Fanfiction della fanfiction Moonglow di oOoLaViSvampitaoOo.
In Moonglow Renesmee è una donna vera.
In Moonglow Jacob è un uomo che ama lei e la sua famiglia, ma che sarà sempre vincolato dal pezzo di carne che gli sta in mezzo al petto.
Perché per chi batte davvero il cuore non lo sceglie l'imprinting, e i battiti del cuore di Jacob Black saranno sempre di Bella.
E in Moonglow c'è Bill, un ragazzo che si innamora di Renesmee ancora prima di avere l'imprinting con lei e trasformarsi, la ama con tutti i suoi difetti e anche il peggiore: quello di somigliare, in certe e precise circostanze, a sua madre.
E proprio come la madre, Renesmee sbaglia.
Questa storia è un missing moment fra la fine di Moonglow e Sundown. Il figlio minore di Renesmee e Jacob, William Benedict, ha undici anni. Suona il violino, ed è il momento della sua prima esibizione...
Sapete cosa c'è di brutto nella vita eterna?
Non puoi dimenticare niente. Non puoi dimenticare, Esmie, i momenti in cui Bill ti stringeva e faceva da padre al tuo bambino, il piccolo Ben. Non puoi dimenticare di averlo amato davvero. E se non lo dimentichi, lo amerai per sempre.
Renesmee Carlie CullenxWilliam Benedict Brown
all of your tears
When you'd scream I'd fight away
all of your fears
I held your hand through
all of these years
But you still have
All of me
My immortal - Evanescence
Le strade della città
scorrevano davanti ai miei occhi: colori, case, persone, cani, bambini. Alzai
il finestrino dell’auto, i miei capelli svolazzavano al vento, ricci e crespi
come non mai, mentre mi mordevo le labbra e lasciavo fuori quel vento freddo che
rovinava il lavoro di zia Alice.
Sentii una mano sulla mia
spalla, un tepore che assomigliava all’aria di primavera.
«Nervosa, mamma? » Il
tocco del mio figlio più piccolo.
Mi voltai verso di lui,
una mano a sistemare un ricciolo caduto sulla mia guancia. Mii guardava con
quello sguardo lontano di sempre, mentre le sue dita dai polpastrelli duri – il
mio violinista – scivolavano sull' archetto posato sulle sue gambe.
Will.
Sguardo lontano eppure
tanto vicino, occhi scuri, marroni, eppure trasparenti. Tutti dicono che sono
gli stessi di Jacob, ma io li avevo osservati bene. Jacob ha gli occhi come
quelli di Will, eppure una patina, a volte più scura dei suoi stessi occhi,
polvere di passato, è su di lui. Quelli di mio figlio invece sono sempre stati
lucidi e liquidi come l’acqua del mare.
«Nervosa? Ma guardati, è
il tuo primo concerto. A Seattle. E tu chiedi “Sei nervosa?” a me? Non
smettirai mai di stupirmi, Will.»
Lo presi fra le braccia,
un occhio lanciato a quell’archetto in mogano e crini di cavallo che Jacob
aveva pagato un sacco di soldi per l’ultimo compleanno del nostrop iccolo. Gli
arruffai i capelli, e una risata eccheggiò fra i sedili dell’auto. La mia.
Ben, dal volante, si
voltò leggermente, e il suo sguardo finì su di noi.
«Non so chi ha più
problemi, fra voi due. » ridacchiò.
«Che cosa vuoi insinuare,
Benjamin? » Parlai a voce alta, sempre con Will fra le braccia.
La sua era un’età strana,
diceva mio nonno. Undici anni.
Ad undici anni io ero
sposata e sapevo già cosa volesse dire soffrire, anche se solo in minima
parte, ancora chiusa e protetta in una campana di cristallo, abbastanza sottile
da lasciarmi vedere il mondo di fuori, quasi quello fosse il circo ed io lo
spettatore. Quando invece era tutto il contrario.
Will.
«Will? Smettila di
stringerti a mamma, stiamo arrivando! » disse Ben, una mano sul volante e
un’altra a cambiare stazione alla radio.
Il mio Will a undici anni
restava sveglio la notte, i capelli arruffati e i vestiti di casa, un foglio
fra le mani o il pc portatile sulle gambe. A volte mi correva incontro con il
sorriso come disegnato in volto, pronto a lasciarsi abbracciare da me.
Forse gli altri undicenni
non si comportavano così con le loro madri. Forse gli altri undicenni dormivano
la notte e leggevano di giorno, proprio se costretti. E le loro madri non
sembravano delle liceali.
Le loro madri non
facevano sempre lo stesso sogno, ogni giorno dell’anno, ogni anno, nel
bel mezzo della notte.
Le loro madri stavano con
i loro mariti e li amavano.
O erano divorziate, e
single.
Invece io…
La macchina si fermò di
colpo.
«Arrivati! » disse Will,
la voce dolce. Corse fuori dalla macchina, ad una velocità degna di un vampiro.
Ce l’aveva nel sangue, in fondo. Ed io scesi dall’auto, attenta a non
stropicciare il vestito verdino appena comprato e stretto sui miei fianchi.
Guardai Will che correva
verso il palco, c’erano anche altri ragazzini. Socchiusi gli occhi, per
guardare meglio. La sua testa bronzata spiccava fra tutti, mentre cercava
di attirare l’attenzione del maestro, che gli strinse la mano appena lo vide.
«Lui non verrà.» Ben
venne accanto a me, i suoi capelli ricci leggermente mossi dal vento, proprio
come i miei. Cercai di mantenere fisso lo sguardo davanti a me, mentre un’altra
auto ci passava davanti. Ci riflettevamo nei vetri ed io, madre di cinque
figli, potevo tranquillamente sembrare la sorella minore del mio figlio più
grande.
Distolsi lo sguardo.
«Cosa vuoi dire, Ben? »
Cominciò a dirigersi
verso le sedie sistemate nel parco, per ascoltare il concerto. Veloce, sempre
più veloce. «Che sono felice che Will non pensi a nostro padre, non come facevo
io. »
«Tuo padre verrà appena
riuscirà a liberarsi, sai che è tanto impegnato.»
Sì, Renesmee. Continua a
mentire.
«Mio padre pensa a tutti
tranne che ai suoi figli. »
«Stai dicendo solo delle
cattiverie.»
«Fingi sempre di non
sapere.»
Sì, Renesmee, continua a
mentire.
«Vuoi davvero rovinare
ogni cosa? A momenti arriverà Moonie…»
«Mi sembrava addirittura
che… »
«Cosa? Che cosa, Ben? »
Che Jacob ti amasse
veramente.
«… Niente. » Sospirò.
«Scusa, mamma.» E disse l’ultima parola a bassa voce, per non farsi sentire. Mi
morsi le labbra, ormai incapace di dire altro. Cosa vuoi dirgli?
Che si sbaglia.
Suo padre lo ama.
Mi passai una mano fra i
capelli. Ben mi seguì, mentre trovavamo posto fra le sedie posizionate al
centro del parco.
Almeno i suoi figli, li
ama davvero.
Mi si formò una crepa nel
petto..
Almeno i suoi figli li
ama.
La crepa si fece più
profonda.
Chi ama, Jacob?
Basta.
Chi ama, tuo marito?
Basta.
Basta, stop, pausa da
semibreve, silenzio, lutto.
Se respingi il vento
quello ti graffia, se lo mandi via quello ritorna, se ti nascondi quello ti
trova.
Chi ama, tuo marito?
Mia madre.
Il tramonto scese su di
me e sulla città e sullo sguardo verde di mio figlio, seduto accanto a me,
mentre la musica cominciava a venir fuori da tutti gli strumenti musicali.
Lasciai che il fiato attraversasse la mia gola per uscire dalle mie labbra, in
un sospiro.
Mia madre.
Will era in piedi sul
palco, il direttore d’orchestra a guidarlo mentre librava le note in un assolo.
Guardai il mio bambino, i riccioli che gli cadevano davanti agli occhi ad ogni
movimento. Una melodia che avevo ascoltato tante volte a casa, incantata. Aveva
preso a canticchiarla anche Jake, con la sua voce roca e bassa. Ben l’aveva
scambiata come sveglia del mattino, mentre Moonie tratteneva a stento il pianto
ogni volta che Will la suonava. Agnes ci cantava su, dondolando la testa.
L’ultima volta l’aveva ascoltata la mia Wendy, dal suo campo di escursioni,
grazie ad un cellulare che era riuscita a recuperare da qualche parte.
I miei figli.
Due ragazzi, a due file
di distanza da me, si scambiarono un bacio, la musica nelle mie orecchie.
Chi ama, tuo marito?
La crepa continuò ad
allargarsi.
Mia madre.
Isabella Swan, i miei
stessi occhi, una volta con i capelli castani. Le ginocchia sbucciate, con le
lacrime agli occhi e la ferita su un polpaccio, vecchia foto con Jacob che
la teneva a stretta a sé.
Respirai profondamente.
Le ha tenuto stretta la
mano mentre io la uccidevo.
Will continuava a
suonare, un’espressione concentrata in viso. Le note più alte, quelle più
difficili.
Bella Cullen, mia madre.
Il mio sangue è il sangue che lei non ha più, i miei occhi sono quelli che lei
non ha più, il mio cuore che batte è quello che lei non ha più.
Chi ama, tuo marito?
Mia madre.
Silenzio
improvviso.
Luce dritta su mio
figlio.
I suoi occhi scuri persi
davanti a sé.
Tutto immobile.
Continuò a suonare.
A poco a poco, la gente
si alzava.
Non capivo.
A poco a poco, i bambini
piangevano.
A poco a poco, gli
innamorati due file davanti a me, andarono via.
A poco a poco, i
musicisti lasciarono le loro sedie.
A poco a poco… a poco a
poco…
Chi ama, tuo marito?
Mia madre.
A poco a poco, giorni
d’estate, giorni d’infanzia. Ragazza di vita eterna.
A poco a poco, il
direttore d’orchestra lasciò il palco.
Il tramonto era sceso su
di me, sui miei figli, sulla città.
«Che succede?» La mia
voce era allarmata, chiusa in gola.
Mi alzai, quasi scalciai
via qualche sedia che mi impediva il passaggio.
Mio figlio suonava.
Note stonate, uccise, una
corda si spezzò.
«Will! » chiamai, e avevo
le lacrime agli occhi. «Will… » Salii le scale dove prima si trovava il
direttore d’orchestra.
Mio figlio alzò lo
sguardo, un’altra corda saltò. Gli accarezzai il volto, senza trattenere il
tremore. Avevo freddo.
«Will… » Lo chiamai
ancora. Fissò lo sguardo davanti a me e mi persi nei suoi occhi.
Non più scuri.
Trasparenti, sempre.
Ora verdi.
La bocca… il naso, la
forma degli occhi, del mento…
Lo abbracciai.
La vista mi si era
appananta.
Un vuoto nel petto che
volevo colmare a tutti i costi.
Da quanto mio figlio non
mi arrivava ai fianchi? Ma cosa dicevo, a metà coscia.
«Mamma.» Non c’era nessun
archetto e nessun violino.
«Ben. » Non c’era nessun
palco e nessun parco.
Intorno a noi, il bosco.
«Papà! » urlò, e i suoi
occhi verdi divennero luce. Mi lasciò, veloce, ed io mi voltai.
Non è possibile.
«Papà! »
Ancora.
Bosco, abeti bianchi.
Da quanto tempo non sogni
questa foresta, Esmie? Hai paura ancora? Bianco è la morte e bianco è la
memoria senza ricordi. Il rosso non è il sangue della morte, ma i riflessi dei
tuoi capelli. Ogni cosa ha il suo vero colore, da quando ci sei.
«Papà! »
Ancora.
E mio figlio si fece
abbracciare da quelle braccia dorate e forti. Si fece baciare da quelle labbra
piene, rosee, screpolate solo un po’, che mi solleticavano le spalle una volta.
Non puoi dimenticare niente. Non puoi dimenticare, Esmie, i momenti in cui
Bill ti stringeva e faceva da padre al tuo bambino, il piccolo Ben. Non puoi
dimenticare di averlo amato davvero. E se non lo dimentichi, lo amerai per
sempre. Si fece vedere da quegli occhi, chiari di nocciola, vecchi compiti
a scuola, a fingere di poter essere normale. A scoprire che sì, Jacob ama mia
madre ed io non sono niente di più che una ragazza messa in trappola da un
incantesimo.
Ma il mio niente è tutto
insieme a lui.
«Bill. » Un sussurro.
Mi guardò. Il viso
come sfumato, ricordo affiorato dal nulla che sono, perché sono nulla. E ho
solo i miei figli, madre che non sa come vada il mondo, madre che vedrà i suoi
figli morire, le sue figlie diventare immortali con lei.
Condannata per sempre a
vederti affiorare dal bianco che non mi spaventa più.
Perché ogni cosa che mi
riporta da te fa male solo quando se n’è andata via.
«Esmie. »
Sono qui, Bill. Sono qui.
Perché mi hai lasciato?
Non dovevi farlo, capisci? Io la morte non la voglio conoscere, se proprio verrà
io la manderò via, non può niente contro di me, contro di te, anche tu puoi
vivere per sempre. Vivi con me. E amo te, perché sei andato via proprio quando
è stato chiaro nel mio cuore troppo veloce? Troppo veloce a crescere e troppo
lento a capire, perché sette anni sono troppo pochi per diventare donna, e
anche tredici. Creatura strana, ancora più dei miei figli. Sono diventata
Esmie, grazie a te. Esmie è una ragazza che impara ad amare e non importa
quanti anni ha, perché ci sei tu.
Ben era corso via, a
rincorrere una lucertola. La foresta bianca non fa più paura.
Assomigliava alla neve, spelndeva sotto il sole che non c’era, mentre io alzavo
lo sguardo e lo incontravo, il vero amore della mia vita. William Benedict
Brown, lupo di un rifugio tutto nostro e mare e pensieri, resta sempre con
me.
«Non piangere. » Mi
abbracciò ed io affondai il viso nella sua spalla. «Non piangere. »
«Bill. » Mi staccai da
lui. Per guardarlo, amarlo,vederlo, ritrovarlo. «Io… »
«Sei diventata ancora più
bella. » mi sussurrò. Risi nel pianto, al suono della sua voce e delle sue
parole.
«Io sono sempre uguale. »
«Tu sei sempre la mia
Esmie. » Mi sfiorò la guancia con le sue labbra. Da lontano, si sentivano le
risate e la vocina di Ben, ora bambino. “Dove vai, lucertola? Ti cucinerò
insieme al mio papà, che cosa credi?”
Bill.
«Mi manchi. » E le mie
lacrime scesero sulle sue labbra, a baciarlo. «Mi manchi. Mi manchi, mi manchi,
mi dispiace, William.»
«Shhh. » mi zittì. «Non
piangere, Esmie. »
Mi accarezzò i capelli,
nodi su nodi, e poi la sua mano scese sulla mia schiena, mentre io mi perdevo,
per l’ennesima volta, nel mio sogno. I capelli castani che gli scendevano
leggermente sulle orecchie.
«Ti amo.» E sospirò fra i
miei capelli.
Trovai le sue labbra e il
mio posto per sempre. Morsi e aprii la bocca, mentre la sua lingua toccava la
mia. Baciami, Bill. Tienimi qui, con te. Non farmi svegliare.
Abbracciami, stringimi, cosa pensi che io abbia fatto, per tutti questi anni?
Perché non l'ho mai capito prima che tu chiudessi gli occhi? I tuoi occhi
bellissimi, chiusi per sempre… amore mio.
Non mi curai della
foresta bianca, né della neve, né di Ben che giocava di là.
Lo senti? Non è in
pericolo. Non ha avuto un vero padre nella sua vita e tu sei stato il primo.
Non curarti della neve, e nemmeno della pioggia, cade solo su di noi. Sono le
mie lacrime? Baciami, amore mio. Per sempre.
Ora questo è il nostro
letto e tu mi stai guardando. Mi guardi mentre mi spoglio e Ben gioca nel
bosco. Mi spoglio e tu non riesci a smettere di toccarmi ed io non voglio che
smetti. Toccami, Bill. Abbracciami, baciami, non lasciarmi andare per nulla al
mondo. Il mio vestito scivola sotto il tuo tocco, rompo i bottoni della tua
camicia. La tua bocca. Baciami, William. Non smettere mai.
«Esmie. »
«Non parlare. » Mi
strappi il ciondolo che porto al collo, un vecchio regalo di natale. Me l’ha
messo Jacob al collo, e qui non c’è più niente di lui.
I nostri vestiti sono via
e non c’è più forza, più tempo, più volontà di pensare a come coprirci. Sei tu
che mi copri e ti stendi sopra di me ed io ti amo e non te l’ho mai detto
davvero. Ti amo, e sono state parole soffocate in gola, perché...
Mi baci il seno e la tua
mano scende sui miei fianchi. Ti appartengo e non è l’imprinting, è la vita che
ti ha portato da me ed io ringrazio chiunque ci sia lassù, se esiste davvero,
se guarda i vampiri e li lascia nutrire, se guarda me e mi lascia ferma nel mio
corpo di donna, chiunque ci sia lassù, se mi ha fatto trovare da te.
Continui a baciarmi e
trattengo un rantolo mentre affondo le mani fra i tuoi capelli.
«Ti amo, Bill. »
Alzi il viso e il tuo
sorriso è spento. Perché è tardi, ormai.
«Anch’io ti amo. »
E la tua bocca raggiunge
la mia e il calore ritorna, lo sento ovunque.
Cerco le tue mani, non ci
sono più.
Ogni cosa scomparve.
Non ti trovo più, Bill.
Aprii gli occhi, il
bianco veniva risucchiato, Ben che correva e andava in braccio a Bill, Bill che
lo lasciava correre, Bill che correva con me verso la nostra casa per fare
l’amore. Bill.
I suoi occhi sono l’ultima cosa che vedo.
Poi il sogno finisce.
Mi rigiro nelle coperte,
Jacob respira pesante accanto a me. Apre leggermente gli occhi, perché ho
sussultato e l’ho mosso. Mi ha guardato negli occhi ed è ricaduto nel sonno.
So benissimo chi c’è nei
suoi sogni. Guardo l'orologio sul comodino, domani è il concerto di Will.
Chiudo gli occhi e ti
rivedo.
Resta sempre con me,
amore mio.
Sospiro.
Non andrò mai via, Esmie.
*
*
*
*
Perché i diciotto anni sono importanti,
e sono ancora più importanti perché conserverai sempre quelle belle cose di te
che ti renderanno sempre speciale,
anche quando sarai lontana dai diciotto.
Grazie per tutto, questa storia è per te.
Ti voglio bene.
Esmie è il nomignolo con cui Bill chiama Renesmee *Ania si scioglie*
Non voglio raccontarvi la trama della storia perché mi dispiace fare spoiler :) Naturalmente questi personaggi sono tutti suoi, eh. Quel figo da ghfjghfdkhgfdk che è Bill, e anche Ben e Will, e Moonie e Wendy, figli di Renesmee e Jacob. E poi c'è anche Agnes, ma non vi voglio dare troppi spoiler, andate a leggere, su! <3
Grazie mille per aver ascoltato i miei sproloqui e aver letto questa storia :)
*Ania distribuisce dolcetti*
Buona settimana di ferragosto :D