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Autore: Claudia    27/02/2007    4 recensioni
Dopo il proprio matrimonio con l'ultimo discendente dei Malfoy, Ginevra Weasley abbandona i propri affetti ed i propri cari per vivere la sua vita a fianco del consorte. Completamente emarginata dalla propria famiglia, Ginevra conduce una nuova esistenza tanto che la povertà così rinomata dei suo familiari è ormai un lontano ricordo. Tuttavia, il presente è pronto a portare alla luce vecchi ricordi dimenticati e molto spesso, tutt'altro che belli. [Capitoli revisionati]
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Weasley, Ginny Weasley, Hermione Granger | Coppie: Draco/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Anatema - capitolo 2

Capitolo 2

La bacchetta di Harry

 

Era un luogo che a prima vista non aveva molto valore. E forse, la sua presenza avrebbe suscitato un poco di stupore. Si trattava di una piccola pasticceria, nella quale soleva andare ogni volta che lei e sua madre si recavano a Diagonalley. Lei, Ginevra Malfoy, ai tempi solo Ginny Weasley, aveva sempre amato quell'edificio. Non solo per le ottime torte, ma anche per come quella piccola casa appariva. L'edera rampicante, verde come lo smeraldo, saliva fino alla grondaia e ospitava moltissimi animaletti, come lucertole e farfalle. Era una piccola costruzione a mattoni rossi. Un po' come la casa che abitava con la sua famiglia. Forse, era proprio il genere di casa in cui sognava di abitare con il suo futuro marito. I mattoni rossi ci sono, pensava. L'unica differenza era che la villa dei Malfoy era quattro volte più grande di quella casetta, che rispetto alla sua era davvero misera.

Entrò, cercando di passare inosservata alle molte persone che attendevano di essere servite. Era rimasta in disparte, per non farsi riconoscere. Non aveva molta voglia di ascoltare le lamentele di persone che speravano di vedere messe in atto le proprie opinioni esclusivamente attraverso di lei. In molti credevano che Ginevra avesse un forte ascendente sul marito e che, ogni sua parola fosse oro colato. Altro che oro colato. Pensò a Pluff, che probabilmente aveva riferito il messaggio al marito. Non sarebbe stato molto contento... ne era sicura. Non amava molto essere contraddetto... anche se era Ginevra a disubbidire a quelli che lui soleva chiamare "ordini". Rimuginava, pensando a come affrontare il consorte, quando molti sguardi si fissarono su di lei.

"Signora Malfoy sono felice di vederla!"

L'uomo, che stava servendo una donna grassa, dall'aria molto arcigna, salutò calorosamente la giovane donna. Ginevra fece un cenno con la mano, come l'etichetta della famiglia Malfoy imponeva in luoghi pubblici, e rimase in silenzio. L'attenzione dei presenti si bloccò sulla sua persona. Ginevra si maledì mentalmente. Era abituata a certi sguardi, in fondo, era la moglie dell'uomo più potente che tesseva i propri piani alle spalle del Ministero. Giunse alla conclusione che non era stata buona l'idea di recarsi in quel posto e se Draco l'avesse saputo, avrebbe privato lei del loro letto. Suo marito non approvava luoghi che lui definiva di bassa lega sociale. Le riservava sempre ristoranti lussuosi, degni del nome che portavano. Sì, Draco Malfoy non amava che sua moglie si mescolasse con persone comuni, plebee. Ma Ginevra era stata una plebea. Non lo menzionava mai di fronte a lui, ma era vero. Lo era stata. E proprio per questo rispettava tutte le persone che non appartenevano alla casta. Senza il nome dei Malfoy che portava appresso, lei stessa era una semplice e comune donna.

"Mi dica, il Signor Malfoy, come sta? Se ne sentono molte sul suo conto."

L'uomo le aveva rivolto la domanda in modo naturale, ma il tono impiccione della voce aveva disgustato un poco Ginevra. Le persone leggevano troppe storielle false, che i giornalisti amavano scrivere per alzare le vendite dei giornali. Tutti alla fine, chi più chi meno tendeva a crederci. E odiava che proprio suo marito fosse sempre al centro della scena. La tranquillità l'amavano tutti, anche i Malfoy. Il resto dei clienti sembrava molto interessato alla domanda, e alla risposta che la signora Malfoy avrebbe dato.

"Io sto meravigliosamente, non si dia troppa pena per me."

Al fianco di Ginevra, si materializzò Draco Malfoy, che subito ripose la propria bacchetta sotto al mantello. La moglie fu sorpresa nel vederlo tanto quanto i clienti del locale. L'esclamazione generale e la faccia paonazza del pasticcere divertirono molto la signora Malfoy.

"Mi dica, Signora Malfoy, desiderava?"

La signora grassa che l'uomo stava servendo protestò e per questo fu scacciata malamente dal locale. Ginevra non potè non sentire i duri rimproveri che la donna le aveva rivolto, mentre passava al suo fianco per raggiungere l'uscita. Malfoy, gente maledetta.

"La signora Malfoy non desidera niente, stavamo per l'appunto andando."

Draco l'aveva guardata negli occhi con il suo consueto sguardo di ghiaccio. Uno sguardo che altri temevano.

"No, se permetti vorrei prendere una cosa."

Non era molto facile assistere ad un incontro tra i coniugi Malfoy nel bel mezzo di un negozio. E il pasticciere si strofinava le mani immaginando i guadagni che avrebbe incassato. Draco non fu molto felice di essere contraddetto, di fronte a tutte quelle persone.

"Come vuoi."

"Grazie."

Ginevra amava sfidare il marito, senza che queste sue piccole sfide però, potessero ferire il suo orgoglio. E qualora Draco non apparisse molto contento del suo comportamento, lo ammansiva con un grazie o con una parola che potesse comunque dimostrare il rispetto che lei aveva per lui. Con passo deciso si recò di fronte al bancone, mentre tutti i clienti si spostarono per lasciarla passare. Non aveva mai trattato nessuno con aria di sufficienza, di superiorità perché sapeva cosa significasse essere maltrattati da chi il potere lo stringeva nelle mani. Eppure in certe occasioni non poteva farne a meno.

"Si ricorda di quei dolci che mia madre è solita comprare?"

"Certo che li ricordo, sono i Pluff."

Ginevra sorrise. Cosa che fece arrossire il pasticciere.

"Potrebbe darmene un po', allora?"

Il pasticciere annuì imbarazzato, dopo aver notato lo sguardo che Draco Malfoy gli aveva rivolto in piedi alla porta del suo locale.

"Quant'è?" Domandò Draco avvicinandosi alla moglie.

"Niente. Lo consideri come un omaggio di questo negozio."

Ginevra ringraziò l'uomo e raggiunse il marito, che le aprì la porta. Quando i coniugi Malfoy divennero due ombre del vetro, l'uomo rilassò i muscoli della faccia e prese a tirare un sospiro di sollievo. Nessuno, quel giorno, avrebbe parlato dei Malfoy.

Draco non le rivolse la parola per un buon quarto d'ora. Ginevra alzò gli occhi al cielo conoscendo l'abitudine del marito di non parlarle ogni qualvolta che era arrabbiato con lei. Tutte le persone che avevano nuovamente popolato le strade di Diagonalley, si voltavano a guardarli, si fermavano e gli facevano spazio se intralciavano il loro cammino. Tutto ciò era dovuto alla fama che per secoli, la famiglia storica dei Malfoy si portava dietro. Un bambino aveva urtato Ginevra mentre stava giocando con altri ragazzi della sua età, ed era stato frettolosamente richiamato dalla madre che si era inchinata davanti a lei in segno di scusa. Sì, costatò la donna, ogni volta che suo marito era in giro, la tensione si tagliava con il coltello.

"Perché non sei tornata a casa quando te l'ho chiesto?"

Ginevra osservò le spalle del marito e aveva l'aria di aspettarsi una domanda del genere da un momento all'altro. Non si era nemmeno fermato, bensì continuava a camminare indifferente nell'aria fredda della sera.

"Guarda che io non sono mica Pluff.... non sono un elfo da comandare."

Lui non rispose e continuò a camminare.

I dolci Pluff. Forse era stato infantile attribuire ad un elfo il nome di un dolce, ma l'aveva sempre trovata una cosa simpatica.

"Il tuo elfo mi ha minacciato di privarmi del letto."

Ginevra usò violenza per non mettersi a ridere davanti a tutti e cercò di mantenere un certo contegno anche nel tono della voce. Da come il marito aveva pronunciato l'ultima frase, la donna capì che non aveva mai picchiato o comunque punito l'elfo trovatello. Sapeva benissimo che Pluff era l'elfo domestico prediletto della moglie.

"Ci tenevo a tornare a comprare quei dolci."

"Quei dolci sono più importanti di tuo marito?"

Draco si era voltato verso di lei. Ginevra prese a guardare intorno, osservando sguardi curiosi su di loro. Sapendo di stare dando un piccolo spettacolo della loro vita di coppia, si coprì il capo con il cappuccio del proprio mantello. Con quel gesto, anche Malfoy la imitò frettolosamente rivolgendo un Ehi che avete da guardare! a tutte persone che erano ferme per strada.

Non si sapeva molto della vita della famiglia Malfoy. Tutti i giornalisti e i rotocalchi facevano a gara per apprendere comportamenti anomali da parte dei due coniugi. E quel piccolo spettacolo che avevano dato nel bel mezzo di Diagonalley non sarebbe passato inosservato. {DRACO MALFOY geloso dei pasticcini Pluff } già se lo immaginava il titolo.

"Comunque, non stiamo tornando a casa." Osservò Ginevra.

"Se vuoi vai pure, già che ci sono devo passare in un posto."

"No, no... ti accompagno."

Se fosse tornata a casa, allora sì che si sarebbe arrabbiato. Era convinta che la mente del consorte fosse, sotto molti aspetti, molto contorta. Per questa ragione al Ministero della Magia nessuno lo sapeva prendere per il verso giusto. Lei lo conosceva e sapeva come comportarsi o difendersi dalla sua lingua lunga e molto spesso velenosa. Bastava rispondere alle sue provocazioni con intelligenza. Ma soprattutto non bisognava mai abbassare lo sguardo, anche se quegli occhi metallici potevano incutere timore. Erano due regole fondamentali anche per la vita di coppia. Non voleva certo essere l'unica donna per lui, ma nel caso in cui si fossero seperati, difficilmente Malfoy avrebbe trovato una donna capace di tenergli testa. E Malfoy si trovava d'accordo. Quindi a modo loro se la intendevano egregiamente.

Quando il marito si arrestò di fronte a un negozio, Ginevra storse il naso. Quel locale, in fondo a una delle strade più sinistre di Diagonalley, non le era mai piaciuto e aveva sempre cercato di evitarlo anche con i fratelli. Comunque non disse niente, a volte non amava molto intromettersi nelle decisioni di Draco. Lo seguì chiudendo la porta alle sue spalle. La stanza principale era buia e le tapparelle delle finestre erano abbassate e impedivano ai raggi del sole, quasi morenti, di penetrare nel locale. L'aria aveva un odore fetido e rivoltante, tanto che Ginevra fu costretta ad avvicinare il bavero del mantello al volto.

"Non ci metterò molto."

Ringraziando mentalmente le parole del marito, la donna prese ad osservare gli scaffali ricolmi di bacchette e cianfrusaglie di vario genere. Tutti oggetti, pensò Ginevra, che probabilmente non erano mai stati brevettati e accettati dal G.C.M. ovvero Gran Consiglio dei Maghi, oggetti di contrabbando, insomma. Sentirono un rumore di passi, fino a quando un vecchio canuto, ma dall'aria molto sveglia entrò nella stanza, osservando con diffidenza le figure incappucciate. Ancor prima di riconoscere i loro volti, riconobbe lo stemma cucito sui loro mantelli.

"Signori Malfoy..."

Un inchino. Il centesimo, pensò la donna.

"A cosa devo l'onore di questa visita?"

"Già a cosa la dobbiamo?"

Il tono di Ginevra era molto seccato. Non le piaceva quel posto e la sua domanda aveva pienamente espresso il suo disappunto. Il vecchio la osservò attentamente, sorridendole in modo scabroso, mostrando una serie di denti marci e fetidi quanto l'aria del locale.

"Signora Malfoy, mi lasci dire che lei è sempre stupendamente bella."

"Grazie, peccato che non possa dire altrettanto di lei."

Sibilando, si voltò indispettita e prese a roteare un piccolo oggetto esposto su un tavolo. A volte sapeva comportarsi alla pari del marito. Forse era stata influenzata in parte dai Malfoy. Di certo non avrebbe potuto far parte di quella famiglia, e l'esame per essere una Malfoy, a suo tempo, l'aveva pienamente superato. Deludendo qualcuno, certo. Qualunque cosa facesse, avrebbe sempre deluso qualcuno. Era inevitabile, visto la vita che si era scelta.

"Sono venuto a prendere quella cosa." Disse incurante Draco.

Ginevra posò l'oggetto che teneva in mano, dando vita a un grande tonfo. Segno che si stava arrabbiando. Draco mosse gli occhi in modo quasi impercettibile e il vecchio sorrise, un sorriso bavoso.

"Certo, gliel'ho conservata come mi aveva chiesto."

Ginevra odiava quando rimaneva all'oscuro di tutto. Odiava quando Draco le nascondeva qualcosa. Spazientita, si scostò il mantello di dosso e prese ad esaminare un altro oggetto dalla forma appuntita. Il vecchio tornò nella sala con una piccola scatola oblunga che aveva l'aria di contenere una bacchetta magica. Draco sfilò la propria dalla tasca del mantello e la porse al vecchio.

"Tenga potrà rivenderla a un prezzo molto alto."

Il vecchio sorrise in modo arcigno e fece lunghi ossequi ai due coniugi. Ginevra abbandonò il locale senza rispondere al saluto del vecchio gestore e prese a camminare per strada precedendo il marito. Draco, a pochi centimetri di distanza la osservava con un'espressione soddisfatta in volto, mentre stringeva sotto il mantello, la scatola nera. La donna si scontrò con un bambino che stava contemplando una vetrina.

"Togliti di mezzo moccioso." Sibilò.

"M-mi scu-scusi si-signora Ma-Malfoy!"

Draco contemplò il cielo e bloccò la consorte afferrandole un braccio.

"Basta camminare, torniamo a casa."

Ginevra afferrò la bacchetta da sotto il proprio e l'agitò per aria, scomparendo alla vista di Draco. E dopo qualche secondo che la donna era scomparsa, l'uomo la imitò scomparendo a sua volta.

Quando si materializzò nell'immenso salone di casa Malfoy, Ginevra gettò lontano il mantello, che fu accuratamente preso dagli elfi domestici. Si sedette sul divano davanti al caminetto e si mise sugli occhi una garza umida che Pluff era solito preparare apposta per lei. Di lì a pochi secondi, Draco Malfoy varcò la grande porta del salone, porgendo il proprio mantello ad un elfo domestico. Il fuoco bruciava nel camino, emanando l'odore acre del pino e della resina e scaldando molto bene il locale della villa.

Malfoy Manor era una delle più prestigiose. Da secoli era stata servita da elfi domestici e aveva ospitato per molte generazioni la casata dei Malfoy. Era circondata per metri e metri da mure altissime, che si ergevano in cielo e sembravano quasi toccarlo. Ed ad ogni lato di queste mura c'erano cancelli di ferro battuto finemente decorati . Il giardino immenso ospitava piante di ogni genere, provenienti da ogni parte: fiori profumati ma anche piante carnivore. Il retro della villa era adornato da un piccolo laghetto, uno specchio dall'acqua limpidissima. Non si sapeva con precisione il motivo, ma tutti in paese credevano che la villa dei Malfoy fosse tetra e buia, adornata da paludi ed acquitrini. Ma in quelle rare occasioni in cui i Malfoy davano importanti ricevimenti, tutti gli invitati si ricredevano e contemplavano le meraviglie che quell'abitazione mostrava loro. Il salone principale, la stanza più grande di tutta la villa, stava al centro e da essa si diramavano corridoi su cui affacciavano numerosissime porte. Altri saloni, chiusi, avevano e avrebbero ospitato importanti ricevimenti che Draco Malfoy dava per lavoro.

Ed era proprio il salone principale, dove Draco e Ginevra stavano in quel momento.

"Non ti interessa sapere cosa ho comprato?"

"No." Ribattè secca la donna.

"Mhm, in quel negozio non sembrava."

Ginevra sollevò la garza umida dagli occhi, quanto bastava per vedere il marito, in piedi davanti a lei. Forse, esisteva ancora qualcosa che non poteva sopportare in Draco e questo qualcosa era la sua maledetta capacità di capire i suoi pensieri. Se poi fosse la magia ad aiutarlo... non poteva certo saperlo.

Draco estrasse, sorridendo, il contenuto della scatola oblunga per far riemergere una bacchetta, all'apparenza normale. Iniziò a ruotarla tra le dita della sua mano con aria soddisfatta e compiaciuta. Ginevra osservò quel gesto e più volte guardò il marito. Aveva intuito che il contenuto di tale scatola era una bacchetta. Ma non riusciva a capire la ragione per cui suo marito l'aveva comprata. Non aveva niente di speciale: era nera come ogni bacchetta, non aveva alcuna forma particolare e sembrava addirittura vecchia e logora.

"Non capisco perché tu abbia fatto scambio con la tua bacchetta. Era sempre in ottimo stato e questa non sembra nemmeno funzionare più di tanto."

"Forse non hai notato questo."

Draco si avvicinò al divano su cui era seduta la moglie, porgendole la bacchetta in questione. Quando Ginevra la prese in mano non potè fare a meno di avere una visione, se visione la si poteva chiamare. Per un attimo fatto di un pugno di secondi, il volto di Harry le era comparso davanti. Il suo sguardo incredulo sembrò soddisfare molto Draco, che le fece notare lo stemma argentato all'apice dell'oggetto magico. Gli occhi color nocciola della donna si spalancarono e presto Ginevra si ritrovò in piedi faccia a faccia con il proprio consorte mostrando un'espressione quanto mai allibita e allo stesso tempo spaventata. Aveva riconosciuto quel "marchio".

La mente della donna andò all'ultimo anno a Hogwarts quando Harry aveva fatto incidere il segno che aveva sulla fronte sopra la propria bacchetta. Quell'indelebile saetta che aveva reso Harry Potter una leggenda vivente. Quella saetta che teneva ben nascosta sotto il proprio ciuffo di capelli. Un segno che aveva maledetto per sempre la sua esistenza. Harry aveva sempre detestato quel marchio che era costretto a portare sulla propria pelle, ma con il tempo, vuoi anche per abitudine, quel segno era diventato quasi indispensabile per lui. É un modo che mi permette di ricordare chi sono, le aveva detto. Harry non soffriva di amnesia, no davvero, ma molto spesso perdeva di vista ciò che per lui era giusto e non giusto fare. E allora quella ferita lo richiamava indietro, alle sue origini, ai suoi genitori che avevano dato la vita per lui. Una vita che avrebbe dovuto vivere al meglio anche per loro. Non dovevi sparire.

"Cosa hai intenzione di fare con la bacchetta di Harry, eh?"

Ginevra agitò l'asticella di legno davanti a Draco che non fu per niente scosso dal tono alterato della moglie. Fece per riprendere la bacchetta, ma la donna gliela sottrasse alla vista nascondendola dietro alla propria schiena.

"Hai sempre odiato Harry! Non credo che la bacchetta sia un caro ricordo per te!"

Con un movimento brusco, Draco afferrò il braccio della moglie ed impugnò nuovamente la bacchetta senza badare alle proteste della donna.

"Che male c'è? In fondo oggi hai preso anche tu un caro ricordo?"

Ginevra si bloccò e fissò con sguardo interrogativo l'uomo biondo di fronte a lei. In qualche modo anche Draco era venuto a conoscenza del mantello dell'invisibilità che Harry aveva ereditato dal padre. I suoi occhi si strinsero in due fessure e la donna, con fare molto adirato, afferrò di nuovo la garza per gli occhi, lasciandosi andare sul divano.

"Ginevra, io sono il primo che viene messo al corrente dei prelievi all'interno della Gringott. Oserei dire che sei stata alquanto sfacciata a non chiedermi permesso alcuno."

"Vattene via, fino a stasera non voglio nemmeno vederti." Replicò secca lei.

E non stava scherzando. Quella frase le veniva in mente ogni volta che si arrabbiava con il proprio consorte. Era un modo come un altro per sfogare i propri sentimenti; alcune mogli picchiavano, alzavano la voce... lei diceva semplicemente quella frase gelida per essere capita. E dopo quel vattene via, la giornata proseguiva di male in peggio, soggetta all'umore nero della padrona di casa. Purtroppo per Ginevra, quella frase aveva validità solo fino a sera e avrebbe perso la sua imponenza nel momento in cui i due consorti si fossero coricati nel proprio letto.

"Come ti pare."

Malfoy nascose la bacchetta tra le pieghe del suo vestito e si allontanò a grandi passi dal divano del salone. Si sarebbe richiuso nel suo studio, come faceva sempre, e avrebbe scartabellato fino a notte fonda. In quel periodo al Ministero c'era molto lavoro da fare, e lui, essendo membro del Consiglio, aveva i suoi grattacapi da affrontare. Quando entrò nel suo studio, una ventata di aria rarefatta riempì le sue narici. Probabilmente nessuno in quella casa aveva aperto le finestre e le grandi vetrate che caratterizzavano il locale. Urlò parole incomprensibili che riecheggiarono in tutta la villa. Pluff, l'elfo trovatello, tremò accanto alla propria padrona, che scosse la testa. Era sempre stato così: bastava poco per far saltare i nervi anche all'animo freddo di Draco. E Ginevra sapeva benissimo che il soggetto di quelle frasi incomprensibili era proprio lei. Era lei, Ginevra Malfoy, che la mattina apriva le finestre dello studio del marito e riordinava le scartoffie ammalloppate sulla grande scrivania di massello. Era la sola che potesse mettere mano nelle sue cose. Era la sola, in tutta la villa, di cui lui si fidava. Quella mattina non aveva avuto modo di aprire quella stanza, e il disordine, come il mancato gesto di mettere in ordine, aveva alterato l'animo del Malfoy.

Draco si gettò con rabbia sulla grande poltrona dietro alla propria scrivania, imprecando per tutto il disordine che c'era. Iniziò a far riemergere alcuni fogli del Ministero che in quel momento gli interessavano e prese a scrivere convulsamente su un foglio di carta bianco. Il suo lavoro nel Ministero non era molto chiaro. In pochi sapevano con certezza quali fossero i tipi di affari che il signor Malfoy era solito trattare. Nolenti o volenti, bisognava comunque ammettere che la sua presenza era stata di vitale importanza per gli uffici del ministero. Mentre la sua penna magica aveva iniziato a scrivere, Draco sentì tre leggeri battiti provenire da dietro la porta del suo studio. Un avanti detto in modo molto risoluto permise ad una figura di entrarvi dentro.

"Avevi detto che non mi avresti parlato fino a stasera."

"Devo chiederti una cosa... quindi ho cambiato idea."

"Bene. Allora, sentiamo."

Ginevra si avvicinò lentamente alla scrivania del marito e si mise a sedere su una delle poltrone riservate agli ospiti, poste di fronte alla scrivania stessa. Lo sguardo della donna percorse l'intero tavolo sommerso da fogli di svariati colori e da cartelle più o meno voluminose che contenevano chissà quali fascicoli. In effetti, il disordine regnava sovrano. Di tanto in tanto, la donna vedeva emergere penne dorate multicolori, fermacarte di oro massiccio che tenevano fermi fogli e pezzi di carta vari. Non una foto... quando Ginevra era ancora un componente effettivo della sua famiglia, ricordava la scrivania del padre piena zeppa di cornici con le foto della madre e dei suoi figli. Era felicissima che suo padre tenesse una foto con esclusivamente lei sopra, la faceva sentire importante quando il signor Weasley la mostrava ai propri colleghi. Invece sulla scrivania di Draco non c'era nessuna foto e Draco stesso le aveva spiegato il motivo. Quando si mostrava al pubblico o di fronte a qualche persona altolocata, voleva mantenere l'alone di malvagità e di freddezza che distingueva i membri della famiglia Malfoy. Le foto erano puri sentimentalismi. L'unica eccezione era forse il ritratto del padre, che ricopriva un'intera parete dello studio. Non apprezzava molto quel quadro, tutte le volte che entrava in quella stanza aveva l'impressione di essere constantemente osservata da due occhi scrutatori... fatto molto possibile considerando che a Hogwarts i quadri aveva un vita tutta loro. Era rassegnata, sapeva benissimo che non avrebbe mai visto nemmeno una sua foto in quella stanza. Comunque...non credeva che il suo hobby mattutino di riassettare tutto fosse così importante. Sospirando, sprofondò nella soffice poltrona di pelle nera, stendendo i propri bracci sui larghi braccioli.

"Voglio sapere solo perché."

"Potrei chiedertelo anch'io il perché."

"L'ho fatto esclusivamente perché Harry era mio amico o comunque una persona a cui ho sempre tenuto molto. Però, certo... il mio perché è molto diverso dal tuo... potrei dire ad altri tutte cose su di te che non sono assolutamente vere, ma non potrei mai convincerli a credere che eri un amico di Potter, o no?"

"Giusto." Convenne Draco.

"Bene, allora voglio sapere!"

Draco posò la penna magica ed incrociò le dita della mano di fronte al volto. Il ghigno spiegato sulle sue labbra stava iniziando ad alterare l'animo di Ginevra. Non la stava prendendo sul serio, evidentemente. Oppure si stava divertendo alle sue spalle. Molto probabile.

"Draco Malfoy vedi di non farmi perdere la pazienza!"

Si alzò di scatto sbattendo le mani sulla scrivania del marito, che ora fissava con sguardo adirato. Nessuno ebbe modo di aggiungere qualcosa, in quanto il maggiordomo della casa bussò alla porta dello studio.

"Vossignoria vogliano scusarmi. Il signor Kyler attende di essere ricevuto."

"Fallo entrare." Rispose Draco, udendo il nome del nuovo ospite.

Ginevra distese le braccia lungo il corpo e sospirò. La loro discussione era stata interrotta ed avrebbe dovuto aspettare chissà quando per avere una risposta. Sempre ammesso che Draco gliela concedesse. Guardò velocemente il consorte con lo sguardo di chi pretende subito una cosa e prese a camminare verso la porta. Fece per aprirla, ma il signor Kyler la precedette scontrandosi con lei.

"Le porgo le mie scuse Signora Malfoy."

"Niente signor Kyler, davvero." Rispose Ginevra senza molto entusiasmo.

L'uomo si inchinò afferrando una mano della donna e la portò alle labbra, stampando su quella pelle delicata un leggero bacio.

"Lei è sempre più bella. Suo marito non me ne voglia."

Ginevra arrossì leggermente e ritrasse la mano velocemente. Si voltò verso il marito e disse un gelido, ne parliamo dopo. E poi scomparve, dietro alla grande porta dello studio, lasciando i due uomini completamente soli.

"Prego, si accomodi."

"Lasciamo stare le formalità Draco."

L'uomo si mise a sedere nella poltrona che aveva ospitato la padrona di casa.

"Va bene, allora... Thomas, come mai da queste parti?"

Thomas Kyler era stato a suo tempo uno studente di Serpeverde, coetaneo di Draco Malfoy. Si trasferì ad Hogwarts il penultimo anno e si diplomò con voti eccellenti. Thomas non sembrava essere un'anima malvagia come tutti coloro che appartenevano a Serpeverde, era riservato, educato e molto bravo negli studi. Proprio per questo motivo, si era a lungo pensato che il Cappello Parlante, avesse, dopo secoli, sbagliato. Thomas non rispondeva a quei requisiti, ma forse, il solo fatto che parlasse volentieri con quelli di Serpeverde, lo rendeva degno di essere uno di loro. Thomas aveva stretto anche molte amicizie in altre case, guadagnandosi anche la fiducia di Harry e di Draco. Un personaggio ambivalente insomma. Cosa poi realmente pensasse nessuno l'aveva mai saputo. Anche Ginevra aveva avuto modo di conoscerlo. Forse era l'unico amico che aveva, che apparteneva alla Casa di Piton. In quegli anni, ad Hogwarts era girata anche voce di una loro relazione, ma poi gli eventi che portarono una Weasley a fidanzarsi con un Malfoy seppellirono quelle voci di corridoio.

Ma in effetti qualcosa c'era stato, ripensò Ginevra, camminando verso la propria camera da letto. Un bacio, un semplice bacio. Un semplice incontro tra labbra. Nient'altro. Oh, Draco non lo sapeva. Ma in fondo non c'era niente di male a parlarne. Il tutto era successo prima che lei incontrasse Draco nel senso romantico del termine.

"Avevo voglia di rivedere il famigerato Malfoy."

Draco incrinò le labbra.

"O piuttosto sua moglie."

Thomas sorrise, poggiando la schiena allo schienale della poltrona.

"Quindi lo sapevi?"

"Che tu e Ginevra avevate una relazione ad Hogwarts? Certo."

"Relazione è un termine troppo... grande. Io e Ginny ci siamo limitati a un bacio."

All'udire l'appellativo Ginny, Draco aggrottò le sopracciglia. Era una situazione molto fastidiosa, quella che stava vivendo. Coloro che chiamavano sua moglie Ginny erano persone molto strette come parenti o amici. Anche se ad Hogwarts la maggior parte delle persone la conosceva con quel nome, in pochi ormai lo usavano. Anche lui, raramente la chiamava in quel modo. Più che altro perché sapeva che la cosa poteva richiamarle alla mente la sua famiglia e i suoi amici. Ed ora, sentire quel nome da un mezzo estraneo lo infastidiva. Lui l'aveva chiamata Ginevra, mentre Thomas Ginny. Sembrava che quest'ultimo fosse più vicino alla donna rispetto a suo marito.

"Sai, credo che quell'anno... se le cose fossero andate diversamente, Ginny sarebbe stata con me."

"Sei davvero venuto per dirmi questo?"

"No, volevo solo sapere se l'avevi trovata."

"Certo che l'ho trovata."

Draco estrasse dal cassetto della sua scrivania la bacchetta che qualche minuto prima aveva mostrato a Ginevra. Gli occhi grigi di Thomas si illuminarono, accompagnati da un largo sorriso che pian piano scoprì i suoi denti color porcellana. Draco sorrise a sua volta riponendo l'oggetto laddove l'aveva preso.

"Preferirei che rimanesse nel cassetto della mia scrivania."

"Bene, allora la mia visita è finita. Sicuramente avrai molto da fare."

"Sì."

Thomas si alzò e porse la mano a Malfoy che senza concedergli molta soddisfazione rimase seduto alla sua scrivania.

"Salutami Ginny, ci conto."

"Senz'altro." Rispose freddo.

Draco afferrò un piccolo campanello dorato e prese a scuoterlo lentamente; di lì a pochi secondi la sagoma del maggiordomo piombò nel suo studio.

"Porta il signor Kyler all'ingresso."

"Signore..."

Quando la porta si chiuse, Draco ascoltò i rumori dei loro passi scendere l'ampia rampa di scale, fino a svanire completamente. Un leggero tonfo permise a Draco di capire che il portone principale era stato chiuso e che quindi Kyler stava abbandonando la sua abitazione. Estrasse nuovamente la bacchetta e la contemplò con attenzione, girandola più volte soffermandosi sempre sul segno a forma di saetta. Si scostò dalla scrivania, avvicinandosi alla libreria proprio dietro alle sua spalle. Sollevò la mano e un piccolo cassetto, che prima del suo gesto non esisteva, si aprì. Vi ripose la bacchetta e lo fece scomparire.

"Cosa stai facendo?"

Si voltò di scatto e vide che, seminascosta dalla porta, Ginevra lo stava osservando. Stava indossando la propria veste da notte, di quel colore azzurro che lei aveva sempre adorato. I capelli, mossi, le ricadevano sulle spalle e le coprivano le braccia tanto erano folti. Non aveva le pantafole, era scalza. Sua moglie adorava camminare per casa con la veste da camera e senza pantofole. Era confortevole, ma soprattutto una tradizione che le piaceva osservare. Quando erano soli a cena, lui e lei, era solita mettersi un tale abbigliamento. E a Draco non dispiaceva. Anzi, vestendosi in quel modo, Ginevra rendeva quella villa, una casa. Era piacevole per entrambi quell'intimità che rimaneva tra quelle quattro mura, sconosciuta al mondo. Fuori, erano dei personaggi pubblici, vestiti dei loro mantelli su cui spiccava lo stemma della loro famiglia. Dentro, erano delle persone normali, che vestivano abiti normali e che assaporavano la loro normale intimità.

"La cena è pronta!"

Draco guardò la moglie con diffidenza. Era convinto che la donna volesse chiederle subito della bacchetta, mentre invece, in quel momento, sembrava completamente disinteressata e dimentica di tutto. A piccoli passi, Ginevra raggiunse il marito dietro alla scrivania e gli prese il volto tra le mani. Gli occhi grigi di Malfoy la guardarono perplessi. La donna sorrise.

"Su, andiamo... io ho fame!"

"Ma..."

"Mica vorrai lavorare fino a notte fonda?"

"No... non credo..."

"Bene, allora cosa aspetti?"

Ginevra strattonò la manica del marito. Draco si alzò e abbandonò la stanza con la donna al suo fianco che lo trascinava verso la sala da pranzo. Quel repentino cambio di umore non era casuale, o almeno questo era quello che credeva Draco. Essendo di natura molto diffidente, pensò all'inganno che sua moglie avrebbe potuto organizzare per estorcergli ciò che voleva sapere riguardo alla bacchetta.

 

  
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