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Autore: Albicocca    12/08/2012    5 recensioni
Touko vuole fare una vacanza tranquilla a New York, ma Tsunami decide di auto-invitarsi, e come suo solito rovinerà tutto.
Tra aerei persi e aerei sbagliati, i due si ritroveranno a Las Vegas accompagnati da un Dylan Keith piuttosto pazzo.
Cosa succederà?
[Mini-long di cinque capitoli, don't worry.]
-
“Katy Perry non dice di drogare le persone perché non vogliono uscire, Dylan. E poi dove l’hai presa questa roba? E’ cocaina?”
L’americano sbuffò, girando con il cucchiaio l’intruglio che aveva preparato mentre Tsunami osservava la bustina ormai vuota.
“Oh va be’, non importa – borbottò –, comunque no, non è una droga pericolosa, penso...
Fa andare per un paio di ore il cervello a puttane, come se la persona fosse sotto effetto di alcool. Me l’ha data mia zia.”
“Tua zia spaccia droga?” domandò Jousuke, un tantino sconvolto. Ora capiva perché la zia fosse in ospedale..
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Harley/Jousuke
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo due.
Perché Katy Perry ha sempre ragione.




Touko e Tsunami si trovavano fuori dall’aeroporto, seduti su una panchina, aspettando Dylan.
La ragazza smanettava con il suo telefono trattenendo qualche imprecazione colorita mentre il ragazzo beveva il quarto frappé al cioccolato di fila, sorridendo alle belle ragazze che passavano di tanto in tanto. 
E Dylan era in ritardo, come al solito.
Non si poteva fare affidamento su quel ragazzo, per niente. Era troppo casinista. Si metteva nei guai con la facilità in cui si cambiava le mutande, quindi, secondo la Zaizen qualche poliziotto l’aveva fermato per eccesso di velocità, probabilmente.
Perché con Dylan Keith al volante c’è sempre un pericolo costante.
A Tsunami il fatto che fosse in ritardo, che la sua amica fosse incazzata come un serial-killer e che se continuava ad andare a prendere frappé al bar di fronte, il proprietario lo avrebbe ucciso, non importava.
Era tutto tranquillo, sembrava che niente potesse turbarlo, neanche Touko incazzata. Ed era così.
Tsunami era una delle persone più menefreghiste che la ragazza avesse mai conosciuto. Non importava che cos’era successo, lui se ne fregava bellamente, finché, ovviamente non gli toccavano la sua amata tavola da surf o i suoi migliori amici.
”Arg” ringhiò la ragazza, guardando l’autostrada che portava al centro della città delle follie. Perché solo così si poteva definire Las Vegas.
La città del  divertimento, della follia, di un momento in cui la tua vita ti sembra perfetta, tra bevande alcoliche e giochi al casinò.
Las Vegas era la città perfetta per le persone che volevo divertirsi, dimenticare per pochi giorni tutti i problemi, gli amici, i familiari. Las Vegas era per le persone che amavano il caos.
Las Vegas non era per lei.
Si voltò a guardare Tsunami che sorrideva all’ennesima ragazza carina mentre ella arrossiva e lo salutava con la mano. Voleva ucciderlo. E uccidere anche quella moretta.
Ecco, Tsunami era una di quelle persone adattissime a Las Vegas; amava divertirsi, le donne e l’alcool. E lei non sapeva come tenerlo a bada, soprattutto con Dylan come “compagno d’avventura”, che non era la persona più responsabile del pianeta. Anzi, era la persona più irresponsabile che conoscesse.
Quindi quei due, come li avrebbe tenuti a bada? Non lo sapeva, ma si sarebbe dovuta inventare qualcosa perché l’ultima cosa che voleva fare era perdere Tsunami e Keith in un casinò.
E lei comunque non era un tipo da casinò. Odiava, detestava i casinò. Troppe persone che scommettevano su i propri soldi. Troppe persone ingenue. No, li odiava. E non avrebbe mai messo piede in un posto come quello.
E poi lei era astemia, quindi, anche il problema dell’alcool era risolto.
“Uffa. Che palle. Quel tizio non mi vuole da un altro frappé. Ma dai, insomma ti fai del soldi!” urlò Tsunami, buttandosi letteralmente sulla panchina in una crisi da assenza di cioccolato.
Sembrava un disperato che non vedeva cibo da anni.
Se c’era una cosa che lui amava, oltre il surf, era il cioccolato. Tsunami viveva di cioccolato, ci campava di cioccolato.
“Ci credo – incominciò la rossa – gli hai svuotato tutto il piano bar.” sospirò, riprendendo a giocare a Temple Run, imprecando contro le scimmie, ogni volta che perdeva.
Era un modo per farsi passare il nervosismo.
All’improvviso si sentì, nell’aria, una canzone che proveniva da una macchina poco lontana dall’aeroporto.
Touko identificò la canzone come ‘La IslaBonita’, però la cover fatta da Ricky Martin e Naya Rivera, in una puntata di Glee. Sì, lei vedeva Glee.
E anche Dylan. Quindi ci vollero due secondi per connettere, fare due più due, insomma.
Sì, quello con un automobile da antiquariato, con a palla una canzone metà inglese e metà spagnola, era proprio Dylan Keith.
”Yaaaaaaaaaaay, belli!” parcheggiò di fronte a loro e scese tutto spigliato. I capelli biondi chiari erano tagliati corti, gli occhiali enormi erano messi a mo di cerchietto e i suoi grandi e vispi occhi azzurri erano puntati su i due giapponesi.
La prima cosa che fece Tsunami fu buttarsi addosso all’amico, dandogli il cinque.
Touko invece rimase in disparte, finché, il biondo non si avvicinò a lei per salutarla, e prendere le  valigie che aveva ai suoi piedi per caricare in auto.
“Touko, sempre più bella!” trillò candidamente l’americano, mettendo non poco in imbarazzo la rossa.
Lei balbettò un grazie e salì in auto, mentre Tsunami smanettava con lo stereo.
Allora, ce da dire che la macchina in possesso da Dylan fosse un rottame, ma un rottame con un impianto stereo fantastico, o almeno secondo  Tsunami. A Touko sembrava solo un buon creatore di  mal di testa.
C’erano due enormi casse che riproducevano il cd di Glee come se non ci fosse un domani. O cd di Micheal Jackson, Maroon 5, Coldplay perfino di Demi Lovato, Miley Cyrus, Selena Gomez e Tsunami giurò di aver visto un cd di Justin Bieber e quello degli One Direction.
Dylan Keith era un fissato barra appassionato barra qualsiasi cosa che aveva a che fare con la sua amatissima musica. Dylan non ci viveva senza musica. E Mark. E il calcio.
Ma la musica poteva benissimo sostituire sia Mark che il calcio.
Si diceva pure che sapesse cantare, ma non lo aveva mai ammesso pubblicamente.
Comunque qualunque cosa assomigliasse vagamente a musica, Dylan doveva possederlo. E lui aveva il record mondiali di “posseditore di cd”.
Ne aveva circa duemila o di più. Ma questo non è importante.
Appena caricate le due valigie di Touko e quella di Tsunami – che era minuscola e Touko pensava ci avesse infilato solo due paia di mutande -, salì in auto e mise in moto.
”Cosa volete vedere? Las Vegas è nelle vostre mani.” domandò eccitato.
Tsunami non fece in tempo a rispondere che Touko aveva già replicato con un “La stanza di un albergo fino a dopodomani.” smontando tutto l’entusiasmo di Dylan e quello di Jousuke.
“M-ma siamo a Las Vegas!” gridò il surfista.
”Non vi permetterò di combinare guai.”
“Ma è venerdì sera!” continuò Dylan, indicando il piccolo calendario appeso in auto.
“Embé?”
“Embé che? E’ venerdì. Ed il venerdì si fa festa. Lo dice Katy Perry!” sbottò, lasciando il volante e mettendosi a cercare chissà quale cd.
Rischiarono la vita per cinque minuti buoni visto che nessuno, e dico nessuno, stava guidando l’auto.
Appena trovato lo mise, e boom, Last Friday Night di Katy Perry si sentì per tutti gli Stati Uniti.
Se c’erano delle regole che Dylan rispettava con dedizione, erano quelle che dava Katy Perry, il suo idolo, o meglio, amore platonico.
Quindi, secondo le leggi di Katy Perry, il venerdì notte non c’erano scuse, ci si divertiva e basta.
E Touko avrebbe imparato molto presto che mettersi contro Dylan, quando si parla di Katy Perry, era la cosa più sbagliata del mondo.

Quando arrivarono nell’albergo in cui Dylan soggiornava, Touko avrebbe voluto tentare il suicidio.
Se l’auto le era sembrato un oggetto preistorico, quell’albergo era una catapecchia. Ma una di quelle catapecchie vere. Sembrava tipo la versione brutta del hotel del film Monte Carlo. Eppure quell’albergo era la cosa peggiore del mondo.
In confronto a quello che aveva di fronte, quelli le sembrava il paradiso.
”Tu s-soggiorni qui? “ domandò, rompendo il silenzio e facendo voltare sia Dylan – che si era messo in una posizione, come dire, trionfante, come ad essere orgoglioso di quella…catapecchia – che Tsunami.
“Sì, non è il massimo, ma mi posso permettere solo questo. In più sto sempre fuori per via di  mia zia che è in ospedale dall’altra parte della città, quindi ci sto poco. Solo per dormire, sì.” rispose il biondo, passandosi una mano tra i capelli biondi.
”Ah.” sospirò.
”Entriamo dai!” urlò il ragazzo giapponese tirando con sé sia un Dylan divertito che una Touko depressa.
Arrivati nella loro camera – che non era altro che la camera dell’americano con due letti in più, messi dai ‘camerieri’ – posarono le valige e Touko si buttò sul suo letto.
Almeno non era pieno di povere, pensò.
”Voglio uccidermi.”
“Come sei pessimista, su dai!” disse Tsunami aprendo la sua valigia. Che Touko lo volesse o no, sarebbe andato in giro per Las Vegas.
La ragazza chiuse gli occhi e iniziò a massaggiarsi le tempie con le  mani, cercando di calmarsi.
Ne aveva passate troppe in una sola giornata.
“Stasera ci divertiremo.”
“Stasera non usciamo.”
“Non mi sfidare Zaizen.” continuò Dylan, seduto di fronte a lei “Stasera si va in giro per Las Vegas. Che tu lo voglia o no. Non succederà niente, dai!”
“Ho già detto no.”
“Allora dovrò usare le maniere forti..” sussurrò tra se e se l’americano con un sorriso un tantino malvagio.
Ecco, mai mettersi contro Dylan Keith.  









Albicocca~
Salve. 
Non ci credo. 
Ho aggiornato dopo un giorno. UN GIORNO. Rendiamoci conto!
Forse perché sono ispirata e questa mini-long mi piace. 
Spero che anche il terzo capitolo - quello che darà il via alla follia - arriverà in fretta.
Questo capitolo è un po' un introduzione alla faccenda e a Dylan.
Lo amo :''D 
Nel terzo capitolo avremo l'idea folle di  Dylan per Touko. E una Touko strafiga. *vede immagine nel capitolo precendete* 
Beh,  spero vi sia piaciuto. 
Ringrazio tutti quelli che seguono questa storia, yay. 
Un bacio, 
Miam! <3 

   
 
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