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Autore: Mitsuki91    14/08/2012    4 recensioni
Questa è una Lily/Scorpius un po' particolare: infatti i due protagonisti sono stati rapiti quando erano piccoli e si ritrovano a vivere... In Florida, negli Stati Uniti, conducendo un'esistenza babbana in tutto e per tutto.
Evanna White è innamorata di Alex Smith fin da quando lui si è trasferito nella casa accanto, ovvero tre anni prima... Ma lui è uno degli stronzetti più popolari del liceo, che a settembre inizierà l'ultimo anno... I due non sanno che durante l'estate un evento sconvolgerà le loro vite...
Scopriranno chi sono davvero?
PS=qui c'è un personaggio aggiuntivo rispetto a quanto ha detto la Rowling, ovvero Scorpius avrà un fratello gemello...
PPS=titolo provvisorio u.u aiutatemi a trovarne uno migliore! =D
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Altro personaggio, Un po' tutti | Coppie: Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Eccomi qua dopo secoli a postare il primo capitolo =..=
Scusatemi tanto, è che sto cercando di finire le altre mie storie per potermi dedicare meglio a questa! >..<
In ogni caso, ero proprio indecisa su come farla partire o.O anche adesso non sono molto soddisfatta del capitolo… Credete che sia una buona scelta usare il punto di vista di Evanna/Lily? o.O meglio al passato o al presente? o.O Datemi dei suggerimenti, perché sono un po’ in palla >..< questo capitolo l’ho scritto sia al presente che al passato, in caso lo cambio subito e poi per gli altri mi adeguo >..< mi servono dritte u.u
Comunque, ringrazio infinitamente chi mi segue/preferisce/ricorda *--* non credevo di avere così successo, evidentemente le Lily/Scorpius sono davvero molto amate! =D
Buona lettura =)


Evanna White, una quindicenne perfettamente normale

La scuola stava per finire. Odiavo il liceo, perché diamine avevo scelto una materia stronza come chimica?! Fortunatamente per me, Leah era nel mio stesso corso, così poteva darmi una mano… Le altre due mie inseparabili amiche erano Tanya e Carly, e loro avevano avuto la decenza di scegliersi solo materie base facilmente comprensibili. Oh, sì, ed io ero Evanna White, quindici anni, una ragazza come tante. O forse no, perché i miei capelli rossi risaltavano parecchio qui a River*… Sommandoli al colorito parecchio chiaro che avevo per i tre quarti dell’anno, considerando che vivevo a due passi da Jacksonville… Non è che mi abbronzassi molto facilmente. Tendevo a scottarmi, mettevo sempre un sacco di crema solare e il poco sole che riuscivo a prendere se ne andava quasi subito. E poi non stavo parecchio in costume, dato che avevo una brutta cicatrice lungo il fianco destro. Forse avevo origini irlandesi, anche se mamma diceva di no. Diceva che nella famiglia di papà si era vista un’altra persona dai capelli rossi, una specie di lontano prozio, e che quindi forse qualche gene era passato a me.
In ogni caso, c’era sempre una persona che era più eccentrica di me se si parlava di colorito: Alex Smith, l’apoteosi della carnagione chiara e scottabile in meno di due secondi, capelli biondo platino e sguardo strafottente. Era il bulletto della scuola, lo stronzetto, il giocatore migliore della squadra di basket che se la tirava ogni tre per due. Ed era il mio vicino di casa da tre anni a questa parte. Ed era anche maledettamente figo, accidenti a me. Ero costretta a vedere la sua faccia praticamente ogni giorno, mentre aspettavo l’autobus e lui mi sfrecciava davanti con la sua macchina e un ghigno strafottente – ovviamente lui aveva già diciassette anni, quindi aveva la patente, mentre le povere mortali come me se la dovevano fare a piedi o con l’autobus – e mai una volta che mi offriva un passaggio.
Tanya diceva che avrei dovuto lasciarlo perdere. Che era uno stronzo e che se mai si fosse messo con me… Beh, sarebbe stato solo per vantarsene in giro e scaricarmi brutalmente due secondi dopo, così come faceva con tutte. Non gli interessava avere una ragazza fissa, e quelle che s’illudevano ci rimettevano e basta. Ne ero consapevole, per questo non mi ero mai fatta avanti… E a dirla tutta il nostro rapporto non era per niente idilliaco. Non sopportavo il suo lato arrogante, che tirava sempre fuori. E non potevo fare a meno d’infuriarmi e cercare di farlo ragionare. Come quando tiranneggiava John Tyler, la cui unica colpa era quella di essersi tinto i capelli di biondo come i suoi. O quando prendeva in giro Liam Jordan, il secchioncello un po’ sfigato del suo corso di letteratura. Forse avevo un senso di giustizia troppo elevato. Forse m’impicciavo davvero troppo negli affari degli altri, come mi aveva detto lo stesso Liam quando avevo cercato di difenderlo… E  Leah non capiva che cavolo ci vedevo in lui, se poi dimostravo di detestarlo così tanto.
“Seriamente Van, cos’è questo rapporto di odio-amore? Perché non lo capisco.” mi chiese circa una vita fa, qualche tempo dopo che le avevo confessato i miei sentimenti.
“Bah, non chiederlo a me. So solo che vorrei avere una romanticissima storia d’amore con lui, ma nello stesso tempo gli spaccherei la faccia contro il muro per come si comporta.” le risposi allora.
In ogni caso… Non si può negare che fosse un figo pazzesco. Seriamente. Ed io ero solo la vicina di casa strana dagli strani capelli rossi e dallo strano senso di giustizia che si permetteva di tenergli testa. Non ce l’avrei mai fatta… Non volevo abbassarmi a fargli moine come le altre, per poi fare la fine delle stesse, e nello stesso tempo non potevo tradire i miei valori evitando di rinfacciargli quando stava palesemente sbagliando. Ma Dio, quanto lo avrei voluto baciare e stringere a me! E perché no, farci anche dell’altro. Solo che avrei voluto essere l’unica per lui, e questo era un altro problema non indifferente.
Perciò io, Evanna White, ragazza perfettamente normale, ero ormai arresa ad un amore impossibile.
La scuola stava finendo, ed era una sensazione dolceamara insieme: niente più verifiche e compiti, studio e notti insonni, ma nello stesso tempo niente più Alex in giro per i corridoi che tiranneggiava qualcuno dandomi l’occasione di riprenderlo, e di fissarlo negli occhi per più di mezzo secondo. Dalla settimana seguente mi sarei dovuta accontentare di sbirciarlo dalla finestra del salotto mentre usciva di casa con i suoi due compari – Mattew e Oliver – e non era una prospettiva molto esaltante.
Però avevo deciso una cosa: avrei fatto in modo di stargli il più possibile alla larga, per dimenticarlo e spegnere questa specie di cotta che era rimasta accesa anche troppo a lungo.


*città/paese assolutamente inventato… Non ho fantasia neanche per i nomi .-.
   
 
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