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Autore: AllyDreamer    14/08/2012    10 recensioni
"Come avrei potuto dimenticare quella pelle candida come la neve e quei boccoli così perfettamente neri?"
Ciao a tutti! Questa è la mia primissima ff, spero vi piaccia. Dateci un'occhiata!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Ed ecco il continuo! Solo per voi! Spero di riuscire a farvi sognare almeno un pochetto ;D <3


 “Meglio tornare” mormorai. Infilai velocemente il casco e montai in sella al mio cavallo. Mi assicurai che Harry fosse pronto per seguirmi e a quel punto partimmo al trotto.
Sul sentiero fangoso la pioggia batteva forte, provocando nuvoloni intrisi di polvere e umidità, che si aggiungevano a quelli già provocati dagli zoccoli veloci dei cavalli.
Sentivo le gocce di pioggia farsi più aggressive e pesanti sul casco, appiccicando le poche ciocche dei miei capelli non protette sulla mia fronte, e il resto dei miei boccoli fradici sulla schiena.
La mia felpa iniziava a sembrarmi sempre più ingombrante, ma all’altitudine in cui ci trovavamo, il vento che ci sferzava il viso era gelido e presto iniziai a tremare flebilmente.
Anche la criniera di Peet era fradicia. Harry, di fianco a me, procedeva alla mia stessa velocità e non si lamentava, ma anche lui era inzuppato.
Sospirai nella pioggia, le gocce che scendevano dalle mie ciglia sembravano lacrime ma in realtà erano di acqua dolce e si univano al resto scorrendo sulle guance e sul naso.
Dato che correvamo raggiungemmo presto il maneggio, deserto rispetto a prima, e feci strada a Harry per arrivare alle scuderie.
Appena dentro, l’atmosfera calda e l’odore di fieno ci avvolsero. I cavalli erano tutti dentro i loro box, Emma e Luca stavano parlando in fondo al corridoio ma s’interruppero un istante quando ci notarono.
Harry scese da Tina e si fermò ad aspettare che lo facessi anche io. Scesi velocemente e tutta inzuppata risultai sicuramente più goffa di quanto non volessi apparire. Seguii Harry e io feci entrare Peet e Tina nei loro rispettivi box.
Mi levai il casco. Sulla nuca i miei capelli erano asciutti, come anche quelli di Harry, ma dalle orecchie in giù erano odiosamente bagnati e divisi in ciocche. Odiavo i miei capelli fradici. I boccoli diventavano ciocche lisce leggermente ondulate e risultavano molto meno folti di quanto non fossero in realtà, ma questo vale per tutti.
Mi sforzai di sorridere a Harry e mi appoggiai sospirando alla parete in legno, per poi farmi scivolare fino a sedermi sulla poca paglia che giaceva a terra.
Emma dalla parte opposta mi salutò con la mano, prese un ombrello e uscì, seguita da Luca.
Harry rimase in piedi a fissarmi e a sistemarsi i capelli per un po’, poi si sedette accanto a me.
Con i capelli spettinati e le punte della frangia bagnate era davvero carino. In nessun sogno sarebbe stato così nitidamente bello.
Mi sorrise e io distolsi lo sguardo per non dover trattenere il fiato.
“Lo sai che sono abituato alla pioggia, vero? A Londra ce n’è un casino.”
Mi voltai nuovamente a guardarlo “Quindi… Ti sei divertito?” domandai. Era una parola grossa per una passeggiata a cavallo e un acquazzone improvviso.
“Più di quanto sia possibile fare alla festa più bella del mondo.” Il suo sorriso si allargò.
“Addirittura!” mi abbandonai in una risata sincera, e appoggiai la testa alla parete dietro di me, il volto leggermente girato, in modo da poter continuare a fissarlo. Ora si guardava le scarpe.
“Dubito fortemente che la festa più bella del mondo non superi un’inzuppata nel bosco.” Dissi sorridendo, e provando ad immaginarmi la festa più bella che potessi sognare. Lui era incluso negli invitati.
“Sì, se alla festa tu non ci sei.” Mormorò continuando a fissare le sue Converse bianche tutte zuppe.
Avvicinai esitante la mia mano alla sua testa e quando lui se ne accorse si voltò di scatto verso di me, inchiodandomi con il suo sguardo. La mia mano restò sospesa in aria, il mio riflesso nei suoi occhi, come nel mio sogno.
Deglutii e mi ripresi, trovando il coraggio, chissà dove, di sfiorare le ciocche della sua frangia, scostandole. Le mie dita fredde sulla sua fronte bagnata.
“E’ un pensiero davvero molto carino, Harry.” Ritirai velocemente la mano e fissai le mie Converse grigie, avvertendo il suo sguardo su di me.
Ad un tratto le sue dita mi toccarono i capelli, sistemando la ciocca ribelle che  mi era sugli occhi, dietro al mio orecchio. Avrei dovuto guardarlo ma non trovavo il coraggio. Se fosse successo qualcosa? Qualcosa da più che amici? Lui se ne sarebbe andato quella stessa sera e io mi sarei ritrovata a struggermi per lui. E sarebbe stato peggio che con Daniele, perché io Harry, lo amavo, anche se non volevo decidermi ad ammetterlo a me stessa.
“Jade.” La voce bassa e magnifica di Harry mi richiamò alla realtà. Lo guardai d’istinto, ritrovandolo terribilmente vicino al mio naso.
Mi squadrò dalla fronte al mento. Chissà quanti difetti ci trovava.
“Adoro le tue lentiggini.” Disse invece. Strano, io le odiavo. Il mio cuore stava velocemente subendo la metamorfosi tramutandosi in un tamburo.
Abbassai lo sguardo, ma con un dito mi alzò il mento costringendomi a perdermi nei suoi occhi.
Riuscivo a contare le sue ciglia bagnate.
Il cellulare squillò bruscamente dentro la tasca dei miei jeans, facendoci sobbalzare entrambi. Improvvisamente notai di nuovo la pioggia che batteva fuori e il suo profumo, notai i cavalli che ci osservavano, battendo gli zoccoli ogni qual volta.
Mi portai il cellulare all’orecchio, stupita che non fosse andato in fumo visto il giretto sotto l’acqua.
“Pronto?”
“Tesoro! Ciao, noi siamo appena tornati ma tu non sei in casa. Tutto a posto? Fuori diluvia. Dove ti trovi?” la voce sveglia di mia madre e tutte le sue domande rimbombavano nel mio orecchio ma io riuscivo a concentrarmi solamente su Harry, pochi centimetri accanto a me, respirava un po’ affannato, anche lui per lo spavento, e sentivo il suo fiato sul mio collo.
“Sì… Sto bene, mamma… Sono… al maneggio di Emma…  ehm, è tutto okay, ora arrivo.” Deglutii di nuovo.
“D’accordo, è meglio con questa pioggia che stai a casa.” Salutai e attaccai prima che potesse chiedermi chi mi riportava a casa.
Feci un sorriso di scusa a Harry e mi alzai, e lui mi imitò.
“Dunque, ora ti riporto a casa. Vieni.” Mi prese la mano e ci fiondammo di nuovo sotto la pioggia.
 
Louis
Eleanor e io avevamo passato un pomeriggio memorabile. Grazie a Matt eravamo riusciti a fare shopping per Milano senza essere assaliti. La mia ragazza aveva comprato poco rispetto a quanto io ero disposto ad offrirle, non le piaceva farmi spendere nonostante non fosse affatto un problema. Era così dolce.
Dopo le quattro però, troppe persone avevano iniziato a fermarmi, e Matt (il bodyguard) ci aveva consigliato di tornare all’albergo.
Avevamo giocato a ping pong al chiuso ed eravamo stati nella piscina coperta privata dell’Hotel.
Poi ci eravamo seduti ad un tavolino nella hall, avevo preso un frullato ad Eleanor mentre ripensavo al suo viso felice e al bacio che ci eravamo scambiati davanti al Duomo.
“Grazie, Louis, è stato uno degli appuntamenti migliori passati con te!” mi sorrise dolcemente.
Mi avvicinai per sfiorarle le labbra al sapore di vaniglia (del frullato che stava bevendo) e le sussurrai “Figurati.”
Fuori il cielo era ancora chiaro, nonostante fosse quasi ora di cena.
In quel momento dalla porta principale entrò Harry, preso da un’animata conversazione con Billy, la sua guardia del corpo, anche se forse era più una discussione.
Non riuscivo a sentire quel che si dicevano ma vidi Billy allontanarsi e imboccare l’ascensore.
Harry mi vide e senza chiedere prese posto nel nostro tavolino.
Nonostante la discussione con Billy sembrava piuttosto su di giri.
Eleanor lo salutò e lui ricambiò allegramente, prese il suo frullato ormai finito e con il cucchiaino finì ciò che rimaneva.
“Tutto okay, Hazza?” domandai inarcando un sopracciglio.
Lui annuì rivolgendoci un sorriso sincero.
“Che hai fatto con Jade?” chiesi, ero diventato curioso, non l’avevo mai visto così strano. Sembrava felice e allo stesso tempo come se ci fosse qualcosa che non andava. Lui si strinse nelle spalle.
Eleanor annunciò che andava a fare le valige, dovevamo prendere l’aereo tra un paio d’ore.
Anche Harry si diresse verso la sua camera. Non riuscii a resistere alla tentazione di seguirlo.
Bussai alla sua camera e sentii un “Avanti” sommesso.
Stava finendo di fare la sua valigia. Dentro aveva sistemato tutte le cose che avevamo usato durante il resto del tour europeo. Ero stato fiero di lui perché per tutte le tappe che avevamo fatto era riuscito a non legarsi con nessuno. Lo avevo avvertito che se fosse successo avrebbe dovuto lasciare il legame, perché il nostro posto era in Inghilterra, alla fin fine.
Lui si voltò a guardarmi “Che hai? Mi segui?”
“Sì, perché non mi sembri a posto.”
“Nemmeno tu, ma lo sapevamo già che entrambi non abbiamo tutte le rotelle al proprio posto.”
Scoppiai a ridere “Fratello, non intendevo quello.” Mi avvicinai maggiormente in modo da vederlo in faccia.
“L’hai baciata?” lui si voltò a guardarmi con gli occhi sbarrati “Ma chi credi che io sia?” esclamò.
Risi nuovamente, poi Harry sospirò “No, purtroppo no. Ma avrei tanto voluto farlo.”
 
Harry
“Mi dispiace fratello, ma forse è meglio così. Insomma… Noi adesso torniamo in Inghilterra e ci sono scarse probabilità che tu la riveda… “ diceva Louis, come fosse la cosa più normale al mondo.
“Grazie Lou, come mi consoli tu non c’è nessuno.” Lo interruppi e la mia voce risuonò amara. Per lui era facile, la sua relazione con Eleanor andava a gonfie vele.
“Scusa… Non volevo…”
“Tranquillo.”
“Allora…” era evidente che non sapeva molto cosa dire “Vado a fare la mia valigia…”
“Che è meglio.” Dissi in risposta e lui emise un risolino.
“Harry.” Mi voltai. Era sulla porta, stava per uscire, un piede già fuori dalla stanza “Ascolta, non ti ho mai visto così per nessuna. Se è la ragazza giusta, andrà tutto bene.”
Apprezzai il suo sorriso sincero. Era un vero amico, avevo sempre bisogno di lui. Annuii e lui se ne andò.
Mi permisi di ripensare a quello che era successo quando l’avevo riaccompagnata a casa.
La pioggia batteva sui finestrini dell’auto. Avevo parcheggiato davanti al cancello, e anche se avevo spento il motore non sembrava che Jade volesse scendere.
“Quindi, te ne andrai…” aveva detto, e chiaramente non aspettava una risposta. Annuii.
Poi mi aveva rivolto uno dei suoi sorrisi più dolci del miele, ma stavolta sembrava triste. Il mio egoismo ne era rimasto compiaciuto.
Avevo preso la sua mano candida.
“Jade…” avevo iniziato, ma non sapevo davvero cosa dirle. Vedevo i suoi occhi e le sue labbra rosse davanti a me, e volevo solo avvicinarmi e tenerla stretta a me, senza più lasciarla.
Mi ero morso il labbro inferiore “Tu… Sei una ragazza speciale… Io me ne vado, ma non penso che ti dimenticherò facilmente, credimi. Non posso dimenticarti. Te lo prometto.” E così mi ero messo a fare promesse senza ragionare, volevo solo che capisse che era importante per me, non sapevo bene nemmeno io il perché.
Mi aveva sorriso, sinceramente, apertamente “Pensi che io possa farlo?” a quel punto volevo davvero baciarla ma mi sembrava al contempo crudele: io me ne sarei andato, saremmo stati lontani, che motivo c’era per farmi stare ancora più male, per farla stare più male? Così avevo sganciato la cintura e l’avevo avvolta nelle mie braccia. Eravamo restati abbracciati a lungo. Cercai di riassaporare il profumo dei suoi capelli mentre li baciavo. Ad un tratto lei si era allontanata ma continuando a tenere le sue dita tra i miei ricci. Le avevo accarezzato il viso e poi, mi ero concesso di posare delicatamente le mie labbra sulla sua guancia arrossata. Sì, era parecchio rossa nonostante il freddo, e mi aveva fatto sorridere. Le mie labbra erano rimaste incollate per un po’, anche se forse era stato poco, sulla sua guancia, finché non le avevo schioccate e dopo un ultimo sguardo l’avevo lasciata scendere dall’auto e rientrare in casa.
Sbattei le palpebre. Avevo una maglia bianca in mano, sospesa sopra la valigia. La lasciai cadere e chiusi con foga il valigione.
 
Jade
Chiusi gli occhi e appoggiai la fronte sul vetro freddo della mia finestra.
Ero seduta sul davanzale interno in legno che avevo. Di solito mi sistemavo lì per leggere o pensare. In quel momento invece, volevo solo rivivere il bacio sulla guancia che mi aveva lasciato Harry. Non mi sarei più lavata la faccia, questo era sicuro. Il suo viso, il suo profumo erano ancora ben fissi nella mia mente, come se fosse ancora con me.
Ero triste della sua partenza, ma invece di sentirmi disperata come credevo, ero felice, ero al settimo cielo. L’avevo lasciato andare e ne ero contenta, se mi amava sarebbe tornato, come dice il proverbio.
Non riuscivo a smettere di sorridere. Il rumore della pioggia sul vetro era la musica più bella che avessi mai sentito. Tutto mi sembrava perfetto. Mi sentivo più fortunata di quanto non fossi mai stata in vita mia. E tutto senza quadrifoglio. Chissà che sarebbe successo se ce l’avessi avuto.
Ridacchiai. Da sola. In camera mia. Non mi importava se non risultavo normale. Quello era stato il giorno più bello della mia vita.

Allora? Che ne pensate? Spero che non mi odiate perché non si sono baciati adesso, ma non preoccupatevi, c'è tempo, c'è tempo! :P
Grazie per tutti quelli che mi recensiscono e anche per tutte le visite! Siete meravigliosi, grazie perché mi impegno molto e spero che la mia storia vi piaccia! :)
Fatemi sapere quello che pensate con una recensioncina magari, grazie ^w^
Un abbraccio a tutti e un bacio :*

  
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