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Autore: Reina    27/02/2007    4 recensioni
Quando bene e male hanno un significato ben diverso da quello che gli viene generalmente attribuito. Quando a distanza di 12000 anni la tragedia rischia di ripetersi ancora una volta e due anime devono lottare per proteggere il loro amore... un amore che per alcuni, invece, è sinonimo di peccato. Attenzione: Il penultimo capitolo è stato modificato. Per coprendere al meglio alcuni avvenimenti ne è consigliata la lettura.
Genere: Triste, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Grazie per le recensioni e correzioni raga

      

 

Scusate per il ritardo ma questo ultimo periodo è stato dannatamente pieno tra gli esami e le consegne dei lavori.

Come già detto ho intenzione di giocare un mini crossover con Ayashi no Ceres (quella nell’immy è Ceres. Non credo che ci sia bisogno di spiegare perché ho scelto di usare anche questa serie).

Considerata la somiglianza con Sakura, mettetele capelli rossi, arabeschi e orecchie elfiche per avere Miori. La coda e le orecchie di Ren sono come quelle di Yoko Kurama di “Yu degli spettri” (vedi altra immy).

Con il prossimo dovrei chiudere la sessione FlashBack, quindi vi chiedo di pazientare ancora un po’ prima di vedere Itachi esorcizzato, ma se volete avere un’anteprima della situazione famigliare, potete andare a leggere il capitolo 72 de “avventure al limite della follia” di Killkanny.

Ora.

Presento qui KillKenny Babel, personaggio di invenzione di KillKenny (nonché suo alter ego virtuale). Nella storia farà delle apparizioni anche nella linea temporale presente, ma di fatto nei Flesh back ha circa un secolo d’età.

È un demone della Lussuria e dell’Ira con il dono della preveggenza, creato dalla Death Lady Lilith Babel (Angelo Caduto convertita a Mazoku dal Maho Caothic Blue (il concetto base è lo stesso dei dark lord e dei loro sottoposti)) di cui è Priest, e se si tiene a vivere abbastanza da vedere i propri nipoti andarsi a schiantare contro il mobile di soggiorno, è di vitale importanza non insultargli Lilith sotto al naso.

Acquisirà in seguito (dopo la fase flash back) i poteri dei demoni delle Illusioni e dei Veleni, assorbito i poteri dei Priest creati da un altro Demone Superiore sbranati da lui stesso in Berserk Mode dopo averlo fatto stupidamente arrabbiare.

Ulteriori informazioni verranno poi riportate nel testo.

 

In amore e guerra tutto è lecito

 

Arco temporale presente.

Naruto si era segato mentalmente di fargliela pagare a Kakashi.

Ora come ora si trovava nella loro “base operativa” dove lo attendeva Hinata (gli altri erano ancora in giro a fare baldoria), ma fino a mezz’ora prima aveva dovuto fare i conti con l’ultima delle persona che avrebbe voluto incontrare.

Quando Miori se ne era andata aveva convinto Hinata a precederlo al loro appartamento e si era preso il compito di spiegare qualcosina al loro maestro, o almeno era quella l’intenzione iniziale.

Il Jonin aveva ascoltato tutto standosene in silenzio con la sua solita espressione imperscrutabile, poi quell’occhio indagatore era diventato orribilmente indagatore ed era finito per spiattellare tutto.

Dopo che saputo tutto (ma proprio tutto) l’accaduto degli ultimi mesi Naruto venne afferrato per la collottola e trascinato di peso nell’ufficio dell’Hokage.

Kakashi non solo aveva preso le sue sembianze e aveva spiattellato tutto alla Godaime che la in preda all’alcool non solo non aveva colto la fondamentale differenza tra le due copie, per poi sparire in una nuvoletta di fumo lasciando solo i due biondi.

È incredibile quanto a lungo possa urlare una persona senza prendere fiato, e Tsunade a modo suo avvinto la sua improvvisata gara di apnea.

Per la sua salvaguardia il ragazzo si era nascosto in un angolo della sala dove se non altro sedie e mobili coprivano la traiettoria della maggior parte dei soprammobili che la donna preso a tirargli contro; fortuna volle che si addormentò prima ancora di prendere in considerazione la scrivania come oggetto da lancio.

Ed eccolo ora lì, spaparanzato su un divano, a mugugnare sproloqui tra uno sbadiglio e l’altro.

Di Hinata non i può dire lo stesso.

Lei ha già ceduto alla stanchezza accumulata nell’ultima settimana e dorme con la testa appoggiata alla spalla del ragazzo e non anche lui non tardò molto a seguirla nel mondo dei sogni.

Mondo fatto di demoni, donzelle in pericolo e ramen.

E ramen.

E ramen.

E Dolphin che accompagnata da uno strano tizio in peplo lo afferrano per i polsi il biondino e lo scaraventano in un buco nero.

- Noooooooooooooooooo. Il mio Rameeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeen.

- E con questo siamo a quattro.

- Ben fatto Morfeo, ben fatto.

 

Arco temporale: dodicimila anni fa.

Come predetto dal losco individuo appostato sull’albero, quella fu effettivamente una settimana piuttosto lunga, ma andiamo per ordine.

Kikko, meglio conosciuto come KillKenny Babel, si era quasi subito unito all’allegra combriccola.

Kuryo aveva teso ancora una volta la mano, ma l’altro che aveva assistito alla scena di poco prima si era limitato a guardargliela con lo sguardo tipo “devi solo provarci”.

In seguito ad una battuta di caccia tre giorni dopo, lo shikigami aveva saggiamente deciso di passare dal piede di guerra ai piedi di piombo acquietandosi non poco.

 

*Chi è costui.*

Sayaka era rimasta decisamente colpita dal cambiamento repentino del suo accompagnatore.

Dopo aver passato con lui diverse settimane ed averlo visto piuttosto, come dire esuberante (e donnaiolo da come aveva parlato nel sogno), vederlo ora incredibilmente stoico, misantropo e taciturno, passando dal silenzio assoluto con KillKenny alla gara di insulti con Ren le faceva uno strano effetto.

In realtà lui si comportava quasi sempre così con gli altri, a tal punto dalle sue parti gli era stato appioppato l’azzeccatissimo soprannominato di principe dei ghiacci per via del carattere introverso, e aprirsi un bel po’ più del normale gli era costato uno sforzo incredibile, ma questo Sayaka lo avrebbe scoperto solo più aventi.

Tra l’altro, era ormai certa che una minuscola parte della sua coscienza meglio conosciuta come orgoglio maschile, gli impediva di mostrare in pubblico quella gentilezza che le aveva riservato.

 

Ringraziando gli dei erano arrivati sani e salvi ad un villaggio a meno di un giorno di viaggio da quello degli Yoko.

La cosa sui stava facendo insostenibile perché per giorni tra Kuryo e Ren era una continua, in un modo o nell’altro entrambi volevano dimostrare la loro superiorità, che si trattasse di andare a caccia o di aiutare nei lavori nei campi ovunque decidessero di fermarsi a pernottare.

E a proposito di campi, eccoli lì, a fare a gara per vedere chi dei due per primo finisce di falciare la sua metà di campo. Giusto un ettaro o due, cosa volete che siano.

*Uomini.

Ma quanto sono stupidi.*

- Dio cosa non gli farei.

Mentre i due si erano fermati a dissetarsi dopo aver girato come trottole con falci in mano, un gruppo di donne si era radunato per osservarli come belve fameliche sua bistecca.

E in effetti a guardare meglio…

Quel fisico alto e statuario a dir poco perfetto.

I vestiti stretti nei punti giusti.

Quelle piccole gocce d’acqua sfuggendo alle sue labbra carnose scendono lentamente lungo il collo per soffermarsi alcuni attimi su suoi pettorali marmorei prima proseguire la loro avenzata.

Dolci brezze che gli scompigliano le chiome corvine.

- Me lo mangerei tutto!!

*Puoi dirlo sorella. Puoi dirlo forte.*

Tutte, ma proprio tutte annuirono.

 

Ormai la competizione si era conclusa e i due contendenti erano stesi sul prato ansimando.

Dopo un po’ Ren si mise in mise seduto mentre Kuryo se ne rimaneva ancora sdraiato a guardare il cielo che si stava lentamente rannuvolando.

Quella sera probabilmente avrebbe piovuto.

- Te lo avevo detto che avrei vinto io.

Il demone volpe aveva stampato in faccia un ghigno a 45 denti.

Lo Shiki sbuffo di rimando prima di tirarsi a sedere pure lui.

- Tzè. Solo perchè all’ultimo metro mi hai quasi decapitato, altrimenti avrei vinto io.

Kuryo si alzò in piedi e cominciò ad avviarsi verso le casupole seguito quasi seguito dall’altro.

- Sempre di brutto umore.

- Zitta palla di pelo ambulante.

- Zitto tu piromane di una lucertola. Sempre a cercare di uccidere gli altri.

- Senti chi parla demone

- Ma tu guarda. Sei pure razzista.

- Ricorda il patto. Tu taci sulla mia identità e io per un po’ mi astengo dal cercare di arrostirti quando gli altri non guardano.

- *Come se fossero degli imbecilli totali.* Come desidera… -esibendo un inchino canzonatorio- sua dragosità!

- Sono uno Shikigami. Imbecille.

L’altro non si era neppure girato per rispondere limitandosi ad agitare la mano a mezz’aria.

Non appena fu abbastanza lontano KillKenny si materializzò.

Erano abbastanza lontani da non essere visti da nessun umano del villaggio.

- Uno Shikigami ha detto, eh?

- E tu che non volevi credermi. Bell’amico che sei………. Allora, ci stai!?

- Se c’è da divertirsi!!!

 

*Piove.

E fin qui ci siamo.

Diluvia.

Un classico.

C’è un’infiltrazione dal tetto.

E questo NON va bene.

Ma soprattutto PERCHÉ TRA TUTTI IO DEVO STARMENE NEL FIENILE!!!

Dannazione.

….

Giuro che domani gliela facci pagare

A tutti e tre.

E non provare a scappare Ki, perché posso essere mooolto zuccherinosa*

* E adesso io cosa centro?

Sono un ammasso vagante di energia. Mica dormo io?*

*E il tuo letto?*

*Letto?! Ah, queeelloooo!!!*

*Non me lo potevi lasciare?!*

*Occupato!*

*Come occupato?!*

*Non ti posso dire niente, gliel’ho promesso. Mi dispiace*

*Bastardi. Tutti e tre.*

* Guarda il lato positivo. Non devi subirti Ren che russa*

* Ti devo rispondere?!

Maledetti bastardi!!*

 

*Ricapitoliamo: ieri sera quei due mi hanno stordito con un vaso, imbavagliato e legato con tanto di nodo da marinaio a quello che in teoria avrebbe dovuto essere il letto da quella sottospecie di armadio a due ante.

Ora: Sahara è di nuovo di pessimo umore, il ghiacciolone ghigna e la volpe sghignazza.

Mi sono forse perso qualcosa?*

La verità pura e semplice è che i due hanno per così dire programmato tutto.

Non tutti sanno che la dea per quanto gracile possa sembrare, potrebbe benissimo sbriciolare a mani nude un pezzo di marmo grosso come una noce di cocco (o vaporizzare una montagna con un colpo solo in base all’umore corrente). 

Quindi, una mossa sbagliata e il povero Shiki sarebbe finito nello spazio profondo a fare compagnia al pulviscolo cosmico.

Sfortunatamente per loro Kuryo che non era del tutto scemo se ne stava a debita distanza.

I due dopo un paio d’ore si arresero quando la barra dell’umore dell’amica ritornò tra i valori ottimali, non c’era ancora scappato il morto e Kuryo stava gongolando per il suo mancato decesso.

*Alla faccia loro.*

 

E alla fine erano arrivati vivi, vegeti e tutti in un pezzo. 

Ren non poteva essere più contento di così. Ora che era di nuovo in mezzo alla sua gente non doveva più nascondere la coda indossando quel lungo abito che negli si impigliavano di continuo nei cespugli, e si era quasi subito messo a sciogliere lo strettissimo turbante con cui si era fasciato la testa per tutta la durata del viaggio per coprire le orecchie.   

Il villaggio degli Yoko non aveva nulla a che invidiare agli altri villaggi della zona.

Aveva i suoi campi, le sue foreste lussureggianti, dei corsi d’acqua per il rifornimento idrico.

Era situato su un’altura che dominava tutta la pianura, circondato da una palizzata per proteggerlo da attacchi nemici o incursioni dei briganti, cosa non del tutto stupida date di che già da tempo i paeselli vicini venivano depredati delle loro provviste messe da parte per l’inverno successivo.

Si sa purtroppo poi su chi ricade la colpa, quindi, meglio prevenire che curare.

Così si era deciso per l’innalzamento della fortificazione, ma a parte all’aspetto di accampamento militare che si era ritrovato, era un posto molto tranquillo e sicuro in cui venire ad abitare e la sua gente era molto ospitale, ma pronta a tirare fuori gli artigli se necessario. Nel vero senso della parola.

Kuryo si sente come un prigioniero di guerra in pieno territorio nemico.

Quegli sguardi così insistenti, penetranti come spilli.

Si sentiva terribilmente a disagio, ma dichiarare la resa, lasciare tutto in mano al su avversario e darsela a gambe?

MAI!!!

- Tutto a posto?

- … !?

- Mi sembri un po’ pallido. Sei sicuro di star bene.

- Sì. Sicurissimo. Forse sono solo un po’ stanco.

- Capisco. Ren, non è che possiamo andare a riposarci nella tua tenda?

Nessuna risposta.

- Ehi, Ren. Mi stai ascoltando?

Non essendo più raccolti nel turbante cadevano i capelli di Ren gli arrivavano fino a metà schiena, così per stare più comodo se li era legati in una coda bassa.

Mentre i due parlavano si era spostato più aventi sul principio di un bivio con le mani impuntate sui fianchi, si era fermato girandosi continuamente da una parte all’altra soffermandosi a scrutare ora una strada l’altra.

Dopo alcuni minuti avanzò di alcuni metri sulla stradina alla sua destra, si fermò e si rimise a contemplare, tornò indietro avanzando sull’altra strada e ripeté il procedimento per non si sa quante volte.

- Ren!!!! È da almeno mezz’ora che ce ne stiamo qui. Si può sapere che diavolo stai facendo?

- Ancora un minuto. Solo. Un. Minuto.

- È la terza volta che lo dici. Kuryo ha ragione. Siamo stanchi.

- Uff… aspettatemi qui. Torno subito. Non vi muovete di qui per nessun motivo al mondo.

I due cominciarono a guardarlo attoniti spariva dietro l’angolo correndo.

KillKenny che dietro di loro aveva assistito alla scena, con un ghigno divertito appena accennato sulle labbra scosse leggermente la testa.

La cosa non passò inosservata ai due che si scambiarono sguardi interrogativi.

Non ci volle molto a capire perché.

Ren ricomparve da dietro l’angolo portando sulle spalle a mo’ di sacco di patate una donna che continuava a dimenarsi, con al seguito una ragazza che da come urlava stava cercando di fargli mettere giù la poveretta senza però risultati.

Solo quando gli fu difronte il “sacco di patate” fu rimesso a terra.

- Eccoci quaaaaaaaa!!!

 - Ren.

- Si Sacchan?!

- Chi è questa

- Come sarebbe a dire chi è…. Oh! Mi scusi signora. Ho sbagliato persona.

Il “sacco di patate” rispose con un assai poco femminile ma comunque splendido pugno in testa.

- Scemo… anf… è quello… anf… che ho… anf… cercato di dirti prima

- Scusa tesoro, non ho fatto apposta.

- Tesoro?

Se prima i capelli della ragazza erano raccolti in una elaborata crocchia, ora le ricadevano sul volto ricoprendolo completamente, e solo dopo un po’ riuscì a rimetterli a posto.

Lunghe chiome corvine, iridi celesti come zaffiri, un piccolo Chakra violaceo.

- Chika!

- Sayaka!!!! Quanto tempo.

- Non ci posso credere. Tu qui.

- Già. Ormai sono qui da un paio di mesi.

- Quindi è per questo che non ti si vedeva più in giro. Hai capito la furbacchiona.

- Ma dai, non è vero. Quando Ren mi ha chiesto di diventare sua compagna non ho potuto rifiutare, ma lo sai come la pensa mio padre. Non potevo permettermi qualcosa di ufficiale, ma in fondo ci basta stare assieme.

- Oh! Una fuga d’amore.

- Non immagini neanche quanto è stato male quando abbiamo celebrato lo sposalizio in un tempio.

- Addirittura? Ma l’energia positiva non avrebbe dovuto…

- E già. Ma da quando è diventato il capo villaggio anche il suo potere è aumentato e resiste meglio.

- Questa proprio mi mancava. E da quando ha messo la testa a posto?

E via a ridere.

Le due dee (se non lo avevate capito ora lo sapete NdA) sarebbero andate avanti a parlare per ore, se non fosse che Kuryo interruppe il loro ciarlare.

- Perdonatemi se vi interrompo deliziose signorine

E qui Ren estrasse di colpo gli artigli retrattili.

- Mi duole essere scortese con voi, ma non potreste rimandare le vostre chiacchiere a più tardi, o almeno a dopo che avremo trovato un dove passare la notte. Abbiamo viaggiato molto di questo ultimo periodo e vorrei riposare un poco.

- Oh, ma certo. Mi scusi per l’imperdonabile comportamento, vedrò di esserle degnamente utile…  

- Kuryo. Il mio nome è Kuryo. E lei se non ho capito male si chiama Chika.

Annuì educatamente.

Nonostante l’abbigliamento indegno del suo lignaggio, facendo uso di un’educazione e di una dicitura da persona erudita, Chika dimostrò d’essere proveniente da un ambiente diverso dal villaggio degli yoko, dove quelle povere anime rozze e totalmente illetterate dei suoi abitanti, la cultura proprio non sapevano dove stesse di casa.

La sua nobiltà di nascita si intravedeva anche nei movimenti eleganti, che anche dopo alcuni mesi di permanenza lì ne tradivano le origini.

Quando gli altri tre furono abbastanza distanti Kuryo si avvicinò a Sayaka e le sussurrò all’orecchio.

- Sbaglio o prima ti ha chiamata Sayaka?!

Touché.

Tutta la sua sicurezza andò a farsi benedire quando girandosi lo vide per la prima volta con uno sguardo dannatamente serio.

Sayaka deglutì ed esibì lo stesso sguardo innocente di un bambino appena sorpreso dalla mamma a rubare la marmellata.

- Posso spiegare tutto.

 

Le parti si erano decisamente invertite.

Lei da tempo cercava di risolvere civilmente la questione ma lui la snobbava proprio come i cani snobbano le bastonate.

Kuryo apparentemente non ne voleva sapere di ascoltare le sue ragioni, forse si era veramente arrabbiato, o forse lo faceva apposta, fatto sta che recente la pazienza di Sayaka di scarseggiava così dopo neanche tre giorni si stancò di corrergli dietro e alla prima frecciatina lo mandò bellamente al diavolo.

Nel giro di pochi giorni avevano preso ad evitarsi, tanto che per calmarla i suoi amici dovettero convincerla a sfogare lo stress in un modo che coinvolgesse le povere pareti dell’abitazione.

Alla fine erano riusciti a trascinarla nella piccola locanda del villaggio, a bere uno specialissimo saké di produzione casereccia di importazione dal Makai.

Buono, leggermente dolce con uno strano ma come diavolo facessero a berne come acqua una roba del genere con un contenuto alcolico da abbatterci un pachiderma!?

Mistero della fede.

- Sono stufa. Sono stufa di essere trattata così.

- Andiamo tesoro. Non dovresti prendertela per una sciocchezza del genere.

- Lo so Ren. È stupido da parte mia, ma non ci riesco.

- Infatti. In fondo è solo un imbecille.

- Già.

- Un maniaco… un…

Intanto Kuryo si sentiva fischiare le orecchie mentre lo yokai incalzava con la carrellate di insulti.

Cos’altro c’è di meglio al mondo se non insultare a morte l’oggetto dell’ira della proprio amica?

Basta non andare troppo lontano.

- …. una lucertola mal riuscita. Altro che shikigami.

KillKenny si stampò la mano sulla fronte.

- Shikigami!?

Ormai la frittata era fatta ma l’altro incurante continuava a bersi il suo saké.

-  Hai detto SHIKIGAMI!?

- …………… sì, perché?

- Brutto figlio di…

- Buona… lo dovresti sapere che simili parole non si addicono ad una signorina di buona come te.

- E chi se ne frega.

Questa volta era veramente arrabbiata.

Lui le aveva fatto una scenata per aver nascosto il piccolo dettaglio sulla sua vera identità e lui invece…

Si alzò e uscì dalla capanna come una furia.

Si fermo di botto, tornò indietro e si affacciò sull’uscio.

- Dopo ne riparliamo.

E si allontanò di corsa alla ricerca di un qualcuno che presto ne avrebbe viste di tutti i colori.

- Dici che ho esagerato?

- Nah!

 

Kuryo se ne stava tranquillamente spaparanzato sul prato a guardare il cielo stellato mordicchiando un pezzo di carne essiccata trafugato dalla credenza di Ren, che povera anima si era preso la briga di ospitarlo.

Era strano come di colpo il rapporto tra i due fosse migliorato.

Sapendo di non dover più competere con lui lo shikigami aveva sospeso le ostilità con l’altro.

Non potevano definirsi amici per la pelle, ma se non altro avevano smesso di cercare di ammazzarsi a vicenda.

Un buon risultato.

La permanenza lì era abbastanza piacevole.

*Se solo si fosse…*

Il vento trasportò fino alle sue sviluppatissime narici una dolce essenza di fiori esotici.

Quel profumo.

Lo avrebbe riconosciuto tra mille.

Da tempo si era chiesto come fosse possibile che per tutte quelle settimane la sua accompagnatrice avesse mantenuto quell’apparenza impeccabile.

Anche il più esperto viaggiatore avrebbe cominciato a puzzare peggio di un caprone nel giro di pochi giorni.

Lui non essendo umano aveva a sua disposizione un ampio repertorio di trucchetti per aggirare il problema, ma lei?

Alla fine il suo quesito aveva trovato una risposta.

Lei era una dea.

Le cose si complicano, ma è proprio questo a rendere le cose più interessanti.

O forse è solo lui ad essere diventato autolesionista.

Ma ora basta pensare a cose futili.

Lei è lì appositamente per lui, perché se non fosse così se ne sarebbe già andata da un bel pezzo.

- Sayaka.

È ora di dar inizio ad una nuova sfida.

- Qual buon…

- Shikigami!!

Merda!

- Sayaka… vedi… io…

Quello di divinità era per lui un concetto relativo.

Kuryo non aveva ancora pienamente compreso con chi avesse a che fare.

Ma è molto probabile che se ne sia fatto una piccola idea nel preciso momento in cui vide una serie di cariche elettriche formarsi nel palmo delle mano della donna.

- Lurido verme. E io che ti credevo diverso da tutti gli altri

Le cariche aumentarono di colpo.

Fu solo per una decina di secondi, ma per quei pochi attimi si fece giorno.

Sarà anche vero che la vanità è donna… ma il masochismo è sicuramente uomo.

 

Nel tenue buio del crepuscolo un demone e uno youkai vagavano per le verdi selve che circondavano il villaggio.

Per come si muovevano quatti quatti sembravano dei fuggiaschi braccati dai creditori.

La verità era che per quanto strano possa essere, anche i mazoku pur non essendo astemi hanno un loro livello limite entro cui l’alcool non li riduce ad uno straccio, e Killkenny quella sera l’aveva superato.

E di parecchio anche.

Così Sayaka gli aveva temporaneamente bloccato buona parte dei poteri per prevenire danni, come far saltare in aria qualche abitazione o ridurre ad un mucchietto di cenere il primo sfigato che avesse incontrato per strada.

Attenzione.

La maggior parte dei poteri, non tutti.

Ed essendo un demone della lussuria, dell’Ira, delle Illusioni e dei Veleni, era finito involontariamente col perdere il controllo proprio dei poteri di induzione.

Il risultato finale fu un mazoku carico come una pila nucleare, un paio di risse sparse a random, qualche intossicazione alimentare, una manica di imbecilli in preda ad allucinazioni dopo essersi rollato banalissimo rosmarino e un branco di ninfomani sessualmente depresse alle loro calcagna.

La fuga fu inevitabile.

Tutto ciò che lo Ren sperava in fondo alla sua anima era che l’amica non si fosse ritrovata vittima degli effetti delle emissioni negative che il compare di sventra aveva sguinzagliato a destra e a manca.

Ma si sa che il fato sa essere terribilmente beffardo.

E a quanto senso dell’umorismo non lo si può certo battere.

  
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