Capitolo 1.

Il rumore dell'acqua scrociante, provenente dalla doccia, fa capolinea nei miei pensieri.

Un ultimo sforzo prima di allacciare il bottone dei jeans, e poi in piedi. Mi domando se questa mossa tanto automatica sarà la mia condanna a vita.

Busso alla porta di legno massiccio, tenendo una mano sul fianco. 

« Vado a casa! » quasi grido, sperando di essere sentita.  Mi volto e afferro la tracolla di pelle nera, mettendola in spalla.

Nessuna risposta dal bagno. Guardo la porta con una voglia incontenibile di entrare,  e prenderlo per i capelli. 

« Ho detto vado a casa! » ripeto con la voce acuta. 

Sento l'acqua spegnersi, e i passi bagnati farsi strada verso di me. 

« Ti sembra il caso di gridare? » domanda uscendo, con una salvietta legata in vita, come a voler coprire la sua intimità ma non troppo. Mi mordo il labbro per un attimo incapace di reagire. 

Colgo distacco nella sua voce, e il sangue mi si gela nelle vene. “Eppure dovresti esserci abituata” mi ripete la mia coscienza.

Ho la risposta pronta: Se tu sei un coglione sordo sì. Ma non lo dico ad alta voce, come al solito lo tengo per me.

« Ci vediamo domani. » borbotto trascinando le suole consumate dei miei stivali neri sul suo costoso e pregiato parquet di legno scuro.

Lui apre il cassetto della biancheria, e si infila un paio di slip Dolce&Gabbana bianchi, si sfila l'asciugamano e mi guarda con le mani sui fianchi.

E' invitante da morire, lo fa di proposito. Quei slip non coprono praticamente nulla. 

« Domani non vengo a scuola, ho da fare. » dice con la voce cupa. 

Sta mentendo, si sfrega le mani tra loro e poi si chiude nelle spalle. 

'Niente domande' avevamo accordato. 

Scrollo le spalle, e mi chiudo in me stessa, indosso la maschera che porto tutti, faccio un sorriso tirato e mi trascino giù per le scale, stanca di sentire bugie, stanca di essere considerata la seconda, stanca di tutto.

Arrivo a casa, ancora più stanca di quanto non fossi 20 minuti fa. 

Entro e trovo il solito disastro, il solito microonde con la un piatto di pasta dentro da scaldare fino a che non diventa colla. 

Evito anche di guardarlo, mi verrebbero i conati. Salgo le scale in fretta e mi butto sotto la doccia. 

I pensieri non mi scivolano via come vorrei, assieme all'acqua, ma per un attimo mi rilasso, per un attimo cerco di non pensare al casino nel quale mi sono cacciata, il giorno che ho deciso di intraprendere una 'relazione' con il professore figo di letteratura, che cliché.

Mi avvolgo in un asciugamano bianco, e scendo in salotto. Odio il mercoledì, il mercoledì è il giorno peggiore della settimana.




Allora, vi invito a recensire se avete letto anche per dirmi che non vi piace, in più vi invito a passare nella mia altra FF chiamata Issues. 
Vorrei sapere cosa ne pensate, è solo la prefazione, e so che non è molto, il secondo capitolo è già più lungo, la FF la scrissi un anno fa, quindi ho già tutti
i capitoli pronti, ed in base al successo che avrà deciderò se continuarla o meno. Quindi fatemi sapere con una recensione. 
 

-Julia.