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Autore: ciomez__    14/08/2012    2 recensioni
"Chiedevo solo il tuo aiuto, ricordando la promessa che mi avevi fatto. Non mi avresti mai lasciata sola, ricordi? Invece te ne sei andato."
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non riuscivo a interpretare quelle parole. Chi aveva fatto del male a mia sorella? Chi poteva farne a me?
La guardai negli occhi, cercavo un senso a ciò che aveva detto.
“Chi non mi deve fare del male?”
“Vattene Hope, devi andare via da qui!” Perché mi stava cacciando?
Improvvisamente da dietro un albero comparve un uomo. Chiamò mia sorella.
“Ehi bambolina, ci sono problemi?” Emily mi guardo dritta negli occhi.
“Domani alle 11.00 incontriamoci al parco vicino casa. Ora vai via, ti prego”
Vidi l’uomo avvicinarsi a noi con passo veloce. Lo sguardo di mia sorella si faceva più intenso.
“Hope cazzo, corri, vai via!”
Ero come paralizzata, ma Justin mi tirò via e iniziammo a correre. Di corsa entrai in auto e lui mise in moto, mentre l’uomo era a pochi centimetri dal viso di Emily. Le urlava in faccia, la strattonava. Lei cercava di liberarsi dalla sua presa ma era troppo forte. Iniziò a picchiarla.
Urlavo, loro da fuori non potevano sentirmi, ci riusciva solo Justin, però non disse una parola. Voleva solo portarmi a casa.
La macchina parcheggiò davanti il vialetto. Nessuno dei due scese.
“Chi era quell’uomo?”
“Non lo so Hope, domani chiederai a Emily tutto quello che vuoi sapere”
“Verrai con me, vero?”
“Farò ogni cosa che mi chiedi” disse aprendo la portiera. Io feci lo stesso. Mi prese la mano e insieme attraversammo il vialetto di casa.
Mi andai subito a sedere sul divano e Justin si mise accanto a me. Era straziato. Credo gli facesse male vedermi soffrire, ma a me faceva male vederlo in quello stato.
“Scusa se ti faccio preoccupare”
“Tu non devi scusarti” mi rispose carezzandomi la guancia.
Ora non voglio pensare a questa storia, voglio distrarmi
Il suo sguardo divenne malizioso. Mi alzai e mi diressi in camera, facendogli cenno di seguirmi. Lo aspettai sulla porta della mia stanza, e quando arrivò lo avvicinai a me tirandolo per il collo della maglia. Il pavimento era completamente ricoperto da lenzuola e cuscini. Io indietreggiavo e lui avanzava. I nostri movimenti erano così perfetti da non lasciare che i piedi si intrecciassero tra loro. Urtai contro il letto alle mie spalle e mi ci sedetti sopra. Justin mi spinse facendomi sdraiare. Il suoi occhi erano piantati nei miei, le mani mi accarezzavano come solo lui sapeva fare, mi dava dei teneri baci sulla fronte e sul naso. Si mise sopra di me e io gli cinsi il collo con le braccia. Avevo un immenso bisogno delle sue labbra. Mi sfilò la maglietta, io feci lo stesso mentre gli accarezzavo gli addominali. Lo volevo.
Mi tirò a se, mi prese in braccio e poi lasciò che i miei piedi poggiassero sulle coperte stese a terra. Iniziò a baciarmi intensamente, senza quasi lasciarmi il tempo di respirare.
Lasciava le mie mani libere di scompigliargli i capelli e di stringere il suo corpo al mio. Le sue braccia invece si posarono sui fianchi, e le mani toccavano i pantaloni. Sentii la sua scendere fino all’apertura dei miei jeans. Slacciò il bottone e tirò giù la cerniera. Si accasciò e li fece scendere, fino a farli toccare a per terra. Io me li tolsi con i piedi. Si accorse dei miei slip.
“Sapevo che sarebbero serviti” mi sussurrò all’orecchio. Continuammo a baciarci fin quando non ci ritrovammo stesi sul morbido pavimento che avevamo creato. Lui era nudo, mentre io avevo indosso solo le mutandine. Justin si mie sopra di me per carezzarmi le cosce e i glutei.. e per sfilarmi l’unica cosa che gli impediva di rendermi donna.
Ora eravamo entrambi nudi.
Sei pronta?” mi chiese a un millimetro dalla mia bocca.
Gli diedi un bacio. “ora si”
Si posizionò meglio e provai la sensazione più bella della mia vita.
Justin faceva qualche gemito, mentre io sentii un dolore che mi fece scendere delle lacrime. Lui se ne accorse e smise subito.
“Scusa Hope, non volevo..”
“Ehi, va tutto bene.. continua”
Mi faceva male, molto male, ma sapevo che lui era felice. Cercai di distrarmi, così iniziai a baciarlo con foga.
Non mi resi conto di quando e come finì tutto. So solo che eravamo stesi, l’uno difronte all’altra, mentre ci scambiavamo baci. Chiusi gli occhi e mi dimenticai di tutto.
Justin era l’unico a rendermi davvero felice. Mi strinse a sé e caddi in un sonno profondo.

“Hope, sei sveglia?” mi chiese Justin. Mormorai qualcosa, niente di importante comunque.
Poi aprii gli occhi. Justin era vestito, e teneva in mano un sacchetto.
“Questa è la colazione” disse porgendomi un cornetto che teneva nella bustina.
Lo addentai, ma subito il mio sguardo si posò sull’orologio.
“Justin, è tardissimo. Tra un quarto d’ora dobbiamo andare al parco!” Dissi alzandomi di fretta. Corsi in bagno, mi lavai velocemente e uscii fuori con un asciugamano legato intorno al corpo.
“Justin, mi passi quello” lui mi porse una maglietta.
“Ah, anche le scarpe, stanno sotto la scrivania credo. Poco dopo tornò con un paio di Vans tra le mani.
“Grazie” gli sorrisi.
Cinque minuti dopo ero vestita e pronta per uscire.
Appena mise un piede fuori casa, Justin, tirò fuori dalla tasca le chiavi della macchina.
Gli bloccai la mano.
“E’ a due passi da qui, non c’è bisogno di prendere l’auto” annuì e mi prese la mano.

Eravamo lì davanti, ma non c’era anima viva. Mi diressi dietro un cespuglio, dove io Emily giocavamo sempre da piccole e aspettai seduta sull’erba. Sentii dei passi avvicinarsi. Di colpo mi alzai e lei corse verso di me. Mi abbracciò, come la sera prima non aveva fatto.
Hope, come sei diventata bella..” non dissi niente.
“..mi dispiace se non ci sono stata questi tre anni” continuò con le lacrime agli occhi.
“quasi quattro anni” aggiunsi.
“Lo so, ma non potevo fare altrimenti”
“Come non potevi fare altrimenti? Ci hai lasciati senza dire niente, e sai, sono successe molte cose in questo periodo”
“Cosa è successo?”
“Papà è morto.”
“Hope, io..”
“No Emily, se stavi su quella strada ieri sera, avevi tutta la libertà di venire qui da noi”
Non sai niente Hope, niente
“Dimmi cosa dovrei sapere allora! Sono tua sorella, cazzo..”
“Quella notte, quando quell’uomo mi rapì.. la mia vita cambiò radicalmente..” stetti in silenzio per farla continuare.
lì iniziò l’inferno che è la mia vita, l’inferno in cui mi trovo ancora adesso
I nostri sguardi non si staccarono, finché i suoi occhi non guardarono fisso a terra.
Quell’uomo che hai visto ieri avvicinarsi a noi mi ha rovinato la vita. La sera che mi rapì abusò di me, lo fece per un lungo periodo tenendomi chiusa nel suo schifoso appartamento. Poi si stancò di me, ma non voleva perdermi, così mi obbligò a prostituirmi. Lo faccio ancora adesso.. ecco perché mi hai visto su quella strada.”
“Emily, io non immaginavo che..” non riuscii a finire la frase che lei mi abbracciò.
“Scusa” sussurrai.
“Non devi scusarti, non è colpa tua.. l’unica cosa che ti chiedo è di non venire mai da me, perché ci sarà sempre quell’uomo nei paraggi, e l’ultima cosa che voglio è che lui possa sfiorarti anche solo con un dito.. mi capisci?”
“Si.. ma come si chiama?”
“Bill, Bill Holmes




Ecco il tredicesimo capitolo.
L'ho scritto di fretta, quindi non è venuto una meraviglia.. vabbè, questo me lo dovete dire voi, anche se penso che fa schifo.
Ah devo dirvi una cosa. Pubblicherò il seguito domani, però poi non potrò pubblicare fino al 26 perché parto, e lì molto probabilmente non avrò internet. Durante la vacanza scriverò, così quando torno potrò pubblicare un capitolo al giorno.. comuqnue mi dispiace çç
Vi voglio tantissimo bene jfngkdk *-*

Il prossimo lo pubblico senza problemi, però voglio vedere delle recensioni. Potete farmene arrivare almeno 7? Non sono troppe, no?
Un bacio :)

-Lia

  
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