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Autore: bluebox    16/08/2012    7 recensioni
“So che è difficile da credere ora, ma parlerai con noi. Crollerai e ci dirai tutto quello che sai su John il Rosso… canterai come un uccellino.”
“No amore, non lo farò.”
Le stampò un bacio sul capo e uscì dalla sala interrogatori lasciando un alone di mistero su quanto era appena successo.
Questa è la mia prima fanfiction su The Mentalist, spero che vi piaccia, mi raccomando recensite, si accettano critiche e complimenti. Buona lettura. Emy
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Patrick Jane, Teresa Lisbon | Coppie: Jane/Lisbon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“E tu Minelli? Perché sei dalla parte di John?”
“Io? Beh, ho solo scelto l’alleato più forte” rispose riprendendo a sorridere.
 
“L’alleato più forte? È di questo che si tratta?”
“Perché cos’altro ti aspettavi Patrick? Qualche trauma infantile? Qualche abuso? La verità è che noi facciamo scelte di continuo, non importa se siano giuste o sbagliate! È quello che ho fatto anch’io. Ho solo scelto di seguire John il Rosso.”
Jane voltò la testa per non guardare più quell’uomo in volto. 
Le sue capacità da mentalista sembravano infrangersi contro quella figura. Forse era la delusione, forse semplicemente la botta in testa, ma qualcosa in lui non andava. I complessi meccanismi del suo cervello si stavano accartocciando su se stessi, le spiegazioni razionali e la logica nascosta dietro ad ogni cosa svanivano e al loro posto sbocciavano dei rimpiazzi fatti da semplici sentimenti umani. Umano, ecco cosa era. Per quanto s’imponesse di non essere più una semplice persona fatta di carne ed emozioni, per il bene delle persone intorno a lui e per se stesso, il suo essere era tornato a fargli visita e lui non aveva cercato neanche di allontanarlo. Anzi, lo aveva stretto a sé, riproponendosi che se mai ne fosse uscito vivo quella notte non avrebbe fatto altro che iniziare a vivere da semplice uomo, da semplice Patrick Jane.

 *

 La porta si aprì nuovamente rivelando questa volta due sagome; John il Rosso stringeva in mano una Glock .40 S&W e la puntava verso la tempia della bambina. Fortunatamente aveva deciso di scontare la sua furia solo su di lei, Angelica non mostrava alcun segno di percosse, anzi sembrava accuratamente abbellita come se fosse una bambola di porcellana; Aveva il viso candido e liscio, i capelli ordinatamente raccolti in una treccia e un vestitino bianco latte ornato da merletti. Lisbon la fissava cercando di rassicurarla e di sorriderle ma il viso della piccola incominciò a rigarsi di lacrime. Aveva di fronte un agente sanguinante e pieno di lividi, di certo non era rincuorante. Staccò lo sguardo dal volto della piccola ritornando a fissare quell’arma così famigliare. Una Glock .40S&W. Non è una pistola comune, di quelle per hobbisti. Improvvisamente nella sua testa offuscata tutto si fece più chiaro, cosa aveva pensato la prima volta che aveva visto l’uomo?
-Camicia bianca, cravatta blu e pantaloni neri-
Una divisa! Certo!
Quando gli si era avventata contro aveva avuto l’istinto di porre la mano sul fianco come se fosse alla ricerca di qualcosa. Una fondina.
E poi quella pistola semiautomatica così pesante rispetto alla sua 9mm.
 
“Sei dell’FBI vero?” disse con un filo di voce.
L’uomo mostrò un enorme sorriso stringendo a sé la bambina.    
“Sa signorina Lisbon, lei è davvero uno degli agenti più svegli che abbia mai conosciuto. Inoltre è anche una bella donna, potrebbe avere ai suoi piedi schiere di uomini pronti a sposarla e a renderla felice. Ma lei no, respinge tutti solo per tenersi vicino Patrick Jane, un uomo che eclissa la sua bravura e la mette nei guai con i suoi superiori. Mi dica, quante volte ha dovuto prendersi la colpa delle sue azioni?”
Abbassò lo sguardo al solo sentire quelle parole.
“La verità è che per quanto lei riponga il suo interesse in quell’uomo lui non lo ricambierà mai, si divertirà con chissà quante altre prostitute mentre lei sarà nel suo piccolo appartamento a rimuginare su come sarebbe bello avere una famiglia!”
Ribrezzo. Era quello che provava nei confronti di quella bestia. Alzò nuovamente il capo e questa volta si costrinse a fissarlo negli occhi.
“Sai che ti dico John? Vai- a- farti- fottere!” esclamò trattenendo tutta la rabbia dentro di sé.
L’uomo irruppe violentemente nella stanza continuando a puntare la pistola verso la bambina paralizzata sull’uscio. Afferrò Lisbon per i capelli e la avvicinò a sé. La donna emise un gemito di dolore.
“È sempre un piacere agente!” le sussurrò all’orecchio trascinandola fuori da quell’ambiente.

 * 

“Quando potremo avere i riscontri sulle impronte ritrovate?” chiese Rigsby alla giovane donna che si apprestava a riporre gli attrezzi da lavoro in una valigetta.
“Presto ovviamente, queste prove hanno la priorità su tutto il resto. L’agente Lisbon ritornerà sana e salva non preoccupatevi” sorrise seppure non fosse del tutto convinta di ciò che aveva detto. Rigsby lesse subito la sua reazione cosi si limitò a ringraziare.
Gli uomini della scientifica abbandonarono l’edificio e i tre, ormai soli, si riunirono per aggiornarsi sulle novità.
“Van Pelt cosa dicono i tabulati telefonici?” chiese il coreano avvicinandosi alla scrivania della collega.
“Niente, assolutamente niente!” esclamò mostrando tutto il suo nervosismo. “Nessuna chiamata sospetta ricevuta e la segreteria telefonica è pulita. Il cellulare è stato spento mezz’ora prima del nostro arrivo. Non possiamo rintracciarla!”
“Ok Van Pelt calmati” rispose Rigsby cercando di ridurre la sua foga.
“Scusatemi, e che non riesco a sopportare tutto questo” replicò con un tono più calmo mentre stuzzicava con una mano il referto poggiato sulla tastiera del suo computer.
“Anche noi ci sentiamo così, ma dobbiamo sforzarci di rimanere lucidi, è questo che vorrebbe il capo”
“Rigsby ha ragione, stiamo andando bene, continuiamo così. Allora cos’altro abbiamo?” sentenziò Cho.
“Uhm impronte, un mucchio d’impronte a dire la verità. Sarà difficile ottenere qualcosa di utile” replicò il collega.
“E Jane cosa dice? Era nell’ufficio prima che arrivasse la scientifica, magari ha notato qualcosa” chiese la rossa.
Rigsby spalancò gli occhi quando quel particolare che sembrava sfuggirgli da circa un’ora si palesò davanti ai suoi occhi.
“Jane non c’è”
“Come non c’è? E dov’è andato?”
“È uscito subito dopo aver visto l’ufficio del capo… ” si guardò intorno in cerca di un’attenuante “… non è più tornato! Scusatemi l’ho perso di vista”
Cho e Van Pelt si fissarono con aria preoccupata. L’improvvisa sparizione di Jane non era un buon segno.
“Ti prego dimmi che non l’ha rifatto”
“Dobbiamo subito ritracciarlo! Speriamo che il suo cellulare sia raggiungibile!” Van Pelt iniziò a premere istericamente i tasti del portatile che era stato sommerso dai fascicoli.
“Ragazzi di cosa state parlando?” chiese Rigsby con la sua solita ingenuità.
Cho si voltò seccato verso il collega “Jane è andato da solo a salvare Lisbon!”

 *

Nessun’altra parola era volata da quando Jane aveva deciso che contare i piccoli segni su i mattoni del pavimento fosse più interessante che conversare con Minelli. L’uomo dal canto suo non aveva più aperto bocca, si limitava a fissare il consulente analizzando ogni suo piccolo gesto.
Alle spalle dell’ex agente una grande porta iniziò a schiudersi lentamente. Balzò in piedi trascinando via in un cantone della stanza la sedia su cui era seduto.
“Bene! Cominciavo a credere che il Maestro avesse cambiato idea e l’avesse uccisa con le sue mani!” borbottò verso Jane.
Jane si alzò a fatica sorreggendosi alla parete mentre Minelli si accingeva a tenerlo stretto per un braccio. Quello che vide appena riuscì a mettere a fuoco quella scena in lontananza lo ferì come non mai. Nella sua carriera da consulente del CBI aveva visto violenza di qualsiasi genere per non parlare dei cadaveri ritrovati in ogni posto di Sacramento, in un certo senso aveva fatto l’abitudine ai terribili modi con cui la gente decide di fare del male al prossimo. Il viso di Teresa, sanguinante e privo della sua solita tempra fu qualcosa di nuovo per lui, un nuovo livello di crudeltà, la stessa che aveva incontrato dieci anni prima.
John il Rosso avanzava nella sala con una mano poggiata sulla spalla di Angelica e con l’altra aggrovigliata tra i lunghi capelli di Lisbon. La trascinava dietro di sé mentre questa sembrava seguire inerme il suo aguzzino portando le mani al suolo qualvolta lui la strattonasse più forte.
Sì fermò a pochi passi da Jane e scaraventò al suolo la donna che non reagì in alcun modo.
Jane sudava freddo, il solo pensiero di quello che stava accadendo smuoveva tutta la rabbia che era in lui da anni. Cercò di dimenarsi dalla presa dell’uomo “Che cosa le hai fatto?!”
L’uomo estrasse la pistola dalla sua cintura e la puntò verso Jane poi abbassò lentamente il braccio fino a quando la traiettoria dell’arma non incontrò il corpo di Lisbon.
“Per il momento niente…” ghignò “Oh Patrick, hai finalmente l’onore di conoscere la tua nemesi preferita e sprechi le presentazioni con uno stupido -Che cosa le hai fatto?- ?!” imitò in modo stridulo la sua voce.
“Che cosa vuoi che ti dica?”
“Beh per iniziare potresti ricordarmi quanto sia stato bravo a farti impazzire per oltre dieci anni, oppure quanto tu abbia sofferto per la perdita della tua famiglia, insomma le solite frasi sciocche che ti piace tanto ripetere all’infinito.” rise.
Jane non distaccava lo sguardo dai suoi occhi da pazzo. L’uomo di tutta risposta ricambiava l’attenzione.
“Secondo te potrei dimenticare così facilmente tutto il dolore che mi hai causato?”
“Oh no, no, no. Sarebbe… imperdonabile da parte tua.” esitò rivolgendo un’occhiata alla donna indifesa al suolo “Ma pare che in fin dei conti tu l’abbia trovata un’altra ragione di vita, o sbaglio?”
Jane abbassò lo sguardo cambiando espressione.
“Ooh! Oh Oh! Il nostro consulente è innamorato!”
“Non so di cosa tu stia parlando!”
“Certo che lo sai… vedi Patrick ho sempre apprezzato il tuo modo così ambiguo di comportarti. Sei sempre in bilico tra due scelte, il fare e il non fare, il dire e il non dire, il mentire o dichiarare la semplice verità. Mi ricorda tanto quello che faccio ogni singolo giorno della mia vita. Di giorno agente dell’FBI, amato e rispettato, di notte spietato serial killer con la fama di una stella del cinema. Anche tu dal canto tuo sei come me, sei il benefattore della California ma entrambi sappiamo che non ci penseresti due volte a premere il grilletto per avere un po’ di vendetta… saremmo una bella coppia insieme.”
“Io non sono come te!”
“Beh non ne sarei così sicuro” sorrise avidamente “Piaciuta la bambina?” disse muovendo il campo in direzione della piccola. “Oserei dire meglio dell’originale!”
“Hai sempre il modo giusto per colpire nel segno.”
“Grazie, Patrick. Sono felice che tu apprezzi il mio operato. È stato molto difficile sai? Ricordarsi i lineamenti di tua figlia intendo… i visi straziati dal dolore non rendono bene la vera essenza di una persona… ”
Il cuore di Jane s’infranse in mille pezzi a quelle parole “T-tu… tu sei un essere spregevole… ”
“… naturalmente anche la ricerca è stata estenuante. Non puoi nemmeno immaginare quanto tempo ci sia voluto per trovarla così somigliante alla tua Charlotte… ”
“Basta!” l’uomo si zittì repentinamente riponendo tutta la sua attenzione nelle parole del consulente.
“Per anni hai giocato con la mia vita, distruggendo ogni cosa a cui tenessi. Uccidere una donna che non ha nulla a che vedere con me solo perché sua figlia assomiglia alla mia è davvero… ” esitò fissandolo attentamente negli occhi “… la più infima mossa che tu avessi mai potuto compiere.”
 “Ho ucciso per molto meno, credimi. Ma non puoi incolparmi Patrick! L’ho fatto per te! Tutti quei mesi a fingermi un professore per avvicinarla, le riunioni scolastiche, gli incontri con il preside… ho persino insegnato a tre classi sai? Scienze umane… ” ghignò.
Jane lo fissava con disgusto, era proprio come se lo immaginava, un freddo assassino pazzo e fiero di esserlo. Cercava di tenere gli occhi puntati su di lui ma inevitabilmente questi non facevano altro che ricadere su Lisbon e solo alcune volte sulla bambina. Se avesse visto quella scena in un semplice film avrebbe sicuramente commentato con un po’ di repulsione -Il cuore guida la vista di quell’uomo-
“Se devo dire la verità ero un po’ indeciso sul fatto di risparmiarla, mi sarebbe piaciuto immaginarla mentre il dolore la mangiava viva per la perdita della figlia… però poi la risposta mi si è parata davanti da sola, dovevo ucciderla. Ha capito chi ero quando ha visto lo smile nella camera della figlia, ha avvisato il preside della scuola ed è uscita con la bambina, per questo l’ho fatta fuori e l’ho utilizzata per mandarti un messaggio”
“Bravo… hai ucciso anche il preside”
“Ovviamente… allora che ne dici di iniziare questo gioco?”
“Quale gioco?!” chiese Jane preoccupandosi di quello che l’uomo avrebbe potuto fare.
“Sono sicuro che ti piacerà, come vedi ai miei fianchi ci sono Angelica, la bambina che tanto ricorda tua figlia, e l’agente Teresa Lisbon, della quale sono sicuro tu sia innamorato. Tutto quello che devi fare è scegliere una delle due, tutto qui.”
“Una delle d-due?”
“Esattamente! Entrambi rappresentano un messaggio, una parte della tua futura vita. Il passato… ” disse posando la mano sulla testa di Angelica “E il futuro” scosse la pistola verso Lisbon.
“Non capisco dove tu voglia arrivare”
“Non fare il finto tonto Patrick. Prendi la bambina e continuerai a vivere nel ricordo della tua famiglia, prendi l’agente Lisbon e forse a breve ti sposerai …” terminò la frase ridacchiando.
Sorvolò su quella provocazione. “E poi che ne sarà dell’altra?” chiese temendo per il suo stesso ruolo nel gioco.
“Morirà. È così semplice. Oh un’ultima cosa, dovrai sbrigarti perché ora inizierò a contare fino a tre e se quando avrò finito tu non avrai ancora deciso io semplicemente le ucciderò entrambi. Tutto chiaro?” Si schiarì la voce pronto a iniziare quel conto alla rovescia verso la morte.
 
“Uno…”
 
Jane prese un grande respiro socchiuse gli occhi sperando che per un attimo lui non fosse realmente lì in quella terribile situazione.
Lisbon era riuscita ad alzare in modo impercettibile la testa, lo scrutava con gli occhi gonfi di lacrime, avrebbe desiderato gridargli che per lei andava bene, poteva salvare la bambina senza alcun rimpianto perché quello era ciò che faceva un bravo agente, posporre la propria vita per salvare un civile.
 
“… due… ”
 
Riaprì gli occhi e incontrò lo sguardo di Teresa. Era così deciso e fiero, sapeva quello che voleva suggerirgli ma non credeva di avere la forza per farlo realmente. Passò a scrutare Angelica. Era terrorizzata, immaginò per un secondo che quell’espressione fosse la stessa che la sua piccola Charlotte aveva assunto prima di morire. Non poteva permettere che un altro angelo senza colpe morisse.
 
“… tre!”
 
Lisbon ormai rassegnata al suo destino iniziò ad abbassare lentamente lo sguardo quando il suo volto fu colpito da un bagliore. Scrutò lentamente la fonte di questo e si accorse che la mano dell’uomo che stringeva la pistola era così vicina a lei. C’era una piccola possibilità, una minuscola opportunità per fare la differenza nel futuro di Jane. Inspirò a pieni polmoni. Dio, cosa stava per fare.
 
Improvvisamente si alzò di scatto racimolando tutte le sue forze, colpì con un gomito lo sterno dell’uomo mentre con la mano destra afferrò saldamente la pistola. John sorpreso da quel gesto non ebbe il tempo di reagire, barcollò e cadde al suolo. Ce l’aveva fatta, era riuscita a prendere l’arma così senza perdere tempo la puntò verso Minelli e sparò un colpo che lo trafisse dritto al cuore. Furono momenti concitati nel quale fu difficile capire cosa stesse succedendo realmente.
“Scappa, nasconditi!” urlò Lisbon verso la bambina.
“Caro agente, questo non doveva proprio farlo!” l’uomo sebbene ferito alla testa per la forte caduta, riuscì a tirarla per una gamba facendola cadere affianco a sé. Jane era immobile, letteralmente pietrificato. L’uomo accasciato ai suoi piedi non era ancora morto, muoveva impercettibilmente la mano alla ricerca di qualcosa. Fu in quel momento che si accorse che a pochi passi da lui giaceva la pistola di John. Doveva essere scivolata fin lì quando Lisbon era stata atterrata. La prese senza pensarci due volte.
John il Rosso era a cavalcioni sopra il suo esile corpo, le stringeva le mani intorno al collo con una foga a dir poco disumana. Tutto si stava annebbiando lentamente, l’ossigeno iniziava a mancare e cercare di difendersi era diventato pressoché impossibile. Si divincolava con tutta la sua forza gridando e scalciando senza fermarsi.
“J-Jane! Jane!!”
“La senti Patrick? Sta morendo, eppure tu sei lì immobile!”
Alzò in pugno la pistola e cercò di puntarla verso l’uomo. Tremava, e il movimento spasmodico si ripercuoteva lungo il suo braccio arrivando sino alla canna dell’arma. Non era mai stato un bravo tiratore, sorrideva ripensando a tutte le volte che Lisbon aveva cercato di convincerlo a sparare al poligono.
 
“Potrebbe servirti sai?”
“Non fino a quando ci sarai tu a coprirmi Lisbon”
 
Quelle parole rimbombavano nella sua testa, era incredibile come tutti i consigli che gli dava finivano sempre per essere rifiutati categoricamente. Se solo l’avesse ascoltata adesso non si troverebbe in quella terribile situazione in cui avrebbe potuto colpire per sbaglio l’unica persona che contava nella sua vita.       
Abbassò repentinamente l’arma chiudendo gli occhi e concentrandosi sui suoni che arrivavano ai suoi orecchi.
Una risata. Un tonfo. “Patrick!” Qualche frase senza senso. Striduli rumori di metallo. “T-ti prego… aiutami!” E poi il silenzio.
  
Tre colpi assordanti rimbombarono all’interno della sua testa tanto che lo costrinsero a chiudere gli occhi. Stupidi riflessi incondizionati. Gli sembrava di aver sterminato una nazione intera, di aver fermato il cuore di qualsiasi forma di vita esistente sulla terra. Persino il suo. Stupidi rimorsi. Un acre odore di bruciato si espandeva per tutta la stanza, la pistola sprigionava ancora dei sottili rivoli di fumo. Osservò l’arma con disgusto e la lanciò lontano da sé. Stupido, semplicemente stupido. Con timore rivolse un’occhiata verso il bersaglio. Il suo corpo era riverso su quello di Lisbon, lo eclissava completamente. Nessuno dei due si muoveva, nessuno dei due dava segni di vita. A quella visione si voltò in fretta portandosi le mani in volto.
“Che cosa ho fatto! Che cosa ho fatto!!” urlò contro la fredda parete macchiata del sangue di Minelli.       
“J-Jane…”
Si coprì gli orecchi con le mani “No, no, no!”
“Jane… ”
“Ti prego no! Sento ancora la tua voce nella mia testa” disse divincolandosi dalla sua stessa ombra proiettata dinanzi a sé.
“Diamine Jane, vuoi portare il tuo culo qui?!”
Scattò improvvisamente a quelle parole. Non era né un sogno né un incubo. La mano della donna strisciava sul pavimento come per far presa ma senza riuscire a scrollarsi di dosso quel peso.
“Lisbon!” Jane si precipitò verso di lei, spinse via il corpo senza vita di John e la aiutò ad issarsi.
“Cavoli Jane uno di questi giorni dovresti fare un bel controllo per l’udito” disse lasciandosi sfuggire un sorriso.
“Oh Teresa credevo di averti persa per sempre!” L’abbracciò stringendola stretta a sé senza pensare alle ferite che le puntellavano il corpo e che avevano preso a farle male per quel contatto.
“Jane così mi fai male!”
“Scusami, scusami” si staccò continuando a sorreggerla per la vita. “Tutto a posto?”
“Beh considerando che stavo per essere uccisa da uno psicopatico… ”
“È morto, ormai non potrà più fare del male… ”
Lisbon lo fissò negli occhi e con piena serietà aggiunse “Non mi stavo riferendo a John!”
Jane non poté fare a meno che iniziare a ridere, con delicatezza le prese il volto fra le mani e le baciò la fronte “Teresa… sappi che è solo colpa mia se John ti ha rapito e ti ha fatto tutto questo… ”
Lisbon scosse la testa leggermente benché fosse ancora nella presa dell’uomo “Jane… ”
“Fammi finire… è colpa mia perché non sono stato freddo come avrei dovuto essere, non sono stato in grado di nascondere i miei sentimenti… ”
Si fissavano negli occhi come non avevano mai fatto. La violenza, il dolore, il sangue sulle pareti sembravano svanire in quel momento di meritata sincerità.
“Ho mostrato ciò che avrei dovuto tenere rinchiuso dentro di me, ciò che sarebbe dovuto passare inosservato alla vista del mio nemico.”
“Che cosa stai cercando di dirmi Patrick?” chiese la donna seppure fosse convinta della retoricità di quella stupida domanda.
“Sto cercando di dirti per tutto questo tempo ho cercato qualcuno di cui potermi fidare, qualcuno forte…
qualcuno in pace con se stesso, migliore di me… ” proseguì Teresa intrecciando le sue mani con quelle del consulente.
“… qualcuno che conosca il lato peggiore di me e mi sappia amare lo stesso1.” Finì la frase con un’espressione incuriosita “Ma… dove?... ”
Lisbon sorrise “Dovresti ricordarti di spegnere ogni tanto il portatile… ” si avvicinò lentamente alle sue labbra e lo baciò. Jane la strinse a sé ricambiando quel gesto inaspettato. Ce l’aveva fatta, non c’era più vendetta né dolore o rabbia dentro di sé, c’era semplicemente una nuova forma di piacere che aveva dimenticato potesse esistere, la vita. Di cosa sapesse? Aveva stranamente un sapore di fragole e sangue mischiato a un intenso profumo di cannella e muschio. Di cosa era fatta? Di carne e ossa, di un cuore pulsante e soprattutto di sentimenti, e poi naturalmente pistole, distintivo del CBI, Spice Girls e Ave Maria recitati ogni sera prima di dormire. Tutto era diverso adesso, non c’era più il consulente tormentato dal suo passato, persino il falso sensitivo sembrava essere svanito nelle profondità del palazzo della memoria, rinchiuso finalmente a chiave assieme ai demoni. C’erano solo Patrick Jane e Teresa Lisbon che si baciavano in una stanza di un ospedale abbandonato, mezza illuminata e intrisa di sangue.
Si staccarono per riprendere fiato continuando a fissarsi negli occhi.
“Teresa, io ti amo” sussurrò al suo orecchio.
La donna sorrise pronta a rispondere ma qualcosa attirò la sua attenzione. Due piccoli occhi li stavano scrutando dietro dei grossi scatoloni, una manina fuoriusciva dal cartone e dei lunghi capelli biondi aleggiavano tutt’attorno.
Lisbon mosse una mano in direzione dell’osservatrice “Angelica vieni qui”
Non ci fu bisogno di ripetere due volte quella frase, il piccolo angelo uscì dal nascondiglio e corse verso i due. Li abbracciò come per chiedere protezione, come si fa con i propri genitori. Jane posò una mano sul capo della bambina “È tutto finito adesso, calmati”
Era tutto perfetto in quella scena, ma qualcuno, qualcuno molto in ritardo, aveva deciso di fare la sua entrata trionfale proprio in quel momento.
La porta posta infondo alla camera si aprì all'improvviso e delle luci abbaglianti invasero i loro occhi.
Capelli rossi, postura fiera e pistola puntata seguiti da spilungone e uomo di ghiaccio con tanto di armi d’assalto irruppero con poca grazia.
“Alza le mani, getta le armi e libera gli ostaggi!”
“Fermo non muoverti!”
“Faccia a terra e mani dietro la schiena!”
Era un tripudio di urli senza interlocutore. Jane e Lisbon si fissarono incuriositi. La bambina sembrava l’unica ad aver preso sul serio quegli avvertimenti, alzò le braccia al cielo con espressione innocente.
Cho emerse dall’imponente sagoma della rossa “Jane, capo?”
Van Pelt abbassò lentamente la pistola e osservò i corpi dei due uomini che giacevano senza vita al suolo. Guardò poi con aria sorpresa i due ed esordi con “Oddio, è stata veramente lei?” indicando la bambina.
Iniziarono a ridere come ben poche volte nella vita. Persino Rigsby e Cho presero a sogghignare.
“Ah la piccola Grace colpisce ancora!” sentenziò Jane continuando a ridacchiare e stringendo a se Lisbon ed Angelica.
Ridere su una scena del crimine. Quanta poca professionalità c’era in quel gesto? Nessuna, assolutamente nessuna.   
 
 
 
1: cit. The Mentalist ep. 3x19


Inizio col scusarmi per aver postato così in ritardo, ma in questi giorni sono stata fuori città e del pc non ho visto neanche l'ombra XD Comunque credo di aver riparato postando prima che potevo il sesto capitolo. Ebbene si questo è il penultimo capitolo, se devo dire la verità credo che quando sarà finita mi mancherà parecchio questa storia, tuttavia penso di consolarmi scrivendone subito un'altra XD. Spero che abbiate gradito anche questo capitolo, come sempre voglio ringraziare tutti coloro che hanno recensito, chi ha solo letto e chi ha aggiunto la mia storia tra le seguite e le preferite (praticamente ringrazio un pò tutti). Ci vediamo al prossimo aggiornamento. Baci, Emy. :)
  
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