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Autore: Lelaiah    16/08/2012    6 recensioni
Se Ryan fosse costretto a riprendere gli studi a causa di un nuovo nemico?
E se questo nemico fosse, strano ma vero, un Gangrel?
Un vampiro in grado di trasformarsi in animale è diffilce da scovare, ancor di più quando sembra che si nasconda nella scuola frequentata proprio da Strawberry.
Tra situazioni imbarazzanti, missioni sotto copertura e dure battaglie, riusciranno le nostre eroine a sconfiggere anche questa nuova minaccia?
E cosa accadrà tra Ryan e Strawberry, uniti nella comune lotta e in qualcosa che ha a che fare con sentimenti mai sospettati?
Inutile dire che il racconto è incentrato sulla coppia sopracitata e che, ahimè, Mark sarà presto smollato...
Buona lettura, spero vi piaccia! :)
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prologo
I personaggi di questo racconto, escluso Revenge, appartengono alla fantasia di Mia Ikumi. La storia è stata scritta senza nessuno scopo di lucro.

Ebbene sì, confesso: anche io ho iniziato scrivendo racconti sulle Mew Mew! Ma che ci posso fare? Ryan è sempre stato uno dei miei personaggi preferiti e non ho mai capito perchè Strawberry dovesse stare con quell'ameba di Mark u.u

Questa è la mia versione della storia, arricchita con un pizzico di dark derivante dalla lettura (ai tempi della stesura, ma anche adesso) di libri sui vampiri.
Qualcuno potrà dire che vampiri e alieni non c'entrano gli uni con gli altri, be', ditemi che ne pensate. I capitoli di questa storia sono abbastanza lunghi, prologo compreso... spero non siano da suicidio...
Buona lettura! :)





Un angelo a scuola








Prologo


 
  Davanti all’alta porta di legno del caffè MewMew era appeso il cartello CHIUSO, come sempre a quell’ora.
Al suo interno tutto era silenzioso, la luce chiara dell’alba filtrava dalle finestre multicolori e spandeva riflessi dorati sul pavimento. Dalla cucina, dove era solito lavorare Kyle, non giungeva alcun rumore.
La porta che dava sulle scale che portavano alla cantina, era socchiusa. Un lontano ticchettio usciva dalla stanza dei computer, sede delle ricerche dell’equipe scientifica composta da Ryan e Kyle.
 -Ne sei sicuro?- chiese d’un tratto la voce chiara e penetrante di Ryan. Il ticchettio sui tasti del computer si fermò.
-Certo. Gli alieni hanno trovato un nuovo alleato.- rispose pacatamente Kyle. Ryan si appoggiò pensieroso allo schienale della sedia ed osservò i risultati del computer con aria critica.
-Mi chiedo come sia possibile…- disse, scorrendo alcune informazioni.
-Non me lo so spiegare nemmeno io, fatto sta che dobbiamo scovarlo al più presto e neutralizzarlo.- replicò l’altro deciso.
-Ma come?- domandò l’americano, pensieroso.
Kyle si sfilò gli occhiali, che usava solo quando utilizzava il computer, e si massaggiò la radice del naso.  -Io un’idea ce l’avrei.- lo informò. Il biondo lo guardò interrogativo. –Ma sono sicuro che non ti piacerà.- aggiunse.
-Finché non me ne parli non puoi saperlo.
-Ho rintracciato il possibile luogo d’infiltrazione del nuovo nemico e… ho scoperto che è la scuola che frequenta Strawberry.
-E con ciò?
-Ci serve un infiltrato.
-Possiamo benissimo chiedere a lei.- risolse velocemente Ryan.
-E’ questo il punto: gli alieni ormai avranno schedato tutte le MewMew grazie a Pie e il loro nuovo alleato le conoscerà una per una!- smentì Kyle. Ryan fece roteare gli occhi, leggermente spazientito. Odiava quando l’amico tirava troppo per le lunghe una spiegazione. –Ci serve qualcuno di… sconosciuto!- concluse, voltandosi ad osservarlo dritto negli occhi.
Il biondo ricambiò lo sguardo e in men che non si dica capì dove voleva andare a parare.
-No! Non se ne parla!- si rifiutò Ryan, scostandosi dalla sedia. –Non lo farò!
-Eddai, Ryan! Si tratta solo di fingerti uno studente del liceo!- lo supplicò Kyle, seguendo i suoi spostamenti con lo sguardo.
-Lo sai che non ho un buon rapporto con la scuola!- gli ricordò l’altro, smettendo di misurare a grandi passi la stanza. –O devo ricordarti come finivo ogni giorno?
Kyle non riuscì a trattenere un sorriso:-Deriso e malmenato.
-Infatti.- annuì l’altro. –Quindi trova qualcun altro! O infiltrati tu!
-Se io mi infiltrassi, chi penserebbe a mandare avanti il locale?- chiese, smaliziato.
-Le ragazze.- fu la risposta spiccia.
-Eh, no!- lo contraddisse l’amico. –Le ragazze non sanno preparare tutti i dolci che preparo io e non penso tu voglia metterti a fare lo chef!
Ryan si passò una mano tra i capelli, ormai alle strette.
-E va bene!- si arrese finalmente. Kyle sorrise soddisfatto. –Ma non pretenderai che faccia lo studente, vero? Potrei infiltrarmi nel personale.- obbiettò.
-Mi dispiace, dovrai frequentare le lezioni come un normale studente delle superiori! Perché in fondo, è questo che sei, no?- lo canzonò l’altro.
Ryan chiuse gli occhi, trattenendosi dallo scoppiare.
-Sì, mi fingerò uno studente.- acconsentì. –Ma come faremo per la mia… ammissione?
-A quello ho già pensato. Anzi, è tutto pronto!- lo rassicurò Kyle.
-Hai pensato proprio a tutto, vero?- gli chiese Ryan.
-Sì.- rispose l’altro, alzandosi e cedendogli il posto. –Ah, e vedi di essere uno studente diligente.- si raccomandò prima di salire.
Il ragazzo scosse la testa, divertito.
A volte si chiedeva perché non chiamasse Kyle “mamma”.

Diede un rapido sguardo ai risultati delle ricerche dell’amico e si accorse che il loro nuovo nemico era potenzialmente… un vampiro!?
-Cosa? Un vampiro?- disse sbalordito. –Come avranno fatto ad ottenere le simpatie di un vampiro? Anzi, come diavolo fa ad esistere?
Finì di controllare il resto del rapporto, poi spense il computer e uscì dalla stanza, chiudendola a chiave.
-Uff… che caldo fa oggi!- si lamentò, cercando di farsi aria con la mano. –Kyle!- chiamò appena giunto alla fine delle scale.
-Che c’è, Ryan?- chiese lui, sbucando dalla cucina. Indossava il suo cappello da pasticcere ed aveva già della crema tra le mani. –Sto preparando un dolce.
-Dobbiamo aprire il caffè.- lo informò l’altro entrando a sua volta in cucina.
-E con questo? Vai ad aprire tu, tra poco arriveranno anche le ragazze.- rimandò Kyle, tornando ad occuparsi della sua torta a due strati.
-Va bene, va bene. Vado!- rispose sbrigativo Ryan. Uscì dalla cucina sbattendo una mano sul muro, segno che aveva recepito il messaggio.
Afferrò le chiavi, abbandonate vicino alla cassa ed andò ad aprire la porta. Tolse i vari catenacci e spalancò i battenti, inspirando la calda aria estiva.
Non c’era nessuno per la strada, ma sapeva che tra non molto il locale si sarebbe riempito di persone per la prima colazione. Cambiò il cartello con “Aperto” e richiuse le porte per non far entrare l’afa.
-Kyle! Vado a farmi una doccia!- urlò incamminandosi verso le scale che davano al piano superiore.
-Basta che dopo scendi a darmi una mano!- lo redarguì l’amico.
Ryan assentì col capo mentre già saliva le scale.
“Ah, la porta sul retro.”, si ricordò d’un tratto proprio mentre si sfilava la maglietta. Fermandosi, ritornò sui propri passi ed andò ad aprire anche l’altra porticina, da cui di solito era solita sgattaiolare Strawberry, cercando di non farsi beccare in ritardo.
Diede un giro di chiave e la porta si aprì silenziosamente, rivelando al di là Strawberry.
La ragazza, vedendolo, rimase immobile con la mano quasi sulla maniglia. Subito dopo prese ad arrossire.
-Ryan…- riuscì a dire. “Che cavolo fai senza maglietta?”, avrebbe voluto urlargli, ma non ce la fece, imbarazzata com’era. Già, Ryan le faceva spesso quell’effetto considerando le situazioni imbarazzanti in cui si trovavano di frequente.
-Oggi non sei in ritardo?- la canzonò lui.
Strawberry sbattè più volte le palpebre, per riprendersi.
-Che cosa fai senza maglietta?!- riuscì finalmente a gridargli. Ryan fu colto di sorpresa e per poco non cadde all’indietro. –Stiamo per aprire, non vorrai mica presentarti così, vero?
-Certo che no, stupida!- replicò seccato lui. –Ho solo caldo e stavo andando a fare una doccia. Qualcosa da obbiettare?
-N-no. Non… vado a cambiarmi!- lo oltrepassò e filò verso i camerini.
-Sempre la stessa storia.- sbuffò rassegnato Ryan e salì al piano di sopra.  

  Quando scese il caffè era preda del più completo caos.
Strawberry come al solito si dava molto da fare, Mina era comodamente seduta a bere il suo the, Paddy stava esibendosi in uno dei suoi numeri di acrobazie e Lory aiutava come meglio poteva, prendendo le ordinazioni. Pam era fuori città per uno dei suoi innumerevoli servizi fotografici.
-Che confusione.- disse entrando in cucina. Kyle lo ignorò, troppo occupato a cuocere torte. –Kyle, vuoi una mano?- gli chiese, sporgendosi da sopra il tavolo per curiosare. Il moro si riscosse.  
-No… anzi sì! Aiuta Strawberry a portare i piatti. E non litigate, oggi c’è moltissima gente!- gli disse tutto d’un fiato.
Ryan lo guardò preoccupato, ma alla fine fece quello che gli aveva detto.
Prese due piatti e un terzo, che sistemò sull’avambraccio ed uscì dalla cucina affollata di pentole, scodelle, cucchiai e molte altre cose.
Per poco non sbattè contro Strawberry, che lo schivò per un soffio.
-Ehi, sta’ attenta!- sbottò Ryan. La ragazza incrociò le braccia e lo guardò truce.
-Questo dovrei dirlo io!- fu la replica, scocciata. –Cosa stai facendo?
-Porto i piatti.- rispose. –E prima che tu ribatta qualcosa sappi che è stato Kyle a chiedermelo.- la zittì. Lei lo guardò imbronciata, ma poi senza dire nulla sparì dentro la cucina.

Il tramonto.
-Uffa, che fatica!- Mina cadde su di una sedia, fingendosi stanca. Strawberry e le altre la guardarono truci. –Ehi, che cosa avete da guardare?
-Mina non hai alzato un dito!- le ricordò arrabbiata Strawberry.
-E con questo? D’estate si suda anche senza far niente.- ribattè, rispondendole per le rime.
-Sei senza speranza!- commentò la rossa, passandosi una mano sugli occhi.
-Su ragazze, non litigate.- cercò d’intervenire Lory, ma la discussione era già finita.
Strawberry allora si accorse di Ryan, seduto in disparte.
-Allora?!- esordì sbattendo una mano sul tavolo. Il ragazzo alzò lentamente lo sguardo su di lei, seccato. –Non guardarmi così. Non vorrai mica dirmi che ti sei stancato?- lo punzecchiò.
-Non sono in vena di scherzi.- fu la secca risposta.
-Invece per me sei stanco morto e non vuoi ammettere che sia faticoso lavorare tutti i giorni con questo ritmo.- continuò imperterrita lei.
-Lasciami in pace.- la liquidò abbandonandosi contro lo schienale della sedia.
-Vedi che ho ragione? Ora vado a chiedere a Kyle di farti lavorare anche domani, così imparerai a non dare solo ordini!- disse esultante Strawberry. Fece per incamminarsi, ma Ryan la fermò.
Strawberry non fece in tempo a rendersene conto che si ritrovò a un palmo da lui, trascinata giù a forza. Incontrando gli occhi azzurri del proprietario del caffè si sentì morire per l’imbarazzo.
-Mollami!- tentò di svincolarsi.
-Vedi di non punzecchiarmi mai più o ti trasformo in gatta.- la minacciò Ryan. Sorrise smaliziato e la lasciò andare.
Strawberry rimase un attimo interdetta prima di fargli la linguaccia e sparire nei camerini.
-Ryan! Smettila di trattarla così!- lo rimproverò ridendo Kyle. Il ragazzo si voltò. –Sei stravolto.
-Il lavoro mentale non mi dà alcun problema… ma non sono nato per fare il cameriere!- si legittimò lui.
-Sì, sì. A proposito, lo sai che fra due giorni inizia la scuola?- gli chiese avvicinandosi. Ryan saltò su, facendo cadere la sedia. –No, mi pare che tu non lo sapessi. Devo essermene dimenticato…
-Kyle! Lo sai che questa cosa non mi va giù, quindi non scherzare!- lo avvertì.
-Ma io non sto scherzando.- rispose l’altro con aria innocente.
-Cosa?! Oh, no!
-Mi dispiace, ma hai sempre detto che saresti disposto a tutto per il bene delle MewMew… quindi vai a prepararti psicologicamente.
-E’ un’ingiustizia!
-Ah, Ryan!- lo fermò Kyle. Lui si voltò a guardarlo. –Strawberry non deve saperlo.
Gli fece l’occhiolino e tornò in cucina, il suo regno.
-Sono rovinato!- si lamentò flebilmente Ryan.
I due giorni passarono in fretta ed arrivò il fatidico 16 settembre, l’inizio dell’anno scolastico.

-Ryan, muoviti!- vociò Kyle leggermente spazientito. In mano reggeva un cestino del pranzo.
Da in cima alle scale giunsero delle imprecazioni e poco dopo apparve Ryan, intento a sistemare il colletto della camicia.
-Eccomi, eccomi!- sbottò saltando gli ultimi scalini.
-Sembri proprio uno studente.- si complimentò Kyle, battendo le mani.
-Divertente.- fece Ryan, infilandosi le scarpe. –Sono in ritardo!- aggiunse rialzandosi.
-Veramente sei in anticipo di quaranta minuti.- lo corresse l’amico.
Ryan lo guardò interrogativo.
-Ti ho spostato avanti l’orologio così da farti abituare ai nuovi orari.- gli spiegò, sorridendo e porgendogli il cestino del pranzo.
-E questo?- chiese il ragazzo osservandolo pensieroso e abbandonando subito i suoi propositi di vendetta.
-E’ il tuo pranzo.- rispose piccato Kyle, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. –Comunque ora va’ a scuola.- e detto ciò lo spinse fuori.
Ryan guardò la porta richiudersi alle proprie spalle e con riluttanza si avviò a prendere la sua moto, con cui si sarebbe recato a scuola.
Si sentiva fuori posto e ridicolo con addosso quel paio di pantaloni neri, la camicia bianca e la valigetta con i libri. Anzi si sentiva proprio come quando frequentava veramente la scuola.
-Suppongo debba farlo.- disse rassegnato e montò in sella, alzando il cavalletto col piede. Indossò il casco, accese la moto, diede gas e partì.
In men che non si dica arrivò all’istituto che frequentava Strawberry, parcheggiò la moto, legandone la ruota con la catena e si mise ad osservare critico la costruzione. Mancava solo un quarto d’ora al suono della campanella e non c’era ancora nessuno.

  Non molto lontano dalla scuola, Strawberry stava uscendo di casa: per l’ennesima volta era in ritardo.  
-Ah! Sono in ritardo! In un ritardo mostruoso!- urlò, correndo in strada con ancora una fetta di pane in bocca. Lanciò una rapida occhiata all’orologio: mancavano solo sette minuti. –Devo sbrigarmi!
Si mise a correre come una forsennata e dopo soli quattro minuti era già arrivata al semaforo davanti alla scuola. Fu lì che incontrò Mimi e Megan.
-Buongiorno, ragazze!- le salutò agitando la mano.
-Ciao Strawberry!- la salutarono a loro volta. –Come sono andate le vacanze, hai fatto i compiti?
-Uh, sì li ho fatti…- ansimò lei, riprendendo fiato. –Però durante le vacanze non ho fatto altro che sfacchinare! Ed è tutta colpa di Ryan e del suo maledetto caffè!- aggiunse, arrabbiandosi al ricordo.
-Ryan?- gli occhi di Megan s’illuminarono. Il motivo: era un’ammiratrice del ragazzo.
-Sì, lui.- rispose tetra Strawberry. –Non fa altro che dirmi fai questo e fai quello! Non lo sopporto!- strepitò.
-Eddai, Strawberry, non dire così!- tentò di calmarla Mimi.
In quel momento la campanella della scuola suonò.
-Oh, no! La campanella! Muoviamoci!- le riscosse la rossa e in men che non si dica volarono d’altra parte della strada per poi inoltrarsi nella folla.
Riuscirono ad arrivare in classe per un pelo.
-Fiuu! Fortuna che ce l’abbiamo fatta!- si rallegrò Straberry lasciandosi cadere sulla sedia.
-Già, meno male.- assentirono le sue amiche, accomodandosi a loro volta.

  Intanto, sempre nello stesso edificio ma in un’altra classe, Ryan affrontava il ritorno a scuola dopo molto tempo.
“Ricorda che lo fai per il progetto!”, si disse per convincersi. Era in piedi accanto alla cattedra e dietro di lui, alla lavagna, c’era scritto il suo nome.
-Buongiorno ragazzi.- salutò il professore, alzandosi in piedi dietro la scrivania. –Oggi ricomincia la scuola e ho il piacere di presentarvi un nuovo compagno, entrato in questa scuola grazie alla sua intelligenza oltre la media. Prego.- lo presentò l’uomo tornando poi a sedersi.
-Piacere, mi chiamo Ryan Shirogane e vengo dall’America.- si presentò Ryan. Quanto odiava quella situazione e il doversi trovare di fronte a tutta quella gente.
La classe lo guardava con ammirazione e subito presero a rivolgergli le prime domande.
-Allora sei un genio?- chiesero.
-Sì, diciamo così.- rispose un po’ imbarazzato. Spesso dimenticava di avere un quoziente intellettivo superiore alla media perché aveva sempre cercato di vivere come gli altri.  
-Quanto hai vissuto in America?- chiese qualcuno.
-Quindici anni, fino a due mesi fa.- rispose paziente lui. Questa però era una bugia.
-Quindi parli bene l’inglese?- chiese qualcun altro.
-Certo. Parlo anche il francese, lo spagnolo, il tedesco, il cinese e l’italiano.- rispose, fingendosi compiaciuto di tanto interesse.
-Caspita! E i tuoi genitori che lavoro fanno?- intervenne qualcuno dal fondo dell’aula.
-Mio padre è un ricercatore di grande fama e mia madre fa la casalinga, dato che i soldi non mancano.- rispose rabbuiandosi. Non rivelò che i suoi genitori erano morti e sembrò che nemmeno i suoi compagni lo sapessero pur essendo suo padre molto famoso. Oppure l’avevano semplicemente dimenticato.
-Hai la ragazza?- chiese un gruppo di ragazze in visibilio.
Ryan non sapeva cosa rispondere, ma prontamente arrivò il professore in suo soccorso.
-Su, su… ora lasciamo che si accomodi e poi, alla fine delle lezioni, potrete fargli tutte le domande che vorrete!- li calmò l’uomo agitando le mani per ottenere il silenzio.
Il ragazzo, ringraziandolo silenziosamente, prese posto. Era fin troppo conscio degli sguardi emozionati che gli lanciavano le compagne. Non avrebbe mai immaginato di poter fare quell’effetto alla gente, ma evidentemente molte cose erano cambiate da quando lo chiamavano con disprezzo “genietto”.
La lezione passò abbastanza velocemente, ma il pensiero costante di dover trovare il nemico assillò Ryan per tutto il tempo.
Solo alla pausa pranzo potè tirare un sospiro di sollievo… ma solo dopo aver seminato le sue nuove ammiratrici.
Si recò sul tetto e lì si mise a mangiare, pensieroso.
“Devo riuscire a trovare il nemico… ma come posso in mezzo a tutta questa gente?”, si chiese addentando uno dei tramezzini preparati da Kyle. “Kyle mi ha detto di controllare i riflessi negli specchi… i vampiri non si riflettono, forse. Speriamo bene.”, continuò a ragionare. “Ma sarà comunque un’impresa disperata!”, si avvilì.
Si cacciò in bocca anche l’ultimo pezzo del suo pranzo e si avvicinò alla ringhiera, osservando il cielo. Era una bella giornata: il cielo era azzurro e alcune nuvole bianche si rincorrevano come bambini ridenti nelle sue immensità. Un leggero venticello spirava lì sopra, dove si poteva controllare tutta la scuola.
-Giusto! Devo chiamare Kyle.- si riscosse d’un tratto Ryan. Prese il cellulare e digitò in fretta il numero dell’amico.
-Pronto?- rispose quasi subito Kyle.
-Sono io.- disse sbrigativo Ryan.
-Ah, Ryan! Allora, come va il primo giorno di scuola?- gli chiese, visibilmente interessato.
-Le lezioni non sono nulla di complicato, ma il problema sono i compagni.- rispose lui, rabbrividendo al solo ricordo degli sguardi che gli lanciavano. –Le ragazze non hanno fatto altro che guardarmi e i ragazzi mi lanciavano degli sguardi terribili!
Dall’altro capo della cornetta Kyle non potè far altro che ridere.
-Kyle! Non devi ridere dei miei problemi!- lo criticò Ryan. Dopotutto Kyle aveva ragione, in fin dei conti doveva aspettarsi una reazione del genere: stava suscitando nei ragazzi un certo complesso di inferiorità dovuto al suo aspetto.
-Scusa, scusa! È solo che non posso farne a meno.- si scusò l’amico. –Dovevi immaginarlo, tu che sei un genio, come avrebbero reagito le ragazze vedendoti. Sei cambiato Ryan, ecco tutto.- spiegò tranquillamente. Per lui era la cosa più ovvia del mondo.
Per Ryan era una bella seccatura.
-Non è che posso condurre le mie ricerche in un modo… diverso?- tentò ancora il biondo.
-No!- fu la perentoria risposta. –Non ti ho chiesto di diventare amico di tutta la scuola, solo di trovare il nemico.- lo rimbrottò.
-Ecco perché amo essere un lupo solitario.- sottolineò lui.
-Non dire così, magari trovi una ragazza!- tentò di sdrammatizzare Kyle.
-Sì, quando tu ti sarai sposato! Impossibile!- replicò.
-Impossibile perché c’è già qualcun’altra che occupa i tuoi pensieri?- azzardò l’altro.
-Impossibile perché devo pensare a scovare il nemico.- si defilò Ryan. Kyle stava alludendo a qualcuno e a lui quell’allusione non piaceva, soprattutto perché era giusta.
-Allora, hai trovato qualcuno che possa corrispondere al nostro… fantomatico nemico?- si interessò Kyle. Nemmeno lui era pienamente convinto sul fatto che potesse essere un vampiro, ma era più che normale.
Solo che fino a poco prima nessuno aveva visto gli alieni, mentre ora la Terra ne era piena.
-No, ancora no. È quasi impossibile data l’enorme quantità di persone che frequenta questa scuola, ma durante le lezioni ho tratto le mie conclusioni.- disse.
-Sarebbero?
-Il vampiro deve per forza essere un nuovo studente o comunque qualcuno insediato da poco nella scuola e penso possa frequentare qualche club per contagiare quante più persone… così da avere degli alleati.
-La tua supposizione mi pare giusta. Proverò a fare qualche ricerca.
-Va bene. Grazie.
-Di niente. Comunque ti ricordi ancora cos’ho detto stamani? Non devi farti scoprire da Strawberry!
-Come se fosse facile! In questa scuola i pettegolezzi volano ed un nuovo studente non passa certo inosservato.
-Sicuramente tu non passerai inosservato!
-Divertente. Comunque… dato che non devo farmi scoprire, come faremo con gli orari dei rientri? Quelli miei e di Strawberry sono differenti.
-Ci sto lavorando… però…- ma venne interrotto da Ryan.
-Kyle, c’è qualcuno! Ne riparleremo più tardi.- e riattaccò.
La porta che dava sul tetto si aprì lentamente ed entrarono alcuni ragazzi. Stavano chiacchierando animatamente e non fecero caso ad un piccolo gatto grigio accoccolato vicino alla rete.
-Avete sentito?- chiese uno dei quattro.
-Cosa?- fecero in coro gli altri.
-E’ arrivato un nuovo studente!- concluse il primo.
Ryan socchiuse gli occhi, fingendo di dormire, e tese le orecchie. L’argomento gli interessava perché stavano parlando di lui.
“Ti prego, fa che non lo sappia già tutta la scuola!”, pregò silenziosamente.
-Ma dai! E chi è?- chiese un ragazzo alto.
-Uno delle superiori. Pare abbia fatto perdere la testa alle ragazze.- continuò il primo.
“Sono rovinato!”, pensò tra sé Ryan.
-Benissimo! Prima Mark e ora lui!- sbottò un terzo.
-Ma questo pare sia straniero ed è pure un genio!- proseguì sempre il primo. –E’ entrato con gli esami d’ammissione.
-Caspita! Ma allora siamo spacciati! Dimmi che quelle delle medie non lo sanno!- lo pregò il ragazzo alto.
Ryan si protese in avanti, tendendo ogni muscolo del suo corpo.
-Non penso tarderanno.
“No, no! Per favore!”, supplicò tra sé. L’idea gli metteva i brividi.
-Meno male. Comunque all’uscita fammelo vedere!
-Sicuro. Ora andiamo, sta suonando la campanella.
Si rialzarono e si avviarono alla porta, chiudendosela poi alle spalle.   
Quando il rumore dei loro passi si fu allontanato, Ryan tornò normale.
-La scuola è un inferno. Ecco perché non volevo tornarci!- sbottò riavviandosi i capelli quasi con rabbia.
Raccolse il cellulare, su cui si era accoccolato e si apprestò a scendere a sua volta.

  Stessa scuola, seconda superiore.
Lezione di letteratura.
-Che strazio!- sussurrò Strawberry rigirandosi la matita tra le mani. Odiava letteratura, anzi odiava tutte le materie complicate. Si accasciò sul banco tentando di espellere la voce del professore dalla propria testa, ma non ci riuscì.
-Strawberry… smettila o il professore si arrabbierà!- l’avvertì sottovoce Megan. La rossa si voltò a fissarla con sguardo assonnato ed annuì lentamente.
I minuti trascorrevano lentamente e Strawberry fece passare la noiosa lezione pensando a Mark, che avrebbe visto all’uscita da scuola. Quello era l’unico vantaggio per cui trovarsi lì, secondo lei.
-Bene, ragazzi… direi che come primo giorno di lezione possa bastare.- concluse il professore riordinando i propri appunti sulla cattedra. Strawberry diede in un sonoro sbadiglio e si apprestò a preparare la cartella. –Arrivederci.- salutò l’uomo, i ragazzi fecero l’inchino e ognuno andò per la propria strada.
-Finalmente è finita! Il primo giorno è un trauma!- brontolò Mimi, stiracchiandosi. Le altre due annuirono. –Andiamo a prenderci un gelato?
-Volentieri!- annuì allegra Megan.
Strawberry però scosse la testa, abbattuta.
-Non posso, devo andare a lavorare. Scusatemi.- dovette rifiutare. –Più ci penso e più mi convinco che la mia vita è un inferno a causa di Ryan!
Mimi e Megan scossero la testa, divertite dal comportamento dell’amica.
Erano quasi arrivate al cancello principale quando videro un folto gruppetto di ragazze tutte assieme, che parlavano fitto fitto.
-Ehi, cosa starà succedendo?- chiese Strawberry a nessuno in particolare.
-Stanno aspettando il nuovo studente.- la informò una ragazza di terza media.
-Il nuovo studente?- ripetè dubbiosa lei. L’altra annuì.
-Si tratta di un ragazzo di quinta superiore, dicono sia uno straniero e un genio.- le spiegò sinteticamente.
“Un genio?” pensò tra sé Strawberry.
-E come si chiama? Ehi, aspetta!- ma la ragazza era già andata ad unirsi alle altre ragazze.
Poco dopo un ragazzo in sella ad una Honda Fireblade CBR 1000 RR rossa uscì di tutta fretta dal cancello, seguito dalle grida di visibilio delle ragazze.
Strawberry non riuscì a riconoscerlo perché aveva il casco.
Il pensiero del nuovo studente la tormentò per tutto il tragitto fino al caffè.
“Chi sarà mai? Ha detto che è un genio!” rimuginò mentre attraversava il giardino per entrare dalla porta sul retro come suo solito. “Devo scoprire chi è… anche perché sono curiosa.” Si ripromise. Aprì la porta ed entrò di soppiatto.
Stranamente non trovò Ryan ad attenderla.

-Ciao Strawberry.- la salutò allegro Kyle. La ragazza ricambiò il saluto con un cenno del capo. –Qualcosa non va?- le chiese poi, vedendola pensierosa.
-Come?- fece lei riscuotendosi. –Oh, no. È solo che oggi a scuola c’è stato un po’ di scompiglio.- si affrettò a rispondere.
-Come mai?- le chiese interessato il ragazzo. Nel mentre continuò ad amalgamare la crema per una torta millefoglie.
-Un nuovo studente.- buttò lì lei. Per poco Kyle non lasciò cadere la scodella con tutto il contenuto. –Kyle, che ti prende?- chiese vedendolo agitarsi.
-No, niente. Mi è solo scivolata la presa. Stavi dicendo?- la invitò a proseguire.
-Be’, è arrivato questo nuovo studente e sembra sia già diventato popolare tra le ragazze delle superiori… da noi alle medie, però, la voce non è ancora arrivata.- spiegò.
-Be’ dev’essere un tipo interessante per riscuotere tutto questo successo.- osservò Kyle. “E bravo Ryan… l’ho detto che sei cambiato!” Pensò sorridendo.
-Non lo so.- ammise delusa Strawberry. Il ragazzo alzò lo sguardo dal proprio lavoro.
-Non lo hai visto?- nella voce di Kyle si poteva intuire una nota d’agitazione.
-No, è fuggito in sella ad una moto rossa.- disse scuotendo la testa.
-Capisco. Avrai altre occasioni per incontrarlo.- “Spero vivamente siano poche.” Si augurò silenziosamente.
Annuendo leggermente insoddisfatta, Strawberry si andò a cambiare nei camerini.
-Ragazze, eccomi!- salutò quando entrò nel grande salone. Le compagne la salutarono con cenni del capo. –Cosa posso fare?
-Portare i piatti.- le rispose immediatamente Mina, come solito seduta a sorseggiare il suo the. –E muoviti!- le ingiunse portandosi la tazzina alle labbra.
Strawberry si irritò, ma fece come le aveva chiesto Mina. Tornò verso la cucina, accompagnata da Pam.
-Oggi c’è molta gente.- disse la modella.
-Già. E Mina non muove un dito!- brontolò Strawberry.
-Sai com’è fatta. Comunque, oggi è ricominciata la scuola, com’è andata?- le chiese ridacchiando.
-Le lezioni sono state una barba, in compenso c’è un nuovo studente!- rispose esilarata. L’idea di un nuovo iscritto alla sua scuola le metteva addosso una strana agitazione.
-Ehi, ti vedo agitata… non sarà colpa di questo fantomatico studente?- indagò Pam.
-Sì e no… non saprei. Mi ha incuriosito il fatto che sia già diventato popolare tra le ragazze, ma più di ogni altro cosa ho saputo che è un genio. E di geni io conosco Ryan. Voglio vedere se è come lui.- ammise, spalancando le ante della porta.
-Non lo hai incontrato?- chiese l’altra. –Kyle, devo prendere questi?- chiese poi, indicando alcuni piatti davanti a sè. Kyle annuì, chinato davanti al forno.
Strawberry afferrò a sua volta delle coppe di gelato ed uscirono.
-No, non ancora.- rispose infine. –Penso sarà difficile.
-Perché?- volle sapere Pam.
-Perché è già assediato dalle fan e data la mia esperienza con Mark ti posso dire che sarà difficile.- rivelò leggermente abbattuta.
-Be’, prova ad osservarlo in questi giorni per capire quali sono le sue abitudini e i suoi orari… magari così riuscirai a fare la sua conoscenza.- le propose l’amica.
-Ci proverò. Grazie.- la ringraziò. Le due si divisero per andare a servire tavoli diversi.

-Ragazze, cominciate a portare il conto a chi è rimasto. Stiamo per chiudere.- annunciò Kyle. Le cinque amiche esultarono e si precipitarono a riscuotere i soldi: in questo la più esperta era Pam, sembrava un capomafia che va a riscuotere il pizzo.
-Ecco.- Strawberry porse i soldi a Kyle, che li ripose assieme agli altri nella cassaforte. –Scusa, Kyle… dov’è Ryan?- chiese d’un tratto ricordandosi di non aver visto il ragazzo per tutto il tempo.
Kyle chiuse la cassaforte.
-E’ di sopra, penso stia lavorando su alcuni dati. Gli ho detto che poteva lavorare anche nel sotterraneo… ma non mi ha voluto ascoltare.- le rispose. Afferrò uno straccio e si mise a pulire il tavolo della cucina, mentre le altre s’affaccendavano per far uscire gli ultimi clienti e chiudere il caffè. –Ora che ci penso non ha mangiato nulla… Strawberry, potresti portagli questa?- le chiese porgendole un piatto con una fetta di torta.
Lei guardò il piatto pensierosa.
-Sei sicuro che non sia troppa?- gli chiese dubbiosa. –Ryan non mangia molto.- gli ricordò. Come se non lo sapesse!
-Proprio per questo!- rispose divertito Kyle. –Voglio che mangi di più o un giorno diventerà trasparente. Su, ora vai.
Strawberry non se lo fece ripetere due volte e prese a salire al piano superiore.
La scala era illuminata dalla luce del sole, che stava iniziando a tramontare. La ragazza salì attentamente ogni scalino per non rovesciare il piatto ed infine giunse davanti alla stanza di Ryan. Sperò vivamente di trovarlo impegnato in qualcosa che non fosse ammirare il cielo senza maglietta.
Bussò discretamente alcune volte.
Silenzio. Non ricevette alcuna risposta.
Facendosi coraggio, entrò.
Aprì lentamente la porta e venne abbagliata dalla forte luce che s’abbatteva contro i muri.
-Ryan?- chiamò titubante.
Richiuse dietro di sé la porta. Quando si voltò non ci mise molto a trovare il ragazzo.
Era appoggiato alla scrivania del computer, il cui schermo acceso rivelava dati cifrati, ed indossava una camicia bianca e un paio di bermuda.
  Stava dormendo.
Strawberry gli si avvicinò lentamente per non svegliarlo.
Posò sulla scrivania il piatto e rimase un attimo ad osservarlo. Istintivamente le venne da sorridere: non sapeva spiegarsi come Ryan potesse essere contemporaneamente affidabile e pratico come un adulto ed indifeso come un bambino.
Gli accarezzò distrattamente i capelli prima di avviarsi verso la porta.
Stava per uscire quando la voce del ragazzo la raggiunse.
-Grazie.- mormorò socchiudendo gli occhi. Subito dopo ripiombò nel sonno.
-Di niente.- rispose lei prima di uscire e ritornare in cucina.  

-Kyle, potresti dirmi a cosa sta lavorando Ryan?- chiese curiosa non appena ebbe richiuso la porta ad ante della cucina.
Il ragazzo continuò a pulire la cucina, indaffarato come sempre, ma le rispose ugualmente.
-Sta lavorando per trovare il punto debole degli alieni e penso tenga sotto controllo anche i dati relativi all’ambiente di Tokyo. Insomma, quello che fa di solito.- rispose chinandosi a pulire il forno.
-Veramente di solito il principale impegno di Ryan è rendermi la vita impossibile! Il che è tutto dire!- lo corresse, riordinando i piatti lavati.
Per un po’ rimasero in silenzio, fino a che Lory, ultima rimasta, non li salutò ed uscì.
-Adesso non c’è più nessuno. A cosa sta lavorando, in realtà?- richiese Strawberry.
Kyle si finse tranquillo, ma in verità sentiva l’agitazione premere. Deglutì un paio di volte prima di rispondere, non fidandosi a parlare.
-Abbiamo scoperto un nuovo alleato degli alieni.- rivelò voltandosi a fronteggiarla.
-Un nuovo nemico?- ripetè incredula lei. Kyle fu costretto ad annuire.
-Dobbiamo scoprire chi è, come si muove, quanto è potente e come sconfiggerlo.- disse serio. –E’ da circa una settimana che Ryan ci sta lavorando, da quando lo abbiamo scoperto.- precisò.
Strawberry chinò il capo, pensierosa.
“C’è un nuovo nemico. Accidenti! Come faremo a sconfiggerlo se nemmeno lo conosciamo?” si domandò.
-Posso esservi d’aiuto?- chiese speranzosa. Kyle ne fu stupito, di solito brontolava sempre quando c’era da combattere.
-No… è meglio che per ora lasci fare a noi.- rifiutò gentilmente lui.
-Capisco.- fece scoraggiata.
-Mi raccomando: non dire nulla alle altre! Ora va’ a casa, è tardi!- e detto ciò la salutò, tornando al suo lavoro.

-Strawberry non deve saperlo, vero?- esordì Ryan. Era ormai mezz’ora che la ragazza se n’era andata.
-Ryan! Per l’amor del cielo, mi hai spaventato!- esclamò l’amico, voltandosi di scatto.
-Allora? Non dovevamo tenerlo segreto fino a quando non ne avremmo saputo di più?- disse entrando nel cono di luce proiettato dal lampadario della cucina.
-Non le ho rivelato nulla… le ho solo accennato ad un nuovo nemico.- si difese Kyle.
-Capisco… in questo caso è come se mi avessi creato una copertura per quando dovrò rientrare tardi. Grazie.- realizzò d’un tratto mettendo a nudo i piani dell’amico.
-Non ti si può nascondere nulla, eh?- scherzò Kyle.
-Esattamente. Ricordi? Io sono un genio!- gli rammentò. –Ora, visto che è ora di cena, che ne diresti di cucinare qualcosa? D’altronde me lo devi, sto lavorando in incognito in un luogo che detesto!- disse apparecchiando la tavola.
-Perché, ti implica così tanto sforzo fare il lavoro che ti concerne alla tua età? Ti pesa fare lo studente? Non è da te, Ryan!- lo canzonò, mettendosi a cucinare.
-Se vuoi facciamo cambio, così dovrai sorbirti tu tutte quelle ragazze esaltate!- gli propose.
-No. Mi basta avere le ragazze e tu non sei da meno, devo sempre ricordarti di mangiare! Diventerai un fantasma di questo passo!- lo rimbrottò mettendo a cuocere due bistecche.
-Kyle, lo sai che sto lavorando! Non ho tempo per mangiare, mi basta un pasto ogni tanto e comunque anche quando ero piccolo, pur abbuffandomi, rimanevo magro.- gli ricordò.
-Vero. Va bene, ora mangiamo.- ed impiattò la cena.

  
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