Ciao Melisanna, ciao Eleuthera, grazie mille per i vostri incoraggiamenti.
Ormai mi sono abituato a contarci.
Ringrazio kb_master per i suoi suggerimenti nello sviluppo della storia. Come usuale, una discussione più dettagliata può essere trovata a http://freeforumzone.leonardo.it/viewmessaggi.aspx?f=4642&idd=8397 |
PROFEZIE
Riassunto delle puntate precedenti
Elyon si ripresenta a trovare le sue amiche ad Heatherfield. Appare cambiata, esuberante, e racconta del suo progetto di far sviluppare la sua città anche copiando tecnologie terrestri. In un attimo di sconforto, racconta di essere angosciata per una profezia fatta da lei stessa, che la vede nei panni del prossimo tiranno del metamondo. Il sergente Lair, suggestionato da Elyon, rassicurerà i genitori delle amiche, e ciò le darà una maggiore libertà di movimento ad Heatherfield. Tempo dopo, Elyon si ripresenta a trovare le WITCH all'uscita da scuola. Incontra anche Matt e si emoziona, con grande disappunto di Will. Invita tutto il gruppo in pizzeria, dove porta il discorso sulle gocce astrali, le sosia create dalle guardiane e messe in libertà, con nuove identità sconosciute, più di un anno prima. Durante la cena, il gruppo è infastidito da zanzare, che Elyon cattura facendole entrare in un barattolo. Dopo il congedo di Elyon, Irma, incuriosita, vuole seguirla, ma non trova seguito tra le sue amiche. Tuttavia, spiando casa Portrait, Irma la vede sporgersi dalla finestra assieme ad una ragazza più grande, e liberare un nugulo di zanzare da un barattolo. Chiamate Will e Hay Lin, le tre si presentano a casa, dove apre la ragazza grande, nella quale Will riconosce Vera, l'alter-ego di Elyon già incontrato anni prima. Dentro casa, la ragazza si ritrasforma in Elyon, e dà spiegazioni plausibili alle osservazioni di Irma. Questa, però, non è convinta, pensa che Elyon stia cercando di rintracciare le gocce astrali. Infatti, tornando a sorvegliare la casa, Irma intravede qualcosa che si alza in volo da una finestra. |
cap.13
Sulle ali di una civetta
Cielo sopra Heatherfield
La civetta si leva in volo nel cielo buio, silenziosa come uno spettro,
portando tra le zampe un barattolino sigillato.
Dopo avere preso quota a colpi d’ala ed avere superato il livello di
tutti gli edifici circostanti, l’uccello si gode la vista di Heatherfield
dall’alto. E’ la prima volta che lo fa, e le strade trafficate si sono
trasformate in un bellissimo spettacolo di luci.
La civetta gode della sua nuova vista acutissima. Da cento metri di
altezza riesce a distinguere, alla luce dei lampioni e delle auto, dei
dettagli che non aveva mai notato camminando sul marciapiede, mescolata
alla gente. Visti dall’alto, i tragitti segreti dei gatti appaiono evidenti
come non potrebbero esserlo mai stando….
Un momento. Quella con la faccia per aria è Irma. Che ficcanaso!
Elyon dovrà affrontare questo problema sul serio.
Quando giudica di avere raggiunto una quota sufficiente, la civetta
sparisce con un baluginio dal cielo di Heatherfield.
Lo scenario che riappare tremolando agli occhi dell’uccello è
simile a quello appena svanito: lunghe file di luci allineate come fili
di ragnatela, coppie di lucette rosse che si muovono assieme come occhi
di animali alieni che recedono, luci arancioni come fuochi congelati che
contornano prismi e parallelepipedi .
Non sono le stesse strade di poco prima: il tempo di un pensiero è
stato sufficiente per spostarsi di cinquanta chilometri, senza il rischio
di riapparire al centro di una via trafficata.
L’uccello sa che la città sotto le sue ali si chiama Westgate.
Poco prima, la aveva vista solo come un puntino su una mappa stradale.
Volteggia abbassandosi in larghi cerchi, ed i suoi occhi acuti cercano
un luogo sufficientemente deserto per atterrare. Eccolo. Quel giardino
buio.
Appena preso terra, la civetta svanisce in una fosforescenza tremolante.
Quella che gli occhi di un ipotetico testimone potrebbero vedere emergere
da questa luce è la sagoma di una ragazza bionda, accompagnata da
un forte profumo di geranio.
Si china. Raccoglie il barattolo dal suolo. Lo appoggia su un muretto,
e lo apre.
Sorride soddisfatta , mentre un ronzio insistente annuncia l’uscita
di un nugolo di zanzare, invisibili nell’oscurità.
La notte è ancora lunga. Entro l’alba, avrà disperso
milioni di zanzare in decine di città.
Heatherfield, casa Portrait
La luce di un altro pomeriggio soleggiato contorna la sagoma della ragazza
stagliata contro l’ingresso aperto.
Vera si sfila gli occhiali scuri. Dopo la luce del giorno, la semioscurità
dell’interno offre un breve assaggio di cecità.
C’è qualcuno. Lo sento.
Chiude la porta alle spalle. “Sei tu?”.
La voce cinguettante di Elyon le risponde dal soggiorno. “Vera! Carissima!”.
“Ciao, Ellie. Aspetta che mi abituo all’oscurità… Eccoti!”.
“Che novità?”
“Ho iniziato. Ormai è questione di giorni”.
“Benissimo! E l’altra…”
“Stavo tornando proprio da lì. Da casa Grumper”.
“Le foto…”
“Eccole!”. Mostra trionfante le schede di memoria di una fotocamera.
“I file e le stampe già fatte!”. Con un gesto da prestigiatrice,
le compiono tra le dita cinque fotografie. “Eccoti insieme al tuo bellone”.
Elyon prende in mano le foto, le guarda con emozione. “Belle! Belle!”.
Poi, un po’ vergognosa: “Lo guardavo davvero così? Will mi avrebbe
odiata, se…”.
“Già. Però non le vedrà mai”.
“E queste… ero tutta rossa, sembro una bambina colta con le mani nella
marmellata!”.
“Però Matt si vede molto bene anche qui”.
Elyon guarda le ultime tre foto, indecisa. “Non mi piaccio così”.
Strofina più e più volte i polpastrelli sulle sue immagini.
Alla fine, il rossore e l’imbarazzo hanno lasciato il posto ad uno sguardo
sicuro e felice. Anche la Will sospettosa e la Irma sarcastica dell’ultima
foto ora sembrano le migliori amiche del mondo.
“Cosa te ne pare?”, chiede Elyon, mostrando le immagini.
“Whow! Neanche col Photoshop!”.
Elyon aggrotta le ciglia, preoccupata. “Ti sei accertata che non scriveranno
niente su di me?”
Vera strizza l’occhio, sempre più allegra. “Non ricordano più
neanche il tuo nome”.
“Brava!”. La Luce di Meridian torna a guardare, felice, le sue belle
fotografie.
L’altra ha ancora qualche carta per stupire. “Per il prossimo numero
del loro fogliaccio, le ho ‘convinte’ a scrivere un articolo sulla loro
infanzia, con lo stesso stile con cui scrivono degli altri”.
Uno sguardo meravigliato. “Noo!”.
“Sììì. Erano entusiaste all’idea”, ricorda
con un sorriso sempre più largo. “Le ho perfino aiutate a scegliere
le foto da pubblicare”.
“Impedibile!”. Le scuote un polso. “Voglio vedere quel numero a tutti
i costi!”.
“Quando si renderanno conto di cosa avranno fatto, sarà già
tardi”.
“Vera, sei mitica!”.
“Modestamente…”, si compiace per un attimo. Subito dopo, però,
l’espressione soddisfatta si adombra. “Ellie, c’è stato un problema”.
“Cosa? Con chi?”.
“Vieni vicino”,. La ragazza grande si accosta e si china leggermente.
“Facciamo prima se sincronizziamo i ricordi”.
Per qualche silenzioso istante, le due fanno aderire le fronti.
Dopo qualche secondo Elyon si scosta e spalanca gli occhi. “No! Irma…”.
“Lei e le altre”.
“Non ci voleva”. Poi il suo sguardo cambia. “Ma tu, perché sei
stata così acida con loro?”.
Vera è stupita del rimprovero. Si trincera dietro le braccia
conserte. “Non avrei dovuto? Sono venute a spiarmi fin sotto le finestre,
e sono entrate ad accusarmi a casa mia… nostra”.
Elyon la guarda a lungo, poi scandisce: “Vera, tu non sei obbligata
a considerarle TUE amiche. Però non puoi essere acida con le MIE
amiche”.
Per un po’ Vera la guarda negli occhi rimuguginando. Infine,
chiede: “E ora, che farai?”.
“Sonderò l’ambiente, a partire da Cornelia”.
“Ellie, aspetta qualche giorno. Se tu fossi costretta ad ammettere
che cerchiamo le gocce astrali, potrebbero opporsi. Magari l’Oracolo le
sposterebbe chissà dove”.
“E quindi?”.
“Quindi, prendi tempo. Le informerai a cose fatte”.
Heatherfield, casa Portrait
Dopo la semina, l’attesa.
Ormai, dopo qualche giorno, Vera ha finito i suoi voli notturni. Questa
sarà la sua prima serata di tutto riposo.
Non ha voglia di uscire, né di lavorare con il computer.
Sta scegliendo un libro da leggere dalla polverosa biblioteca nel polveroso
soggiorno della polverosa casa Portrait.
Ha scorso quelli del signor Thomas, perlopiù di storia militare.
Suo pa… cioè, il buon colonnello Alborn, non si è smentito
neanche nei panni di un oscuro impiegato terrestre.
Perché le è venuto da chiamarlo suo padre? In
realtà, non l’ha neanche mai visto con i suoi occhi, anche se lo
ricorda perfettamente.
La signora Eleanor (mamma?) aveva gusti diversi: tra i suoi
vecchi libri prevalgono i romanzi fantasy.
Ne sfoglia alcuni, con poco entusiasmo. Ogni volta che li richiude
con un piccolo botto, una nuvoletta di polvere mulina davanti al suo viso.
Le sembrano ripetitivi e scontati. Lei potrebbe dare un sacco di spunti
a questi autori.
Poi passa ai vecchi libri di Elyon, che li ha conservati accuratamente
fin da quando era bambina. Vera li ricorda tutti perfettamente, come se
avesse continuato a sfogliarli per anni.
Perlopiù libri di fiabe, fatine e principesse. Il cattivo era
sempre un orco orribile, una strega cattiva, un drago feroce, un predone
avido. Non era mai il proprio fratello. Non era mai il destino. Mai la
solitudine. Mai sé stessi.
Vera sceglie un libro di leggende greche. E’ uno dei più recenti
della libreria di Elyon: le è stato regalato da Cornelia quando
credevano di avere entrambe dodici anni.
Sorride.
Sta sfogliando le leggende. Questa è interessante. L’ Edipo
Re . Un’opera teatrale.
Una profezia rivela che il piccolo Edipo ucciderà il padre,
re Laio, e sposerà sua madre Giocasta. Alla fine, la profezia si
realizza proprio perché Laio ha tentato di impedirla, allontanando
Edipo appena nato, e facendogli credere che era figlio di un altro uomo.
Gira le pagine. L’inizio dell’Iliade è simile. E’ profetizzato
che il piccolo principe Paride provocherà la rovina di Troia. Il
padre Priamo lo allontana e lui… anche qui, la profezia si è realizzata
proprio perché era stato allontanato.
Mentre legge, seduta sul letto, i suoi pensieri divagano. Sente
come l’odore della pelle, il sapore del sangue. Scuote la testa. Che
fantasie…
Sobbalza. Macchè fantasie! L’ha trovata! La goccia di Irma,
A Midgale!
Le appare l’immagine a pixel esagonali della ragazza, vista attraverso
gli occhi di un insetto.
Ci sono altre. Una bionda alta… Avvicinati, zanzara, zanzaruccia.
Avvicinati al suo viso. No, non ai calcagni, bestiaccia! Si, brava così,
sul soffitto…
Vera tenta di mettere a fuoco ogni dettaglio dell’immagine rovesciata
che le si presenta in mente, ma è troppo offuscata per capire di
più.
Un altro segnale. Un altro riconoscimento. La goccia di Will!
Non c’è tempo da perdere, pensa Vera salendo le scale
fino ad una finestra sul retro. Le zanzare spesso non hanno vita lunga,
nelle case.
Il cielo la aspetta.
Midgale
Sono passati pochi secondi, quando Midgale, illuminata dalla luce del
tramonto, emerge dal tremolio indistinto in cui è svanita Heatherfield,
sotto le sue ali.
Ora il segnale degli insetti è fortissimo. La civetta plana
nella direzione da cui proviene, socchiudendo l’occhio più esposto
al sole rosso.
Per un attimo, la visione ad esagoni di un enorme fiore dipinto le
si fa incontro a velocità vertiginosa. La civetta ha un sussulto,
sta per perdere il controllo. Un bruciore spaventoso le scoppia in tutto
il corpo, per un istante, poi niente più.
La civetta riprende il controllo ed il fiato. Non lo ammetterà
mai, ma è sconvolta. Si appoggia su un tetto, tremante. Ora sa cosa
prova una zanzara quando muore.
Non c’è tempo, ha ancora un solo contatto. Le ragazze stanno
cacciando l’ultimo insetto.
Il breve volo si conclude sulla ringhiera della scala antincendio di
una cadente casa di mattoni.
La vista acuta, ora non più abbagliata dal tramonto, le mostra
un vicolo squallido ed equivoco.
Ma non è venuta qui per guardare case e strade.
Stacca il contatto mentale con la zanzara: la violenza di un cuscino,
ingigantita di mille volte, e troppa per poter essere vissuta due volte.
Scruta dentro la finestra incrostata. Sembra una cucina disordinata.
Quella… quella sembra Cornelia! Com’è cambiata! Sembra
che abbia vent’anni. Ha i capelli più corti. Si alza in piedi… Che
statura! Più di un metro e ottanta. E che viso! Si è ritoccata.
Ha
il mento e gli zigomi più pronunciati, e anche un bel seno. E’ di
una bellezza abbagliante, ma il suo sguardo non è sereno. Sembra
arrogante. Armeggia nervosamente con un telefonino.
Entra un’altra. E’ la goccia di Will, certamente. Sembra una versione
cresciuta dell’originale. Ha capelli color nero corvino, tagliati corti,
quasi da maschietto; non più la chioma lunga e voluminosa che Matt
ha descritto. La t-shirt nera, trasandata, lascia indovinare spalle
larghe e braccia forti. Ma perché quello sguardo cupo, perché
quella bocca imbronciata? E’ sempre così?
Ecco la goccia di Irma. Anche lei dimostra vent’anni, ed indossa vestiti
troppo stretti ed un grembiule da cucina. Oltre che cresciuta di età,
sembra ingrassata, ma non sembra troppo cambiata come modo di fare. Ride
e scherza. Se la civetta potesse, sorriderebbe. Ma non può.
Stanno entrando anche le altre. Oggi sono fortunata.
Ecco la goccia di Taranee! La ragazza di colore si siede nell’angolo
più lontano della cucina. Ha uno sguardo triste, e soprattutto insicuro,
e dà un’impressione di fragilità. E’ cresciuta molto meno
delle altre; a parte i lunghi capelli ricci e l'assenza di occhiali, la
differenza con l’originale si vede appena.
Quella può essere solo la goccia di Hay Lin. Sorride
alla Taranee triste e si siede accanto a lei. Si scambiano qualche frase
e qualche sguardo d’intesa. Purtroppo il rumore del traffico impedisce
di sentire le parole.
La civetta la studia con attenzione. Anche questa ragazza dimostra
diciotto o venti anni, e, con i capelli sciolti e più corti di quelli
della sua originale, con la frangetta, il mento meno squadrato e le orecchie
meno grandi, è la più cambiata ai suoi occhi. Ha uno sguardo
dolce, ma stanco.
I vestiti che queste ragazze indossano sono di buona marca, ma usurati
e sgualciti, tranne quelli di Cornelia, che è sempre elegante, e
quelli di Will, che sembra non averci mai speso molto.
Sono più grandi e più belle delle originali. Vera conosce
bene quel tipo di bellezza: è quello di chi ha potuto scegliere
il suo aspetto. Ma perché questo luogo squallido? Perché
quei vestiti sgualciti? Cos’è successo?
E’ possibile che Kandrakar abbia offerto loro questo squallore come
vita alternativa?
La goccia di Will spalanca gli occhi, guardando verso di lei. Mi
ha vista! La ragazza indica verso la finestra, e la civetta si trova
cinque sguardi sbalorditi puntati addosso.
Meglio andarsene.
Vola giù fino ad un angolo poco in vista, e riprende la forma
umana di Vera, rendendosi subito invisibile.
Deve fare una ricognizione del luogo. Una volta che lo avrà
conosciuto bene, potrà tornarci direttamente con la dislocazione.
Il portoncino non è un ostacolo: basta un pensiero per far sbloccare
la serratura a scatto.
Sale le scale fino al secondo piano, e accende la luce.
La lampada fioca le rende difficile mettere a fuoco i nomi sui campanelli.
Picchietta, con disappunto, sulla cornicetta, e subito le lettere diventano
luminose come braci.
Qui ci sono scritti cinque nomi femminili. Carol Hair. Wanda Vanderbilt.
Irene Lane. Pao Chai. Therese Canteen. I loro, non c’è dubbio.
Attraverso la porta Vera sente le loro voci. Tra tutte, si riconosce
quella squillante della goccia di Irma.
Inutile continuare. Ne so abbastanza per poter guidare Elyon in
questo luogo.