Eccomi qua dopo secoli a
postare il primo capitolo =..=
Scusatemi tanto, è che sto
cercando di finire le altre mie storie per potermi dedicare meglio a questa!
>..<
In ogni caso, ero proprio
indecisa su come farla partire o.O anche adesso non sono molto soddisfatta del
capitolo… Credete che sia una buona scelta usare il punto di vista di
Evanna/Lily? o.O meglio al passato o al presente? o.O Datemi dei suggerimenti,
perché sono un po’ in palla >..< questo capitolo l’ho scritto sia al
presente che al passato, in caso lo cambio subito e poi per gli altri mi adeguo
>..< mi servono dritte u.u
Comunque, ringrazio
infinitamente chi mi segue/preferisce/ricorda *--* non credevo di avere così
successo, evidentemente le Lily/Scorpius sono davvero molto amate! =D
Buona lettura =)
Evanna White, una quindicenne
perfettamente normale
La
scuola stava per finire. Odiavo il liceo, perché diamine avevo scelto una
materia stronza come chimica?! Fortunatamente per me, Leah era nel mio stesso
corso, così poteva darmi una mano… Le altre due mie inseparabili amiche erano
Tanya e Carly, e loro avevano avuto la decenza di scegliersi solo materie base
facilmente comprensibili. Oh, sì, ed io ero Evanna White, quindici anni, una
ragazza come tante. O forse no, perché i miei capelli rossi risaltavano
parecchio qui a River*… Sommandoli al colorito parecchio chiaro che avevo per i
tre quarti dell’anno, considerando che vivevo a due passi da Jacksonville… Non
è che mi abbronzassi molto facilmente. Tendevo a scottarmi, mettevo sempre un
sacco di crema solare e il poco sole che riuscivo a prendere se ne andava quasi
subito. E poi non stavo parecchio in costume, dato che avevo una brutta
cicatrice lungo il fianco destro. Forse avevo origini irlandesi, anche se mamma
diceva di no. Diceva che nella famiglia di papà si era vista un’altra persona
dai capelli rossi, una specie di lontano prozio, e che quindi forse qualche
gene era passato a me.
In
ogni caso, c’era sempre una persona che era più eccentrica di me se si parlava
di colorito: Alex Smith, l’apoteosi della carnagione chiara e scottabile in
meno di due secondi, capelli biondo platino e sguardo strafottente. Era il
bulletto della scuola, lo stronzetto, il giocatore migliore della squadra di
basket che se la tirava ogni tre per due. Ed era il mio vicino di casa da tre
anni a questa parte. Ed era anche maledettamente figo, accidenti a me. Ero
costretta a vedere la sua faccia praticamente ogni giorno, mentre aspettavo
l’autobus e lui mi sfrecciava davanti con la sua macchina e un ghigno strafottente
– ovviamente lui aveva già diciassette anni, quindi aveva la patente, mentre le
povere mortali come me se la dovevano fare a piedi o con l’autobus – e mai una
volta che mi offriva un passaggio.
Tanya
diceva che avrei dovuto lasciarlo perdere. Che era uno stronzo e che se mai si
fosse messo con me… Beh, sarebbe stato solo per vantarsene in giro e scaricarmi
brutalmente due secondi dopo, così come faceva con tutte. Non gli interessava
avere una ragazza fissa, e quelle che s’illudevano ci rimettevano e basta. Ne
ero consapevole, per questo non mi ero mai fatta avanti… E a dirla tutta il
nostro rapporto non era per niente idilliaco. Non sopportavo il suo lato
arrogante, che tirava sempre fuori. E non potevo fare a meno d’infuriarmi e
cercare di farlo ragionare. Come quando tiranneggiava John Tyler, la cui unica
colpa era quella di essersi tinto i capelli di biondo come i suoi. O quando
prendeva in giro Liam Jordan, il secchioncello un po’ sfigato del suo corso di
letteratura. Forse avevo un senso di giustizia troppo elevato. Forse
m’impicciavo davvero troppo negli
affari degli altri, come mi aveva detto lo stesso Liam quando avevo cercato di
difenderlo… E Leah non capiva che cavolo
ci vedevo in lui, se poi dimostravo di detestarlo così tanto.
“Seriamente
Van, cos’è questo rapporto di odio-amore? Perché non lo capisco.” mi chiese
circa una vita fa, qualche tempo dopo che le avevo confessato i miei
sentimenti.
“Bah,
non chiederlo a me. So solo che vorrei avere una romanticissima storia d’amore
con lui, ma nello stesso tempo gli spaccherei la faccia contro il muro per come
si comporta.” le risposi allora.
In
ogni caso… Non si può negare che fosse un figo pazzesco. Seriamente. Ed io ero
solo la vicina di casa strana dagli strani capelli rossi e dallo strano senso
di giustizia che si permetteva di tenergli testa. Non ce l’avrei mai fatta… Non
volevo abbassarmi a fargli moine come le altre, per poi fare la fine delle
stesse, e nello stesso tempo non potevo tradire i miei valori evitando di
rinfacciargli quando stava palesemente sbagliando. Ma Dio, quanto lo avrei
voluto baciare e stringere a me! E perché no, farci anche dell’altro. Solo che
avrei voluto essere l’unica per lui, e questo era un altro problema non
indifferente.
Perciò
io, Evanna White, ragazza perfettamente normale, ero ormai arresa ad un amore
impossibile.
La
scuola stava finendo, ed era una sensazione dolceamara insieme: niente più
verifiche e compiti, studio e notti insonni, ma nello stesso tempo niente più
Alex in giro per i corridoi che tiranneggiava qualcuno dandomi l’occasione di
riprenderlo, e di fissarlo negli occhi per più di mezzo secondo. Dalla
settimana seguente mi sarei dovuta accontentare di sbirciarlo dalla finestra
del salotto mentre usciva di casa con i suoi due compari – Mattew e Oliver – e
non era una prospettiva molto esaltante.
Però
avevo deciso una cosa: avrei fatto in modo di stargli il più possibile alla
larga, per dimenticarlo e spegnere questa specie di cotta che era rimasta
accesa anche troppo a lungo.
*città/paese assolutamente
inventato… Non ho fantasia neanche per i nomi .-.