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Autore: LostinStereo3    13/08/2012    4 recensioni
Non sapevo da quanto tempo camminavo, non mi importava, il tempo era solo un numero, uno scorrere di numeri in successione che si accavallavano, uno dietro l’altro, in una continua gara verso un misterioso traguardo. Che senso aveva questo? Perché il mondo era così crudele? Se era vero che Dio esisteva, perché aveva permesso tutto ciò?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il weekend era passato e si prospettava un’altra settimana lunga e monotona, uguale a quella precedente, che era stata uguale a quella prima ancora.

Quel lunedì però mi alzai quasi di buon’umore e ancora insonnolita scelsi a caso, come sempre, qualcosa da mettermi e scesi strascicando i piedi, giù in cucina dove la mamma mi aveva lasciato due pancake e un bicchiere di succo di frutta. Bevvi velocemente e addentai un pancake e poi uscii di corsa da casa restando fedele al mio iPod.

Dopo la solita sigaretta dietro la palestra, entrai in classe quasi speranzosa dirigendomi verso il solito banco in fondo di cui io e Billie ormai eravamo i proprietari.
Aspettai un po’ di tempo, di solito era sempre in ritardo.
In realtà veniva a scuola in orario ma poi passava quasi tutta la prima ora in cortile con i suoi amici, quindi non mi preoccupai.
Al suono della campanella sussultai, non avevo seguito una parola della fottutissima lezione di matematica, così mi alzai lentamente raccogliendo la mia tracolla da per terra e buttandomela a caso su una spalla, uscii dalla classe.
Una cosa era chiara, Billie aveva fatto sega, di nuovo.

Tornata a casa, mi trovai un fogliettino consunto sul letto.
Lo riconobbi subito, solo lui sapeva ridurre in quello stato un pezzo di carta. Mi avvicinai per leggerlo.

Stasera suono. Ti passa a prendere Mike alle 8.30
Billie Joe



Fermi tutti. Chi cazzo era Mike? E perché Billie aveva dato per scontato che ci sarei voluta andare? Uomo di molte parole, poi.
E un’altra cosa, suonava? Non lo sapevo, cioè non me lo aveva mai detto.
Certo non è che parlavamo poi così tanto, ci sedevamo solo vicini a scuola, e due o tre volte ci eravamo incontrati fuori, ma quasi sempre per caso.

Ero decisa a non dargliela vinta, così ciondolai per casa tutto il pomeriggio, non trovando pace nemmeno per un attimo.

Alzai gli occhi verso la sveglia posata sul comodino: le 8.30 e infatti dopo due minuti sentii suonare alla porta.
Proprio quando che mi ero convinta a cominciare un nuovo libro mi rompevano i coglioni.
Scesi le scale fino al salotto con meno voglia di quella che ci mettevo tutte le mattine per andare a scuola e con la delicatezza e il passo di un elefante andai ad aprire.
Mi trovai davanti uno spilungone allampanato dai capelli più gialli di un canarino.

“Chi cazzo sei tu?” domanda scontata.

“Muoviti dai, che tra poco suoniamo.”
Bene, aveva ignorato bellamente la mia domanda e si era voltato percorrendo a ritroso il vialetto del mio giardino incolto fino a raggiungere la sua macchina, anche se non ero sicura che una cosa..così, si potesse definire macchina.
Ovviamente dedussi che quello fosse Mike.

“Ma io non ci voglio venire” gli urlai contro dall’ingresso.

Lo sentii borbottare qualcosa prima che si voltasse verso di me e mi urlasse a sua volta.

“Billie mi ha detto che se avessi opposto resistenza, ti avrei dovuto prendere anche con la forza, e non ci vuole chissà che forza sovraumana a caricarti, quindi muoviti se non vuoi essere alzata di peso.”

“Vi odio” gli urlai di rimando.

Corsi a recuperare la vecchia fidata tracolla e uscii di casa raggiungendo Mike su quel trabiccolo senza neanche aver guardato la mia stupida faccia allo specchio.
 
“Tu quindi suoni con Billie? Cioè voi suonate?” chiesi, un po’ confusa e un po’ imbarazzata.

“Certo che suoniamo, non lo sapevi? Io e Billie ci conosciamo praticamente da sempre.”

Mike sembrava un tipo apposto, un po’ tormentato, ma era tranquillo. Non parlava molto, se non era per me non avremmo mai intrapreso una conversazione.

“No, non lo sapevo, Billie non me ne aveva mai parlato. E siete solo voi due?”

“Scherzi? Con noi c’è anche Trè.”

Lo guardai aspettando che continuasse, ma mi resi conto che non aveva assolutamente intenzione di andare avanti, perciò lasciai cadere il discorso così e mi accesi una sigaretta. Strano tipo ‘sto Mike.

“Siamo arrivati” annunciò il biondo.

Scendemmo dalla macchina insieme e ci avviammo verso il locale che era già abbastanza popolato. Dopo due minuti Mike sparì e mi trovai da sola in mezzo a una folla sconosciuta e già mezza ubriaca alle 9 di sera.

All’orizzonte una serata devastante. Mi presi una birra tanto per fare qualcosa nell’attesa che “la cosa” cominciasse.











Ebbene sì, nonostante tutte le forze a me contrarie sono ancora viva e cosa più raccapricciante, ho anche scritto e postato.
Il capitolo fa schifo, mi sembra diverso dai precedenti e non mi convince, ma l'ho scritto e basta, l'ho pure postato. Se fa schifo amen.
Comunque io e la costanza non andiamo per niente d'accordo, quindi boh, non so quando posterò di nuovo.
Salut a tutti e buone vacanze, e grazie a tutti quelli che recensiscono :3
(Che poi non sono sicura che "salut a tutti" abbia un senso, ma va beh.)
  
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