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Autore: ElleX26    13/08/2012    6 recensioni
Kurt e Sebastian si rincontrano. Situazioni, luoghi, persone diverse. Anche loro sono un po’ differenti, pur essendo rimasti sempre uguali. Sebastian è ancora l’arrogante ragazzino pieno di sé che odora di sesso. Kurt sta ancora con Blaine, anche se il loro rapporto è ormai danneggiato, probabilmente in maniera definitiva.
Rachel è troppo piena di sé. Santana è sempre uguale, stronza e caliente. Anche Brittany è sempre lei: un gran cuore e una mente persa tra unicorni e delfini. Finn è lontano, parecchi fusi orari più in là. Burt è il solito padre affettuoso, anche se ormai è diventato un senatore molto impegnato. L’era del Glee Club sembra lontana anni luce per chi ormai è completamente proiettato verso una nuova avventura. New York è la cornice perfetta per lasciarsi il passato alle spalle.
Prima FF che scrivo. Kurbastian con un assaggio di Klaine. FutureFic!
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Santana Lopez, Sebastian Smythe, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I SHOULD TELL YOU_2
Buongiorno a tutti! ^-^
 
Ed eccomi di nuovo qua, pronta a zuccherarvi (o farvi sanguinare?) le orecchie – anzi, gli occhi. XD
 
Prima di tutto volevo ringraziare infinitamente tutti coloro che hanno dato una chance a questa mia prima storia, leggendone il primo capitolo. Voglio ringraziare soprattutto chi l’ha aggiunta ai preferiti/seguiti/ricordati e ancor di più chi ha recensito, lasciandomi un suo parere. Mando quindi un mega abbraccio virtuale a Tallutina, Aurinella, Athena14 e Itagnola; grazie mille ragazze! =)
 
Questo capitolo è ben più lungo del primo, quasi il doppio (non so quale sarà la lunghezza standard dei prossimi), e Kurt, pur essendo il “protagonista” della FF, appare solo in maniera limitata. Avevo bisogno di inserire qualcun altro, per spiegare un po’ la cornice narrativa della storia. Non disperate comunque, il prossimo capitolo sarà dedicato interamente alla nostra dolce, dolce Porcellana. ;P
 
Ultima cosa: come sempre, mi farebbe estremamente piacere sentire i vostri pareri. Sia che vogliate recensire, sia con un messaggio privato, tutte le opinioni, critiche, incoraggiamenti, idee e suggerimenti sono ben accetti!
 
Vi lascio alla lettura, ci “risentiamo” in fondo.
 
Love,
Elle.
 
p.s. Non so se devo farlo, ma in caso: Glee, ovviamente, non è mio e così nemmeno i suoi personaggi.
 
 
 
 
I should tell you
 
 
Capitolo secondo:
 
“Of Lord Tubbingtons, Dolphins and birdies.”
 
 
 
 
“Sebastian?”
 
Il ragazzo più alto, sentendosi chiamare per nome, alzò lo sguardo. La sua espressione scocciata mutò rapidamente, in sincrono con il cambiamento delle sue emozioni, e nel giro di pochi secondi divenne di genuina sorpresa.
 
“Hummel?”
 
Kurt fece un mezzo sorriso.
 
“Che cosa ci fai qui?” chiesero nello stesso momento.
 
Kurt si bloccò e fece un cenno con la mano in direzione dell’altro come ad indicare che fosse lui il primo a prendere la parola.
 
“Bè, fino all’ultima volta che ho controllato la Columbia University si trovava a New York, quindi… Tu, invece? Dove hai lasciato la tua dolce metà? E soprattutto, perché non sei ancora in Ohio insieme a lui a piangere sulla lettera di rifiuto della NYADA?”
 
“All’inizio era quello il mio pia – aspetta un attimo – tu come diavolo fai a sapere che avevo fatto domanda alla NYADA e che non mi hanno preso?”
 
I lineamenti del viso del controtenore erano tesi, a renderli tali una maschera di disappunto e seccatura, e allo stesso tempo sconcerto.
 
Niff. – rispose Sebastian con una scrollata di spalle, come se fosse la risposta più ovvia – Sono anche loro qui a New York, non lo sapevi?”
 
“No, e comunque dopo le Regionali non ho più sentito nemmeno loro, quindi mi ripeto: come diavolo fate a saperlo?”
 
“Credo sia stato a quella cena per gli Usignoli organizzata da Montgomery e David in onore dei vecchi tempi. Io non sono potuto andare; ero in Francia a rivivere la mia Belle Époque personale e so che nemmeno tu hai potuto partecipare. A questo punto credo che l’unica opzione aperta rimasta sia Blaine. Probabilmente se l’è fatto sfuggire parlando con gli altri.”
 
“Ovvio.” Mormorò Kurt a denti stretti e occhi chiusi, poi all’improvviso li riaprì mostrando un’espressione stupita, come se avesse appena avuto una rivelazione. “Aspetta un momento – cena? Quale cena?”
 
Sebastian fu preso in contropiede e rimase un attimo in silenzio. Sicuramente questa non se l’aspettava. Scrutò Kurt con uno sguardo curioso, una luce diversa nei suoi occhi.
 
Kurt sembrava completamente assorto nei suoi pensieri, l’espressione sul suo viso vuota e distante, gli occhi leggermente lucidi. Sebastian era ancora intento a studiare l’altro, a cercare di decifrarne il nuovo cipiglio, quando rispose distrattamente: “Conosci Wesley Montgomery, no?”
 
Kurt fece un cenno d’assenso appena percettibile e così Sebastian continuò.
 
“Lui si è diplomato lo scorso anno e ha iniziato a studiare a Chicago. Quando è tornato per le vacanze, prima che anche i Senior di quest’anno partissero per le varie università in giro per lo stato, ha deciso di organizzare, con l’aiuto di David, una piccola rimpatriata. Vista la regola ‘Usignolo una volta, Usignolo per sempre’, a mio parere regola quasi più gay di te, sono stati costretti ad invitare anche me, pur non apprezzandomi troppo e ovviamente anche chi ora fa parte, o faceva parte, della concorrenza: cioè tu e il tuo caro.”
 
Kurt aveva abbassato lo sguardo e continuava a non dire nulla. Sebastian decise così di continuare a raccontare, sperando di poter ricevere una qualche reazione dall’altro.
 
“Hanno organizzato questo barbecue a casa Duval. So che Blaine era presente, ci sono anche foto su Facebook a dimostrarlo e so che tu non ci sei andato, preferendo invece andare a fare shopping con la tua amica bionda, quella strana che parla per metafore. Credo che gli altri ci siano rimasti un po’ male; non riesco a capacitarmene, ma Jeff voleva veramente rivederti. Evidentemente preferisci passare il tuo tempo con una stupida biondina, piuttosto che con dei vecchi amici. Oltretutto, a pensarci bene, anche Jeff è definibile come ‘stupida biondina’, quindi probabilmente non avresti nemmeno notato la differenza – “
 
“Basta.” Kurt si era riscosso dal suo torpore momentaneo e aveva fermato le provocazioni di Sebastian con un tono secco e deciso, che lasciava poco spazio a repliche. “Io adoro Jeff e Nick e tengo ancora molto anche a Wes, David e Thad.” Fece un lungo e profondo sospiro, prima di ricominciare a parlare. “Brittany, la bionda che parla per metafore, quest’estate l’ha passata ad un campo di danza con Mike e Tina. Non la vedo da quando è finita la scuola, se non conti Skype.”
 
“Ma allora –” Sebastian si bloccò. Aveva un tono sinceramente sorpreso ed anche un po’ confuso, non capiva bene dove Kurt volesse andare a parare e soprattutto le motivazioni di quelle bugie.
 
“Allora è tardi e io ho una giornata impegnativa. Mi dispiace per averti macchiato la camicia, posso pagarti la lavanderia se vuoi.” Mentre parlava teneva gli occhi incollati al cellulare, senza mai guardare in viso Sebastian. Freneticamente, aveva cominciato a raccogliere tutte le sue cose, sistemandole alla bell’e meglio nella borsa in pelle che gli pendeva sulla spalla. “Scappo, fammi sapere quanto ti devo.” E con questo si diresse verso la porta, senza aggiungere altro, lasciandosi alle spalle un Sebastian più che perplesso.
 
 
“Ha una giornata molto importante all’università.” Una voce dolce e cristallina risvegliò la mente di Sebastian, persa a rivivere gli ultimi cinque minuti, cercando di capire cosa gli fosse sfuggito.
 
Cos’era successo a Hummel? Perché non aveva risposto come sempre alle sue provocazioni? Era sempre stato uno dei pochi all’altezza degli insulti e dei colpi bassi di Sebastian; perché oggi invece di rinfacciarglieli uno per uno, si era chiuso in se stesso e poi era scappato? E soprattutto, perché aveva mentito riguardo la cena? Scosse il capo, come a volersi liberare materialmente dei suoi pensieri, e si diresse verso il bancone dietro il quale stava la proprietaria della voce che aveva parlato.
 
Osservò la ragazza che aveva davanti. Pur essendo totalmente gay, doveva ammettere che quella che aveva parlato, era veramente una bellissima ragazza. Non una di quelle bellezze ostentate, visi truccati, seni prorompenti ben evidenziati da magliette attillate e unghie finte. Era una bellezza classica, pura ed innocente. Aveva un viso color avorio, tondo, ma non paffuto; gli occhi erano verdi, con qualche sfumatura nocciola ed erano estremamente espressivi. I capelli rossi e ricci le incorniciavano il volto e le cadevano morbidi sulle spalle minute, appena raccolti dietro le orecchie. La bocca era aperta in un sorriso genuino, non forzato, come spesso si vedeva invece sulle labbra delle ragazze. Non era altissima; aldilà del bancone si vedeva solo il busto su cui aveva allacciato il grembiule del negozio.
 
Sebastian, però, doveva averla fissata per un po’ troppo, perché notò che il sorriso le si stava leggermente incrinando e i suoi occhi brillavano di dubbio.
 
“Scusami, dicevi?” si riprese velocemente.
 
“Dicevo che Kurt oggi avrà una giornata molto impegnativa. – Sei un suo amico, vero?” adesso il suo tono era incerto, forse pensava di aver detto troppo ad uno sconosciuto. “Scusami, credevo foste amici, vi ho visti parlare – oddio che sciocca, mi dispiace – “
 
Sebastian alzò una mano per fermarla e sfoggiò uno dei suoi sorrisi migliori.
 
“Non ti preoccupare, tesoro, è vero che siamo amici.” Più o meno. “Mi chiamo Sebastian e tu sei…”
 
“Cassie, molto piacere!” Cassie allungò la mano a stringere quella del ragazzo che aveva di fronte, sorridendogli con una dolcezza che riuscì a colpire perfino Sebastian. “Scusami, ma ogni tanto faccio delle pessime figure e poi inizio a scusarmi all’infinito, finendo per spaventare a morte chi mi sta di fronte con la mia parlantina logorroica. Sono imbarazzante, perdonami.”
 
“Oh, non ti preoccupare, Cassie, capita a tutti.” Rispose con tono languido Sebastian.
 
Voleva sapere qualcosa in più su Kurt, per capire bene cosa fosse successo prima e forse, usando le stesse armi che sfoggiava nei bar gay per rimorchiare, sarebbe riuscito a farsi dire qualcosa da questa barista. In fondo lei non sapeva della sua omosessualità, tanto valeva giocare la carta della seduzione, no? “Ora dimmi, cosa mi stavi dicendo della giornata di Kurt?”
 
Cassie sembrava aver capito dove il tono di voce basso e profondo di Sebastian volesse andare a parare, perché arrossì furiosamente e rispose con una vocina stridula e tremolante. “Dicevo che Kurt oggi avrà una giornata molto importante per i suoi studi. Ha questo progetto che deve presentare all’università –“
 
“Che è?”
 
Parsons School for Design. Scusami, ma se siete amici, come fai a non sapere dove studia?” Il tono di voce di Cassie sembrava meno incline a flirtare e più sospettoso adesso. Anche il suo sguardo si era corrucciato, pensieroso, in cerca di una spiegazione plausibile.
 
“Oh sai, siamo amici di vecchia data. Veniamo entrambi dall’Ohio e dopo la scuola ci siamo persi di vista. Comunque volevo chiederti se puoi aiutarmi. Vorrei rimettermi in contatto con il mio caro vecchio amico, – parlando in questi termini di Kurt a Sebastian sfuggì un ghigno – sai dirmi come faccio a trovarlo? Sai, prima diceva che mi voleva pagare la lavanderia per questa, – disse indicando la camicia macchiata di caffè  - ma non mi ha lasciato un recapito e quindi non so proprio come contattarlo.”
 
Cassie si rilassò, credendo alla storiella che le aveva propinato Sebastian. Dopotutto non si era sbagliato nel giudicarla; era veramente troppo buona questa ragazza, troppo ingenua.
La barista sembrava essersi accorta solo ora della macchia sulla camicia costosa del ragazzo e si precipitò fuori dal bancone per valutarne la gravità.
 
“Oh, che sbadata! Non me ne ero assolutamente accorta. Se vuoi ho dello smacchiatore nel nostro sgabuzzino. Se devi andare a lavoro o all’università non ci puoi andare sicuramente così.”
 
“Non ti preoccupare – rispose con un sorriso malizioso Sebastian – sto tornando a casa, non mi serve una camicia pulita. Anche perché se fosse, dovresti smacchiarmi anche i boxer.” Le fece l’occhiolino e si accorse di aver un po’ esagerato. Cassie lo fissava ad occhi sgranati, le gote color rubino e la fronte leggermente corrugata.
 
“Ehm, ok, allora a posto.” La ragazza si sbrigò a riprendere la sua posizione dietro al bancone, al sicuro da possibili ninfomani. “Per quanto riguarda Kurt posso dirti poco. Ci vediamo ogni mattina e siamo diventati più o meno amici, ma non ho il suo numero di telefono, purtroppo. Posso dirti, però, che vive una via più indietro. Ha in affitto un piccolo appartamento con una sua amica.”
 
“Fammi indovinare: una nana col nasone e lo stesso gusto nel vestire di mia nonna?”
 
Cassie lo guardò stranita, come se avesse appena parlato di extraterrestri. “Assolutamente no! La sua coinquilina non viene spesso qui, quindi non so come si chiami, ma non assomiglia per niente alla tua descrizione.”
 
Sebastian sembrò sorpreso, aspettandosi che la coinquilina di Kurt fosse la brutta copia della Streisand. Chi altro poteva sopportare Hummel giorno e notte, sette giorni su sette?
 
“Innanzitutto non è così bassa, non ha assolutamente il naso grosso e si veste piuttosto bene. Un po’ troppo provocante per i miei gusti, ma sicuramente alla moda.”
 
A questo punto Sebastian scoppiò a ridere, avendo una vaga idea di chi potesse parlare la barista.
 
“Non mi dire che è una fiera lesbica di origine ispanica?”
 
“Lesbica non saprei dirti, ispanica di sicuro.”
 
Sebastian stava ancora sghignazzando, divertito al pensiero di Hummel e della Lopez coinquilini.
 
Una combinazione sicuramente inaspettata. Si sarebbe immaginato tutti di quel Club di sfigati a vivere con Lady Hummel, ma l’ispanica proprio no. Sarebbe stato meno improbabile che vivesse con il gigante buono o il biker con la cresta, o magari anche con l’asiatica dai capelli blu o la figlia del mafioso, ma Santana Lopez? Assolutamente no.
 
“Ho capito, mi sapresti dire l’indirizzo preciso?”
 
“Certo!” Cassie sorrise allegramente e si voltò, afferrando un blocchetto di carta e una penna. Strappò un foglietto su cui scrisse velocemente un indirizzo, poi lo passò a Sebastian. “Ecco qui, sono convinta che Kurt sarà felicissimo di rivederti. Adora le sorprese!”
 
“Oh, sono sicuro anch’io che sarà felicissimo di una mia visita a sorpresa. Ne sarà estasiato.
 
Cassie non colse l’evidente sarcasmo e sorrise eccitata alla prospettiva di aver reso felice l’amico.
 
“Bene, se non vuoi ordinare nulla, ti saluto, Sebastian.”
 
“No, direi che per stamattina di caffè ne ho preso abbastanza. – rispose indicando nuovamente la sua camicia – Ti ringrazio di cuore, Cassie, sei stata preziosa.” La salutò facendole l’occhiolino.
 
Cassie si illuminò e lo salutò con un gesto della mano. Sebastian si voltò e uscì dal bar, godendosi una nuova sensazione di soddisfazione per il lavoro svolto con la barista e la brezza autunnale di New York.
 
 
 
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Ad una via di distanza una bellissima ragazza si stava preparando per iniziare una nuova settimana.
 
Dopo aver fatto una doccia veloce ed essersi sistemata i capelli, Santana uscì dal bagno per tornare in camera sua. Prese dal comodino il suo cellulare e lo sbloccò, scrivendo un messaggio per la sua Brittany. Era parte del rituale mattutino: Kurt si impastricciava la pelle di creme e lozioni varie, Santana scriveva alla sua ragazza.
 
 
Da Sanny_Boo:
Buongiorno, Britt – Britt! Come va oggi? Mi manchi! <3  –S.
 
 
Sorrise sognante, mentre ripensava alla bionda. Per Santana, la stronza di Lima Heights, era ancora strano avere una persona al proprio fianco. Una persona sempre presente, nonostante tutto; una persona disposta ad amarla ed accettarla totalmente, con i suoi pregi, ma anche i suoi difetti.
 
Sicuramente per molti la biondina non era tra le persone più brillanti, ma per Santana, che la conosceva meglio di chiunque altro, era una delle persone migliori al mondo. Certo era infantile, ingenua ed a volte un po’ pazza, ma era anche una persona estremamente empatica, sempre attenta alle esigenze di chi le stava attorno. Brittany, seppur non considerata intelligente dalla maggior parte delle persone che la conoscevano, era in realtà molto intuitiva, specialmente quando si parlava di emozioni e sentimenti. Aveva un cuore d’oro ed era capace di amare incondizionatamente, di vedere oltre le azioni e i comportamenti delle persone. Probabilmente proprio a causa di queste sue peculiarità Santana era stata calamitata verso di lei fin dai loro primi incontri: Brittany era tutto ciò che lei non era mai stata e che probabilmente non sarebbe mai potuta diventare.  Era ciò che di più puro e prezioso ci fosse al mondo, quel mondo che Santana era cresciuta disprezzando. Brittany rendeva l’ispanica volenterosa di diventare una persona migliore. Santana proteggeva la biondina dalle crudeltà che le persone potevano infliggere ad una creatura ingenua tale era Brittany.
 
Semplicemente si completavano.
 
Il suono del suo cellulare, ancora stretto tra le dita, incrociate davanti al suo petto proprio all’altezza del cuore, la riscosse dai suoi pensieri. Aprì il messaggio di Brittany e leggendolo si sorprese, come le capitava la maggior parte delle volte che parlava con la sua migliore amica, amante e ragazza.
 
 
Da Britney_Bitch:
Santana? Sei tu?
 
Da Sanny_Boo:
Certo che si! Chi altro dovrebbe essere?
 
 
Ancora in tenuta da notte, mentre aspettava una risposta da Brittany, si avvicinò allo stereo e lo accese. Non appena la musica della sua playlist preferita riempì la stanza, l’ispanica iniziò a canticchiare sottovoce seguendo la prima canzone. La sua voce calda e graffiante si sovrappose a quella della cantante.
 
He left no time to regret
Kept his dick wet
With his same old safe bet
Me and my head high
And my tears dry
Get on without my guy
You went back to what you knew
So far removed from all that we went through
And I tread a troubled track
My odds are stacked
I'll go back to black

We only said good-bye with words
I died a hundred times
You go back to her
And I go back to.....

I go back to us

I love you much
It's not enough
You love blow and I love puff
And life is like a pipe
And I'm a tiny penny rolling up the walls inside

 
Mentre continuava a prepararsi, si muoveva a ritmo di musica, cantando a voce sempre più alta. Le scappò un sorriso bieco e nostalgico, ripensando a quando si era esibita proprio con lo stesso pezzo per un’audizione del Glee Club.

We only said goodbye with words
I died a hundred times
You go back to her
And I go back to

Black, black, black, black, black, black, black,
I go back to
I go back to

We only said good-bye with words
I died a hundred times
You go back to her
And I go back to

We only said good-bye with words
I died a hundred times
You go back to her
And I go back to black

 
 
Le sembrava di rivivere ricordi vecchissimi, come se da quando aveva lasciato Lima fossero passati degli anni, invece che pochi mesi. Era soddisfatta della sua decisione, non aveva rimorsi. Le erano bastati i primi due mesi nella Grande Mela per capire che quella metropoli era la sua nuova casa.
Ciononostante aveva ancora nostalgia dell’Ohio. Sicuramente non per i luoghi in sé, ma per i ricordi che venivano con essi, e soprattutto per le persone che si era lasciata alle spalle.
 
Beep. Beep. Un nuovo messaggio.
 
 
Da Britney_Bitch:
Non lo so, ma Lord Tubbington mi ha detto che eri a New York, quindi non capivo come facessi a scrivere nel mio cellulare che invece è qui con me. Hai imparato ad usare il teletrasporto?
 
 
Santana si lasciò sfuggire una risatina e mentre scuoteva il capo di nuovo scioccata dalla risposta di Brittany, iniziò a digitare un nuovo messaggio.
 
 
Da Sanny_Boo:
No, tesoro. Aspetto ancora la tua macchina del tempo. Come stai?
 
 
Abbandonò il cellulare sul letto e controllando l’orologio a muro appeso a fianco della porta, imprecò sottovoce. Aveva poco tempo. Si avvicinò alla sedia accostata alla scrivania, dove da giorni aveva accatastato una mole di vestiti non indifferente. Non tutti potevano essere ordinati come Lady Hummel – quel ragazzo aveva un rapporto maniacale con i suoi vestiti. Cercando nel mucchio i vestiti meno sgualciti, riuscì a pescare una t-shirt rossa molto attillata e un paio di skinny jeans di un denim scuro che la fasciavano in tutti i punti giusti. Normalmente vi avrebbe abbinato un paio di vertiginosi tacchi neri, ma sapendo di dover stare in piedi per tutta la giornata, abbandonò l’idea e si abbassò sotto il letto a raccogliere dei comodi stivali di cuoio marrone scuro. Si sedette sul bordo del letto per infilarseli e aveva appena chiuso la cerniera del primo stivale, quando il telefono squillò di nuovo.
 
 
Da Britney_Bitch:
Oh, non ti preoccupare, è quasi pronta. Ho dato gli ultimi dettagli da controllare al mio Lepricauno, ma poi è stato deportato, quindi devo aspettare che me li rispedisca con un piccione viaggiatore. Sono di nuovo triste come un panda con gli occhi all’ingiù, San…
 
 
Santana dovette prendere qualche respiro profondo per calmarsi, prima di poter riuscire a digitare una risposta di senso compiuto, che non fosse un elenco di insulti in spagnolo o una lista di torture strazianti. Chiunque avesse fatto star male la sua Brittany, l’avrebbe pagata cara.
 
 
Da Sanny_Boo:
Come mai?
 
 
Troppo ansiosa di ricevere una risposta, non staccò per un momento gli occhi dal cellulare. Appena questo vibrò nuovamente, Santana aprì il nuovo messaggio alla velocità della luce, solo per ritrovarsi a sorridere come un ebete di fronte alle dolci parole della bionda.
 
 
Da Britney_Bitch:
Mi manchi. E mi manca Quinnie. E mi mancano i muscoli di Puck; quelli di Sam non li posso toccare: non voglio far piangere Mercy. Mi manca anche il mio Delfino; il Delfino numero 2 non ha le mani morbide come quelle di un bambino. Rachel invece non mi manca, perché senza di lei al Glee non devo urlare “no alla violenza”!
 
 
Leggendo l’ultima riga del messaggio, Santana rise di gusto, pensando che in effetti doveva essere rilassante un Glee Club senza la Berry.
 
 
Da Sanny_Boo:
Anche a me mancano tutti, specialmente tu. Come va al Glee?
 
 
Sempre tenendo il telefono in mano, Santana si diresse velocemente in cucina. Doveva sbrigarsi a prendere un caffè e magari anche mangiare qualcosa, altrimenti sarebbe arrivata tardi a lavoro. Di nuovo. E Dio solo sapeva se il suo capo non l’avrebbe licenziata questa volta.
 
 
Dopo che aveva rinunciato alla borsa di studio per lo sport – nello specifico Cheerleading – presso l’università di Louisville, in Kentucky, aveva accettato i risparmi che i suoi genitori le avevano offerto come regalo per il diploma ed era partita alla volta di New York. Aver vinto le Nazionali con il Glee Club le aveva fatto capire di poter aspirare a diventare una stella; non solo perché era terribilmente e inconfutabilmente bella e sexy e sicura di sé, con una personalità forte, ma anche perché sapeva cantare, e bene. Sicuramente non aspirava a diventare una grande attrice di Broadway come la Berry e non voleva essere la nuova Whitney come Mercedes. Voleva essere una grande cantante, ma soprattutto voleva essere se stessa, Santana Lopez. Voleva diventare famosa per quello che era, non per chi cercava di imitare. Voleva farcela cantando si sé, dei suoi sentimenti – proprio come le aveva insegnato il Professor Schuester – non cantando testi smielati scritti per qualche squallida produzione Off – Broadway.
 
Era per queste ragioni che aveva scelto proprio New York: le era sembrata la città più adatta per un nuovo inizio, la città dove tutti venivano accettati per quello che erano. E lei non chiedeva altro.
 
Non ricordava precisamente com’era finita a convivere con Kurt. Probabilmente nessuno dei due voleva vivere solo o, ancora peggio, con degli sconosciuti. Forse entrambi sapevano che sarebbe stata dura essere lontani da Brittany e Blaine, dai genitori, da Lima e magari avere un pezzetto del proprio passato, sotto forma di amico, poteva essere confortante. Forse, a causa della loro natura fiera e caparbia, dei loro atteggiamenti da stronzi, della loro solo apparente freddezza, erano più simili di quanto non gli facesse piacere ammettere.
 
In poche parole, tra un insulto e l’altro, avevano deciso che potevano funzionare. E così era stato, effettivamente – almeno per quei primi mesi.
 
Erano arrivati a New York alla fine di agosto. Kurt a settembre iniziava le lezioni, mentre Santana, non volendo pesare troppo sulle spalle dei genitori, voleva trovarsi al più presto un lavoro. New York era costosa e lei voleva poter contare solo sulle proprie forze, voleva essere la sola persona da ringraziare una volta che avesse realizzato il suo sogno.
 
Così, adesso, si bilanciava tra tre differenti lavori. Ogni mattina faceva la cassiera in uno squallido negozio di alimentari nel Queens. Tre pomeriggi a settimana faceva da baby-sitter ad una splendida bambina di nome Violet, figlia di un’allegra famiglia di Brooklyn che abitava qualche isolato di distanza da casa loro. Si, avete capito bene, Santana Lopez badava ad una bambina. E l’aveva appena definita adorabile.  Cosa non si fa per la fama!
 
Poi veniva il suo lavoro preferito. Ogni weekend, la sera, cantava in un piccolo piano bar nel Lower East Side. Era un posticino piccolo, poco conosciuto, ma la cui atmosfera era piacevolmente rinfrescante. Se di giorno Santana doveva sopportare l’opprimente ambiente povero dei quartieri più malfamati, di sera, quando si ritrovava a cantare in quel pub, l’ispanica rinasceva. Era liberatorio, purificante quasi. Faceva ciò che le piaceva di più, di fronte a persone distinte che spesso mostravano sincero interesse nelle sue doti canore.
 
La sua vita era ancora in salita e ben lontana dalla meta che si era prefissata, ma sicuramente, pur avendo fatto una scelta azzardata e aver rischiato di perdere tanto, era sulla strada giusta.
 
 
Si stava versando una tazza di caffè, quando il telefono suonò di nuovo, cogliendola di sorpresa e facendole versare parte della bevanda in terra. Merda, merda, merda. Asciugò velocemente, mentre leggeva la risposta di Brittany.
 
 
Da Britney_Bitch:
Il Delfino numero 2 vuole insegnarci le armonizzazioni? Non mi ricordo come si chiamano, è un nome troppo lungo per me! Dice che le usava con gli Uccellini con cui cantava un paio di anni fa e che sono molto belle. Gli ho chiesto se conosceva Aurora, visto che anche lei canta con gli uccellini, ma lui ha riso. Non è stato molto da fiaba Disney. Forse non è il principe, ma il cattivo?
 
Da Sanny_Boo:
Credo che Blaine parlasse di armonie, tesoro. No, non è stato un principe. Perché pensi sia il cattivo?
 
 
Santana si stupì della risposta di Brittany; la biondina vedeva sempre il buono nelle persone, perfino dove non c’era nulla di positivo. Com’era possibile che definisse Blaine un cattivo Disneyano?
 
 
Da Britney_Bitch:
Non lo so, ma l’altro giorno ero in giro con Lord Tubbington e Charity. Ti ho detto che gli ho comprato i guinzagli? Uno rosa e uno azzurro, sono favolosi. Comunque, quando siamo tornati a casa, Lord Tubbington e Charity mi hanno detto di aver visto il Delfino numero 2 con un altro Delfino. Hanno anche detto che aveva la giacca degli Uccellini. Come fa un Delfino ad essere anche un Uccello? Ha le piume e le ali oppure la coda?
 
Da Sanny_Boo:
Non lo so, B. Ma sei sicura che Blaine fosse con un altro ragazzo? E hai davvero comprato due guinzagli coordinati per i tuoi gatti?
 
 
Santana controllò ancora una volta l’orologio, constatando di non avere – per l’ennesima volta – il tempo di mangiare qualcosa. Sarebbe dovuta arrivare all’ora di pranzo solo con una tazza, anzi metà tazza, di caffè.
Corse in bagno a lavarsi i denti, poi di nuovo in camera per afferrare al volo borsa e giacca. Un’altra vibrazione del cellulare la avvertì che Brittany le aveva risposto di nuovo.
 
 
Da Britney_Bitch:
Si, anche se non capisco perché tutti mi abbiano detto che non si possono portare i gatti al guinzaglio. I cani si e i gatti no, perché? È discriminazione e io, come presidentessa, non lo accetto. Ieri l’ho detto all’assemblea d’istituto e tutti hanno riso, ma io avevo ragione, vero Sanny? Comunque Lord Tubbington ha miagolato che era sicuro fosse il Delfino 2 l’altro giorno.
 
 
Spesso Santana non sapeva come rispondere alla sua ragazza. Era semplicemente troppo speciale. Così, per evitare di ferirla, si limitava ad assecondarla.
 
 
Da Sanny_Boo:
Certo che avevi ragione! La discriminazione e il bullismo sono sempre sbagliati… Comunque non sei la presidentessa, Britt, ma la rappresentante d’istituto. Stasera entra su Skype, così mi racconti dei Delfini che avete visto.
 
 
Controllò velocemente di avere tutto ciò che le serviva nella borsa e si avviò verso il portone. Inchiavò la serratura e scese a due a due le scale. Non appena aprì il portone del palazzo e uscì nell’aria frizzante di New York, ricevette un altro SMS.
 
 
Da Britney_Bitch:
Va bene, ma dopo le nove. Ho promesso a Lord Tubbington che avremmo cucinato insieme e mamma ha detto che poi dobbiamo anche pulire la cucina, quindi mi serve tempo.
 
 
Scosse per l’ennesima volta la testa, come sempre colpita dal legame estremo che Brittany aveva con i suoi animali domestici, specie quella palla di pelo di Lord Tubbington.
 
 
Da Sanny_Boo:
Va benissimo, B. Ci sentiamo stasera, ok? Buona giornata. Ti amo.
 
Da Britney_Bitch:
Ti amo anch’io. Ti saluta Tina!
 
Da Sanny_Boo:
Salutamela!  =)
 
 
Santana camminò a passo spedito lungo le vie del quartiere, ormai decisamente più popolate. Teneva ancora il telefono in mano, aspettando un altro messaggino da Brittany, che infatti le rispose prontamente.
 
 
Da Britney_Bitch:
Le ho raccontato dei Delfini. Ha detto che ci pensa lei insieme ad Artie. Non so a cosa debbano pensare, però… Ti prego, non dirlo a Kurtsie. Se il mio Delfino è triste, io sono triste, e io non voglio più piangere.
 
 
Tipico – pensò Santana. Ovvio che Brittany pensasse a proteggere i sentimenti di Hummel.
Da quando erano usciti insieme, durante la fase “etero” di Kurt, i due erano diventati incredibilmente legati. Per quanto Santana odiasse ammetterlo, Kurt era piuttosto bravo a leggere, a capire Brittany e spesso era anche meglio di lei a interpretare i discorsi leggermente sconclusionati della sua cheerleader preferita. Sebbene cercasse di negarlo con tutta se stessa, Santana in realtà ammirava Kurt, per il suo immenso talento e per il suo coraggio, e da quando convivevano aveva iniziato ad apprezzarlo sempre di più.
 
Nemmeno lei voleva ferirlo, perlomeno non finché non fossero state sicure di ciò di cui stavano accusando il suo ragazzo.
 
 
Da Sanny_Boo:
Non ti preoccupare, Britt, non dirò niente.  Ancora.
 
 
Santana, dopo un’ultima occhiata allo schermo del suo cellulare, scosse il capo e ripose il suo telefono nella borsa. Doveva assolutamente sbrigarsi ad andare a lavoro, ma quella storia non era finita lì. Avrebbe scoperto cosa stesse combinando Blaine. E dopo aver capito cosa stesse succedendo veramente, avrebbe deciso quali gambe doveva spezzare e avrebbe fatto rinascere la vecchia furia di Lima Heights. Sorrise furbescamente, gli occhi luccicanti di malizia, e con il pensiero di una vendetta in grande stile si diresse verso la metropolitana.
 
 
 
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Ed eccoci di nuovo qua  =)
 
Sarò breve, ho già scritto ciò che dovevo sopra; qui mi limito a qualche informazione di servizio.
 
Dunque, la canzone citata è “Back to Black” di Amy Winehouse, che Naya Rivera (Santana) ha cantato durante il 21° episodio della seconda serie [‘Dirsi addio’] come provino per ottenere un assolo alle Nazionali. Non ho messo la traduzione del testo perché, per la storia, non è importante il significato delle parole, quanto più la canzone in sè come strumento narrativo per “innescare” i ricordi e i pensieri di Santana.
 
Spero vivamente di aver reso giustizia alla meravigliosa e eccentrica follia che è Brittany. A mio parere è uno dei personaggi più complicati da scrivere, essendo fin troppo sopra le righe. Spero di averla resa al meglio, come merita che sia.
 
Fatemi sapere cosa ne pensate. ^-^
Al prossimo capitolo, -Elle <3
 
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