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Autore: _Aras_    16/08/2012    6 recensioni
Dafne è in vacanza a Rodi, un’isola della Grecia, e incontra Michael, un ragazzo del posto che ogni mattina passa davanti alla sua casa correndo. Cosa succede quando lui si ferma e le parla? Cosa nascerà tra di loro in quei miseri nove giorni di vacanza che le restano?
“Smettila di essere così sarcastico.”
“Perché?”
“Perché non mi piaci così!”
“Quindi quando non sono sarcastico ti piaccio?” domandò, cogliendo al volo l’occasione.
“Oh, ma smettila!” Rise e lo spinse ancora, questa volta abbastanza forte da farlo sbilanciare e cadere di schiena.
“Che manesca!” si lamentò lui, afferrandola per un braccio e tirandola sopra di sé. Dafne si ritrovò allora a cavalcioni sui suoi fianchi, il polso destro stretto dalla sua mano.
“E ora che vorresti fare?” lo provocò lei.

SEQUEL IN CORSO: "BOLLE DI FELICITA'"
Capitoli revisionati: 1/10
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 6
Molecole di vita


GIORNO 6

Dafne posò la borsa sul divano e guardò con aria sconsolata il tavolo da pranzo. La sera precedente si era protratta più a lungo del previsto, complici le bottiglie di liquore che aveva portato Michael, e gli ospiti non se n’erano andati prima dell’una e mezza di notte. A quell’ora né lei né Allie avevano avuto la forza di fare altro che raggiungere il letto e addormentarsi. Ora, alle sette di mattina, se ne pagavano le conseguenze. Non che le pesasse poi molto non aver dormito a lungo: non lo faceva mai ed era troppo eccitata all’idea di passare una giornata intera sola con Michael che non sarebbe comunque riuscita a restare a letto. Avrebbe anche potuto lasciare che fosse la sua amica a occuparsi delle pulizie, a un orario più decente, ma sapeva quanto poco le piacevano certe cose e poi l’idea di invitare i ragazzi era stata sua, quindi toccava a lei. Ripensando alla serata, cominciò a sistemare. Jennifer avrebbe frequentato l'ultimo anno di scuola a Londra grazie ad una borsa studio e, quando Dafne le aveva detto che lei abitava proprio lì, aveva lanciato un urlo di gioia e si era dichiarata contentissima di quella notizia. "Dovremo assolutamente vederci!" aveva detto con un sorriso. I propositi di Dafne erano stati però un po' meno nobili: Jennifer le piaceva, era simpatica e spontanea ed era felice di vedere che lei già la apprezzava così tanto, ma il suo primo pensiero era stato che magari Michael sarebbe andato a far visita alla sorellina in Inghilterra e lei avrebbe potuto approfittarne per vederlo. Aveva visto Allie far amicizia con le due cugine di Michael; era troppo lontana da loro e troppo impegnata a intrattenere Jennifer per seguire la conversazione, ma era riuscita a cogliere qualcosa. Avevano ventidue anni e lavoravano come barista e cameriera nello stesso locale per pagare la retta universitaria, non avrebbe saputo dire la facoltà.
"Che diavolo stai facendo?" Allie, in piedi sull'ultimo gradino delle scale, le fece quasi prendere un colpo.
"Sto sistemando dato che ieri sera, o stamattina, non abbiamo fatto niente. Tu che scusa hai per essere già in piedi a quest'ora?"
"Nessuna, anzi adesso me ne torno a letto. Stavo andando in bagno e ho visto che la tua stanza era vuota, così ho pensato di venire a salutarti prima del grande viaggio. Lascia stare quei piatti, ci penso io più tardi."
"Sicura?"
"Sicurissima."
"E tu che programmi hai per la giornata?"
"Dormire almeno fino alle undici e mezza, poi questo pomeriggio Margaret e Monique passano a prendermi e andiamo a fare shopping."
"Sembra divertente."
"Già, beh, io me ne torno a letto. Ah, mettiti un preservativo nella borsa e abbiate la decenza di non  farlo in spiaggia, sarà pure romantico ma poi ti ritrovi sabbia in posti in cui non dovrebbe esserci," l'avvertì.
"Allie! Non ho intenzione di fare sesso con Michael, non ci siamo nemmeno baciati!"
"Scherzi? Vi mangiate con gli occhi continuamente e ti abbraccia ogni volta che ne ha l’occasione, neanche fossi un orsacchiotto di peluche. C'è una tensione sessuale spaventosa tra voi due e ora passerete tutta la giornata da soli in mezzo al nulla. Succederà qualcosa entro stasera, fidati."
"Ma tu non eri preoccupata per me?"
"Daf, ormai non c'è più nulla da fare, siete andati troppo oltre. Se vi foste visti ogni tanto sareste potuti restare amici, ma ormai passi più tempo con lui che con me. Non ti sto rimproverando, davvero, ma non sarete mai amici nel senso più platonico del termine e lo sai anche tu."
“Allie, non ci andrò a letto.”
“Come puoi esserne così sicura?”
“Perché se lo faccio poi non riuscirò davvero più a staccarmi da lui.”
“Fai quello che ritieni giusto, Daf. E non tenerti tutto dentro, sai che con me puoi sempre parlare.”
“Grazie.”
Allie aveva appena salito di nuovo le scale quando Michael arrivò. Si affacciò alla finestra e lo vide scomparire sotto il portico per tornare alla macchina dopo pochi istanti, con Dafne. Li osservò allontanarsi in auto finché la strada curvò e scomparirono dalla sua vista. Allora fece un paio di passi indietro e si gettò sul letto, coprendosi la faccia con le mani. Quella storia non sarebbe finita bene. Dafne si era legata a lui in un modo talmente profondo e in così pochi giorni… Non l’aveva mai vista così. La conosceva dai tempi dell’asilo e non l’aveva mai vista illuminarsi in quel modo grazie alla sola presenza di un ragazzo, con nessuno dei suoi ex era stata così. Michael la adorava, era impossibile negarlo. Le girava sempre attorno e non smetteva di guardarla con quello sguardo dolce… Come potevano essere così uniti, quando si conoscevano da pochissimi giorni?

Michael e Dafne avevano raggiunto il porto in meno di dieci minuti e si stavano preparando a partire. Con un po’ di difficoltà, Dafne era riuscita a salire sul motoscafo e se ne stava seduta ad aspettare che Michael finisse di slegare tutte le corde che lo tenevano ancorato a riva.
“L’hai mai fatto prima d’ora?” le domandò, dirigendosi al posto di guida.
“Cosa?”
“Il motoscafo. Ci sei mai stata?”
“No, è la prima volta. Devi spiegarmi le procedure di salvataggio come uno steward?”
“Non ne avrai bisogno finché guido io.”
“Oh oh! Sei molto sicuro di te.”
“Sono solo molto bravo.”
“E anche modesto.”
“Perché dovrei essere modesto? Insomma, sono bravo e lo so, perché dovrei fingere di credermi un’incapace?”
“Beh… la modestia non è fingersi un’incapace. È il non ostentare troppo la propria bravura.”
“Quindi… non dovrei dire che sono bravo, ma solo che me la cavo?”
“Sì, va già meglio.”
“Sai, forse sbaglio a dire che sono così bravo. Cioè, un bravo marinaio non farebbe questo, giusto?” domandò, aumentando la velocità e piegando un po’ la barca verso destra. Un’ondata di spruzzi si riversò sul motoscafo, bagnando gli interni e i passeggeri.
“Sei uno scemo!” strillò Dafne, passandosi una mano sul viso per cercare di asciugarsi un po’, salvo poi venire di nuovo bagnata. “Michael!” lo richiamò ancora, ma lui aveva cominciato a ridere e non sembrava intenzionato a smettere. Smise di rimproverarlo e lo guardò, fradicio dalla testa ai piedi come lei, allegro e perfetto. Sembrava essere nato per stare lì, in mezzo al mare, a guidare come un pazzo ma con mano ferma e sicura. Poi rallentò, si tolse la canotta e si girò verso di lei.
“Ti conviene togliere i vestiti e tenere solo il costume. Da qui in poi saremo solo noi e il mare, il che significa che non ci saranno motivi per andare lentamente e ci bagneremo continuamente. Mettili qui dentro o rischi che volino via,” l’avvertì, alzando un lato della panca e riponendovi sotto la canotta. Dafne si spogliò e gli passò i vestiti, che furono rinchiusi là sotto. Un attimo dopo, il motoscafo stava correndo a tutta velocità sull’acqua cristallina.

“Eccoci.” Michael saltò a terra e aiutò Dafne a scendere, l’acqua arrivava loro alle ginocchia.
“Quello cos’è?” domandò lei, indicando una costruzione sulla cima di una collina.
“La roccaforte. Possiamo arrivare a riva prima di cominciare il giro turistico?” le rispose, allungando il braccio per prendere la sua borsa dal motoscafo.
“Scusa.” Dafne afferrò la macchina fotografica e scattò la prima foto. A Michael.
“Perché a me?”
“Anche tu fai parte della giornata,” spiegò sorridendo.
“E tu no?” replicò lui, rubandole uno scatto veloce e probabilmente sfuocato. Lei recuperò la macchina fotografica di mano, passando il nastro intorno al collo e allontanandosi da lui di un paio di passi. “Andiamo?”
Michael le passò un braccio intorno alle spalle e la condusse a riva, percorsero la spiaggia verso destra fino ad arrivare a un piccolo sentiero tra gli arbusti. “Parlami della roccaforte.”
“Allora… originariamente era un forte degli antichi greci, costruito qualche secolo prima della nascita di Cristo. Con la conquista dei romani fu ricostruito e poi abbandonato. Durante il medioevo fu riaperto e risistemato per contrastare la minaccia dei turchi, e in quel momento fu annesso anche il castello. E ora… dopo secoli di pioggia, vento, sole, ragazzini ubriachi che se la spassano dentro le mura e archeologi che scavano in continuazione, ecco qui. Il forte resiste ancora, anche se certi punti non esistono più. Il castello è più che altro un insieme di rovine.”
“Però! E io che speravo di coglierti impreparata!”
“Spiacente, ma mio padre è un professore di storia.”
“Oh, capisco. Niente favole della buona notte da bambino, solo racconti dei grandi imperatori e delle battaglie per la gloria.”
“Qualcosa del genere,” ammise, stringendosi nelle spalle.


“Allora, cosa prevede il menu di oggi?” domandò Dafne, sistemandosi sulla roccia che fungeva da primitivo sgabello. Avevano raggiunto i resti del piccolo villaggio preistorico che era stato scoperto al centro dell’isola, erano state recuperate un paio di case a cielo aperto in cui si erano conservati tavoli, sedie e forni.
“Panini e tè alla pesca,” rispose Michael, deponendoli sul tavolo e sedendosi di fronte a lei.
“Sicuro che possiamo stare qui? Nel mezzo di uno scavo archeologico?”
“Vedi qualcuno che te lo impedisce?”
“No.”
“Allora non c’è problema,” concluse lui con un’alzata di spalle.
“Come sta tua sorella? Mi sembrava abbastanza stordita quando ve ne siete andati,” domandò, ricordando una traballante Jennifer che arrancava fino all’auto.
“Già, non regge molto l’alcool. E’ appena mezzogiorno, starà ancora dormendo.”
“Sai, non ti somiglia molto.”
“In effetti, non mi pare di dormire così tanto, e riesco a bere due bicchieri di vodka senza svenire, io.”
“Beh, sì, ma non intendevo quello. Insomma, l’ho conosciuta solo per una sera, ma lei ha così tanti sogni e ha programmato così tante cose della sua vita… Tu invece sembri vivere alla giornata.”
“E non va bene?”
“Non ho detto questo. Il fatto è che tu vuoi lavorare in palestra e non provi nemmeno a cercare qualcos’altro da fare, se escludiamo l’esperienza dell’altro giorno. In un certo senso t’invidio: tu hai le idee chiare e alla fine ci riuscirai. Io ho solo qualche vaga inclinazione che non mi porta da nessuna parte.”
“Questo mi sembra un discorso un po’ troppo serio per questa giornata, sai? Comunque, io sono convinto che presto troverai la tua strada. Che ne dici se ne riparliamo un altro giorno?”
“Scusa. Allora, quali sono i discorsi adatti a questa giornata?”
“Potresti raccontarmi per bene di quel famoso ballo di fine anno di cui parlavate tu e Allie qualche giorno fa.”
“Oh, no! Mi ci vuole davvero qualcosa di più forte del tè per parlare di quella sera!”
“Rimanderemo anche questo.”
“Sai, tua sorella ieri ha accennato ad un tuo certo incidente con ombretti e rossetti…”
“Oddio! Non ci credo, te l’ha detto!”
“Non ha davvero raccontato molto, dai!”
“Okay. L’ultimo capodanno è stato un po’ esagerato, diciamo solo che alla fine mi sono trovato steso in un letto sconosciuto in uno stato di semi-coma e quando la mattina dopo mi sono svegliato mi sono ritrovato truccato come una drag-queen.”
“Hai una foto, vero?”
“Credo che Jennifer ce l’abbia, ma non la vedrai mai, non tentare neanche di chiederla!”
“Ti prego!”
“No.”

“Già finito?”
“È un’isoletta piccola, che ti aspettavi!”
“Scherzavo. Allora, sono le quattro, che si fa?”
“Tu che dici?” chiese lui, avvicinandosi a braccia aperte mentre lei indietreggiava.
“No, Michael. Non ancora…” lo pregò, alzando le mani e continuando a camminare verso l’entroterra.
“Sì, invece. Andiamo!” La raggiunse in pochi secondi e se la caricò in spalla, poi ritornò verso il mare.
“Mettimi giù!”
“Perché continui a ripeterlo quando sai che non accadrà?” domandò, lasciandola cadere e scivolando poi vicino a lei. La vide aggrapparsi alle sue spalle e in un attimo se la ritrovò appiccicata addosso. Emersero dall’acqua, i volti a pochi centimetri di distanza, i nasi che si sfioravano.
“Contento?” sussurrò Dafne, fissandolo negli occhi.
“Non ancora,” rispose lui, spingendola di nuovo giù, allontanando quelle labbra tentatrici dalle sue.

Michael spense il motore dell’automobile e si voltò a guardare Dafne. Aveva gli occhi chiusi e sembrava dormire, la testa appoggiata di lato sul sedile e la posa rilassata.
“Dafne,” la chiamò, posandole la mano sulla guancia. Lei sorrise, aprendo gli occhi e puntandoli in quelli di lui. “La tua macchina è comodissima, mi sarei potuta addormentare se la strada non fosse stata così corta.”
Guardò per un attimo l’orologio prima di raddrizzarsi. “Dovrei andare,” disse, aprendo lo sportello ma senza scendere.
“Ti prendo la borsa.”
“Grazie della belle giornata. Sono stata benissimo.”
“Grazie a te,” le sorrise e si chinò sul suo viso per lasciarle un bacio sulla guancia. “Ci vediamo domattina?”
Dafne annuì, senza riuscire a distogliere lo sguardo dalle sue labbra. Avrebbe tanto voluto…
“Dafne?” la chiamò, attirando la sua attenzione. Lei lo guardò per un istante, bello come sempre o forse ancora di più; poi lo baciò. SI alzò in punta di piedi e si gettò sulla sua bocca, incapace di resistere. La reazione di Michael fu istantanea: strinse le braccia intorno alla sua vita e la avvicinò a sé mentre saggiava la consistenza delle sue labbra contro le proprie. Dafne quasi gemette quando lui la spinse contro il muro di casa e la sollevò, premendosi contro di lei. Era tutto così caldo, le mani di Michael erano bollenti sulle sue gambe scoperte. Sentiva il suo odore ovunque, un profumo che le appannava i sensi. Lo baciò ancora, intrecciando le mani dietro al suo collo per impedirgli di allontanarsi. Come se Michael avesse mai pensato di allontanarsi…
Non avrebbero saputo dire se fosse trascorso un minuto o dieci, ma a un certo punto l’aria finì e si dovettero separare. Michael posò la fronte contro quella di lei e tenne gli occhi chiusi, mentre prendeva profondi respiri per recuperare l’ossigeno consumato e per cercare di calmarsi. Come poteva riuscire a rilassarsi quando il corpo di Dafne era premuto così perfettamente contro il suo? Fece un passo indietro e lentamente la fece scivolare giù, finché i piedi di lei non toccarono terra e non riuscì a sostenersi da sola.
“Dovrei andare.” Senza accorgersene aveva ripetuto la sua stessa frase. Doveva allontanarsi da lei all’istante, perché non avrebbe saputo resisterle ancora per molto e non voleva rovinare tutto.
Dafne annuì, senza staccare lo sguardo dal suo.
“A domani,” lo salutò, entrando in casa e chiudendosi la porta alle spalle. Michael risalì in auto, un attimo dopo era già sulla strada principale.

*            *            *

Note:
Ragazze! Ci siamo, è successo!
Innanzitutto, voglio ringraziare di cuore tutte le fantastiche persona che hanno recensito la storia o che l'hanno inserita tra le seguite/preferite/ricordate, piano piano state salendo e vedere che anche ad una sola persona in più piace questa storia mi rende immensamente felice.
Ma veniamo al capitolo: siamo arrivati al punto di svolta, al tanto atteso e tanto, tanto bramato bacio. Ora... beh, ora spero che avrete voglia di vedere che succede!
Spero che la giornata vi sia piaciuta, e voglio fare delle precisazioni: l'isola Alimia esiste, ma non ci sono stata, quindi tutto ciò che dico al riguardo l'ho "inventato", basandomi sulle informazioni di Santo Google. Il castello, la roccaforte e il villaggio preistorico ci sono, le descrizioni ovviamente sono frutto della mia mente, quindi l'attendibilità di tutto ciò è fortemente soggettiva.
Bene, spero vi sia piaciuto anche questo capitolo, vi lascio con uno spoiler del prossimo, che sarà online lunedì 20.
E vi faccio una domanda, voi come pensate che finirà? Cosa supponete succederà?
Il finale è già scritto, e dovessi perderlo - sia mai! - lo riscriverei uguale, perché per me è così che deve finire la storia, ma sono curiosa di sapere cosa ne pensate voi, e fino a dove pensate che si spingerà questo rapporto.
Un bacio :)

“Non possiamo…” esitò, indecisa. Non poteva dire: innamorarci. “Iniziare qualcosa che non possiamo finire,” concluse, tornando a guardarlo negli occhi.
“Possiamo essere amici.”
“E nulla di più,” continuò lei, sforzandosi con tutta se stessa di non abbassare lo sguardo sulle sue labbra o sul suo petto nudo o sulle sue braccia forti. “Niente… niente amore.”

   
 
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