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Autore: sfiorisci    12/08/2012    5 recensioni
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"Come la chiamiamo?- gli chiese Rena
-Celeste, perchè ha il potere del cielo-"
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1



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«Les, perché non fai qualcosa… non ti posso vedere sempre dentro questa stanza… esci, divertiti, fatti degli amici… cosa te ne importa se ti giudicano strana?” Celeste guardò Jeanette malissimo.
«Jean, sai perché non posso… non so se ti ricordi l’ultima volta che ci ho provato quello che è successo… non mi giudicano strana, mi giudicano una pazza! E gli faccio anche paura!» rispose Celeste
«Andiamo Les, sai benissimo che non sei pazza… io sono un demone, cosa dovrebbero dire di me? Che sono malvagia? No, non lo dicono, perché io mi faccio rispettare e dimostro che non è vero, cosa che dovresti fare anche tu»
«Lo so Jean, mi dispiace ma io non ci riesco… lo sai benissimo anche tu…»
«Fino a quando non ci provi non lo saprai mai» disse lei convinta
«Ma come posso farmi piacere dalla gente che pensa che io sia un mostro?» Celeste stava per piangere, il fatto di non avere amici la faceva sempre piangere…
«Celeste, ascoltami» la chiamava col suo vero nome solo quando doveva dirle qualcosa di importante, altrimenti lei era per tutti “Les”
«Non importa quello che crede la gente, chiaro? L’importante è cosa ne pensi tu di te stessa… cosa pensi?»
I grandi occhi neri di Jeanette erano quasi in contrasto con quelli color del cielo di Celeste
«Penso che io sia pericolosa, che non avrò mai amici e che faccio paura, perfino a me stessa…» Jeanette sospirò e si alzò dal letto di Celeste.
«Les, no, non è vero, sappilo.» Le lacrime bruciavano negli occhi di Celeste.
«Va bene, ma ora voglio andare a dormire… ti dispiace uscire?» mentì per restare sola.
Jeanette uscì dalla stanzetta minuscola per dirigersi verso la sua. Appena fu uscita, Celeste si mise il pigiama e si infilò dentro le coperte. Non si addormentò, però: odiava dormire, faceva gli incubi ed era sonnambula… se avesse potuto non avrebbe dormito mai più. Sentì bussare alla porta
«Avanti» disse. Entrò Federico.
«Ciao Rick» lo salutò
«Ciao Les, come va? Jean mi ha detto che avete parlato…»
«Si, ma va tutto bene, non preoccuparti…» rispose Celeste stanca
«Vedrai che un giorno avrai degli amici, ne sono più che sicuro» è questo che amava di Rick, lui pensava sempre positivo
«Grazie Rick, ma ora ho sonno…» disse con un sorriso.
«Oh, certo, buonanotte!» le disse lui uscendo dalla stanza.
Appena fu sola Celeste cominciò a piangere, finalmente ora poteva farlo. In tutti quegli anni non aveva fatto altro, la sua vita era stata una serie enorme di cose negative… pianse su tutto: la morte di suo nonno prima che lei nascesse, il fatto di essere stata abbandonata dai genitori, non avere amici, fare degli incubi terribili… odiava tutto ciò, odiava la sua vita; non era forte abbastanza per reggere tutto quello che le era capitato, poi aveva solo dodici anni, cosa sarebbe successo in seguito? Avrebbe dovuto continuare a piangere tutte le notti fino alla sua morte? Non avrebbe potuto sopportarlo…
Con gli occhi gonfi e rossi, quella sera, si addormentò…
 
“Ciao, Celeste” disse una voce familiare. Era una specie di voce guida in tutti i suoi sogni, c’era sempre
“Oh ciao” rispose Les
“Sono qui per farti una rivelazione, sei pronta a sentire? Probabilmente ti sconvolgerà…” disse la voce
“Oh, tanto sono sicura che peggio di così nella mia vita non possa andare” rispose lei affranta
“No, hai smesso di soffrire, quello che ti capiterà adesso saranno solo cose belle.”
“Lo spero proprio” Les si soffermò a pensare. Questo sogno era diverso da tutti gli altri. Non c’era nulla attorno a lei, solo bianco, lei fluttuava in questo mare con la voce che le parlava. Poco dopo si materializzò un uomo. Un anziano, sugli ottant’anni circa, con i capelli bianchi, gli occhi luminosi cerchiati da alcune rughe e un sorriso radioso. Anche lui sembrava fluttuare in quel nulla in cui erano avvolti
“Celeste, finalmente ci incontriamo… non sai da quanto tempo aspettavo questo momento, finalmente è giunta l’ora di svelarti tutto… finalmente scoprirai chi sei davvero e perché hai dovuto soffrire tanto… sei felice?” lo era? A dire il vero era solo un po’ spaventata…
“Chi sei? Sono sette anni che ti sento parlare nei miei sogni… posso sapere chi sei?” chiese sulla difensiva
“Certo che puoi sapere chi sono, sono Daniele, sono tuo nonno.” a quell’affermazione Les rimase scioccata, suo nonno? Ma lui non era morto? Cosa ci faceva sul suo sogno? Doveva fidarsi? O era solo un altro dei suoi incubi?
“Dimostrami che sei veramente lui… dammi una prova, un qualcosa, dimmi una frase… io mio nonno non l’ho conosciuto, non posso sapere se sei veramente tu” disse Les decisa. Un po’ però le assomigliava: i lineamenti dl volto, la forma degli occhi… ma Les voleva prove vere, non semplici somiglianz.
“Sulla tua spalla destra c’è una voglia color caramello dalla forma allungata, non è vero?”
“Si…” rispose lei toccandosi istintivamente la spalla
“Bene, guarda, ce l’ho anche io…” disse lui e scostò la maglietta in modo tale che si vedesse. Era identica a quella di Les.
“Inoltre sono mancino, proprio come te… Ora mi credi?” chiese lui
“Si… penso di si…” rispose lei titubante
“Bene, allora vai incontro al tuo destino, svegliati Celeste, svegliati!”
 
Celeste, come se la voce avesse fatto effetto si svegliò all’improvviso. Si trovò a camminare fuori dal collegio, sul precipizio di un burrone, tentò di gridare, scappare, ma fu tutto inutile, era troppo tardi.
Una voce la stava chiamando.
«Les, Les, cosa stai facendo, fermati!» Rick probabilmente, ma non ne era sicura…
Celeste si sentì precipitare, sbattere violentemente la testa su alcune rocce, per atterrare su una sporgenza poco più in là, le ossa le facevano male, era tutta dolorante… tossì e sputò sangue, vide qualcuno arrivare, gridarle qualcosa, tenderle le mano… ma Les era stordita e non capiva bene… non riusciva più a muovere un braccio e le faceva molto male… cercò di alzarsi in piedi, ma invano vide qualcuno chinarsi giù dalla sporgenza per prenderla…  poi il buoi la inghiottì e svenne.
   
 
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