta.
“Allora muoviamoci” convenne Aphrodi “Prima che la coda davanti alla ruota panoramica diventi più lunga di così” e tutti volgendo lo sguardo notarono che Terumi aveva ragione: la fila d’attesa pareva infinita.
E proprio mentre stavano per fare un altro passo, un urlo si levò nel bel mezzo del gruppo.
Inizialmente alcuni pensarono fosse Hana che aveva fatto un altro scherzo alla piccola Fubuki –perché l’urlo proveniva proprio da lei-, ma non era così.
Oh, no. Per Ichigo in ogni caso, la questione era comunque grave.
“Perché no, onii-san, perché NO?!” sbottò la ragazza afferrando il fratello maggiore per una manica della giacca.
Quest’ultimo la fissò, con uno sguardo indecifrabile e disse,  con tutta calma “Perché no. Non ti tingerai i capelli. Punto.”
L’albina riuscì a reggere lo sguardo di Shirou solo per alcuni secondi, poi fissò lo sguardo a terra. Anche se Fubuki sembrava tanto dolce e gentile, non era detto che lo fosse davvero.  Quando qualcosa andava contro il suo parere, si impuntava e nessuno lo smuoveva.
Nemmeno Atsuya. L’unico che sembrava in grado di riuscirci era Gouenji, e Ichigo se n’era accorta, ma la sua timidezza le impediva di chiedere a Shuuya un aiuto di qualsiasi tipo.
Sospirò, e si convinse che anche quell’occasione, quella giornata, era andata.
Poi Hana le tirò contro un palloncino bianco latte, che le finì in piena faccia. Ichigo gridò terrorizzata e li lanciò verso Kazemaru, mentre l’amica rideva a crepapelle, facendo scappare un sorriso anche a Kahori, che lì per lì trovò divertente la paura della tredicenne.

Immensa.
Ecco come si poteva definire il London Eye. Le luci a LED illuminavano la ruota nella notte, sotto il cielo che era tornato nuvoloso.
L’indomani sarebbe piovuto di nuovo. In quel momento però non era importante.
Dire che quella sera la ruota panoramica era più affollata di un concerto di un qualche cantante di fama mondiale era dire poco.
I ragazzi si ritrovarono sparpagliati tra le varie navicelle in vetro.
Così quando Kahori vide Misaki e la Tayoo salire sulla stessa navicella, fu dispiaciuta per la mora.
“Perché non hai tenuto Mitsuki vicino a te?” soffiò la Suzuno dopo dieci minuti di silenzio.
La navicella era piena di turisti provenienti da nazioni diverse e tra loro Aphrodi e Atsuya erano impegnati a parlare di chissà che cosa.
Kiyama come risposta fece spallucce. “Perchè ti interessa tanto?” chiese sorridendo.
Nessun motivo." borgottò l'albina "Mi annoiavo e credevo che parlare di Mitsuki fosse l’unico modo per ottenere la tua attenzione.”
Il rosso iniziò a ridere “Davvero una bella idea briciola.”
“B-Briciola?”
“Briciola” ripeté Kiyama tranquillo.
Quando Misaki sentì delle urla provenire dalla navicella sotto di lei, immaginò la sua dolce Kahori-chan nell’intento di strangolare –o peggio- un certo rosso dagli occhi acquamarina.
Sorrise pensando alla scena, poi voltò lo sguardo verso la castana accanto a lei.
“Come mai tu non hai preso parte al progetto Aliea?” chiese.
“Non mi andava. Non mi sembrava giusto usare il calcio come strumento di distruzione, tutto qui. E poi era anche una grande perdita di tempo, a mio parere.” Spiegò tranquilla, e il suo sorriso per pochi attimi sembrò divenire una smorfia.
La Takishima era certa che avesse altro da dire, perciò rimase in silenzio. Era curiosa, ma se voleva capire qualcosa di quella ragazza doveva essere paziente.
“Non ti sembra strano, Takishima-kun?” fece infatti la castana, mentre il suo sguardo saltava da un punto all’altro della visuale a loro disposizione “L'uomo da sempre si illude di poter controllare tutto, perfino il tempo. In realtà non è così. Si tratta solo di stupide illusioni che gli esseri umani creano per sentirsi più forti e intelligenti. L'unica verità è che il tempo non ha padroni. Scorre indipendente, senza dar conto a niente e nessuno. Anche dopo sanguinose guerre ed effimeri momenti felici, lui continua a scorrere inesorabile.”
Misaki si chiese cosa volesse realmente dire con quel discorso. “Il tempo non ha padroni. E' lui padrone dell'intera umanità, di ogni singola cosa o animale su questa Terra.
Il tempo non aspetta noi e le nostre convinzioni, le nostre speranze ... e i nostri tentativi, per rimediare a errori commessi.”
Mitsuki fissò con aria nostalgica il cielo coperto da nubi grigie. Ciò che disse poi, fu certa Misaki, non era rivolto a lei. Mitsuki stava parlando tra sé e sé.

 

“Il tempo non si riavvolge come nei dvd. Perso una volta, hai perso per sempre.”


 

  
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