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Autore: Albicocca    11/08/2012    4 recensioni
Touko vuole fare una vacanza tranquilla a New York, ma Tsunami decide di auto-invitarsi, e come suo solito rovinerà tutto.
Tra aerei persi e aerei sbagliati, i due si ritroveranno a Las Vegas accompagnati da un Dylan Keith piuttosto pazzo.
Cosa succederà?
[Mini-long di cinque capitoli, don't worry.]
-
“Katy Perry non dice di drogare le persone perché non vogliono uscire, Dylan. E poi dove l’hai presa questa roba? E’ cocaina?”
L’americano sbuffò, girando con il cucchiaio l’intruglio che aveva preparato mentre Tsunami osservava la bustina ormai vuota.
“Oh va be’, non importa – borbottò –, comunque no, non è una droga pericolosa, penso...
Fa andare per un paio di ore il cervello a puttane, come se la persona fosse sotto effetto di alcool. Me l’ha data mia zia.”
“Tua zia spaccia droga?” domandò Jousuke, un tantino sconvolto. Ora capiva perché la zia fosse in ospedale..
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Harley/Jousuke
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo uno.

Un giorno Touko ucciderà Tsunami


 



“Tsunami, ma io ti uccido.”
Ecco com’era iniziata la vacanza tranquilla di Touko. Lei non voleva fare altro che andare a New York per una settimana, da sola, in tutta tranquillità.
Ma no.
Tsunami aveva dovuto per forza mettersi in mezzo e auto-invitarsi, dicendo che da sola nella Grande Mela si sarebbe annoiata e lui era di grande compagnia.
Sì, come no.
Come se non bastasse quella mattina il ragazzo si era svegliato tardi, anzi tardissimo. E avevano perso l’aereo.
Ma, per riparare, Tsunami si era offerto di andare a prendere i biglietti per il volo successivo.
Non l’avesse mai fatto. 
Aveva preso quelli sbagliati. Ed infatti ora stavano per atterrare a Las Vegas.
Las Vegas, per Touko, non era di certo sinonimo di pace e tranquillità! Proprio no.
”Su dai, appena scendiamo prendiamo il primo volo per New York. Non preoccuparti.” cercò di riparare, in vano, il ragazzo dai capelli rosa. Già non sopportava volare in aereo, ma con una Touko incazzata nera non era proprio il massimo del confort.
”Spero per te che non ci siano altri intoppi.” sottolineò, tra i denti, la ragazza, fulminandolo con lo sguardo.
Tsunami rabbrividì e sorrise un po’ preoccupato. Sapeva che quando Touko ci si metteva era davvero, ma davvero pericolosa. E poi non voleva fare altro che vomitare.
Colpa dell’aereo.
Sospirò e chiuse gli occhi, mentre di fianco a lui la ragazza ringhiava dal nervosismo.
Ok, che la capiva un poco, ma perché incavolarsi così tanto? Avevano solo perso un aereo, sbagliato un altro. Niente di che, insomma!
Tutto questo non era niente a confronto con l’immensità dell’oceano.
Nel frattempo Touko stava maledicendo, imprecando, forse anche bestemmiando in tutte le lingue che conosceva. Ed erano un sacco. Non per questo suo padre era il presidente.
Perché queste cose capitavano solo a lei? Insomma, non aveva mai fatto niente di male. Era stata sempre una figlia modello e via dicendo. E allora perché il destino barra fato barra Karma barra Dio barra altre forme invisibili all’uomo, ce l’avevano con lei?
Mistero. Avrebbero dovuto fare un programma tv dove raccontava tutte le cose che le erano capitate per via della sfiga. E di Tsunami con la sua fottutissima tavola da surf.
Un giorno gliel’avrebbe bruciata, ed era una promessa.
Perché Tsunami Jousuke, con la tavola da surf, c’entrava sempre nelle piaghe di Touko Zaizen.
Quella volta, però, non lo avrebbe perdonato. Nossignore.
- Si prega ai signori e signore di allacciarsi le cinture di sicurezza, stiamo per atterrare a Las Vegas. –
Touko borbottò qualche altro insulto mentre Tsunami sembrava pronto per fare un party hard. Non vedeva l’ora di scendere dal quel trabiccolo.
“Finalmente.” sussurrò eccitato, allacciandosi la cintura con foga.
”Muori.”
Ma Touko non smontò per niente l’allegria di Tsunami, anzi, lui non se la cagò di striscio.
E questo fece innervosire ancora di più la ragazza che stava iniziando a progettare l’omicidio dell’amico.
Già erano amici. E lei come poteva essere amica di un tipo così… Tsunami? Se lo chiedeva da anni. Ma ormai lo conosceva da quattro anni e avevamo imparato molte cose su di lui.
Ma non aveva mai smesso di trovarlo infantile e troppo fissato con il mare e, soprattutto, con il surf. Insomma, sembrava la sua ragione di vita!
O forse lo era.
Pft.
Alcune volte Rika le aveva detto che sembrava gelosa del rapporto di Tsunami con la sua tavola da surf.
Lei? Gelosa? Di una tavola da surf? Ma neanche morta.
E si era chiesta quali erbe esotiche fumasse la sua migliore amica per partorire una cazzata simile.
Atterrarono e scesero dal trabiccolo infernale, o almeno secondo il ragazzo.
“Bene, ora andiamo lì e chiediamo un aereo o qualunque cosa per New York!” sbottò, tutto allegro il ragazzo alzando le braccia in aria, facendo girare metà aeroporto verso di lui. E c’era dire che gli girava la testa per via del volo.
Touko si portò una mano davanti agli occhi.
Non voleva vedere più niente.
Tsunami si avvicinò al bancone tutto pimpante.
”Scusi, signorina, il prossimo volto per New York quand’è?” chiese sorridendo.
“Controllo subito, mi dia un attimo” replicò la donna, mentre lui annuiva.
”Ehm, signore, i voli sono tutti sospesi. E riprenderanno domani nel tardo pomeriggio.”
Touko sentì l’aria mancare.
Tsunami annuì: “Va benissimo, allora prendiamo due biglietti.”
“Mi dispiace ma sono finiti.”
La ragazza era pallida.
“Uhm, quando saranno disponibili?”
“Dopodomani.”
Touko Zaizen svenne.
Jousuke sorrise tranquillamente mentre la sua migliore amica era stesa, pallida, sul pavimento della aeroporto.
“Allora prendiamo due biglietti per New York per il volo di dopodomani!”
La donna castana annuì, un po’ preoccupata per la ragazza svenuta, dando i biglietti al ragazzo, che si stava caricando sulle spalle Touko come se fosse un sacco di patate.
“Sta bene?” domandò fissando il viso pallidissimo di Touko.
“Sì riprenderà, non si preoccupi!” urlò allegro dirigendosi verso l’uscita del aeroporto.


”Ti uccido. Ti disintegro. Ti faccio a pezzettini minuscoli e ti faccio passare per un nuovo tipo di prosciutto…”
Touko camminava da circa mezz’ora senza fermarsi, o meglio senza respirare visto che ogni parola che diceva era attaccata ad un’altra e non si capiva niente, continuando a minacciare uno Tsunami completamente sciallo e tranquillo, che beveva tranquillamente un frappé al cioccolato, come se la situazione non lo toccasse. Anzi, era proprio così.
Il fatto che si trovassero bloccati a Las Vegas per lui non era un problema, paragonato sempre a quella stramaledetta immensità dell’oceano
”Senti, Touko, ora chiamiamo Mark. Ma siediti. Sto per vomitare tutto il frappé con tutto questo camminare.” disse tirando per un polso la ragazza e facendola sedere sulla panchina, vicino a lui.
Fortunatamente, e sottolineo questo fortunatamente, si erano messi d’accordo con Mark Kruger, il capitano della nazionale americana, che li avrebbe accompagnati per New York, un po’ come una guida turistica.
Solo che c’era un minuscolo ed insignificante problema: loro non erano a New York.
Tsunami prese il suo telefono molto tecnologico – ergo: era una specie di coso dell’età della pietra, se paragonato a quello di Touko che era un iPhone super accessoriato con anche la rete internet – e cercò il numero di Mark, nella rubrica.
Lo trovò e schiacciò il pulsante verde per chiamarlo.
- Tu, tu, tu. –
“Io, io, io.” sussurrò Tsunami e Touko gli tirò uno schiaffo dietro la nuca, urlandogli di finire di fare il cretino.
- Pronto, qui è Mark Kruger che vi parla. Chi è? - rispose.
“Maaaaaaaaaaaaaaaaaaaark.” urlò il ragazzo, allungando il nome dell’amico con ben venti ‘a’.
- Tsunami! – continuò, quello, ridendo.
“Certo, bro. Comunque volevo dirti che io e Touko abbiamo avuto un problema mentre venivamo a New York…” non finì la frase che la ragazza gli prese il telefono dalle mani con rabbia.
“Mark, questo cretino di Tsunami ha preso i biglietti sbagliati e ci ha fatti arrivare a  Las Vegas. Ti prego, ti scongiuro, salvami.”
Probabilmente, si ritrovò a pensare Touko, starà ridendo come un imbecille.
- Oh beh, succedono spesso queste cos-  non finì di parlare che incominciò, o meglio ricominciò, a ridere.
”Sono seria, Mark. Siamo in una situazione orribile. Peggio di quella delle gemelle Olsen in ‘Due gemelle on the road’, ti prego.” piagnucolò.
- Per fortuna che Dylan si trova a Las Vegas questo weekend. Quando si chiama ‘caso’ – disse il ragazzo, appena si era ripreso dalla crisi di risa.
”Cosa, Dylan è qui?” urlò la ragazza, alzandosi in piedi.
- Sì. E’ andato a trovare una vecchia zia in punto di morte, non so. Comunque ora lo chiamo e lo mando a prendervi. Las Vegas è bella, vi divertirete di certo! – e chiuse la chiamata.
Touko rimase ferma, in piedi, con il telefonino di Tsunami in mano che faceva ‘tu, tu, tu’, con un espressione a dire poco scioccata, incazzata e forse  anche pronta ad uccidere. E non solo Tsunami.
“Che ha detto?” domandò il ragazzo.
“Che chiamerà Dylan, che per chissà quale fortuna si trova a Las Vegas, per venire a prenderci.”  
“E allora perché hai quell’espressione… omicida?”
”Perché quello stronzo di Kruger mi ha posato il telefono in faccia dicendomi che Las Vegas è bella, ecco perché.”
“Beh – incominciò Tsunami – non vedo perché incazzarsi così tanto.”
”Perché io voglio andare a New York!” urlò la ragazza, in faccia all’amico che si era alzato e messo di fronte a lei.
Saranno due giorni molto lunghi, pensò Tsunami, davvero lunghi.  






Albicocca
~

Ciao. Lo so, lo so, dovrei trovarmi un lavoro che non sia pubblicare quintali e quintali di mini-long e long. Lo so. Ma ehi, quando l'ispirazione chiama, Miriam risponde.
E dopo questa:
http://24.media.tumblr.com/tumblr_m7v558U0Q91r8oan1o1_500.jpg, dovete ASSOLUTAMENTE capirmi. 
L'idea iniziale era un one-shot, poi Alicchan mi ha dato l'idea di una mini-long di cinque capitoli, ed eccola qui. 
Mi ha aiutato anche MaceH, dandomi qualche idea. (MaceH è _Kya_) 
Alla fine, boh, me  li immagino troppo quei tre a spasso per Las Vegas con qualche macchina rubata (??) stile Una notte da Leoni. Non se capite. 
Va be', 
spero che vi piaccia il minimo. LOL 
Non uccidetemi, 
la vostra Miam. 
   
 
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