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Autore: Averyn    13/08/2012    4 recensioni
COSA SAREBBE SUCCESSO SE HARRY POTTER AVESSE SCELTO DI MORIRE?
Harry avrebbe preso un treno, e si sarebbe ritrovato in una dimesione parallela, all'età di undici anni, con una vita e dei genitori, dei nuovi amici, delle altre abitudini.
E Neville Paciock sarebbe stato il Prescelto.
O forse no?
SECONDO EPISODIO DELLA SAGA 'CICATRICE'.
P.S lo so avevo promesso di pubblicarlo ad agosto, e di sicuro le pubblicazion saranno più lente, ma l'ho finito di scrivere in un mese e non ce l'ho fatta! buona lettura!
PS.PS. Grazie a Marty_Chick del suggerimento del titolo!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cicatrice'
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Capitolo 10
 
LA CAMERA DEI SEGRETI
 
Con le bacchette dietro la schiena, Allock mosse i propri passi fuori dall’ufficio, mentre i ragazzi lo guidavano fino al bagno delle ragazze.
Non trovarono nessuno per il corridoio; evidentemente erano tutti troppo spaventati per girare per la scuola.
“Allora è chiaro?” ricordò Neville ai due. “Chiediamo a Mirtilla com’è morta e poi ce ne andiamo via a recuperare Ginny. Subito.” Sottolineò l’ultima parola con un certo peso, perché Allock cercava di ribellarsi.
“E’ come un cane, dopotutto” osservò Ron, concentrato a infilare la bacchetta fra le costole di Allock, “devi solo insegnargli a capire chi comanda.”
Finalmente arrivarono davanti al bagno delle ragazze, e i tre spinsero il professore affinché entrasse con decisione oltre la porta.
“Ma qui c’è scritto Chiuso per guasto!” esclamò, ma i tre non potevano curarsi di meno di quello che aveva da dire.
Dentro il bagno, Harry sentì un lamento.
Era il fantasma di una ragazzina triste che sospirava malinconica guardando la finestra.
Harry capì che doveva essere Mirtilla Malcontenta, e si schiarì la gola avvicinandosi a lei.
“Salve, Mirtilla…sono…sono Harry Potter” si presentò, perché non sapeva cosa dire.
Questo bastò comunque alla ragazzina per voltarsi verso di lui con il suo viso malinconico.
“Vuoi prendermi in giro anche tu?” chiese tristemente.
 Harry si sentì ancora di più imbarazzato. “No” si schiarì di nuovo la voce. Poi seguì una pausa, dove Mirtilla tornò ai suoi lamenti funebri.
“Mi…mi dispiace di disturbarti” tentò di nuovo lui, sembrando ritornare di vago interesse per il fantasma, “ma volevo sapere come…come eri morta”.
Chiederle direttamente dove fosse la Camera gli sembrava troppo drastico per i tipi delicati come lei, quindi doveva metterci altrettanta attenzione nello scegliere le parole da dire.
Ma parve comunque aver indovinato: l’espressione di Mirtilla divenne improvvisamente beata, come se Harry le avesse chiesto i regali ricevuti il suo ultimo Natale.
“Oh, beh” cominciò a raccontare, mentre fluttuava leggera per la stanza, “mi è sempre piaciuto raccontare della mia morte….oh, sì sì, lo ricordo alla perfezione: mi ero rifugiata lì” e indicò con il dito trasparente una delle cabine del bagno, “perché Olive Ornby mi aveva preso in giro per gli occhiali…e beh, stavo piangendo tutta sola, quando ho sentito un rumore. Credevo fosse Olive Ornby, e non avevo per nulla voglia di parlare…però non era lei. Era la voce di un ragazzo, che parlava una lingua piuttosto strana, io non riuscivo a capirlo bene. Tuttavia ero curiosa e quindi mi sono messa a sentire…però poi mi ha dato fastidio, mi sono affacciata per cacciarlo via e….ho visto degli occhi gialli, e sono morta.”
“Hai visto degli occhi gialli?” chiese Neville, senza mancare di puntare ancora la bacchetta alla schiena del professore.
“Oooh, sì” rispose deliziata lei “erano enormi, ma non me li ricordo bene”.
“D’accordo” disse Neville, “allora sapresti dirci da dove hai visto spuntare questi occhi gialli?”
Mirtilla Malcontenta puntò il dito fantasma proprio ai lavandini, che erano posti in cerchio al centro del bagno.
“Proprio lì” rispose lei.
“D’accordo, grazie Mirtilla” disse Harry. Poi si rivolse a Neville. “Dobbiamo muoverci. Non abbiamo molto tempo”.
“Sono d’accordo con te” convenne Neville. Poi i due si voltarono verso Ron.
“Abbiamo veramente bisogno di te” disse Harry “dobbiamo controllare tutti i rubinetti dei lavandini e quale non si apre è la porta. Faremo a turno per controllare che questo idiota non fugga”.
Così Harry decise di essere il primo a tenero d’occhio Allock e lasciò che Neville e Ron setacciassero il rubinetto rotto.
Intanto, Mirtilla sembrava, sfortunatamente per lui, trovare Harry molto interessante.
“Sai, nessuno mi ha mai chiesto come sono morta….è un segno di grande bontà, vuol dire che non vuoi soltanto prendermi in giro e lanciarmi gli oggetti e farmi male!” disse questa, con il tono lagnoso.
Harry la trovava piuttosto petulante, ma ovviamente cercò di nasconderlo, sperando di riuscirci abbastanza bene.
“Davvero?” finse di sentire, cercando di non essere scontroso.
I suoi pensieri erano tutti rivolti a Ron e Neville, e lei era l’ultima cosa che ci mancava!
Mirtilla scambiò quel gesto di gentilezza come un segno d’apprezzamento nei suoi confronti.
“Oh, sì” sorrise.
Ron lanciò un urletto di vittoria.
“L’ho trovata” gridò per l’eccitazione, “ ragazzi, l’ho trovata! Neville, vieni qui!”
Harry vide Neville raggiungere Ron frettolosamente.
“Forza” lo incitò Harry, spingendo Allock in avanti affinché camminasse, “di’ qualcosa in Serpentese, Neville!”
Il ragazzo guardò tutti e tre con espressione decisa, e poi pronunciò molto dolcemente “apriti”.
Al suono di quella parola Ron sussultò e fece un passo indietro, mentre sotto gli occhi dei presenti avveniva una cosa molto strana: il rubinetto rotto brillò di una luce bianca e cominciò a girare. Un secondo dopo, il lavandino cominciò a muoversi, per poi sprofondare e scomparire nel nulla lasciando scoperto un grosso tubo, abbastanza largo da lasciar passare una persona.
Neville sollevò lo sguardo, per poi posarlo su Ron e poi su lui, Harry.
Questo sapeva che qualcuno doveva pur fare il primo tentativo per passare di sotto, giusto per non correre il rischio di essere inghiottito da un enorme Basilisco.
Scoccò un’occhiata a Ron, che sembrò aver capito benissimo il suo pensiero.
“Avanti, tu!” esclamò questo, e afferrò violentemente il braccio di Allock e lo mise davanti all’apertura del passaggio.
Sia Harry che Neville ignorarono i lamenti e borbottii sul grande guaio in cui s’era cacciato.
“Andiamo, professore, sia coraggioso” disse Harry, dandogli una spintarella. Tuttavia Allock non cadde, perché all’ultimo momento riuscì a tenersi in equilibrio.
“Ma ragazzi!” disse con un filo di voce “ragazzi, a che cosa vi serve tutto questo?”
Neville lo pungolò dietro con la bacchetta. Allock infilò le gambe dentro il tubo.
“Non credo proprio…” cominciò a dire, ma Ron gli diede uno spintone e Allock sparì.
“Bene” disse loro Neville, “io mi calo dentro. Voi mi seguirete, no?”
“Certo” rispose Harry risoluto.
Anche Ron annuì. “Tutto pur di sapere dov’è Ginny.”
Mirtilla Malcontenta calò su di loro.
“Ragazzi” fece lei, “se proprio non ce la doveste fare, sappiate che avrete sempre ospitalità nel mio cubicolo”.
Ovviamente il ‘non ce la dovreste fare’ era una sostituzione lieve del termine ‘morire’ si rese conto Harry in un secondo momento, mentre stava infilando le gambe nel tubo dopo Neville.
Si diede uno spintone, e scivolò sulla pista viscida e senza fondo. C’erano altri tubi che si diramavano in tutte le direzioni, ma nessuno era grande come il loro, ripido, tutto curve e giravolte.
Cominciava a credere che non ci sarebbe mai stata una fine, finché non si trovò cadere di faccia su un mucchio di qualcosa che probabilmente erano scheletri.
Poco più in là Allock e Neville si erano rialzati, mentre Ron li raggiungeva e si rimetteva in piedi, sempre più pallido.
“Dobbiamo trovarci a una centinaia di metri sotto scuola” osservò Ron, guardandosi intorno, mentre la sua voce ribalzava sulle pareti come un’eco lontano, e anche inquietante, dato il buio della galleria.
“Probabilmente siamo sotto il lago” suggerì Neville.
Harry in quel momento notò quanto le pareti fossero nere e viscide.
Neville ordinò alla bacchetta: “Lumos!” e presto una lieve luce si accese davanti ai loro piedi. “Di qua vedo un passaggio. Seguitemi.”
Così i quattro seguirono silenziosamente Neville lungo la galleria davanti a loro.
L’oscurità era così tanta che non riuscivano a vedere a pochi passi dal loro naso.
Qualcuno colse l’occasione per ribellarsi e quello era, ovviamente, Allock; si era scaraventato su Ron e gli aveva sfilato la bacchetta di mano, e ora la puntava contro loro tre, allarmati.
“Qui si conclude l’avventura, ragazzi!” esclamò. “Ora ruberò le vostre memorie, e dirò a tutti come voi siete svenuti dal dolore e io come sono arrivato troppo tardi per salvare la ragazza.
Dite addio ai vostri ricordi!”
Harry serrò gli occhi; era finita. La situazione era caduta nelle mani di Allock, che non si poteva definire un tipo coraggioso.
“Oblivion!” lo sentì gridare, ma ad Harry non accadde assolutamente nulla: aprendo un occhio dopo l’altro, vide che il professore si era scaraventato contro la parete.
Fu così che si ricordò con un sollievo che la bacchetta di Ron si era rotta per via dell’incidente con l’automobile.
La terra tremò; qualche pietra iniziò a cadere. Harry si rese conto, con il cuore in gola, che Allock aveva causato un terremoto.
“Da questa parte!” gridò Neville, e la sua voce arrivava distante alle orecchie di Harry come se fossero chilometri lontani.
Sentì la mano di Ron, dietro di lui, sfiorare la sua, e l’afferrò per evitare che venisse sommerso dalle macerie.
Tutti e tre si gettarono da un lato del tunnel, e quando il terremoto finì, Harry poté finalmente alzarsi e realizzare quello che era successo: alle loro spalle si era formata una grossa parete di pietre.
“Ci vorrà una vita per toglierle tutte!” commentò Ron, le mani sui fianchi, emergendo da dietro di lui.
Harry notò in quel momento che aveva una ferita lungo la tempia destra.
“Ce la possiamo fare” disse Neville, sbucando accanto a loro,  “Ma non ora. Dobbiamo trovare Ginny.”
“Dite che il professore è morto?” chiese loro Ron con un brivido.
“Presumo di sì” rispose Harry, che non vedeva altre alternative.
Senza altri commenti, il trio arrivò davanti a una parete su cui erano scolpiti due serpenti attorcigliati che al posto degli occhi avevano due grandi smeraldi scintillanti.
Harry s’avvicinò; i loro occhi sembravano stranamente vivi. Gli venne un brivido al solo pensiero.
Si voltò a guardare Neville, e anche questi avanzò, cercando di essere sicuro di sé.
“Apriti” sussurrò timidamente ai serpenti, e magicamente questi presero vita e cominciarono a muoversi, sciogliendosi dal groviglio. La parete si alzò e si divise a metà.
Con un solo cenno del capo, i tre si fecero coraggio e attraversarono il passaggio.
Quello che si presentò loro davanti fu l’ingresso di una sala molto lunga e debolmente illuminata.
Si stagliavano pilastri di pietra torreggianti fatti da serpenti avvinghiati, che si levavano fino al soffitto, perdendosi nel buio e gettando lunghe ombre nere nella strana oscurità verdastra del pavimento.
Harry, Ron e Neville si avviarono lungo il corridoio; Harry ebbe come la sensazione che gli occhi di pietra dei serpenti lo seguissero lungo il cammino.
Notò poi che c’era puzza di umido; si chiese quindi se il serpente fosse nascosto lì, da qualche parte, pronto ad attaccarli.
“Ginny!” gridò Ron, cominciando a correre a perdifiato verso una statua alta e dal volto scimmiesco, che arrivava fino a terra. Tra i due piedi di pietra vi era una figura vestita di nero e dai capelli rosso fiamma: era la sorella di Ron.
Dopo essersi scambiati un’occhiata fugace, Harry seguì Neville con il cuore in gola.
E se si fosse trattata di una trappola del serpente?
Tuttavia non accadde nulla; il Basilisco non spuntò fuori quando ebbero raggiunto Ron, che tentava di svegliare Ginny.
“Ginny dai! Non puoi essere morta! Svegliati Ginny! Il tuo fratellone è qui!” cercò di dire Ron alla sorella, sollevandole il capo; ma quella rimase inerme.
Ron era disperato, e più la ragazza non si riprendeva, più il ragazzo perdeva il controllo di sé.
Neville si era piegato su Ginny e tentava di aiutare, mentre Harry sentiva tutti muscoli tesi, incapace di muoversi. L’idea che Ginny fosse morta, o che stesse per farlo, lo scioccava più di quanto volesse ammettere a se stesso.
“Non si sveglierà” disse una voce dietro le loro spalle.
Harry sobbalzò e si voltò: accanto a uno dei pilastri, vi era poggiato un ragazzo dai capelli neri e dai contorni sfocati, che dimostrava più o meno sedici anni.
D’un tratto, Harry si ricordò: era lo stesso ragazzo delle visioni. Era Tom Riddle.
“Tom…Tom Riddle?” chiese Harry, tremando.
Riddle  annuì, senza levare gli occhi da Ginny.
“Che vuoi dire che non si sveglierà?” chiese Ron, e la voce tremava di paura e di pianto.
“Non sarà mica….non sarà mica…?”
“Non ancora” rispose Riddle. “Ma per poco”.
Harry fissò Riddle, e sentì la testa girargli improvvisamente, senza spiegarsi perché, ma avrebbe dovuto aspettarselo, perché accadeva ogni volta: vide degli sprazzi di immagini….lui, nella stessa situazione…solo che non c’erano né Ron né Neville con lui…era solo.
“Sei un fantasma?” chiese Neville, sostenendo lo sguardo di Tom Riddle.
Quest’ultimo ghignò. “Un ricordo” rispose suadente. “Un ricordo conservato in un diario per cinquant’anni.”
Harry spaziò lo sguardo e vide che, poco lontano da Ginny, c’era aperto un diario. Il diario.
“Tom, devi aiutarci” disse Ron, ancora accanto alla sorella. “C’è un mostro qui. Dobbiamo portarla fuori! Non sappiamo dove si trovi questa creatura, ma potrebbe saltare fuori da un momento all’altro!”
Riddle non si mosse, cosa che faceva sentire Harry ancora più nervoso. Non sembrava neanche che desse segno di esitare, ma era in piedi, fiero di sé, come se avesse il pieno controllo su tutto; e questo non faceva che turbare Harry ogni minuto di più.
Ron cercò di sollevare Ginny da terra, poi si chinò per riprendere la bacchetta magica; ma, lanciando un urlo, s’accorse che quella non c’era più.
Harry vide con orrore che anche la bacchetta sua e di Neville erano sparite.
 Poi notò che erano tutte e tre nelle mani di un Tom Riddle indifferente e, anzi, divertito.
Neville s’avvicinò a lui, cercando visibilmente di mantenere la calma.
“Grazie” disse, “ora puoi restituircele. Ci servono”.
 Harry con ribrezzo vide Riddle increspare le labbra in un ghigno ancora più evidente.
“Senti” alzò la voce Neville, con la pelle lucida e madida di sudore. “Dobbiamo andarcene di qui! Se il Basilisco…”
“Verrà solo se chiamato” rispose tranquillo il ragazzo.
Harry vide Ron deporre dolcemente a terra Ginny e avvicinarsi a lui, il volto contorto in un’espressione indecifrabile.
Ma Tom Riddle non aveva tempo per altri, solo per Neville.
“Lo sai” disse, tetro, facendo vibrare il cuore di Harry, “speravo tanto d’incontrarti. Di parlarti”.
“Non importa!” cercò di dire Harry, perché sentiva dentro di sé che si stava avvicinando un momento che non gli sarebbe piaciuto per nulla.
“Senti, dobbiamo portarla fuori di qui! Siamo nella Camera dei Segreti…. Parleremo dopo!”
“Invece parliamo adesso!” esclamò Riddle, e come sollevò una delle mani sfocate Harry fu spinto indietro lungo il pavimento viscido.
“Harry!” esclamò Ron, venendo in suo soccorso.
Tom Riddle si rivolse di nuovo a Neville.
“Come ha fato Ginny a ridursi così?” chiese il ragazzo a Tom.
Questo fece un largo sorriso, mentre Harry lesse nei suoi occhi le sue cattive intenzioni.
Avrebbe voluto avvertire Neville, perché aveva visto qualcosa, sentiva qualcosa.
Ma allo stesso tempo, capì che se avesse interrotto quella conversazione con tutta probabilità non avrebbero scoperto nulla.
“Questa sì che è una domanda interessante” commentò Riddle, divertito. “Ed è anche una storia molto lunga. Vedi, la ragione principale per cui Ginny si trova qui, è che ha aperto il suo cuore a me.”
“Ma di che cosa stai parlando?” chiese Neville, incredulo. Harry, invece, aveva capito benissimo.
“Il diario” rispose Riddle. “Il mio diario. Sono mesi che Ginny si sfoga su di esso, raccontandomi tutte le sue lacrimevoli preoccupazioni sul fatto che i fratelli non la capiscono, che si sente sola, che è dovuta venire con abiti e libri di seconda mano a Hogwarts, delle regole che deve seguire…”
L’elenco si interruppe con una risatina malefica.
“E’ così noioso stare a sentire una stupida ragazzina e i suoi inutili e sciocchi pensieri.
Ma sono stato bravo. Sono stato paziente. E ho ottenuto da lei ciò che volevo.
La sua anima, che è diventata la mia e mi appartiene.
Così, dopo che lei mi ha raccontato tutti i suoi segreti, io ho cominciato a dirle i miei.
Alimentandomi delle sue paure più profonde, l’ho convinta ad aprire la Camera, facendole dono di un potere che nessun altro ha avuto, nemmeno io, che sono stato il primo ad aprire la Camera dei Segreti”.
Harry ebbe un brivido. Che cosa le aveva fatto?
“Che cosa stai dicendo?” chiese Neville, e Harry notò che anche la sua voce tremava quanto il suo corpo.
In tutta risposta, Riddle ghignò. “Lo vedrai se necessario”.
Harry guardò Ron, che era sempre più bianco dietro le lentiggini, e le orecchie erano sempre più rosse; sembrava aver afferrato qualcosa che a Harry era ancora sconosciuta.
“No…non può essere…Non starai dicendo che ha commesso lei tutti quegli attentati?” domandò Ron.
Tom Riddle spostò per la prima volta lo sguardo su di lui, soddisfatto.
“Anche questo. Ovviamente, non è mai stata cosciente di quello che ha fatto. Ma era necessario che eseguisse quello che le era stato ordinato. Poi ha intuito che qualcosa non andava, e ovviamente ha lasciato il diario alla prima persona che le è venuta in mente” e guardò Harry.
In quello stesso istante, il ragazzo si sentì trafitto come da una freccia. Che cosa intendeva dire con la ‘prima persona che le era venuta in mente’? Che Ginny lo odiava, e quindi pensava che sarebbe stato meglio lui posseduto che lei? A quella possibilità si sentì sprofondare.
“Ovviamente, io sapevo che lei aveva tentato di liberarsi di me, e non mi vergogno dicendo che speravo che capitasse nelle mani tue, Neville,” continuò Riddle, tornando su Neville.
“Purtroppo il diario finì nelle mani del tuo sciocco amico, che non abboccò.
Ginny però era ormai sotto il mio completo controllo, e per lei non bastò lasciarmi abbandonato a qualche ragazzino per sottrarsi alla mia volontà. Così è tornata in sala comune e ha ripreso il diario ed è venuta qui, cercando poi di liberarsi e di ribellarsi, finché non è svenuta; e più moriva, più prendevo forma e vita. Come adesso”.
Riddle mostrò loro le mani, sempre più reali e nitide via via che il tempo passava.
 Harry guardò Ginny, sempre più pallida.
Dovevano fare qualcosa, ma il ragazzo non sapeva cosa.
“Ma perché? Perché ce l’hai con tutti i mezzosangue?” chiese Neville, serio e tremante allo stesso tempo.
Tom Riddle gli rivolse uno sguardo penetrante, poi il petto gli si gonfiò, e disse, con voce alta:
“Per ricostruire l’esercito di purosangue che aiuterà Lord Voldemort a tornare in vita! Tutto perché miro a te, Neville”.
“Che t’importa di lui? È vissuto molto dopo di te!” disse Neville, i pugni serrati.
Riddle si sgonfiò, e sul volto si formò un’espressione suadente ed eccitata allo stesso tempo.
“Lord Voldemort è il mio passato, presente e…futuro” rispose, e con una delle loro bacchette scrisse in aria:
 

Tom Marvolo Riddle

 
Poi le agitò di nuovo, e le lettere del suo nome si disposero in ordine diverso:
 

Io sono Lord Voldemort

 
“Vedi’” bisbigliò. “Era un nome che usavo già a Hogwarts, ma naturalmente soltanto con gli amici più intimi. Non potevo di certo usare ancora quello sporco nome da Babbano di mio padre, che mi abbandonò ancor prima che nascessi! Io, Erede di Serpeverde, dovevo scegliere un nome che valesse tanto quanto la mia persona. Ovviamente, nessuno ha mai sospettato di me ai tempi della scuola.
Mai. Neanche quando ho incastrato Hagrid facendolo espellere dalla scuola per via del suo ragno domestico. E ora io, il più grande mago di tutti i tempi, risorgerò ancora!”
“Non è vero! Tu non sei il più grande mago di tutti i tempi! Quello è Albus Silente!
Io ti ho visto, e sei meno che morto” reagì Neville.
Riddle rise. “E’ bastato il ricordo di me per cacciarlo!”
“Non credere che se ne sia andato!” ribatté Neville con coraggio. “Lui non se ne andrà mai, finché ci sono coloro che gli sono leali!”
Improvvisamente, si sentì una musica, quasi ultraterrena, che mise in Harry calma e serenità.
Era quasi distaccato dal mondo, si sentiva galleggiare nel nulla, finché quel canto divenne sempre più vicino.
Poi, un uccello di fuoco volò nella stanza, tra le mani un cappello.
Harry lo riconobbe immediatamente: era il Cappello Parlante.
“Una fenice?” chiese Tom, seguendo il volo danzante dell’uccello, che finì per posarsi sulla spalla di Neville, il Cappello Parlante ai suoi piedi.
“Fanny!” esclamò Neville, accarezzando le piume infuocate della creatura.
Tom Riddle fece presto a riprendersi dalla sorpresa.
“E così è questo il dono che Silente ti manda? Un uccello canterino e uno stupido Cappello?
D’accordo, facciamo un gioco….testiamo la potenza di Lord Voldemort, Erede di Salazar Serpeverde, con quella del famoso Neville Paciock, munito delle armi che Silente è in grado di offrirgli!”
Lanciò uno sguardo divertito a Fanny, poi si dissolse come polvere.
Il cuore di Harry prese a battere forte.
Dov’era finito?
“Se ne è andato?” balbettò Ron, guardandosi intorno.
Harry lo imitò, le gambe che gli tremavano; da un momento all’altro, sapeva che Tom Riddle sarebbe venuto fuori da qualche angolo, attaccandoli. Il solo pensiero lo teneva ben piantato a terra.
Tutti e tre gli amici si guardarono in silenzio. Poi Ron si chinò su Ginny, ma prima che riuscisse a sollevarla quella emise un singulto.
 Aprì gli occhi, che rotearono spaventosamente all’indietro.
Harry, Ron e Neville indietreggiarono, mentre lei prendeva ad alzarsi a quattro zampe, e poi si sollevava in aria, emettendo strani rumori dalla bocca, come se stesse per scoppiare.
I suoi occhi erano sempre più spalancati, e poi…
Poi la sua bocca s’aprì sempre di più, come se stesse per sputare un grosso calderone.
Il cuore di Harry minacciava di esplodere, tanta era la paura.
Qualcosa cominciò aduscire dalla bocca della piccola Ginny, qualcosa molto, molto più grosso di lei.
Era una testa di serpente; Harry capì qual era il dono che Tom Riddle le aveva fatto proprio lì, giù nella Camera.
L’aveva trasformata nel Basilisco. Ecco perché non si vedeva mai nei corridoi della scuola, ecco perché evitava di guardare la gente negli occhi! Perché, quando Voldemort l’avrebbe voluto, il serpente che era dentro di lei si sarebbe attivato….come in quel momento.
Un lungo, sottile serpente uscì dalla bocca di Ginny, e poi ne seguì un altro.
Harry vide che dentro il Cappello era spuntata la spada di Grifondoro, e si sbilanciò per prenderla, ma uno dei serpenti gli si arrolò lungo il polso e lo trascinò via, facendolo sbattere contro i piedi della statua; poi prese a immobilizzarlo lungo i fianchi, in modo da non poterlo far intervenire.
Harry vide con disperazione che anche Ron, che si era lanciato in aiuto di Neville, era stato fermato dall’altra parte della stanza, privo di sensi per via della botta in testa.
Neville era l’ultimo rimasto. Se fosse spuntato un altro serpente, avrebbe fermato anche lui, e sarebbero stati uccisi tutti e tre. Voldemort avrebbe vinto.
Harry ebbe la sensazione che a Neville spettasse quello più grosso.
 Scoprì che purtroppo aveva ragione: nonostante Ginny gli desse le spalle, vide chiaramente uscire dalla sua bocca il Basilisco. Harry lesse l’espressione spaventata di Neville, che era caduto a terra, indietreggiando. Stava per alzarsi e fuggire, finché la fenice, spuntando da un lato ignoto nella stanza, volò in picchiata verso il serpente gigante, e sprizzi di sangue uscirono dagli occhi della bestia: lo stava accecando. La creatura si dimenò dal dolore ma Harry ebbe il tempo di gridare a Neville: “La spada! Prendi la spada dal Cappello!”
Il ragazzo fu abbastanza sveglio da approfittare del momento e del consiglio di Harry, per poi ripararsi dietro la gamba della statua, opposta a dove si trovava Harry.
Tuttavia il ragazzo si rese conto che il Basilisco poteva ancora fiutare il compagno.
Il mostro s’allungò proprio nel punto dove si trovava Neville, ma quello svelto gli passò sotto e montò sul serpentone, conficcandogli la spada nella coda. Il Basilisco urlò, però non fu sufficiente a ucciderlo.
Harry si sentì di dover aiutare l’amico. Forse, se fosse…
“Neville!” lo chiamò di nuovo. Il compagno fece in tempo a venire nella sua direzione, mentre Ron si risvegliava lentamente. “Sali sui pilastri!” gli suggerì, prima che il ragazzo fosse raggiunto dal Basilisco, e fu costretto a correre di nuovo al lato opposto di Harry.
Tuttavia sembrò aver colto l’idea abbastanza bene; aspettò il momento in cui il serpente fu attaccato di nuovo da Fanny, che stavolta puntò al naso, per salire su una delle teste di serpente.
Il Basilisco però lo sentiva ancora; e Neville attese che la bestia lo attaccasse al petto per colpirlo proprio alla testa, facendogli passare la spada da parte a parte.
Il mostro urlò, si dimenò; e poi s’accasciò a terra debolmente.
Ginny tirò un sospiro, come se stesse per vomitare, e poi chiuse gli occhi e cadde a terra, immobile e inerme come prima.
Anche i serpenti che tenevano stretti i due ragazzi morirono all’istante, e si disintegrarono come polvere,  finendo in un punto ben preciso della sala, dove riprese forma Tom Riddle.
In quello stesso momento, Fanny si chinò sul povero Neville, che era caduto dal pilastro di pietra e sembrava sul punto di morire per via del veleno del mostro.
L’uccello pianse, e le ferite di Neville sembrarono risanarsi in fretta.
“Certo, avevo dimenticato” osservò Tom, “le lacrime della fenice hanno il potere di curare….ma non per lei, quanto meno. Ormai la sua vita appartiene a me” aggiunse, rivolgendosi a Ginny.
Mentre Tom Riddle rideva, Harry vide il diario che giaceva poco distante da lui.
Poi i suoi occhi caddero sul Basilisco, morto. Ed ebbe un’idea.
Mentre Ron raggiungeva Neville, s’alzò debolmente e andò verso il mostro.
“Che cosa fai?” chiese Tom, improvvisamente interessato a quello che stava facendo Harry.
Il ragazzo non rispose; una piccola speranza si era accesa in lui, e non voleva perdere tempo.
Staccò una delle zanne alla bestia, poi si diresse velocemente al diario.
Guardò Tom Riddle, sfidandolo, e solo quando caricò il polso l’altro capì quello che stava per fare. “No!” gridò Riddle, ma troppo tardi: Harry aveva conficcato la zanna al centro del diario, mentre dentro di sé gridava vittoria, e sangue nero fuoriusciva dalle pagine.
Sotto gli occhi dei tre, Tom Riddle provò a combattere, ma divenne una figura sempre più sfocata e sembrava rompersi come in un sogno.
Con un ultimo grido, Tom Riddle esplose, e Harry fu sicuro che quella volta fosse veramente finita.
Poi corse da Ginny, raggiunto da Ron e Neville, con in mano le bacchette dei tre.
La ragazzina riaprì gli occhi, incrociando lo sguardo di Neville, e poi abbracciò il fratello.
“Che vergogna! Ero io impossessata da quel mostro orrendo! N-Non sapevo c-come dirlo! A-avrei voluto ma….oh, grazie, grazie per avermi liberato! Grazie, Grazie!” disse, e poi gettò le braccia al collo di Neville, che divenne tutto rosso.
 
ODDIO ODDIO ODDIO ECCOMI QUI! PANT PUNT PANT C'E' VOLUTO TANTISSSIMO! PENSATE CHE HO DOVUTO RIVISITARE QUASI TUTTO IL CAPITOLO...PERO' VABBE'...PENSAVO DI DIVIDERLI ALL'INIZIO, PERO' POI HO PENSATO DI FARE UNA COSA UNICA PERCHE' MI SEMBRAVA AVESSE PIU' SENSO...HO VISTO UN BOTTO DI LETTORI COMUNQUE ALLO SCORSO CAPITOLO (NESSUNA RECENSIONE, TUTTAVIA SONO SODDISFATTA LO STESSO) :D GRAZIE CHE AUMENTATE.. SONO DELUSA DAL FATTO CHE QUALCUNO MI ABBIA TOLTO DALLE RICORDATE, MA VABBE', PERDONATEMI MO E' UN PERIODO DI LAGNE...TUTTAVIA STAVOLTA VE LO CHIEDO PALESEMENTE, POTETE SCRIVERMI SE VI PIACE O MENO? SE FUNZIONA O NO? COSì PER SAPERE...SAPETE CHE CI TENGO DI PIU' AI LETTORI CHE ALLE RECENSIONI, MA STAVOLTA VE LO CHIEDO SFACCIATAMENTE GIUSTO PERCHE' E' IL PENULTIMO CAPITOLO, PERCHE' IL PROSSIMO INTRODURRA' PRATICAMENTE COME CAPITOLO FINALE IL TERZO...CHE SARA' TUTTTA UN'ALTRA ROBA! VABBE' QUINDI VI CHIEDO DI LASCIARMI UNA RECENSIONE. BASTA NON INSISTO. VABBE'. COMUNQUE, GRAZIE A TUTTI VOI CHE LEGGETE, MI DATE UNA GRANDE SODDISFAZIONE!!!!!!! UN BACIO GRANDE E AL PROSSIMO CAPITOLO, AVERYN
 
 
 
 
  
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