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Autore: Medy    12/08/2012    3 recensioni
.....“ Questo non è un castello qualunque. Qui si ergeva, un tempo, una scuola. Non una scuola qualunque. Una scuola di Magia, chiamata Hogwarts” Blacke sentì la voce dell’uomo estendersi in quel silenzio. Divenne calda e soffice, piacevole. Sentì Johanne trattenere il respiro, eccitata all’idea di ascoltare una storia che riguardava la MAGIA. Lasciò l’attenzione a quei particolari, per dedicarsi alla voce dell’uomo che ritornò a squarciare il silenzio. Riprese, e questa volta non si sarebbe interrotto.
“La sua fondazione è datata nel 936, arriveremo anche a questo, ma prima è importante conoscere ciò che ha preceduto la fondazione. Gli eventi che diedero al destino gli elementi giusti per far incontrare i suoi futuri fondatori. Quattro maghi, i più potenti al mondo. Questa parte della storia non è conosciuta da molti, ma io la reputo molto importante , e interessante, anche perché rivela la debolezza che anche un mago potente possiede…. Tutto ha inizio, nel 926, oltre questi luoghi , al di là dei colli, dove adesso l’asfalto e lo smog ha sostituito le bellezze della natura che circondavano un tempo questi luoghi… Vi racconterò la storia di quattro semplici maghi, che si incontrarono per caso, e scoprirono, oltre la propria magia magia e la propria potenza anche , l’amore, l’ira, la gelosia, l’incertezza e la saggezza…..”
Blacke sentì le palpebre divenire pesanti, e senza volerlo, senza poterlo impedire, si addormentò sotto il cielo ricamato di stelle, ma la voce dell’uomo era ancora viva e piacevole. Si addormentò , ascoltando ogni singola parola pronunciata da quell’uomo misterioso, apparso magicamente sul loro cammino.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Corvonero, Priscilla, Corvonero, Serpeverde, Tassorosso, Tosca, Tassorosso
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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-Spells&Love- 
-Primo Capitolo-

 

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La terra di THE FENS , zona situata nella parte Orientale della maestosa e potente Inghilterra, non aveva mai vantato di gran bellezza e prosperità  . Con le sue paludi che impedivano la coltivazione anche del più semplice foraggio , con il cielo sempre grigio, che non lasciava trasparire il minimo raggio di sole, che potesse donare a quel luogo un’anima viva e allegra. Anche gli abitanti avevano risentito degli effetti della palude , divenuti arcigli e poco amichevoli. Lavoravano come muli, per ottenere risultati degradanti e poco soddisfacenti. Solo con l’arrivo di  una famiglia di nobili Duca , eleganti e con ricchezze inaudite , sul quale aleggiavano storie inquietanti che rendevano lo spirito degli abitanti più cupo e sospettoso, la Terra aveva iniziato a risorgere e progredire. Gli Slytherin , erano giunti lì improvvisamente, nessuno riusciva a collocare la loro provenienza, anche perché le caratteristiche fisiche non erano ben definite e difficili da collocare.Avevano visi sottili, occhi perfettamente delineati, e pelle olivastra, del tutto differente da quella giallognola e molliccia degli abitanti di THE FENS.
 Con il loro arrivo , THE FENS aveva iniziato a progredire, e le paludi , non erano divenute più un reale problema e la malaria o la dissenteria, dovuto alle acque malsane , furono disfatte da quella terra , dando agli abitanti la possibilità di vivere qualche anno in più.
 Ma nonostante ciò, Si raccontavano storie raccapriccianti sul loro conto, anche perché, il vecchio e ricco Duca Slytherin era un noto e talentuoso farmacista, e creatore di intrugli capaci di eliminare pustole abominevoli o tossi isteriche. Molti accostavano questo talento al sospetto che il Duca Slyetherin avesse stretto un patto con il diavolo stesso, ma dopo la sua morte, avvenuta per cause naturali, i Villani avevano abbandonato queste teorie bigotte e poco realiste, e avevano iniziato a guardare il forte e la famiglia Slytherin come la salvezza che avrebbe donato a quelle zone malsane e paludose un futuro e una speranza. La Duchessa Slytherin donna di brillante e indescrivibile bellezza, dopo la morte del marito, trascorreva gran parte delle sue giornate all’interno del castello, ma aveva dimostrato subito grande solidarietà e benevolenza, ospitando all’interno della sua dimora, donzelle che l’aiutassero a gestire l’enorme e maestoso luogo  , con in cambio generose donazione di denaro che molti pensavano sgorgasse come acqua in un fiume in piena. L’unico a insospettire ancora i Villani, nonostante le numerose imprese di generosità ricevute prima dal Duca, poi dalla Duchessa, era l’unico erede di quella famiglia. Il giovane Salazar Slytherin. Solo soffermandosi sul viso si poteva scorgere qualcosa che non andava giu a molti di loro. La bellezza ereditata dalla madre, era deturpata dai grandi occhi neri e cupi, che guardavano e scrutavano ogni cosa con fin troppa bramosia . Erano aggressivi,penetranti e oscuri , molti li definivano gli occhi del Diavolo. Salazar appena sedicenne poteva essere considerato un uomo bello e fatto ma non si ostinava a trovare moglie. Molti Villani , avrebbero dato volentieri la propria figliola , nonostante il sospetto della malvagità del ragazzo, che non si degnava minimamente di porgere   un solo sguardo sulle  giovani donzelle che si presentavano al suo cospetto. Qualcosa non andava in quel ragazzo, e i Villani di THE FERS accostavano quella  stranezza , quella indifferenza al corpo femminile, e quel silenzio che accompagnava il suo passaggio, alla mano del Diavolo, poggiata su di lui .
 
 
“Salazar !” Il vaso di cristallo che lievitava per l’enorme ed elegante salone, illuminato da alcune candele si frantumò sul pavimento di pietra , cospargendolo dei suoi cocci , che rotolarono in direzione differenti . Il giovane appena richiamato si voltò contrariato verso la donna ,che con passo affrettato e affannato, lo raggiunse. Gli occhi neri come la notte  del giovane la fissarono torva, mostrando il disturbo che gli aveva appena recato .
“Rischiare cosi imprudentemente di venir colto dai domestici” Rimproverò l’elegante donna , assottigliando appena il tono della voce, temendo di essere ascoltata e tradirsi involontariamente. 
“Madre , stavo solo esercitando il mio potere. Inoltre non dovremmo permettere a degli insulsi babbani di occupare la nostra dimora” Il giovane Salazar, distolse lo sguardo dalla madre, per puntarlo sui frammenti di cristallo , che si sollevarono secondo il suo volere , per ricomporsi e formare nuovamente il vaso che si adagiò con delicatezza sul piano di marmo. Era ritornato esattamente come prima. E il giovane aveva disobbedito alle richieste della madre, che sospirò stanca e rassegnata.
“Non possiamo rischiare di mostrarci ai babbani . Salazar, conosci bene i limiti della mente di questa gente. Sono ignoranti e superstiziosi, e mostrare la nostra magia ci condurrebbe solo ad una vita di persecuzioni” La donna , la Duchessa di The Fers, si avvicinò  al giovane, che scostandosi da un abbraccio dato al vento, la sfidò con gli occhi cupi e penetranti.
“Potremmo soggiogare la mente di questi stolti, condurli persino alla pazzia se solo volessimo. Renderli succubi di noi, renderli schiavi, invece tremiamo alla loro presenza, nascondendo la forza che racchiudiamo. Che senso ha avere cosi tanto potere e non poterlo usare?” le candele si spensero di colpo, dando al buio il consenso di scendere su di loro e nascondere lo sguardo spaventato della donna. Suo figlio, Salazar Slytherin , giovane mago, ancora inesperto nelle arti magiche, era capace di incuterle terrore.  Nonostante fosse buio, e alcuna luce pareva provenire dalla palude che circondava il forte situato nella zona di THE FENS , Sul giovane e sottile viso era visibile la rabbia , rabbia dovuta al dover essere costretti a nascondersi, a causa delle persecuzioni che da anni  ormai aveva reso la vita dei Maghi e delle Streghe che occupavano i territori della Gran Bretagna, un inferno in terra. La Duchessa dovette  cercare tutta la forza che racchiudeva nel suo corpo per trovare la calma necessaria e non tradirsi mostrando il terrore che in quel momento provò verso il suo giovane e unico erede . In suo figlio era rinchiuso un enorme potere, potere che non sarebbe stato assopito  per abbastanza tempo. Era bramoso Salazar, astuto e curioso. Curiosità che lo avrebbe condotto alla grandezza, ma anche verso una strada difficile e oscura.
“Mio caro figliolo. Noi siamo esseri superiori, non abbiamo bisogno di mostrarci al mondo. Possiamo vivere nel nostro piccolo angolo e osservare come la vita di questi insulsi Babbani, prosegue senza poter divenire migliore. Cresceranno e moriranno nella loro ignoranza, nelle loro credenze, mentre noi, vivremo una vita priva di rinunce, paure o povertà. Noi Slytherin siamo destinati alla grandezza , alla potenza, a dominare sul mondo magico . Non lasciare che il limite della mente Babbana ti conduca verso la rabbia e l’odio” quelle parole fecero cadere il silenzio tra di loro, interrotto poi da un debole suono . La Duchessa sentì le mani del figlio giocherellare con la catena che portava al collo. Il medaglione che dimostrava l’appartenenza ad una delle famiglie magiche più potenti al mondo. Il medaglione della sua casata, che gli avrebbe sempre ricordato, la sua superiorità innata. Quel medaglione ereditato dal padre, morto solo anni prima, lasciando ogni suo tesoro nelle sue mani inesperte e giovani. Tesoro che Salazar non aveva mai trovato invitante o entusiasmante, a differenza dei libri antichi e potenti, racchiusi nella libreria , anche essa ereditata . Trascorreva ore e ore in quel luogo buio, sperimentando ogni cosa, sperimentando anche le magie proibite . E la madre, disperata non sapeva come frenare quell’impulso di bramosia e sete di conoscenza. Le candele si riaccesero nuovamente, dando luce all’ambiente. Salazar era fermo, immobile  a fissare il medaglione, esattamente come la madre aveva previsto. Sorrise dolcemente la donna, aspettando un sorriso come risposta. Ma le labbra non si curvarono, non assunsero alcuna forma che poteva essere accostata ad un sorriso. Lo sguardo rimase arcigno e le labbra assottigliate, prive di forma o espressione. Forse non avrebbe mai più visto un sorriso che illuminava quel volto tanto bello e cupo. Forse Salazar era destinato a non ritrovare mai più l’espressione dolce, che l’adolescenza si era portata via.
“Madre , ho bisogno di uscire…” Sospirò, alzando il capo, e voltandosi verso di lei.
“Ti faccio preparare un cavallo….” Ma prima che potesse chiamare uno degli stallieri, Salazar la fermò per un braccio.
“Madre, si conceda del tempo per lei. Posso fare da solo. Ormai sono uomo” Le strisciò accanto, e senza accertarsi che il suo consiglio potesse essere preso in considerazione, uscì da quel luogo cupo e freddo, lasciando la donna annegare nelle preoccupazioni e nel timore. Suo figlio aveva marchiato addosso il destino della strada verso l’oscurità, che lo avrebbe divorato e reso vuoto, privo di sentimenti, privo di cuore, privo di anima, assetato solo di rabbia  e conoscenza. Ingorda e insaziabile conoscenza.
 
Salazar era stanco di quegli insulsi , bigotti, ossuti, sdentati e maleodoranti babbani che occupavano gli angoli della sua dimora , degradandola e rendendola putrida e priva di eleganza. I suoi studi, i suoi tentativi di migliorare la sua magia, avveniva in segreto, come se ciò che lui era fosse una vergogna. Avrebbero dovuto vergognarsi loro per non essere nati come lui. Maghi potenti, con una gran fame di conoscenza e di potere. Ogni giorno doveva assistere alle imprese poco interessanti di quegli insulsi esseri, che conducevano una vita all’insegna del nulla. Non conoscevano nulla. Non ammiravano il cielo di notte per scoprirne i segreti e le meraviglie che gli astri avevano da offrire, non assaporavano la bellezza dei libri,  custodi di conoscenza e di potere. Non cercavano in alcun modo di comunicare con la natura, forte, indominata , malvagia e dolce. Erano solo ingordi e lussuriosi. Più li guardava e più ringraziava gli astri di avergli donato quella forza che fremeva dentro di lui, prepotente e desiderosa di uscire per mostrarsi al mondo, per mostrarsi anche a quel mondo.Uscì dal forte e   Indossò il mantello, per coprire il suo corpo dall’umidità che circondava quel luogo, e incamminandosi nel fango raggiunse i boschi, perdendosi nei fitti alberi di muschio. Avrebbe raggiunto la sua meta non a cavallo. Quell’animale non era destinato a trascinare pesanti carichi o uomini troppo pigri da poter utilizzare le gambe. Quell’animale era destinato a correre libero, senza meta, senza vincoli e senza timore, per i boschi, per i prati, per la terra, senza che nessuno potesse dominarlo. E lui non avrebbe utilizzato quella bellezza per raggiungere la sua meta, anche perché  era molto lontana dal luogo in cui si trovava in quel momento. Si incamminò ancora per un po’ nella fitta e cupa foresta, allontanandosi sempre di più dalla sua dimora e dagli occhi indiscreti dei villani.Raggiunse il punto più fitto e oscuro che la foresta aveva da offrirgli. Si guardò intorno e assicurandosi di non essere visto o seguito, chiuse gli occhi , allontanando da se qualsiasi forma di pensiero. Si concentrò , restando in ascolto solo del proprio cuore che palpitava frenetico. Si concentrò ancora, fino a zittire anche quell’ultimo rumore. Sentì solo un vuoto allo stomaco, sentì la melma abbandonare i suoi piedi, e il freddo e l’umidità cancellarsi dalle ossa. Riaprì gli occhi, e l’enorme vallata che si estendeva ai suoi piedi fu uno spettacolo che gli mozzò il fiato , quasi a farglielo mancare del tutto. Era la prima volta che osava utilizzare quella magia, trovata per caso in qualche libro,uno dei numerosi libri della sua enorme biblioteca. Si era allontanato dalla sua dimora , abbastanza da tenere sua madre, sciocca donna , fuori dai suoi affari. E adesso era solo desideroso di incamminarsi per quelle valli, tracciarne ogni angolo e scoprirne ogni bellezza. Il sole era alto e brillava fiero nel cielo limpido e cristallino. Quel luogo era completamente diverso dalla sua dimora, e per la prima volta, Salazar  , sentì una pace scaldargli il cuore, esattamente come il sole in quel momento gli scaldò il viso. Un buon profumo si poteva assaporare per quel luogo, e Salazar si incamminò , incerto e inesperto per quei luoghi, tralasciando il particolare di non conoscere dove si trovasse.
In lontananza scorse un piccolo villaggio, con case molto rudimentali, e un gran numero di abitanti che si si sperdevano in quel verde lucente. Più si avvicinava a quel luogo e più sentiva il  cuore divenire leggero, e quando si trovò abbastanza vicino a quel villaggio, potè notare la spiazzante differenza che rese THE FORSE l’opposto di quel luogo misterioso. Cosa aveva pensato quando aveva deciso di lasciare il luogo cupo? Cosa aveva ricamato nella sua mente, per essersi ritrovato li? Nulla, oltre il desiderio di allontanarsi da ciò che non riusciva a definire casa sua.  Rimase incantata ad osservare i gesti quotidiani e semplici di quei villani, che parvero non accorgersene della sua presenza. Le donne ridevano nel compiere i lavori duri e casalinghi, i bambini si rincorrevano e si gettavano nel laghetto che al contatto con la luce , creava un manto cristallino che lo ricopriva del tutto, e alcuni uomini rientravano , con carichi di legna e pietra, mantenendo un aria allegra e priva di sforzo o dolore. Erano babbani del tutto diversi a quelli che lui era costretto a incontrare ogni giorno. Era tutto diverso in quel luogo, e per la prima volta , non si sentì disgustato di fronte a loro.
“Qual buon vento la spinge in questi luoghi, My Lord?” Salazar voltò appena il capo, richiamato da una voce frizzante e dall’accento marcato . Una donna anziana, bassa e tarchiata, con tra le braccia un grosso cesto colmo di mele, lo guardava sorridendo. Aveva grandi occhi nocciola, curiosi.
“ Nessun vento, donna. Ho solo curiosità di sapere dove mi trovo” Si voltò del tutto fronteggiandola. Il sorriso non fu cancellato dal suo viso, nonostante avesse incontrato lo sguardo cupo e freddo del giovane, che non fu influenzato da quel volto curioso e dolce.
“In Scozia, my Lord. Precisamente nel Glen di Madama Revenclaw. Scommeto il mio cesto che lei si trova qui per chiederle la mano. Lei è un giovane di Gran bellezza , non c’è dubbio, ma non credo che basterà questo per convincere la benevole Helga. Sono giunti anche altri uomini come lei, anche un principe, si vociferava , ma tutti sono andati via a mani vuote, e il Glen è ancora solitario, in mancanza di un uomo che lo possa condurre avanti.  Ma non si faccia scoraggiare dalle sciocche parole di una vecchia signora. Lei è giovane e la forza non le manca. Avrà altri mille qualità, e forse Helga con lei sarà più clemente” Quella donna parlava un po’ troppo, la voce era fin troppo gracchiante, e gli occhi fin troppo curiosi , eppure riuscì a sollecitare la curiosità di Salazar, che voltò lo sguardo verso la vallata, intravedendo in lontananza un enorme castello, che maestosamente guardava e sorvegliava il piccolo villaggio che si estendeva ai suoi piedi. La stessa curiosità che lo avrebbe condotto a solcare i cancelli di quella dimora per incontrare la Dama , del quale tutti, secondo le parole della Babbana, erano invaghiti. Nei suoi progetti non era presente il desiderio di trovare moglie, ma ciò non lo avrebbe fermato e non lo avrebbe trattenuto lontano da quel luogo che lo affascinava, nonostante fosse immobile pietra.
“ Se vuole posso farla accompagnare” Aggiunse la Babbana. Salazar scosse stancamente la mano, sperando che si zittisse, e senza dare risposta si incamminò verso quel castello. Lo avrebbe raggiunto da solo, senza l’aiuto di alcun Babbano.
Lo raggiunse, ma per farlo dovette impiegare tempo e forza. Aveva iniziato a incamminarsi quando il sole era ancora alto, ed era giunto quando il sole era  calato, quasi   a sfiorare il lago, lasciando dietro di se una scia bluastra e rosea , che pian piano illuminò il luogo di una luce aranciastra, tramontale  . Entrò nel perimetro di quel luogo, fermandosi a pochi metri dai cancelli che si protendevano eleganti e maestosi verso l’alto, e  sentì un brivido percorrergli la schiena, brivido non di paura, ma brivido di sensazione. Quel castello non era un castello qualsiasi, Salazar percepì un potere quasi intenso e potente come il suo. Potere che apparteneva alla Signora di Quella dimora. Forse avrebbe avuto il piacere di incontrare qualcuno come lui, desideroso di potere e vittoria. Desideroso di conoscenza . Si avvicinò ai grandi cancelli e stendendo un mano verso di loro,  cercò di spalancarli, ma egli non si mossero. Rimase allungo a fissarli, cercando di trovare il modo do piegarli al suo volere. Si concentrò su di essi, e protese nuovamente la mano.
“Alhomora” Urlò, ma questi non si spalancarono, ma ciò che accadde fu la prova ai sospetti di Salazar. Quel castello era una dimora magica e la sua padrone lo sarebbe stato altrettanto. Un viso fatto di ferro battuto si formò al centro dell’entrata. Un volto privo di pupille, privo di lingua, denti o altro. Solo una sagoma, simile ad un volto di donna.
“ Se tu qui vuoi entrare, una mente brillante mi devi mostrare. Spalancare le mie porte non è un arte soprattutto se la tua mente è di malaparte. Se vuoi conoscere i miei segreti, fatti avanti senza insulsi apoforeti. Io premio la mente brillante che con le sue parole saprà mettermi da parte…” . Salazar accigliò appena , sorpreso di scoprire un modo tanto originale per tenere i lenti di mente, lontano da quel luogo e magari dalla stessa donna. Per lui non sarebbe stato un problema, la sua mente era veloce e brillante e avrebbe costretto quei cancelli a spalancarsi al suo cospetto.
“Sono pronto” Esclamò, mostrando la sua ostinata voglia di varcare i cancelli. La sagoma sorrise e ritornò con le sue rime roche.
“ Se una prova supererai nei miei giardini ti avvicinerai. Se invece la tua risposta non mi soddisfa l’unico rimedio è quello che ti disfa” Salazar incrociò le braccia al petto, gia stanco di ascoltare quelle cantilene poco stimolanti ed originali. Attese ancora , poi la sagoma di ferro si contorse ancora, e la voce cambiò. Questa volta era sottile, calda, e ammaliatrice. Il sole iniziava ad imbrunire, ma il color aranciastro era ancora dominante nel cielo.
“La pozione Magica deve bollire per 45 minuti esatti poi ne berrai una coppa. Così il potere sarà tuo.

Ma attenzione ! Se la lascerai bollire un minuto in più od in meno la pozione metterà fine alla tua vita e finirai nel regno degli inferi….

Sei in una caverna non ci sono clessidre o altri strumenti per calcolare il tempo e fuori nella fredda notte il cielo è coperto dalle nuvole, è buio e non ci sono le stelle.
Hai solo due corde incatramate, ognuna di esse brucia in un ora esatta
Le due corde incatramate sono irregolari e di diverso spessore e lunghezza.
Come fai a calcolare 45 minuti esatti con solo due corde incatramate da un’ora l’una
?”. Aveva lasciato le rime per dedicarsi a indovinelli in relazione ai numeri e alle pozioni. Salazar sentì che la fortuna quella sera era dalla sua parte. Chi migliore di lui avrebbe potuto indovinare il responso finale? Lui che con la sua mente brillante sarebbe arrivato ovunque, e quella dimora non sarebbe stato un limite per lui. La risposta era gia pronta nella sua mente, balenata quasi subito dopo aver ascoltato le parole del viso. Ma rimase in silenzio , per dare a quella sfida il particolare gusto dell’incertezza, gusto che sarebbe mutato in quella della dolce e succosa vittoria. Ghignò appena, e sistemandosi il mantello che poggiava sulle spalle, si schiarì la voce .
“Prenderò  la prima corda e la accenderò  da entrambe le estremita'.
Contemporaneamente accenderò  anche un estremo della seconda corda.
Quando la prima corda brucia completamente sarà passata mezz'ora.
La seconda corda nel frattempo sarà bruciata per una sua parte E ne resterà mezz’ora quindi . Accenderò  in quel momento l'altra estremita' e quindi in altri 15 minuti si brucerà completamente” Il volto rimase immobile per alcuni secondi,per poi aprirsi in un sorriso benevole. Non disse altro, ma i cancelli si spalancarono di fronte a lui, e Salazar potè entrare nel maestoso ingresso di quell’incantevole dimora. I giardini erano magnifici. Piante esotiche, rare e mai viste si aprirono di fronte a lui. Piante carnivore si dimenavano solitarie, un Platano Picchiatore sospirava al centro di un giardino, circondato da fiori che si lasciavano al vento , trotterellando come fate intorno ad esso. Un buon profumo gli pizzicò il naso , e un debole sorriso diede a quel viso la bellezza che meritava. Quel luogo era magnifico e il potere che scaturiva in esso, diede a Salazar un motivo in più per conoscere la dama che occupava quei luoghi, e per rubare i segreti che racchiudeva in esso. Camminava senza fretta, ammirandone le bellezze piantate in quel luogo . Chi se ne curava, aveva una mano esperta e dolce. Le piante erano cresciute con dedizione e amore, lo si poteva scorgere dal modo in cui si muovevano o brillavano. Camminò ancora, per poi fermarsi. Una lieve musica, dolce, ammaliante, proveniva da uno dei giardini posti verso l’oriente. Era una musica che Salazar non potè fare a meno di ignorare, e desideroso di scoprire chi fosse l’artista di tanta bellezza, si diresse verso la fonte di quel suono e quando la trovò qualcosa cambiò dentro di lui. Ciò che vide potè essere considerato una bellezza priva di nome, di descrizione e appellativi. Aveva lunghi capelli neri la ragazza , che allegramente, danzava a passo di quella musica, proveniente da un’arpa che suonava solitaria. L’abito blu come la notte le cingeva il corpo sottile , dando la libertà alle spalle di mostrarsi nella sua bellezza. La pelle era di un chiarore quasi cristallino, e quel volto non potè trovare confronti. Era sottile, con guance ben pronunciate e labbra rosse e piene, e gli occhi, spiazzarono il giovane Salazar. Di un celeste tanto limpido da avvicinarsi al chiarore del cielo in quel momento, che piano si colorava di stelle. Era occhi mai visti quelli, occhi che lo resero sciavo. Sentì qualcosa cambiare dentro di lui. Sentì un dolore al cuore, come se un coltello , agilmente e silenziosamente, lo avesse lacerato appena. Le gambe forti sembrarono cedere, e incollarsi al prato, e il suo sguardo fu rapito completamente da ella. Non riusciva a distaccarsi da lei, non riusciva a non guardarla, scorgendo ogni debole e sottile particolare, perfetti, forse intramontabili. Sarebbe rimasto li, per sempre , pur di vederla danzare, pur di vederla semplicemente. Sul capo aveva un piccolo diadema, che brillava con lei. Forse lei era la dama tanto ambita? Adesso le parole della Babbana assunsero un senso logico e condiviso da Salazar. Rimase ancora, in silenzio, in disparte, fuori dal mondo, a fissarla, tanto da non notare la sera scendere su di se, tanto da non notare che la meravigliosa melodia cessò.
La ragazza si voltò, notando quella presenza estranea, e solo quando tirò un sospiro di paura, Salazar rinvenìì da quel sogno. La ragazza indietreggiò, impaurita, portandosi una mano al cuore?
“Chi è lei? Come ha fatto a varcare i cancelli?” la voce era rotta da un tono timoroso, eppure Salazar avrebbe ascoltato quella voce, più volte, perché come quella non né aveva mai ascoltate.
Non rispose, solo lei avrebbe parlato, perché se l’avesse interrotta quella voce melodiosa sarebbe stata distorta, rovinandone la perfezione. La fissava con i suoi occhi scuri e cupi, la fissava con il suo viso serio e privo di gioia, la stessa gioia che aveva scorto nella danza della dama.
“Perché non risponde? Non ha la lingua?” La ragazza si sporse appena verso di lui, incuriosita e impaurita allo stesso modo. Salazar continuò a rimanere in silenzio. Non avrebbe parlato. Non lo avrebbe fatto. Non avrebbe rovinato quella perfezione.
“ Se non parla, non saprò mai chi è lei” Aggiunse, facendosi scivolare via quel timore che l’aveva assalita un momento prima. Rimase a fissare il giovane, apprezzandone la bellezza, ma temendone lo sguardo. Era bello, ma privo di gioia. Era alto e aitante, ma privo di grinta . Non era un cavaliere, ma i suoi abiti parlavano per lui, come il medaglione che portava al collo. Era un nobile, forse un principe o un Duca. Ed era bello.
“ Siete qui per chiedere la mia mano?” Domandò speranzosa. Di tutti quelli giunti al suo cospetto nessuno avrebbe retto al giovane che continuava a rimanere zitto. Avrebbe tanto voluto ascoltare la sua voce. Forse era altrettanto bella.
“Se non è per questo, allora , siete qui per Helga? Siete anche voi un suo discepolo?” Continuò a rimanere zitto, e la dama iniziò a innervosirsi. Pestò con ira il piede sull’erba, e il volto si contorse appena in una smorfia di rabbia.
“Insomma! Parli” Ordinò, ma Salazar rimase zitto.
“Rowena, sii più garbata con il nostro ospite” Una terza voce raggiunse i due. Una donna dai lunghi capelli rossi come il tramonto e dal viso dolce e luminoso, raggiunse con passo adagiato entrambi i ragazzi, posizionandosi alla sinistra della Dama,che finalmente aveva un nome: Rowena. Mai più bel nome l’udito di Salazar avrebbe ascoltato.
“ Helga, scusa la mia aggressiva voglia di far prendere parola al nostro ospite. È riuscito a varcare i cancelli e adesso avrà anche il diritto di riscuotere il premio” Rowena voltò lo sguardo verso Helga. La stessa Helga, che a detta della Babbana avrebbe deciso per lei. Salazar sentì la voglia di osservare ancora quello sguardo che si era appena distolto da lui e per farlo avrebbe dovuto aprir bocca e dar adito alle parole.
“Mia signora, perdoniate la mia curiosità, ma sono giunto qui, desideroso di conoscere i segreti che i cancelli nascondevano al loro interno. Io sono Salazar Slytherin, Duca di THE FENS” Rowena si voltò verso di lui, esattamente come aveva previsto, sorridendo appena. Quella voce era come lui , bella e forte, cupa e roca. Se lui fosse stato il suo destino, lo avrebbe accettato più che volentieri. Helga sorrise alle parole del giovane.
“Salazar  , giovane e curioso mago, nella nostra dimora , chiunque è ben accetto. Quindi anche tu sei il ben venuto” Gli si avvicinò, e con la stessa dolcezza del suo volto, lo strinse in un caloroso abbraccio.
“Nessuno mai è cacciato via, soprattutto se non ha ancora assaggiato le delizie che io stessa mi prodigo a sfornare. Giovane Salazar , permettimi di invitarti nella dimora dei Rewenclaw” E cosi facendo, lo affiancò, spingendolo con delicatezza verso il castello. Rowena gli camminava accanto, curiosa e affascinata da quel giovane, che con portamento fiero , camminava senza degnarle di un solo sguardo. Non si retrasse , ma accettò l’invito della donna, incamminandosi silenziosamente in quel luogo.
Helga spalancò le porte del castello, con un solo movimento della mano. Aveva percepito la forza del giovane ancora prima che potesse varcare i cancelli. Era potente Salazar, era dotato di una forza mai sentita prima. Ma in lui Helga scorse anche una traccia di oscura conoscenza e sapeva che non sarebbe stato in grado di gestirla facilmente. Invitarlo ad entrare fu la scelta migliore, e con un po’ di fortuna lo avrebbe convinto a rimanere li, e a permetterle di dargli i giusti insegnamenti esattamente come ormai faceva da quattordici anni con la sua adorata Rowena.

 

Angolo Posta: ECCOMI con il primo capitolo!!!! Allora, ho iniziato con Salazar Slytherin… il motivo? Bhe…lo adoro! XD !! Il giovane Salazar è stupendo, e l’ho reso molto simile a ….TOM RIDDLE! Bramoso di conoscenza, voglia di potere, arrabbiato verso i babbani che lo costringono a doversi nascondere!! Si vede che sono parenti?? Hahahaha…
L’ho reso un Duca… anche perché non so realmente quale sia il suo vero titolo nobiliare, è di mia invenzione… però dai, dite la verità, gli dona!!....Per quanto riguarda Rowena e Helga , anche loro hanno qualche tratto di mia invenzione. Rowena è la più giovane, ed Helga invece no…L’ho resa la madre dei quattro ( per adesso sono tre, ma Godric non tarderà ad arrivare) e avrà un ruolo importantissimo, anche perché a questa povera casa non si da mai un’importanza che merita. Sarà la guida di tutti!!..... Comuqnue, spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto e spero di ricevere qualche commentino, anche critiche non preoccupatevi!!! ;) …A prestooooo!!!! Un baciooo….
Sfiammella! <3

  
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