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Autore: Chibi_saru    26/02/2007    5 recensioni
"Un angelo con le ali di demone e le orecchie di volpe. Sei infimo Kaede, sei infimo e bellissimo come una volpe. Lucente come un angelo ma seducente come il più delizioso dei peccati." [KaedexHanamichi]
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~Met Again

A quel tempo ero solo un ragazzo che stava cambiando la pelle
non ero padrone di niente ero un angelo fragile e ribelle
a scuola me ne fregavo dei voti non volevo essere giudicato
ma quanto entusiasmo che avevo e quanta voglia di imparare a volare

E che voglia di stare ad ascoltare e conoscere tutte le cose
ma i professori non insegnano niente bisogna sempre fare da soli
volevamo imparare a fregare il dolore
essere felici imparare l’amore

Chissà se tu sei cambiata
chissà dove sei finita
in questo lampo di vita
chissà se sei stata amata

Chissà se quella ferita
chissà se poi è guarita
in questo lampo di vita
chissà se ti sei salvata


 Luca Carboni © Lampo di vita



Non riesco a sentire quello che, quella signora, mi sta urlando; la faccia rossa, concitata, gonfia di quella rabbia esorbitante.
Non riesco a capire perché mi urla contro… forse perché ho quasi rischiato di farmi investire, forse perché la sua preziosa macchina rossa sgargiante ha riportato qualche graffio sul cruscotto.
Forse il suo ragazzo l’ha lasciata e sta riversando il suo stress su di me, liberandosi a poco a poco, lasciando che, quelle lacrime che non vuole versare, escano via sotto forma di parole.
Mi odia per una colpa non mia.
Chissà se era lo stesso per te.
La guardo con gli occhi vuoti, di un castano che rassomiglia troppo al nero del nulla.
Mi scuso non troppo convinto, lei forse se ne accorge, forse ritorna ad urlare… ma io corro via.
Sento i rumori tornare di nuovo come un mare in piena, mi assordano come il tuo silenzio… come i tuoi occhi di quel giorno.
Mi odiavi?
Mi hai mai amato?
Forse non come ti ho amato io… in quel modo totale e devastante, come un onda che ti prende nelle sue fredde spire, ti spintona, trasporta… ama, con quella sua irruenza, senza lasciarti respirare… uccidendoti pian piano e facendoti annullare in lei.
E’ questo il tuo potere su di me… o almeno quello che avevi… avevi.
E allora perché?
Sto correndo come un disperato… per aver visto i tuoi capelli, seta che vola al vento… morte che ho sempre voluto.
Perché mi guardo in giro come un ossesso?… perché ti cerco disperatamente?… perché voglio che quella visione sia realmente tu?
Perché non riesco ad odiarti?
Io che ne ho un reale motivo. Io che sono stato tradito dalla vita per così tante volte. Io che mi sono annullato per te.
Io che ti amo più di me stesso.
Corro a destra passando accanto alla pasticceria dove ho comprato la torta per il tuo compleanno.
Ricordo ancora i tuoi occhi… acqua limpida del torrente della mia vita… felici.
Ridenti.
Miei.
E nonostante con le parole mi schernissi, mi umiliassi forse… come potevo odiarti mentre chiamandomi “Piaga” con gli occhi mi sussurravi “amore”?
Cosa mi hai fatto?
Come hai fatto a legarmi a te in maniera tanto totale?
Quanti anni sono passati?
Tanti… Troppi…
Non mi sono mai innamorato di nuovo, lo capisco solo ora.
Ne ho avuto tanti di ragazzi… incredibilmente tanti… non credevo di poter avere tanto successo… non credevo di poter essere così meschino da abbandonarmi nell’amore altrui per non correre da te.
Non credevo di non poterli amare.
Eppure ora mi sento ancora vergine mentre, con il respiro ansante ti cerco… i miei sentimenti sono vergini, il mio amore è timido fiore appena sbocciato.
E tu?
Chissà in quante altre bocche mi avrai dimenticato… quante volte guardandoti indietro, nella tua mente, nei tuoi ricordi… chissà quante volte hai scosso la testa amareggiandoti per quella tua stupida decisione di amarmi… anzi… per quella tua stupida convinzione di amarmi.
Non potevi amarmi… sarebbe troppo ingiusto… troppo umiliante.
Ma non puoi odiarmi… sarebbe troppo annullante.
Giro a sinistra sentendo un discorso di due ragazze.
So che stanno parlando di te.
Hanno detto di aver visto passare un angelo.
Un angelo con le ali di demone e le orecchie di volpe.
Sei infimo Kaede, sei infimo e bellissimo come una volpe.
Lucente come un angelo ma seducente come il più delizioso dei peccati.
Sinuoso e ribelle mi hai ammaliato e mi hai portato con te all’inferno, mi hai offerto al cacciatore al posto della tua folta coda… mia tenera volpe.
Mi fermo di botto…
Perché tu sei là.
Fermo appoggiato ad un portone.
Mi nascondo dietro un cespuglio che non riesce a coprirmi tutto… le persone mi guardano stupefatte… e non capiscono.
Non capiscono cosa ci faccia dietro un piccolo cespuglio un gigante rosso… il gigante buono di ogni fiaba, inebriato dal protagonista, imbrogliato ed accecato dall’abile Nessuno.
Cosa vuoi farmi ancora?
Odiami, strappami il cuore, tradisci il ricordo di noi… fallo davanti a me… cosicché io possa odiarti… cosicché io possa amarmi.
Sei poggiato suadente, come le statue greche, il viso è tranquillo.
Impassibile.
Come lo ricordavo.
Perfetto.
Non sei mai stato tipo da grandi pianti… non hai mai versato una lacrima… nemmeno quando mi apristi il tuo cuore…
Nemmeno quando con un coltello ripassasti sulla tua grande ferita… su quella ferita che mi rivelasti in quella notte di pioggia… dove per la prima volte ci siamo amati.
Ti ho amato così tanto Kaede, mentre con quella tua forza mi hai raccontato, mentre con un cipiglio nervoso mi hai chiesto cosa ne pensavo.
Mentre ti ho accolto tra le mie braccia ripetendoti che ti amavo.
Che non ho mai smesso di amarti.
Vorrei di nuovo stringerti a me… e prometterti di nuovo di non lasciarti.
Ma sei stato tu a rompere la mia promessa.
Cosa ci fai lì kitsune?
Chi stai aspettando? Quel tuo nuovo amore che potrà spezzarmi il cuore? Una tua vecchia amica che, come lama appuntita, mi trapasserà la vita?
Aspetti la tua fredda solitudine, per lasciarti andare ancora a quelle sue ali?
Aspetti me?
Aspetti il mio amore?
Sospiro maledicendo me stesso conscio che, dopo una tua parola, potrei annullare anche questa voglia di sparire.
Ora che sono adulto… ora che so che ti posso amare… ora che so che non ti lascerei mai andare.
Eravamo troppo giovani?… Per avere legami, per sentire che anche al mondo può esserci pace?
Noi che della vita abbiamo conosciuto solo il dolore… era troppo doloroso conoscere anche l’amore?
Perché ci rendevamo conto, giorno dopo giorno, che noi avevamo perso i nostri cuori, strada facendo, in una strada piena di spine…
Non hai voluto cercarlo insieme a me quel cuore vero?
Chi ero io? Uno stupido do’aho… uno stupido idiota… un deficiente che non avrebbe mai potuto farcela ad andare avanti in questa vita.
Si.
Ero questo.
Ma ora… ora…
Abbasso la testa guardandomi le mani.
Sorridendo con mero disprezzo.
Ora sono uguale a prima.
Non sono altro che zavorra per la tua vita… hai fatto bene Kaede… a lasciarmi andare, a lasciarmi per volare lontano.
Chi ami ora?
Non lo so… e non lo saprò.
Mi alzo lento… non mi guardo indietro.
Non posso… non posso perderti di nuovo.
Vederti come lontana luce… come lontana salvezza, come la mia vita che lenta esce dal mio corpo per venire da te… e darti la poca forza che ho anche in me.
Non lo so chi ami… spero che sia degno di te… più di quanto non lo sia io.

×~×

Ho guardato dentro una bugia
e ho capito che è una malattia
che alla fine non si può guarire mai
e ho cercato di convincermi
... che tu non ce l'hai.
Vasco Rossi © Senza Parole



Una piccola folata di vento gli mosse i capelli in maniera gentile, come una madre che non vede il figlio da tempo.
Chiuse gli occhi godendosi quella fredda attenzione.
Il mondo si spense, quando gli occhi decisero di non riaprirsi… decisero di godere di quel freddo nulla…
Perché ora era giusto chiederselo.
Cosa ci faceva lì?
Perché… perché aspettava qualcuno che non sarebbe arrivato, perché, nonostante l’sms gli era arrivato era ancora lì?
“Scusami Kaede. Non posso venire oggi. Baci. Ayako”
Perché era lì?
Aprì di nuovo gli occhi e fece qualche passo verso la vetrina di fronte.
Bianco, un candore innaturale lo colpì con quelle mille sfaccettature, bianco panna, bianco latte… bianco.
Come la luce che non aveva mai trovato.
Lui non era mai stato davanti ad un negozio come quello…
Un gay non guarda i vestiti da sposa… un gay non sogna un matrimonio… un gay non pensa a quanto risplenderà la sua donna con quel bianco angelico.
Un gay pensa al corpo muscoloso del suo amante… un gay pensa a una risata contagiosa.
Lui, non un gay ma Kaede Rukawa, pensava ad Hanamichi.
Inesorabilmente.
Sempre.
Mai.
Come un’ossessione continua… come una tortura, una croce che gli ha ferito il cuore.
Ma che diritto ha Kaede di rivolere Hanamichi?
Come potrebbe averlo davanti agli occhi, con il ricordo della loro storia, della fine della loro storia e riuscire comunque a dirglielo.
Che lo ama ancora… che lo ha sempre amato… che ha detto tante di quelle cretinate che anche il suo cuore, mentre le diceva, piangeva.
Perché Kaede era un piccolo ragazzino all’epoca, perché Kaede aveva sofferto davvero tanto da piccolo, perché Kaede non sapeva amare.
Era scappato, con la coda tra le gambe con la paura di affezionarsi… di innamorarsi troppo per poter scappare dopo.
Perché la forza della volpe sta nello scappare prima che il cacciatore la prenda… e quello stupendo cacciatore dai capelli rossi era di sicuro il più abile… perché nonostante la volpe fosse corsa via la trappola era ancora lì alla sua zampa.
E sanguinava ogni secondo… ogni minuto, ogni ricordo.
Perché il cacciatore non veniva a togliergli la trappola? Perché non l’aveva rincorso quando era fuggito?
Ma lui lo sapeva il perché.
Hanamichi non era un cacciatore… era il suo amante… e lui l’aveva ferito… ferito nel profondo con un coltello appuntito, lo aveva infilzato lì, in quella ferita già aperta… mischino… troppo mischino…
Con rude cattiveria… con disperata foga… con le lacrime che volevano uscire per la prima volta in vita sua.
Staccò la mano dalla vetrina con un gesto infastidito, vi si era appoggiato in maniera involontaria, come alla ricerca della sua luce, come se quel bianco potesse ridargli Hanamichi.
Il do’aho.
E chissà se ora era ancora “suo”… magari si era consolato in fretta, in maniera grossolana.
Mai dimenticarsi delle sue 51 cotte finite dopo alcuni minuti.
Cosa gli faceva credere di essere così diverso da tutte quelle oche che, anche senza goderne a fondo, erano state il soggetto dell’amore di quel deficiente?
Lui non era nulla… se non una volpe ormai catturata.
Si lasciò andare un poco all’indietro come spinto da una corrente invisibile.
Alzò un attimo gli occhi al cielo senza mai aprirli…
Aveva paura…
Paura, non era nemmeno questa l’espressione giusta.
Ma cosa avrebbe visto alzando gli occhi?
Un sole fasullo che, timido, si nascondeva dagli occhi dei poveri umani, cercando di convincerli che non è lui il loro reale sole… lui che è così dannatamente lontano.
Ma Kaede non sapeva più cosa fare… consapevole che, anche il suo reale sole, era troppo lontano per essere guardato.
E come un soffio di vento un dolce sospiro, una carezza benevola quella parola come tante altre volte amò le sue labbra.
“Do’aho”
L’unica parola che per tanto tempo aveva avuto in testa… l’unica parola che aveva amato con tutto se stesso che, come un mantra,  aveva ripetuto ogni giorno.
Il suo do’aho.
Si chiese come avesse fatto a cacciarlo via con menzogne tanto grandi… come poteva il suo Hanamichi aver preso sul serio le sue parole?
“ Adesso basta mi hai stufato… chi ti credi di essere per dirmi cosa devo fare?”
Tu sei il mio cuore, la mia vita…
“Sei un semplice do’aho, vero sei il re dei do’aho, ma di certo non sei l’unico
Tu sei l’unico do’aho che mi ha conquistato il cuore…
“E se voglio andarmene in America io ci vado e basta e se non ti sta bene…”
Se non ti sta bene abbracciami, legami a te, baciami come sai fare solo tu… mostramela di nuovo Hanamichi…
“…Sparisci”
…La tua luce.
Una serie di parole scritte in fondo ad un cuore ferito, ad occhi che non sanno più parlare d’amore, ad un ghiaccio che non si è mai sciolto…
Si odiava, come ogni giorno… come ogni secondo.
E non c’era mai andato in America… no ne aveva mai avuto la forza.
La forza.
Ironico… lui che aveva lasciato Hanamichi per ritrovare la sua forza l’aveva persa del tutto.
Guardò una lattina che, come piccoli granuli di sabbia, sfiorava la sua scarpa.
Appiccicosa, stupida… lattina.
La calciò… per puro sfogo… con troppa forza… ma in maniera così innocente che ricordava il calcio dei bambini, un gioco stupido ed innocente come non era più quel ragazzo.
21 anni alle spalle ed una situazione psicologica degna di una conferenza mondiale.
Era messo bene…
“Aiho!!”
Si girò di scatto a quell’urlo che, come una molla, aveva risvegliato i suoi sensi intorpiditi.
E qualcosa dentro di lui aveva urlato: Amami.
Rosso.
Rosso passione.
Rosso amore.
Rosso, come il sangue che gli fluiva al viso, come il cuore che aveva smesso di battere, come la lingua che si seccava piano…
Fisico muscoloso e fragile insieme, come quella testa calda… il teppista incallito che avrebbe picchiato chiunque ma che si fermava per aiutare le vecchiette.
Il corpo, ora incurvato a tenersi un ginocchio era come sempre… solo più bello… più caldo… più lucente.
Il do’aho.
“Chi cavolo è stato il deficente? Non si fa arrabbiare il ten…”
E Hanamichi si blocca… e Hanamichi non parla.
Perché due freddi occhi ghiaccio lo stanno guardando… perché dei danzanti fili di seta sono rivolti verso di lui, tendendosi, spasmodicamente.
Perché Hanamichi non riesce a vedere altro che luce.
“Do’aho”
Fredda, tagliente come il peggiore dei risvegli, come l’acqua fredda che ti risveglia dal mondo in cui ti rifugi con incredibile testardaggine.
Ma Hanamichi non riusciva a vederli gli occhi ora… o lo avrebbe letto di nuovo, quel ridente amore.
“Ki…Ki…KITSUNE! Che ci fai qui? Ti sei accorto che quegli americani non sono nulla in confronto ai giapponesi eh?”
Hanamichi parlava ma in realtà si sentiva morire.
Perché Kaede lo fissava, insistente, perentorio… perché Rukawa lo accecava, lo riscaldava e lui ne aveva dannatamente paura.
Il moro però non era da meno… con gli occhi fissi sulla sua figura muscolosa si diceva a se stesso quanto veritiere fossero le parole di Hanamichi o almeno… se riferite a lui in particolare.
Quale stupido Americano avrebbe mai potuto battere quel rossino?
Il suo rossino… ed era ora di ricordarlo in giro.
“Hn… Ci sono meno do’aho però”
E con quella stupida e bambinesca fierezza, con quella sua comprensione lenta Hanamichi si gonfiò a quella risposta…stupido ed innamorato.
“Visto? Io sono il tensai dei do’aho”
E, per una regola di copione il moro sbuffo, sospiro lento come se fosse infastidito da quella voce… calda… vivace… solare… bella.
“Almeno te lo dici da solo…”
E a quel punto fu rissa.
Il pugno del rosso partì forte, violento… cattivo.
Perché era il primo… perché era il primo da tanto… perché non era il primo della loro storia.
E Kaede a quello non rispose mai… non colpì mai in maniera così disperata come aveva fatto il rosso… perché quello non era un pugno, era una lacrima.
Poco dopo si accasciarono a terra, seduti ansanti e stanchi.
I passanti, pochi invero, fermatisi ad ammirare lo spettacolo, a poco a poco defluirono, disinteressati ormai da quei due “pugili” fermi.
E loro rimanevano lì… senza guardarsi, senza parlarsi, con il peso del passato e la frenesia del futuro.
“Sei un idiota Kitsune…”
Il moro abbassò la testa, i capelli carezzosi e morbidi gli coprirono il volto… e si sentiva… irrimediabilmente felice… anche se forse lo stava perdendo per sempre.
“Te l’ho detto… In Giappone ci sono tanti do’aho”
 Hanamichi si girò verso di lui… gli occhi impenetrabili… la bocca semi aperta che non rivelava nessuna emozione… Un sole ghiacciato e pronto ad esplodere.
“E tu tornerai nella patria dei non-do’aho?”
“Tu mi lasceresti andare?”
Due voci che come graziose compagne di danza si accavallavano, lente, decise… dolcemente amanti.
E una sola risposta che, come fiera, spezzò il silenzio della notte.
Quella notte che li aveva accompagnati per tanto tempo.
“No”

The End (?)

Free Saru Talk:
C: *3*/.... Non picchiatemiii ;___; Ok etta satoria non ha senso é__è però ando l'ho scritta mi pareva puccha ;__;
R: ... non c'è nessuna lemon
H: ... Non c'è nemmeno un bacio
S: ... Non ci sono nemmeno io
C&R&H: >_>"
S: è__é beh?
C: yesh lo so ;__; è vergognosamente casta ma... ma... T__T nooo io volevo fare la lemooooon
R: Falla è__è
H: Sono d'acordo con la volpe spelacchiata é__è
C:... In etta fic nin ci sta U.U

Disclaimer: Li trovo inutili ma... E' tutto del sensei Inoue *O* Magari l'avessi inventato io Ru OçO a quest'ora =ç= Bwahahahah >.< *rotola*
  
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