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Autore: Beauty    12/08/2012    12 recensioni
Ciao a tutti! Questa storia è una mia personale rivisitazione de "La Bella e la Bestia", la mia favola preferita...
Catherine, diciottenne figlia di un mercante decaduto, per salvare il padre dalle grinfie di un misterioso essere incappucciato, accetta di prendere il suo posto. Ma quello che la ragazza non sa è che nelle vesti del lugubre e malvagio padrone di casa si cela un mostro, un ibrido mezzo uomo e mezzo animale. Col tempo, Catherine riuscirà a vedere oltre la mostruosità dell'essere che la tiene prigioniera, facendo breccia nel suo cuore...ma cosa succede se a turbare la felicità arrivano una matrigna crudele e un pretendente sadico e perverso?
Riuscirà il vero amore ad andare oltre le apparenze e a sconfiggere una maledizione del passato? E una bella fanciulla potrà davvero accettare l'amore di un mostro?
Genere: Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il mostro e la fanciulla'
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Il mercante aiutò Adrian ed Ernest a rimuovere il cadavere di Lord William dalle inferiate del cancello. Quel che restava del corpo carbonizzato di Lady Julia venne spostato dai sotterranei da Catherine e Constance. Il mercante si rifiutò di vederla.

Entrambi vennero trasportati al di fuori del maniero e portati nella foresta. Ormai, la voce di ciò che era successo si era sparsa in paese, e il parroco non avrebbe di certo voluto seppellire nel proprio cimitero i corpi di un assassino e di una strega; e, in ogni caso, nessuno sarebbe mai venuto a reclamare le loro salme.

Scavarono una fossa nel folto della foresta, dove nessuno avrebbe potuto raggiungerla, e vi gettarono dentro i corpi. Benché consapevole che quello fosse un atto ben poco cristiano, Catherine non si sentiva di sprecare una sola preghiera per quei due esseri diabolici, e così anche Adrian e tutti gli altri. Fu solo grazie all’anima pia di Lydia che quella tomba scavata nella terra non rimase una semplice fossa: su insistenza della donna, Ernest intagliò una rozza croce di legno, che piantò nel terreno poco distante. Rosalie, spinta dal suo animo ingenuo e buono, recitò sottovoce un breve requiescant in pace. Questo fu tutto. Catherine, Adrian e tutti gli altri se ne andarono dopo qualche minuto, senza voltarsi, senza provare dispiacere o rimorso.

La tomba di Lord William e Lady Julia rimase una semplice croce di legno piantata su di un cumulo di terra, destinata all’oblio e alla solitudine nell’oscurità e nel silenzio della foresta.

Henry si riprese dopo poco; le ferite ricevute erano state molto profonde, ma guarirono molto presto, grazie alle cure solerti e un po’ burbere di Lydia e Constance. Quello a cui non si era potuto rimediare era stato il suo orecchio mozzato, ma presto il ragazzo aveva trasformato quella mutilazione in una storia su cui scherzare e far ridere Rosalie con qualche battuta. Tutti, Catherine per prima, si sarebbero aspettati che riprendesse la sua vita di sempre, ma si sbagliavano.

Poco dopo la conclusione di quella rocambolesca avventura, tutti al maniero non poterono fare a meno di notare che il mercante e Adrian trascorrevano sempre più tempo chiusi nello studio di quest’ultimo. A poco servirono le sbirciatine dal buco della serratura da parte di Rosalie e Peter, le domande sempre più insistenti di Catherine, le supposizioni di Constance: nessuno seppe nulla di nulla fino a che, un giorno, stupendo tutti gli abitanti del maniero, il mercante uscì dallo studio di Adrian camminando a mezzo metro sopra il suolo e annunciando che finalmente avrebbe potuto riprendere i suoi commerci. Adrian gli aveva fornito il denaro necessario per finanziare una nave e comprare dei prodotti, accettando una parte del guadagno.

Catherine non fece in tempo a gettargli le braccia al collo, che Henry si offrì per essere a capo della spedizione. Il ragazzo era consapevole che, benché tutto fosse finito per il meglio, quello che aveva fatto non poteva essere cancellato; per anni aveva creato alla sua famiglia solo dei guai, fino ad arrivare a vendere Catherine per salvarsi la pelle. Sebbene nessuno lo avesse detto apertamente, Henry sapeva di essere stato silenziosamente perdonato, ma questo non gli bastava. Per una volta tanto, voleva dimostrare di valere qualcosa, di non essere solo un semplice rompicollo.

Ci furono parecchi dubbi all’inizio, infinite discussioni, ma alla fine il mercante si mise una mano sul cuore e acconsentì. Henry s’imbarcò alla volta dell’India il mese seguente; a Catherine, che lo stava abbracciando in segno di saluto, rivolse un sorrisetto complice.

- Tranquilla, sorellina. Dovessi anche attraversare l’oceano a nuoto, sarò di ritorno per il tuo matrimonio.

Catherine non tornò a casa; si trasferì al maniero di Adrian, e così fecero anche suo padre, Rosalie e Lydia. Il padrone era felice che la donna che amava fosse felice, Constance era contenta di avere una mano in più in casa e Peter e Rosalie ormai erano praticamente inseparabili.

Tutto sembrava andare per il meglio, ma la quiete non tardò a cessare.

Sin dalle prime settimane cominciò ad aleggiare al maniero un problema che, benché apparentemente banale, si rivelò così scottante da divenire una specie di questione di stato: il matrimonio.

Ora, sebbene Catherine amasse Adrian e gli avesse risposto di sì, la ragazza non sembrava avere alcuna fretta di convolare a nozze, e lo stesso valeva per il padrone. Passato il timore di venire respinto e rifiutato, Adriana aveva assunto anch’egli un atteggiamento pacato e ben poco frettoloso, ed entrambi si divertirono per un po’ a trascorrere le giornate senza grandi progetti, così come lo erano state quelle della prigionia di Catherine.

- In poche parole - aveva commentato Constance una sera a cena.- Stanno giocando a fare i fidanzatini.

La cosa di per sé non avrebbe suscitato grande scalpore, d’altronde sarebbe risultato troppo strano che Catherine, dopo aver rifiutato per anni di sposarsi, si smentisse proprio ora; quando li vedevano scambiarsi qualche tenerezza, Constance ed Ernest si guardavano compiaciuti, il mercante sorrideva e fingeva di non aver visto nulla, Rosalie li osservava di nascosto con aria sognante – con enorme imbarazzo di Peter.

L’unica a non gradire tutto ciò era Lydia. La vecchia balia, sempre fedele ai suoi principi cattolici e religiosi, aveva già trovato scandaloso il fatto che una signorina perbene andasse a vivere con un uomo che non era suo marito, e questo continuo scambio di baci e tenerezze senza uno straccio di anello al dito non faceva che turbarla profondamente nella sua morale.

Non perdeva occasione per parlare di matrimonio e giuramento di fronte a Dio, di raccontare delle nozze di questa o quest’altra signorina, di riferire a Catherine l’apertura di ogni sartoria per abiti da sposa nei dintorni e non del maniero. Alle volte, quando scorgeva la signorina e il padrone scambiarsi un bacio, o anche solo un abbraccio un po’ troppo intimo per i suoi gusti, non riusciva a trattenersi e correva a dividerli con malgarbo.

- Ma insomma, se proprio non riuscite a stare lontani, sposatevi, una buona volta!- borbottava, fra le risate divertite dei due.

Tuttavia, Lydia ebbe modo di calmarsi e compiacersi brevemente a causa di un altro matrimonio.

Il mercante, infatti, trascorse diversi mesi senza riuscire a riprendersi dal tradimento di Lady Julia. Benché il loro fosse stato nulla più che un matrimonio di convenienza, l’uomo alla fine si era affezionato a lei, le aveva dato fiducia, e ora proprio non riusciva a capacitarsi di quello che la strega aveva fatto. Catherine e Rosalie tentarono di stargli vicino, di consolarlo, ma era evidente che, per quanto volessero bene al padre, non potevano capire fino in fondo quello che stava passando.

L’unica che riuscì a tirarlo su di morale fu, inaspettatamente, Constance. La donna capiva meglio di chiunque altro cosa provasse il mercante; anche lei, da giovane, era stata tradita e ingannata da un marito che l’aveva abbandonata sola, povera, e con un figlio da crescere.

Tutti, al maniero, assistettero giorno dopo giorno al loro avvicinamento, senza riuscire a capire se si trattasse di semplice solidarietà, amicizia, o qualcos’altro…Fatto sta che, col tempo, il mercante ridivenne più allegro e Constance meno bacchettona.

Quando una sera, a cena, la donna indossò l’abito che Catherine le aveva regalato a Natale e che aveva definito troppo bello per lei, allora ogni dubbio venne spazzato via.

Constance e il mercante convolarono a nozze poche settimane dopo.

- Tecnicamente, ora Rosalie ed io abbiamo un fratello…- commentò Catherine, la sera delle nozze, seduta in biblioteca con Adrian.- Un bel guaio…

- Perché? Peter è un ragazzino in gamba, lo sai…

- Sì, certo, è solo che stavo pensando a mia sorella…

- Oh. Capisco - Adrian ghignò maliziosamente.- Lydia lo sa che Rosalie e Peter sono…ehm…fidanzati, diciamo?

- Sì, e ha già fatto un mucchio di scongiuri - rise la ragazza.- Povera Lydia, alla sua età non dovrebbe agitarsi così…Prima il fatto che io e te viviamo insieme senza essere sposati, e ora questo…

- Già. Forse dovremmo fare qualcosa per alleviare le sue sofferenze…- mormorò Adrian, facendosi improvvisamente serio.- Non darle più così tante preoccupazioni per le nostre anime da peccatori…

- Che intendi dire?- fece Catherine.

Adrian si voltò a guardarla.

- Dicevi sul serio, quella notte?- le chiese.- Dicevi sul serio quando hai detto di amarmi e che volevi sposarmi nonostante…beh, questa…- e indicò la sua faccia.

Catherine lo guardò, in silenzio. Adrian aveva ormai quasi accettato il suo aspetto, ma in cuor suo temeva ancora che lei non riuscisse ad accettarlo per come era. La ragazza osservò attentamente il suo viso, ricordando improvvisamente che, da quella notte, non aveva più sognato il bel giovane. Poco male, si disse. L’aveva incontrato di persona. Non le importava che Adrian non fosse come nel suo sogno. Lei lo amava così com’era, e lo avrebbe amato comunque, sia che il suo viso fosse affascinante e attraente, o ibrido e mostruoso. Per lei, era sempre bellissimo.

Gli sorrise, rassicurandolo.

- Ancora me lo chiedi?- scherzò.- Ancora hai dei dubbi?

- No, è che…mi piace fare le cose per bene…- sorrise il padrone. Catherine gli avvolse le braccia intorno alle spalle.

- E quindi…?- lo incoraggiò.

- Quindi…Catherine, vuoi sposarmi?- chiese Adrian.

La ragazza gli sorrise, radiosa.

- Sì.

 

***

 

Quel giorno il maniero era in completo trambusto. Di fatto era quasi tutto pronto, ma Lydia ed Ernest continuavano ad affannarsi su e giù per il castello alla ricerca di qualcosa che, sospettava Catherine, nemmeno loro sapessero bene cosa fosse. Il mercante aveva iniziato fin dalla mattina presto a saltellare da una stanza all’altra con aria agitatissima, e solo un ammonimento secco della moglie era riuscita a farlo calmare almeno un po’.

- Sei una matrigna veramente perfida, Constance…- scherzò Catherine, all’ennesimo strattone che la donna aveva dato al suo corsetto.

Constance sbuffò, con la sua solita aria affaccendata. Indossava un abito rosa chiaro semplice ma elegante, e i capelli erano annodati in uno chignon.

- Nel caso tu te lo sia dimenticato, Cathy, stanno tutti aspettando te…

- Ah, sì? E chi l’ha detto?- rise la ragazza.

- Beh, nessuno, però non so tu, ma io non ho mai visto un matrimonio senza la sposa…

- Uhm…sì, forse hai ragione…

Per quanto si sforzasse, Catherine non riusciva a smettere di sorridere.

- Non fare tanto la spiritosa, piuttosto, e vieni ad indossare il vestito.

L’abito da sposa di Catherine era di seta e tulle, molto semplice ma ugualmente bellissimo. Il corpetto era ricamato con ghirigori argentati, le maniche erano a sbuffo e un velo bianco sul capo completava l’opera.

- Sei pronta?- il mercante si affacciò sulla soglia della porta. Constance lo guardò severa.

- Che fine ha fatto la cara vecchia abitudine di bussare, prima di fare irruzione in una stanza dove ci sono delle signore?

Il mercante le schioccò un bacio sulle labbra.

- Scusa, amore…Allora, Cathy, sei pronta?- ripeté.

- Sì, papà…

Il mercante la prese sottobraccio.

- Ho sempre sognato di accompagnarti all’altare…Constance, tu ci aspetti di sotto?

- Va bene, ma vedete di non fare tardi, almeno oggi!

Il mercante e la figlia si scambiarono un’occhiata, sorridendo, quindi scesero al piano di sotto.

Il salone del maniero era stato preparato appositamente per la festa. Tutt’intorno si vedevano fiori e decorazioni bianche, intervallate qua e là da qualche seggiola su cui erano sistemati i pochi invitati. A parte il parroco, tutti i presenti facevano parte della famiglia, e per i due sposi avere vicino le persone che amavano era tutto ciò che si potesse desiderare.

Tutti avevano indossato i loro abiti più eleganti per l’occasione. Lydia aveva un vestito blu scuro un po’ fuori moda, ma comunque molto grazioso, mentre Ernest esibiva il suo completo migliore, rigido e impettito in una camicia bianca con pantaloni, giacca e panciotto neri – praticamente già pronto per la bara!, aveva commentato Constance. Henry aveva mantenuto la sua promessa, ed era in prima fila, con un sorriso che mai nessuno gli aveva visto in viso prima. Rosalie, nel suo migliore abito di broccato rosso scuro e i capelli biondi raccolti in una treccia, stava tentando disperatamente di sistemare il papillon a Peter, il quale non riusciva a smettere di agitarsi nel suo abito elegante troppo stretto che continuava a dargli prurito dovunque. La ragazzina smise il suo lavoro non appena sentì le porte del salone aprirsi. Tutti quanti, compreso Adrian, già in piedi sull’altare, si voltarono a guardare Catherine che, bellissima nel suo abito da sposa, faceva il suo ingresso al braccio del mercante, il quale si stava impegnando con tutte le sue forze per non mettersi a piangere.

Giunta all’altare, la ragazza e il padrone si scambiarono uno sguardo pieno di amore e colmo di parole; quasi non ci fu bisogno della cerimonia del prete perché, ancor prima di aver detto lo voglio e di essersi scambiati le fedi, il mostro e la fanciulla erano già sposati, uniti nel cuore e nell’anima.

Alle parole del prete può baciare la sposa, Adrian non esitò nemmeno un attimo ad ubbidire, e tutti esplosero in un applauso. Catherine e il padrone risero contenti, mentre Constance porgeva un fazzoletto al marito, che era scoppiato a piangere.

Quando venne il momento del lancio del bouquet, Catherine si voltò di spalle, ma riuscì comunque a barare; seguendo la traiettoria riflessa in uno specchio, la ragazza gettò il mazzo di gigli in modo che finisse dritto nelle mani della sorella. Rosalie afferrò il bouquet e iniziò a saltellare di gioia, per poi abbracciare Peter.

- Beh, era ora che si sposassero…- commentò Lydia, soddisfatta.

Ernest la guardò con un sorrisetto.

- Già, concordo pienamente. Però è strano…Tutto questo tempo a fare i fidanzatini, e poi si sposano così in fretta e furia…

- E cosa c’è di strano?- fece Lydia.

- Beh, chi lo sa…magari diverranno genitori molto prima del previsto…o forse lo sono già e noi non lo sappiamo…

Lydia lo guardò scandalizzata.

- Ma come vi permettete?! Dieci Ave Maria e dieci Pater Noster, maleducato che non siete altro!

Catherine e Adrian scoppiarono a ridere, quindi si guardarono negli occhi e, senza aggiungere altro, si scambiarono un lungo bacio d’amore.

Oggi sono trascorsi dieci anni. Il mercante e Constance vivono ancora al castello, e stavolta sono certi di aver trovato il compagno della loro vita. Ernest e Lydia, invece, dopo essersi sposati, hanno deciso di lasciare il servizio dei loro padroni e di ritirarsi in campagna, ma spesso tornano al maniero per una visita. Recentemente, Rosalie e Peter si sono sposati, e ora il ventre della ragazza non è più piatto come una volta; tutti si divertono ad immaginare se il nascituro sarà maschio o femmina, e i due giovani genitori sono su di giri per la felicità.

Henry ha messo la testa a posto, e continua a viaggiare per mare. Si è innamorato di una ragazza portoricana che ha sposato e che gli ha donato tre figli.

Adrian e Catherine vivono felici, ancora innamorati l’uno dell’altra come la prima volta. Ora tutta la famiglia è riunita in giardino. La padrona di casa porge da bere a sua sorella, ma intanto non perde d’occhio una bambina di sei anni che sta giocando con Adrian poco distante.

Catherine guarda suo marito e sua figlia, e si sente riempire gli occhi di lacrime di commozione. Un tempo non avrebbe pensato che sarebbe stato possibile tutto questo, e invece ora sente di non avere nulla di più da chiedere alla vita. Quando era rimasta incinta, Adrian aveva temuto che la maledizione di Lady Julia avesse potuto colpire anche il nascituro, ma così non era stato. Il loro amore, il cui frutto era la loro bambina, era stato più forte di qualunque incantesimo.

Sua figlia aveva una pelle di porcellana come la sua, i capelli castani e gli occhi azzurri come il padre. Aveva la sensibilità e la dolcezza di Adrian, ma anche il carattere forte e deciso della mamma. Catherine aveva voluto darle il nome di sua madre: Elizabeth.

Catherine sapeva che, in qualche modo, sua madre l’aveva aiutata a realizzare tutta quella felicità di cui poteva godere ora. Non sapeva bene come, ma era certa che fosse così.

E ora, Catherine poteva dire di essere veramente felice, perché aveva imparato ad amare più di se stessa, andando contro le apparenze e i pregiudizi, costruendo insieme ad Adrian una vita di felicità e amore.

 

FINE

 

Angolo Autrice: Ed ecco qui il prologo di cui, lo ammetto in tutta sincerità, non sono affatto convinta…Spero di non essere stata troppo sdolcinata, se sì, chiedo umilmente perdono!

Dunque, che dire? Ho pensato che il nome della bambina non potesse essere diverso da quello della madre di Cathy, e così…

Nulla da aggiungere…A parte il fatto che mi sento tristissima…sigh…cavoli, è vero che una storia prima o poi deve finire, ma mi ci ero così affezionata, per me è quasi come un figlio…L.

Grazie a tutti quanti per avermi seguito fin qui. A questo proposito, siccome la storia è finita e non ho più nulla da perdere (se non la mia dignità di fanwriter che, comunque, è già andata dispersa da tempo immemore…XD), voglio togliermi lo sfizio di fare come nei film: TITOLI DI CODA! Non prendetemi per pazza, immaginate una musica che vi piace in sottofondo e, in quanto ad alcune note accanto ai nick, non preoccupatevi, i diretti interessati capiranno.

 

A Special Thanks to:

 

Martychan97

 

historygirl93 (e al suo sesto senso)

 

Halley Silver Comet

 

Selvaggia_1D

 

Sylphs (e a Raphael)

 

Black Fairy

 

CiUffEttA

 

cola23

 

desyyy

 

DQPVF

 

little_drawing (e a Winnie de Pooh)

 

Flaren

 

hanon993

 

jekikika96

 

mutilla

 

LaFenice

 

Nimel17

 

aithusa87

 

Alex_J

 

BizarreBiscuit

 

castilla

 

Chococat97

 

denise26

 

Ishimaru

 

KatherineDebMcLee

 

keikoten

 

La ragazza in BlueJeans

 

LadyAndromeda

 

LadySerpeNera

 

Lisa95

 

marzo2000

 

May Des

 

Niglia

 

Renesmee94

 

rosaa93

 

_Xelix_

 

Un grazie inoltre a:

 

Il Fantasma dell’Opéra e il Gobbo di Notre Dame

e i rispettivi autori Gaston Leroux e Victor Hugo

 

Le autrici LePrince de Beaumont, Villeneuve, Carter e Flinn,

dai cui libri:

 

La Bella e la Bestia

 

La corte di Mr. Lyon

 

La sposa della tigre

 

Beastly

 

ho preso ispirazione.

 

Infine, un grazie ad Adrian, Catherine, Rosalie, Peter, Constance, il mercante, Ernest, Lydia, Lord William e Lady Julia, e a tutti gli altri personaggi de Il mostro e la fanciulla.

 

 

 

Grazie di nuovo a tutti per avermi seguito fino a qui.

Alla prossima!

Un bacio,

Dora93

  
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