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Autore: MartinaGaladriel98    13/08/2012    1 recensioni
E se Ismira, la figlia di Roran e Katrina, diventasse cavaliere dei draghi?
Come sarà la sua avventura? Seguitela!! Questa è la mia prima storia e sono un po' in ansia, ma spero di fare un buon lavoro! E spero che la recensirete in tanti
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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5. TRA FAIRTH, SALUTI E PARTENZE

<< Ismira! >> Katrina corse fuori dal castello di Carvahall dove avevano deciso di stabilirsi per un po’, seguita dai figli.
Uno splendente drago bianco volava a bassa quota, verso di loro.
<< E’ il drago Miaren con il suo Cavaliere Alacrion, mamma >> la informò Genevieve mentre si stropicciava gli occhi assonnati.
Appena scesa dalla sella, Ismira si affrettò ad abbracciare i genitori.
<< Ismira sei un Cavaliere! >> esclamavano i fratelli, creando un brusio confuso.
Roran le prese la mano destra << Gedwey Ignasia, giusto?>>
<< Si, papà >> rispose la ragazza.
In quel momento il drago viola si avvicinava, a  passi incerti, gli steli d’erba si piegavano al suo passaggio.
<< Lui è Alinien, figlio di Laroth e  Galana gli Antichi >> pronunciò Ismira. Alinien emise un debole ruggito come a confermare quelle parole.
Poi con il pensiero e a voce presentò la sua famiglia, che lo guardava ammirata e curiosa.
Che famiglia numerosa, Ismira!
Troppo forse, abbiamo bisogno di un sacco di cavalli per muoverci da un posto all’altro! rispose con un tono divertito che scomparve subito dopo, Bè avranno bisogno…
Non sentirti triste perché partiamo, potrai rivederli un giorno!
Ma è difficile lasciare i propri cari, Alinien…
Il drago la cinse in un abbraccio mentale, rincuorandola.
Ci sarò io con te .
         
§§§
<< Ismira partirà domattina >> annunciò Alacrion rivolto a Roran e Katrina.
<< Arriveremo a destinazione dopodomani, dopodichè inizierà il suo addestramento. Sappiate che è una grande responsabilità, ma in lei vedo tutte le qualità necessarie per diventare Cavaliere. Qualità che naturalmente andranno migliorate con il tempo. Il maestro Eragon e la dragonessa Saphira mi hanno raccomandato di dirvi che sono orgogliosi di Ismira e che spera che un giorno vi possano rincontrare. Mi ha anche detto di consegnarvi questo >>
Alacrion cacciò una mano nella tasca del mantello e tolse fuori una tavoletta di legno, poggiandola sul tavolo.
Era un fairth. Raffigurava una valle grandissima, al cui c’entro vi era una costruzione fatta apposta per i draghi, con grandi cancelli intricati e volte arcuate. Il castello non aveva niente da invidiare agli elaborati edifici elfici.
Intorno alla torre volavano quattro draghi: uno bianco, l’altro turchese, uno rosso chiarissimo che sfumava nel rosa e l’ultimo più piccolo di un verde scurissimo. Il cielo era talmente limpido che Roran poteva vedere la vaga ombra del suo viso. Era straordinario. L’immagine scomparve improvvisamente per lasciar posto a delle parole.
La tavoletta diceva: questo è tutto ciò che abbiamo creato in sedici anni io e Saphira e ne vado fiero. Guardate, come credevamo possibile la creazione di tutto ciò fino a poco tempo fa?
Siamo cresciuti, finalmente Roran abbiamo trovato il nostro posto nel mondo dopo aver sconfitto chi poteva impedircelo. Non c’è incantesimo che possa spezzare il bene che vi vogliamo, speriamo che stiate tutti bene.
Alagaesia sarà sempre la mia patria e non la dimenticherò. Tutti voi ci mancate terribilmente, voi, la regina Nasuada, gli abitanti di Carvahall e Arya e tutte le persone che ho conosciuto e che ho imparato a voler bene, come Elva e l’erborista Angela. Sarete sempre coloro che ci sostengono e ci aiutano ad andare avanti. Confidiamo nel rivedervi un giorno.
Eragon e Saphira.
Il fairth  ricompose la prima immagine, accogliendo una lacrima di Roran.
<< Anche noi cugino, anche noi… >> Katrina gli strinse la mano.
<< Grazie Alacrion shur’tugal >>
<< Devo ringraziare voi per il mondo che ci avete lasciato, esente dalla tirannia di Galbatorix >> disse Alacrion solennemente, guardandoli negli occhi.
§§§
Abbi cura di te e non dimenticare mai chi sei e da dove vieni, Ismira Katrinasdaughter. Erano state quelle le ultime parole con cui l’avevano lasciata i suoi genitori. Mentre s’issava sul dorso di Miaren aveva osservato attentamente tutti i volti di chi le aveva voluto dirle addio.
Si  era impressa bene nella memoria le figure di Gioel e Hope la figlia di Horst, con cui aveva condiviso tutta l’infanzia fino a quel momento.
Chissà perché tra la folla le era parso di vedere anche Angela e Solembum.
Istintivamente prese in mano il ciondolo che aveva appeso al collo, quello  che aveva ricevuto da Eragon per il suo sedicesimo compleanno.
La pietra continuava a  risplendere, facendo fluttuare continuamente i flussi di energia al suo interno, di ogni colore. Ma qualcosa era cambiato.
I tentacoli di energia ora seguivano una direzione precisa all’unisono, non si muovevano più in modo confuso. E la pietra bruciava. Si ripromise di chiedere informazioni a Eragon l’indomani.
Anche a me sembra alquanto strano, Ismira.
Forse è perché ci stiamo avvicinando sempre dipiù al luogo dove è stata fatta, i flussi puntano proprio ad Est, dove siamo diretti.
Magari…
Guardò giù, Ilirea scorreva veloce sotto di loro, florida come sempre. Ismira si chiese cosa stesse facendo Nasuada in quel momento.
Quando giunsero in vista del deserto di Hadarac, non potè fare a meno di unirsi alla desolazione di quel posto. Tempeste di sabbia infuriavano tra le dune bollenti, travolgendo i carri degli avventurosi raminghi del Farthen Dur, ansiosi di darsi al rischio. Tra loro vi erano anche alcuni nani che sollevarono il capo coperto quando Miaren passò sopra di loro, suscitando sguardi timorosi e ammirati al tempo stesso.
Il drago bianco cambiò direzione improvvisamente, come se il suo corpo fosse stato sospinto violentemente dal vento.
Ismira chiese spiegazioni ad Alacrion.
<< Ho deciso di fare una breve tappa prima di lasciare Alagaesia, spero che Ellèsmera ti  possa piacere >> e sorrise.
                                                         
  
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