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Autore: Devon    14/08/2012    2 recensioni
Siamo nel 2010, poco dopo l'uscita di "Nightmare", quando i ragazzi fanno conoscenza con una strana tredicenne che somiglia spaventosamente al loro amico defunto.
Boh, non lo so, è una strana idea uscita fuori durante uno dei miei viaggi mentali. Non so cosa ne verrà fuori, una cagata probabilmente. Ma correrò il rischio, un bacio a tutte :3
Genere: Comico, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Però comunque, anche se a malapena ci conoscevamo, che male c'era nel fare un po' di conversazione?
-Allora, Blue - attaccai discorso, mentre McKenna andava in bagno -dov'è che abiti?
Fortuna che non volevi essere invadente, Gates.
-Ho sempre vissuto con mia madre e il suo compagno in un camper - rispose lei con nonchalance, bevendo un sorso.
Aspetta... cosa?
-In un camper? - domandai, scettico.
-Sai, non tutti possiamo permetterci una casa fissa - replicò Blue, inarcando un sopracciglio.
Oh, congratulazioni Brian. Hai appena fatto la figura del figlio di papà. Ah, e anche del ficcanaso.
Mi sentii immediatamente in colpa. Non avrei mai voluto darle quell'impressione.
Abbassai lo sguardo.
-Scusami, io...
-Non ti preoccupare - mi interruppe con un sorriso, e io per un attimo riuscii a rivedere il mio migliore amico.
Quegli occhi, quella stessa espressione vispa e quel sorriso sghembo perennemente stampato in faccia...
Brian cazzo, no. Non puoi metterti a piangere proprio adesso, che figura ci fai?
Strizzai gli occhi e tirai su con naso. No, decisamente non dovevo farmi vedere così. Soprattutto da sua figlia.
Che però, purtroppo per me, sembrava essersi accorta che qualcosa non andava.
-Ehi - si avvicinò e mi sfiorò una spalla. La sua mano non doveva essere neanche la metà della mia.
-Ti senti bene? - mi chiese -è successo qualcosa? Ho fatto qualcosa che non va?
Scossi la testa e abbozzai un sorriso.
-No - risposi -tu proprio niente.
-Se posso aiutarti... - mi guardò con i suoi occhioni pieni di preoccupazione.
-Forse col tempo - mi strinsi nelle spalle. Lei sembrò non capire.
Non c'era fretta. Ma quella sera avrei comunque convocato i miei amici.
-Hey Bri -mi chiamò mia sorella, uscendo dal bagno -Blue può restare a cena da noi?
Io e Blue ci scambiammo un'occhiata. 
-Sì - dissi, perdendomi nel blu intenso dei suoi occhi -perché no? A te va di restare? 
Lei si limitò ad annuire.
-Tanto non credo che qualcuno si preoccupi se non torno a "casa" per cena - aggiunse, e mi parve di cogliere una certa tristezza nella sua voce, ma si sforzava di mascherarla con una cosa chiamata orgoglio.
Povera ragazza.
-Ah - continuò mia sorella -ha chiamato mamma. Ha detto che torneranno tardi; ci dovremo arrangiare.
-Io non cucino - mi affrettai a dire. Oltre a non averne voglia, non avevo neanche le capacità.
-Certo - roteò gli occhi, buttandosi a peso morto sul divano.
Io invece mi alzai e tirai fuori il cellulare dalla tasca.
-Scusate un secondo - dissi, puntando verso il balcone.
Digitai in fretta il numero che ormai conoscevo a memoria.
La sua voce nasale mi rispose dopo due squilli: -Gates?
-Shadz, hai impegni per stasera?
-Beh, non saprei, perché?
-Perché in ogni caso sarai costretto a rimandarli - replicai, sperando che cogliesse l'antifona.
Ci fu silenzio per una decina di secondi.
-Riunione? - chiese poi.
Ebbravo il mio cantante.
-A casa mia alle sei - risposi -Johnny e Zacky li chiami tu?
-Sì, tranquillo bello, ci penso io.
-Grazie Shadz, allora conto su di te.


Verso le sei i ragazzi entrarono in casa rivolgendomi un'occhiata interrogativa, senza riuscire ad immaginarsi quale fosse il motivo per cui li avevo convocati.
O forse Zacky sì.
Poi videro Blue e forse iniziarono a capire qualcosa.
-Lei è Blue, un'amica di McKenna - gliela presentai, e lei strinse la mano a tutti con un sorriso amichevole che li lasciò tutti senza parole.
Oh, finalmente vi svegliate.
-Non so per te - mi bisbigliò Zacky -ma per me questa Blue è identica a Jimmy.
-Sì, si somigliano molto - replicai, acido.
-Perché non ce l'hai detto?
Non so cosa mi trattenne dal rompergli il muso. Forse il fatto che non volessi rovinare la serata. Avevo riunito i ragazzi con il buon proposito di discutere, non di fare a botte.

-Dove abitavi prima? - chiese Matt a Blue, mentre tagliava la pizza.
Alla fine non aveva cucinato nessuno. Un colpo di telefono alla pizzeria era stato sufficiente.
-Ho sempre vissuto un po' ovunque, da Montréal a Monaco, da New Orleans a Barcellona eccetera - rispose lei. -Mia madre prima viveva ad Huntington; è rimasta incinta a sedici anni.
Lasciai cadere la forchetta.
Matt fu sul punto di rovesciare il bicchiere, Johnny strinse le dita intorno al tovagliolo e a Zacky andò di traverso la pizza.
-Beh, che c'è? - replicò Blue, sollevando le sopracciglia per poi continuare: -poi mia madre si è trasferita in Canada con me in grembo e un nuovo compagno. Ne ha cambiati parecchi, tutti di città diverse, e ogni volta che ne cambiava uno ci trasferivamo. Se non altro ho viaggiato molto. Abbiamo sempre vissuto in un camper perché di più non potevamo (e non possiamo tutt'ora) permetterci. Il suo ragazzo attuale vive qui, e perciò eccomi.
McKenna le sfiorò un braccio.
Mi mordicchiai nervosamente un labbro e scambiai un'occhiata con i ragazzi. Mi bastò guardarli negli occhi; anche loro avevano realizzato che quella ragazzina fosse più forte di tutti noi messi insieme. E da chi aveva potuto ereditare tutta quella forza se non da...
-E sei felice, Blue? - le chiese Matt.
Lei si strinse nelle spalle.
-In un certo senso sì - rispose -perché ho ancora un po' di fiducia che le cose si sistemeranno, anche se poi non sarà così. Alla fine è bello anche solo essersi illusi.
-Non c'è qualcosa che vorresti? - le domandai.
Lei mi guardò. C'era tanto di quel dolore malcelato nel suo sguardo.
-Qualcosina - sorrise -ma non ho nessuno dei buoni propositi delle ragazze di buona famiglia o delle puttanelle da discoteca. - precisò.
I ragazzi ridacchiarono, e io con loro.
-Ad esempio non me ne frega niente di proseguire gli studi e di farmi una famiglia, non voglio assecondare le aspettative dei grandi. Se voglio fare qualcosa la faccio per me stessa.
-Su questo hai ragione - le fece eco McKenna.
-Non prenderla come una scusa per non studiare però - la rimbeccò Blue.
Non potei non ridere.
-Allora, quali sono i tuoi propositi? - le chiese Zacky.
-Beh - fece, roteando gli occhi -probabilmente andare a un concerto dei miei gruppi preferiti, diventare una rockstar e farmi degli amici con cui andare al pub a bere fino allo sfinimento. - sfoderò un sorrisetto beffardo -Solo che non è facile farsi degli amici quando le mamme cercano sempre di tenere lontani i loro figli da te. Neanche avessi l'AIDS - sbuffò, bevendo un sorso di birra.  
-Sai - intervenne Matt -io non credo che le nostre madri siano contrarie se qualche volta usciamo un po' con te, che ne dici? - le sorrise.
Lei strabuzzò gli occhi, stupefatta.
-State scherzando? - domandò.
-No, niente affatto. Che c'è di strano?
-Il fatto che vogliate uscire con una tredicenne senza soldi e che a malapena conoscete.
-Approfondiremo la conoscenza, non preoccuparti - la rassicurò Zacky -o non ti fidi a uscire con quattro quasi-trentenni? - accennò una risata.
-Non ci sarebbe da biasimarla - commentò McKenna, riservandomi un'occhiataccia che ricambiai con un sorriso provocatorio.
-Che importanza ha se mi fido o meno? - replicò Blue -tanto non ho più niente da perdere. Usciamo pure - e sorrise di nuovo.
Dovetti trattenere l'impulso di alzarmi, andare verso di lei e abbracciarla fino a toglierle il fiato.
Per consolarla, ma anche perché ero convinto di riuscire a sentirmi più vicino a Jimmy.







 

   
 
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