Otto.
La sveglia
suonò alle sette in punto del mattino.
Dopo esserci vestiti, impuntammo il robot delle pulizie in modo che fosse in
azione quando noi non eravamo in stanza, poi uscimmo per il nostro primo giorno
da studenti. Era strano “vivere” una vita normale. Camminavamo per i corridoi
in mezzo ad altra gente e ci sforzavamo d’apparir normali, anche se ogni volta
che qualcuno ci urtava o guardava in modo strano, l’istinto ci diceva di
attaccarlo e farlo parlare. Arrivammo alla mensa, prendemmo la nostra colazione
e ci sedemmo a un tavolo. Il peggio era passato.
- non mi ricordavo fosse così difficile – disse Adam guardando la tazza di
latte e cereali che aveva preso dopo aver ponderato attentamente su cosa era
meglio prendere. Ormai non eravamo più abituati alla normalità, nell’alveare ci
avevano abituati a fare quello che c’era detto, e a mangiare quello che ci
davano. Nel mondo reale c’era troppa scelta, e dopo un’attenta analisi, avevamo
concluso che anche prima del prelievo non avevamo molta scelta sul cibo,
persino io, che vivevo con un custode che voleva rubarmi, e mi aveva fatto
crescere nell’ignoranza totale sulla mia identità, non avevo mai avuto molta
scelta sul cibo. Ricordo che in casa c’erano al massino due confezioni di cereali
a basso contenuto di zuccheri e che non potevo mai decidere nulla riguardo al
cibo, forse l’unica cosa che la mia custode riteneva giusta del “sistema dei
protettori” era il controllo dell’alimentazione.
- ciao, venerdì sera diamo una festa per tutti i nuovi iscritti, inizia alle
nove, nella sala grande della biblioteca. – dice una ragazza dall’aria troppo
allegra che ci lascia un volantino prima di passare al tavolo successivo.
Guardiamo il volantino e siamo perplessi. Andare a una festa è considerato
normale, basta che non beviamo alcolici e non facciamo nulla di stupido e molto
irresponsabile. Decidiamo che andremo, dopotutto dobbiamo integrarci, conoscere
gente… però lo diciamo a Greg, giusto per vedere se ci risponde qualcosa, cosa
che non fa, segno che la nostra decisione è giusta. Dopo la colazione iniziamo
i corsi, scopriamo che Adam segue lezioni sullo sport e sicurezza, di certo il
massimo di lavoro cui può aspirare è guardia di sicurezza o allenatore di una
qualche squadra del liceo, di certo di basso rilevo come impiego. Mentre io
seguo corsi di storia. Nelle nostre menti abbiamo capito i progetti che Greg ha
per noi, usciti di qua troveremo casualmente lavoro nella stessa città se non
scuola, dove Adam sarà l’allenatore della squadra di hockey, football,
baseball, o qualunque sia lo sport praticato nella scuola, ed io sarò
l’insegnante di storia o la bibliotecaria, una vita semplice e di basso
livello. Prendiamo atto del nostro futuro lavorativo e ci dividiamo per la
prima volta.
- se succede qualcosa, qualunque cosa, chiamami. Ti ricordi, dove devi spingere
nel bracciale vero? - mi chiede Adam.
-si, mi ricordo. Ci vediamo questa sera per cena – restiamo in silenzio per
alcuni secondi, poi ci separiamo. Mentre cammino da sola verso la mia prima
lezione di storia delle civiltà, ogni persona che incrocio sembra guarda il mio
petto come se sapesse, che li, sotto la maglietta c’è quel ciondolo da cui
dipende tutto. Ogni mano che si allunga nella mia direzione sembra voglia
strapparmi la catenina. Mi rendo conto di esser in preda al panico, così entro
nel primo bagno che trovo e mi decido a calmarmi.
Il resto
della giornata trascorre tranquillamente, quando rientro in stanza, mi sento al
sicuro. Ho giusto il tempo per fare una doccia e rilassarmi, poi anche Adam
torna in stanza.
- com’è
andata?- gli domando sforzandomi di non far trasparire la mia ansia.
- è stato orribile, non sono abituato alle persone. -
- lo so, meno male, credevo d’esser impazzita. – per fortuna anche lui è stato
ostaggio dell’ansia per tutta la giornata, segno che non c’è nulla che non va
in me.
Torniamo
alla lettura del manuale, dobbiamo imparare a usare ogni funzione del computer
il prima possibile. Sono stesa sul mio letto a leggere il paragrafo 45/F
quando…
- oh, figata assurda, Talia guardami. – mi dice Adam catturando la mia
attenzione, lo guardo e lo vedo fissare davanti a lui, l’unica cosa scomoda di
questi computer è che solo lui può vedere il suo schermo, per cui non ho la più
pallida idea di cosa stia facendo.
- quindi?- cerco di sollecitarlo, poi finalmente inizia a parlare.
- sono al paragrafo cinquantadue e c’è una cosa fantastica, abbiamo una
macchina della verità e possiamo vedere i parametri di una persona, battito
cardiaco, pressione sanguinea, se ha qualcosa che non va, possiamo fare una
scansione completa del suo corpo, per esempio ora te ne sto facendo una e… sei
sana al 100%, chi l’avrebbe mai detto! Ora vediamo il tuo nome è Talia? -
- si -
- hai una catenina al collo? -
- si -
- giusto, vediamo… - si alza e si siede al mio fianco – sei felice? -
- si – silenzio, la situazione da tranquilla sta diventando imbarazzante, una
cosa è averlo dall’altro lato della stanza, un’altra è averlo a un palmo di
mano da me, che mi fissa, riesco anche a sentire il suo respiro. Sento le mie
palpitazioni aumentare, così vado al paragrafo cinquantadue e attivo anch’io il
sistema di controllo e lo vedo, non sono l’unica ad avere le palpitazioni fuori
controllo. Credo che entrambi stiamo cercando di combattere gli ormoni, ma non
ci riusciamo molto. In men che non si dica lui è senza maglietta e cerca di
capire come funziona il mio reggiseno.
È strano
provare attrazione solo per una persona, sono seduta nell’aula aspettando
l’inizio della lezione e sto parlando con altre ragazze che seguono il corso, e
non fanno altro che commentare i ragazzi che sono in aula con noi. Si
raccontano esperienze, idee, pareri, e tutto quello che riesco a pensare
vedendo gli altri ragazzi è “tra due giorni avrà l’influenza”, adoro il sistema
di controllo, riesco a vedere se una persona mente o è sincera, non lo uso sempre,
ma quando mi annoio e non m’interessa la discussione che il gruppo di ragazze
attorno a mesta facendo, lo attivo e m’intrattengo.
Domani sarà
un grande giorno, Greg e Leila verranno a trovarci per l’incontro con le
famiglie e dal messaggio che ci è arrivato questa mattina, hanno qualcosa d’importante
da dirci, per cui sono un po’ emozionata. Passo la giornata a fingere di
interessarmi a tutto quello che mi circonda, poi il mattino dopo ci svegliamo
di buon’ora e ci prepariamo a rivedere il nostro responsabile. Non sappiamo
come comportarci, penso che dovremmo essere naturali, forse devo abbracciare
Greg, chiamarlo papà e baciarlo, ma non penso che lui sarebbe molto felice.
Siamo seduti su un muretto all’esterno del campus ad aspettare l’auto, Leila è
la prima ad arrivare e si comporta con Adam come farebbe una qualsiasi madre
che non vede il figlio da tre settimane, Greg quando arriva è più serio, mi
abbraccia, fa qualche battuta, poi ci trascina nella nostra stanza, certo, finge
un sorriso quando incrociamo qualcuno, ma appena entriamo nella stanza torna
serio, Leila spruzza un’isolante acustico su tutti i muri e sulla finestra, poi
inizia a parlare.
- siamo al sicuro – dice dopo aver risposto la bomboletta spray nella borsa.
- siamo ancora sotto attacco, sono stati uccisi tre custodi e quattro bambini,
stiamo limitando i danni e sembra che le aree più colpite siano quelle del sud
Europa e il nord del continente asiatico, per cui siete ancora al sicuro, ma i
ribelli stanno migliorando, glielo devo concedere questo. Tre giorni fa c’è
stata una riunione del consiglio dei presidenti, e abbiamo capito che c’è una
talpa nel sistema, è per questo che sapevano dov’erano i precedenti protettori
della scatola, ragion per cui ci siamo rifiutati di dire dove vi trovate, in
questo momento stiamo anche spostando pandora in una regione più sicura e… -
- cos’è pandora? – gli chiedo.
- Già, non lo sapete, pandora è il motivo per cui dovete proteggere la scatola.
Non vi è concesso sapere altro al momento. Comunque, siete al sicuro, ma volevo
avvisarvi di fare attenzione ai notiziari, se succede qualcosa nella zona, come
strani omicidi preparatevi ad andarvene, tenete una borsa per le emergenze
sempre pronta. – ci guarda aspettando un segno di consenso, che non tarda ad
arrivare, poi Leila inizia a illustrarci alcuni oggetti che possiamo tenere con
noi come arma di difesa.
- questo è lo spray isolante, in pratica forma una patina nella stanza e la
insonorizza, così potete parlare liberamente ovunque siate, questo è un bisturi
laser, tasto rosso taglia, verde ricuce, non so come possiate usarlo, ma ve lo
lascio, questo è il mio preferito, sembra una matita, ma è un coltello, basta
che premiate qua e ta-dan! Esce una lama affilatissima e praticamente
resistente a tutto, non si spezzerà mai, fidatevi. E questa che sembra una
comune scatola di caramelle, in realtà contiene mini bombe, non sono
potentissime, ma abbastanza da far esplodere una serratura o far staccare una
gamba, un braccio, o qualsiasi parte del corpo preferiate, ho aggiunto queste,
ricordatevi, viola bomba e arancione bomba luminosa, nel caso dobbiate scappare
e vi serve un diversivo. Per ora è tutto, non posso lasciarvi armi serie perché
dareste troppo nell’occhio con un fucile in camera, ma è quello che sono
riuscita a fare in questo poco tempo. – ci consegna quelle poche armi e poi
torna in silenzio nel suo angolo.
- ora, facciamo un giro del campus? Dobbiamo uscire da qua, sarebbe troppo
strano se restassimo in stanza tutto il tempo. – dice Greg prima di invitarci a
uscire. So che non dovremmo preoccuparci, che la situazione è sotto controllo,
ma il fatto che ci abbino consegnato delle armi non mi rassicura molto.